6 settembre 2009

CARO DIARIO (1)

Oggi pomeriggio, che noia! Ecco perché: abbiamo due giorni festivi di seguito. Oggi é domenica, e domani é il giorno dell´Indipendenza del Brasile, festa civile. Avevo agendato un viaggio all´assentamento di Canudos, nel sud, sul Rio dos Bois. Avrei visitato famiglie di quí, antiche amicizie, che hanno lottato per la terra e l´hanno ottenuta laggiú. Poi é andato tutto storto. Venerdí scorso sono rimasto quasi inchiodato da un dolore alla colonna vertebrale, zona lombare, che mi faceva camminare gobbo. Ieri sono comparsi tosse e altri sintomi di influenza. La pigrizia ha fatto il resto. Ho cancellato il viaggio. Stamattina ho preso un aulin e ho celebrato la messa in una comunitá di periferia, al posto di don Eligio: c´era poca gente, perché la gente sfrutta questi fine settimana lunghi (si chiamano "feriadão") per visitare parenti. E poi, un pomeriggio vuoto di impegni e programmi: una cosa terribile, quando non si é in forma e le piccole cose che riempiono comunque una giornata non suscitano piú interesse. In piú, si era fatto un caldo soffocante, afoso. Alla fine ho rimosso la pigrizia e ho cominciato a visitare questo e quello. Incontrarsi con le persone é un toccasana: si smette di preoccuparsi di sé stessi e la vita acquista sapore. Tra un giro e l´altro, ho incontrato una bimba che battezzai piú di 30 anni fa e non avevo quasi piú visto: interessante, io non l´ho riconosciuta e lei sí. Una volta i suoi erano poveri in canna, ora lei é responsabile amministrativa di un emporio fotografico. Il Brasile é decisamente cambiato.

Lo diceva anche Lula in televisione, questa sera. In meno di otto anni ha cambiato la faccia del paese. Ora sta lanciando il pré-sale. Forse si loda un pó piú del giusto, ma i riscontri sono positivi. Il debito estero é saldato e con il petrolio previsto da questi nuovi giacimenti in profonditá si prospetta una prosperitá economica che cancellerá il breve periodo di ristagno di quest´anno. Il Presidente annuncia migliaia di nuovi posti di lavoro, e commenta: abbiamo fatto uscire 30 milioni di brasiliani dalla fascia della miseria, e altri 30 milioni sono diventati classe media. La seconda affermazione mi pare vera, la prima non del tutto. C´é ancora tanta migrazione da una regione all´altra, da uno stato all´altro, e questo vuol dire che ci sono aree depresse. Nella mia via sono arrivate due famiglie con un branco di figli e quasi niente da mangiare. Hanno trovato lavoro nella ditta "Centro-alcool", si guadagnano 700 reali al mese (300 euro). Ho trovato per loro un pó di viveri, persone generose si sono offerte per fare una colletta. Ne avranno bisogno almeno fino a quando non riceveranno i primi due o tre stipendi. In casa non hanno sedie, e ad una famiglia manca pure il materasso. Pensate, vengono dalla Chapada de Diamantina, nello Stato della Bahia, una delle regioni piú belle del Brasile: montagne rocciose, grotte, cascate, laghi con sorgenti che si vedono a fior d´acqua, eccetera. Una zona turistica da visitare con i fuoristrada o i camion, perché le strade sono impossibili.

Ho incontrato un´ora fa Eleusa, della CPT. Abbiamo parlato di un incontro per organizzare una scuola "agro-ecologica". Io non so nemmeno cosa sia, ma é finanziata dal governo e c´é chi sa come farla. Noi dobbiamo pensare solo a riunire gli agricoltori affinché i promotori possano parlare con loro, e preparare l´infrastruttura, perché sará ad Itaberaí. Abbiamo giá il posto adatto: le lezioni saranno nei fine-settimana, un mese sí e un mese no. Vedo la gente felice e serena. Non é che manchino i critici di Lula, ma sanno bene che nessun governo ha fatto per la gente e per lo sviluppo del paese quello che ha fatto lui. Qualcuno insinua che avrebbe voluto una terza presidenza, ma lo escludo: Lula non toccherá mai la Costituzione. Ogni volta che parla fa l´elogio della democrazia e raccomanda: "Partecipate, scrivete le vostre idee al deputato di vostra conoscenza, fate appelli e sottoscrizioni....la democrazia é la molla che fa andare avanti la societá". I brasiliani sono contenti e hanno un´unitá nazionale, nonostante il paese sia cosí grande. I problemi sono infiniti, ma ieri sera hanno battuto 3 a 1 l´Argentina, hanno costretto Maradona a rosicchiarsi le dita tutto il tempo, perció non hanno di che lamentarsi.

