11 febbraio 2008

DALLA PARTE DELLA VITA, CONCRETAMENTE



Abbiamo iniziato la quaresima con celebrazioni eucaristiche e il rito delle ceneri, in città e nelle comunità rurali (CLICCA SULLA FOTO). Nella difesa della vita, tema della Campagna della Fraternità in Brasile, la lettura biblica e il rito simbolico sono importanti per motivare e dare una spinta: "non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". La pratica, però, è molto più importante. Nella pratica le parole e i riti si misurano con le sfide della realtà concreta. E' questa che ci costringe ad avvicinare le persone e la loro situazione. Solo così si può davvero difendere e promuovere la vita. La pratica è più imperfetta dei principi astratti e più banale del rito, ma trasforma la realtà. Vedi il testo di Isaia, 1, 10-15: che se ne fa, il Signore, dei nostri principi sulla sacralità della vita e dei nostri culti spettacolari ("che bello, hai visto quanta gente c'era?") se non spezziamo il giogo degli oppressi e non li aiutiamo a fare l'esperienza di quanto Dio ama ciascun essere umano? Per moltissima gente i nostri enunciati sulla bellezza della vita - dono di Dio - sono una presa in giro.


Un giovanotto di trent'anni (chiamiamolo Anselmo, tanto per dargli un nome), mi dice piangendo e balbettando: "Padre, io voglio vivere ma non ci riesco più. Mi vanno tutte male: il lavoro, il matrimonio, la mia salute. Sono fallito in tutto. Leggo la Bibbia, e invece di trovarvi conforto e coraggio, mi pare che mi condanni". Per giunta, si è messo a bere ed è diventato alcoolatra. Così sta distruggendo anche la vita di sua madre, presso la quale si è rifugiato. In effetti sfoglio la Bibbia che sta leggendo, e vedo che ha sottolineato tutte le frasi che bollano come peccatore e rifiutato da Dio chi è ammalato e in miseria. Lui ha visto solo quelle. In questi casi avere una "Chàcara Paraìso" che lo può accogliere e sostenere con una vita in comunità e con l'accompagnamento di persone che gli facciano scoprire l'amore del Padre che lui non ha ancora conosciuto (come abbiamo noi in diocesi), è davvero un dono favoloso. "Per me era notte ed è tornato giorno" - mi ha proclamato sua madre: usando, senza saperlo, le parole della Liturgia della Veglia Pasquale.


Il Brasile è ricco di donne fantastiche. Le maestre dell'asilo San Francesco conoscono e riconoscono l'amore di Dio, ma avevano bisogno di un posto di lavoro per esprimere coi fatti la loro riconoscenza. Lo hanno trovato passando al concorso del Comune (quest'anno pare che non siano state tenute in considerazione le raccomandazioni). Domattina cominciano a lavorare. Stamane hanno fatto una riunione con la direttrice, presentandosi e riflettendo su un brano di Paolo ai Corinzi. Con tutto il sentimentalismo di cui sono capaci e che non manca di fascino(ormai pare che il sentimentalismo esista solo in Brasile), hanno ringraziato Dio bagnando le parole di calde e copiose lacrime, per aver dato loro la vocazione e l'opportunità concreta di dedicare la vita ai bambini di un quartiere carente. Ecco il canovaccio dei loro "detti": "Ringrazio il Signore, e sono certa che amerò questi bambini e avrò cura di loro come se fossero figli miei. Prego tutte voi, colleghe, di aiutarmi ad acquistare esperienza e a dare il meglio di me stessa". Una di loro, addirittura, ha dichiarato: "Sono sposata, ho due figli piccoli e non ho mai fatto l'esperienza di lavorare con bambini: ma li amo e sono sicura che li aiuterò a crescere bene". Per un quartiere così pieno di problemi familiari e occupazionali, poter affidare i figli ad una squadra di maestre così motivate è sicuramente una manna dal cielo.


Dobbiamo costruire due sale nuove per l'asilo San Francesco. L'edificio è tutto a pian terreno, fare un'aggiunta non è difficile. Non abbiamo ancora i calcoli precisi, ma a occhio e croce prevediamo 25 mila reali di spesa: circa 10 mila euro. Se qualcuno avesse la buona ispirazione di darci una mano, mandi una e-mail al mio indirizzo o mettetevi d'accordo tra di voi. Poi combineremo come fare arrivare l'offerta a Itaberai. So bene che di bisogni più gravi e urgenti ce ne sono tantissimi: anche in Italia (osserva il video in calce alla pagina). Per questo io chiedo senza insistenza e col timore di essere egoista. Ma quest'anno tra i bisognosi di un sostegno ci sono anche i piccoli di questa comunità, ed io non sto chiedendo per me stesso. Chiudo col pensiero che segue, e che ho preso in prestito dal solito "postino".


Pensiero del giorno: "Che tipo di Quaresima ci apprestiamo a vivere, lo potremo sapere ogni giorno confrontandoci, per esempio, seriamente con le letture che la liturgia ci propone. Che comunque essa non si possa risolvere in un cammino e in un atteggiamento intimista e solo spirituale ce lo mette quasi brutalmente davanti la profezia di Isaia che ci è dato di ascoltare oggi. Che, per chi ha il callo alla pratica religiosa, potrebbe scivolare via senza scalfirci neppure un po’: “Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio” (Is 58, 9-10). È questo che interessa al Signore, anche e soprattutto in un mondo globalizzato come il nostro, dove il problema dell’oppressione e della fame domina come mai prima d’ora. Di quali strumenti concreti ci doteremo, quali scelte compiremo per rispondere a questo appello di Dio? “Dopo ciò, Gesù uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi! Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì” (Lc 5, 27-28). Tutti ci s’ha o ci s’ha avuto il nostro banchetto, che ci ha dato di che vivere, sicurezze e motivazioni (economiche, ideologiche, politiche, persino religiose) di basso o di dubbio profilo (senza che, necessariamente, lo sospettassimo), con cui tirare avanti. Ora Lui è qui (o forse è stato qui qualche tempo fa) e ci chiede (o ci ha chiesto) di mollare tutto, per fidarci solo della sua parola. Sapendo che la sua parola non è la musica di una sirena o di un pifferaio qualunque (meno che meno, dato che lì da voi si è già in campagna elettorale, quella del pifferaio di Arcore e dei suoi astuti compari), ma è qualcosa che cambia in primo luogo la nostra vita e solo in seconda battuta motiva e determina le nostre scelte. Diversamente ci sarebbe da diffidare. L’incontro con Gesù, se e quando avviene, impedisce che restiamo incollati ai nostri scranni, ci fa cogliere nel suo sguardo la condizione in cui giace l’umanità e ci trascina nel progetto di liberazione del Padre. Come pregava Dietrich Bonhoeffer nella sua prigionia: “Signore Gesù Cristo, tu fosti povero e misero, prigioniero e abbandonato come me. Tu conosci tutta l’infelicità degli uomini; tu rimani accanto a me, quando nessun uomo mi rimane accanto, tu non mi dimentichi e mi cerchi, tu vuoi che io ti riconosca e mi volga a te. Signore, odo il tuo richiamo e lo seguo, aiutami”.



Nel fotoblog: www.bartimeo.nafoto.net
continua la pubblicazione di fotografie scattate a Manaus.

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