Domani ci saranno le sfilate per l´Indipendenza. Alcune Chiese organizzano ancora il "Grito dos excluídos". La Conferenza Nazionale dei Vescovi ne fa uno (si tratta di una manifestazione per ricordare le situazioni di esclusione che ancora esistono) al Santuario di Aparecida do Norte, il piú grande e visitato tempio del paese. Sia le sfilate che il "Grito" sono ormai poco seguiti. La gente sta meglio e passa la giornata all´ombra degli alberi o sulla riva dei fiumi a mangiare le grigliate. Speriamo bene: é cosí che si perde poi, pian piano, quello che si é conquistato. Non so ancora quale programma abbiano fatto i miei colleghi preti: oggi abbiamo mangiato insieme i tortellini della madre di don Maurizio. Li ho preparati io, ma alla panna, che orrore (non c´era brodo). Don Eligio sta bene. Pratica l´auto-medicazione: si ordina le analisi da solo, poi va dai farmacisti a farsi ordinare le medicine. Fin´ora gli é andata bene, é piú in gamba di noi. Ero preoccupato perché guida ancora la macchina, peró mi ha detto che quando é in giro di sera nelle campagne prende con sé qualcuno per guidare.

Questa settimana abbiamo avuto anche la visita di Luca Mucci con un gruppo consistente di soci di Modena Terzo Mondo. A Itapirapuã c´é stato pure un matrimonio tra un italiano e una brasiliana (a cui io non ho partecipato, perché é lontanuccio). Qui hanno visitato l´asilo San Francisco e il Reforço escolar di Fernanda Park, opere costruite da quell´associazione. Hanno partecipato a una lunga riunione con le maestre d´asilo, che hanno esposto la situazione dell´Istituto sotto tutti gli aspetti, e il metodo educativo: una lezione coi fiocchi, fatevela raccontare. E per finire, io ho ricevuto fotografie e articoli dell´incontro a Fiumalbo, degli ex-allievi del Seminario che ora é chiuso, in occasione dei 150 anni della fondazione. Il Seminario di Fiumalbo non era comodo: si mangiava piuttosto male, e di solito si gelava perché il riscaldamento c´era solo nelle sale scolastiche e di studio. Oggi nessuno sopporterebbe piú quei metodi pedagogici e quella spiritualitá. Ma noi eravamo quasi tutti figli di poveri contadini e operai, e quello era l´unico posto in cui le nostre famiglie potessero pagarci gli studi. Quindi siamo grati. Il resto (mangiare per forza, restare al muro durante le ricreazioni, qualche crucco o ceffone) faceva parte del mondo di quel tempo e chi le commetteva non immaginava nemmeno che fossero sbagliate. Piuttosto, vediamo di non rimpiangere troppo quell´epoca e di non tornare indietro. Nella fotografia vedete il gruppo di allievi che ha preso parte al raduno.

Una maestra d´asilo ha detto, riguardo a 8 bambini diversamente abili che hanno nell´asilo: "Nessun bimbo é deficiente. Un bimbo é quello che é, e basta. Siamo deficienti noi, che non sappiamo come trattare con loro". Se avessimo sempre quest´apertura mentale e sensibilitá nella societá (e anche nella Chiesa) come cambierebbe il mondo. Questo é Vangelo vissuto!

La foto: il gruppo di 120 ex-allievi del Seminario di Fiumalbo presenti al raduno del 24 agosto.

2 settembre 2009

CENE, FORTEZZE E TENDE

Sabato scorso era la memoria del martirio di San Giovanni Battista. Ho celebrato la messa nell´accampamento dei "sem terra" denominato Paulo Farias. In questi giorni ci sono almeno 80 tende, perché stanno riunendo le forze per entrare in una terra. C´era un sacco di gente, quasi tutti uomini. Immaginate la scena: la mensa eucaristica é allestita nella tenda delle riunioni, una capanna abbastanza grande coperta di plastica nera. La luce é quella di un lampione a gas´. Le panche sono grossi tronchi di bambú legati insieme. La fiammella delle due candeline liturgiche oscilla sotto la brezza e minaccia ad ogni momento di spegnersi. In un angolo quasi completamente buio si sono sistemati due abili "violeiros" decisi a dare spettacolo di bel canto. La gente sbuca dall´ombra della notte semi-illuminata dalla luna, cammina fino all´altare e posa, su un tavolino al lato, le bevande e le iguarie di manioca che ha portato per la condivisione che si fará dopo. É poco dire che c´é un clima di gioia: incontrarsi con Dio, ma anche con l´altra gente come loro, per i poveri é ancora una soddisfazione. Tutti salutano tutti con effusione. É venuta un pó di gente anche dalla borgata vicina (San Benedito), hanno tanti scherzi e cose serie da raccontarsi. Quando la coordinatrice intona il canto accompagnata dalle armoniose chitarre, comincia il rito: "Eccoci qui, Signore - siamo venuti da tutti i posti - portando un pó di ció che possiediamo - per condividere la nostra fede - portando le nostre lodi - un canto di allegria - e la nostra voglia - di vedere splendere un nuovo giorno.

Il Vangelo della messa ci ha descritto un banchetto ben diverso da quello che stavamo facendo: "Era il compleanno di Erode, ed egli fece un grande banchetto per i grandi della corte, gli ufficiali e i cittadini importanti della Galilea" (Marco, 6, 21). Nelle feste dei grandi si mangia e si beve molto, si perde la testa per una ragazza e si decide di tagliarla ai profeti. I senza-terra sanno bene come funzionano queste cose. Il 28 agosto di venticinque anni fa i "grandi" mandarono dei pistoleiros ad uccidere Sebastiaõ Rosa da Paz, un sindacalista di queste parti che proteggeva i tagliatori di canna: lo massacrarono di colpi dentro la sua baracca, davanti alla moglie e ai bimbi piccoli. Poco piú di un anno dopo, fecero la stessa cosa con Nativo da Natividade, difensore dei tagliatori di canna di Carmo do Rio Verde, quí vicino. Sollecitata da queste due memorie, i presenti cominciano a ricordare tante altre vittime del Vangelo e della giustizia: fino a Don Francesco Cavazzuti, che difendeva un gruppo di famiglie di "posseiros" (contadini di terre demaniali senza rogito), e fu vittima di un attentado nel 1987. La vicenda di Giovanni Battista continua a ripetersi oggi in diverse regioni del Brasile e del mondo: la morte violenta dei profeti é sempre di attualitá. Il 23 ottobre del prossimo anno celebreremo il 25o di morte (o di nascita al cielo) di Nativo, un martire della nostra Chiesa di Goiás, e li ricorderemo tutti. Qualcuno si é giá messo in moto per preparare una "romaria".

Tra i partecipanti c´erano persone che stanno affrontando discussioni dure con le organizzazioni sindacali e l´INCRA (Istituto Nazionale Colonizzazione e Riforma Agraria), perché le promesse sono tante ma gli espropri, la divisione della terra e i finanziamenti ritardano moltissimo. I loro movimenti e organizzazioni (MST e MLST) sono deboli di fronte al rullo compressore del potere giudiziario e dei ruralisti (l´organizzazione dei latifondisti) che cercano in tutti i modi di rallentare la Riforma Agraria. Perció il tema che li ha piú colpiti, e sul quale si sono soffermati nei loro interventi, é stato il coraggio dei profeti come era descritto nella prima lettura (Geremia, 1, 17-19): "Andiamo, vestiti e mettiti la cintura....: non avere paura, se no ti faró tremare alla loro presenza (uno ha tradotto cosí: "se no ti cagherai nei pantaloni"...). Io ti trasformeró in una fortezza, in una colonna di ferro, in un muro di bronzo contro tutti, di fronte ai re di Giuda e ai suoi principi, ai sacerdoti e ai proprietari della terra". E anche nella preghiera dei fedeli questo é stato l´argomento dominante: come trovare la forza per lottare e per resistere?

Noi borghesi, di solito, abbiamo paura di molto meno (a fare i profeti non ci pensiamo neanche per sogno!). Le societá moderne sono terrorizzate da gente che vaga per il mare su barconi alla mercé delle onde, che fugge da guerre e angherie, da popolazioni che vivono in tendoni sempre aperti come quelli dei nostri "senza terra" o in roulotte, scantinati, case diroccate e abbandonate. Temiamo i vicini di casa, i concittadini e soprattutto la gente diversa che passa per strada. È una paura egoista, contro la quale Dio non ci puó offrire nessun rimedio. Allora trasformiamo noi, da soli, le nostre case in fortezze, e costruiamo muri di cemento. Alimentiamo un prospero mercato di sistemi di allarme. Anche in Brasile, ormai, é comune circondare le casette a pian terreno con un muro di tre metri, spesso con il recinto elettrico sopra. Oltre che brutto, non serve a nulla se non a tenere fuori qualche ubriaco. Un vero delinquente non avrá molte difficoltá a scavalcare il muro, e una volta dentro é tranquillo e potrá fare ció che gli pare: chi lo vedrá piú? Chi ascolterá le grida di aiuto? Ci chiudiamo in una prigione con le nostre stesse mani e inutilmente. Che Dio abbia pietá di noi! Perché non cerchiamo di costruire la sicurezza nella giustizia e nella solidarietá?

Foto: un dettaglio dell´accampamento Paulo Farias.

25 agosto 2009

CHIESA BRASILIANA: ASCOLTA E SPERA

L´analisi pubblicata in occasione della 16a riunione del Consiglio Episcopale di Pastorale (CONSEP) del Brasile (dal 16 al 20 agosto, cioé la settimana scorsa), contiene una pagina dedicata a fare il punto sul percorso del Presidente americano Obama. Le valutazioni ivi contenute non sono una posizione ufficiale dell´episcopato brasiliano, ma sono preparate da una commissione nominata da loro, quindi in grado di indicare con notevole approssimazione come i Vescovi vedono e che cosa sperano dal Presidente degli Stati Uniti. La loro osservazione e riflessione é soprattutto un ascolto: di "una serie di discorsi di Barack Obama in cui egli espone i grandi principi della sua politica estera e dal contrasto evidente tra i suoi pronunciamenti e quelli del predecessore Bush. "Un tono nuovo apre una nuova pagina", sottolinea il testo ufficioso della CNBB.

"Sono stati quattro i discorsi importanti: a Praga, al Cairo, a Mosca e ad Accra, a cui possiamo aggiungere il discorso di apertura della Conferenza Bilaterale EUA - China, a Washington (27/07). I tratti fondamentali sono quelli di un moralista che stimola ognuno a prendersi le sue responsabilitá e di un realista convinto che il rispetto della sovranitá degli Stati sia una questione-chiave dell´ordine internazionale. In questi primi 6 mesi di amministrazione, il Presidente Obama ha mostrato con chiarezza la sua intenzione di cambiare strada nella presenza del suo paese sulla scena internazionale. La sua proposta é "la lideranza morale é piú potente di qualsiasi arma". "E in ogni suo viaggio - enfatizzano i Vescovi, - il Presidente ha fatto questione di visitare un paese meno potente e si é rivolto ai giovani, per dire loro che i cambiamenti sono nelle loro mani". "Il futuro non appartiene a chi mette insieme eserciti in un campo di battaglia e sotterrano missili; il futuro appartiene ai giovani che si trovano armati di una educazione e immaginazione creativa".

"Per il Presidente Obama, la cooperazione deve sostituire le tensioni e i conflitti. "Nel 2009, una grande potenza non mostra la sua forza dominando o demonizzando altri paesi (....), il progresso dev´essere condiviso. A Praga (05/04), Obama ha fatto proposte concrete per un mondo senza armi nucleari, riconoscendo che questo obiettivo non sará facile da raggiungere, "forse non mentre io sono vivo". Ha avuto il coraggio di ammettere che gli USA sono l´unico paese che ha lanciato la bomba atomica". "E non ha avuto paura di parlare degli errori commessi dal suo paese nei campi della de-regolamentazione finanziaria e dell´inquinamento".

"Al Cairo (04/06), nell´universitá mussulmana di El Azhar, ha avuto parole significative". É bene leggere tutto il suo discorso - consigliano i Vescovi - perché é uno di quelli che il presidente ha lavorato piú personalmente". "Si tratta di ristabilire la fiducia tra Occidente e mondo mussulmano. Sono stati anni e decadi di diffidenza. "USA e Islam non sono esclusivi e non hanno bisogno di vivere in competizione". La proposta degli USA é di un "nuovo inizio", basato sull´interesse da parte a parte e sul rispetto reciproco". Accettando il rischio di essere considerato ingenuo e idealista, il presidente ha fatto un´analisi in sette punti: 1) la violenza estremista; 2) la guerra in Palestina; 3) le armi nucleari; 4) la democrazia; 5) la libertá di religione; 6) i diritti delle donne; 7) lo sviluppo economico e le opportunitá. Riconosce le responsabilitá del suo paese per l´incomprensione e la diffidenza che predominano nelle relazioni. (...) E chiede a Israele - e l´ha ripetuto in varie occasioni - di fermare la colonizzazione dei territori occupati e accettare la creazione di uno Stato Palestinese".

"A Mosca (07/07), davanti agli studenti della Nuova Scuola Economica, Obama ha difeso la fine dell´antagonismo USA-Russia, il ristabilimento della fiducia e il ritorno al punto zero nelle relazioni tra i due paesi. "Gli USA vogliono una Russia forte, pacifica e prospera". Anche qui, il presidente ha saputo riunire visione larga e pragmatismo. La Russia non pesa molto nell´economia mondializzata (meno del 2%), ma é una parte centrale nel complesso gioco geopolitico. L´obiettivo é stabilire rapporti con la Russia come partner e non avversario".

Il discorso agli africani, ad Accra (capitale del Gana, 11/07), ha entusiasmato quelli che vogliono contribuire alla trasformazione di quel continente. É stato un discorso di fiducia e speranza. Obama ha insistito sulle capacitá dell´Africa di farsi carico delle sue responsabilitá nei confronti del suo futuro. (....) "Secondo il Presidente, le scuse del colonialismo, del neo-colonialismo, dell´oppressione occidentale o del razzismo non giustificano tutta la situazione. "Credo fermamente che gli africani sono responsabili per l´Africa". (....) Ammette, tuttavia, l´influenza occidentale negativa sulle politiche commerciali e sullo sfruttamento delle ricchezze naturali. Oggi, deve aggiungere lo sfruttamento devastante della Cina. Invocando la "responsabilitá morale" dei paesi ricchi, Obama ha proposto un nuovo meccanismo di aiuto: "Creare condizioni che permettano di non aver bisogno di aiuto". Il progetto di 20 miliardi di dollari in 3 anni "si prefigge di dare un contributo agli agricoltori per costruire l´infra-struttura e commercializzare i loro prodotti". É una visione, indubbiamente, ottimista. Per superare i blocchi (debiti, accordi commerciali) il presidente invita a una maggiore trasparenze e cooperazione tra la societá civile e il settore privato".

"A Washington, il 27 luglio, nel vertice cinese-americano, il presidente Obama ha continuato a ridisegnare le linee della sua diplomazia. Mentre nel tempo di Bush le relazioni tese prendevano in considerazione solo l´economia, questa volta il menu dei negoziati é stato assai piú ampio: economia, riscaldamento climatico, proliferazione nucleare e minacce transnazionali (terrorismo, pirateria o epidemie). "Le relazioni tra USA e Cina modelleranno il secolo XXI", ha detto il presidente. Come al solito, Obama ha invitato a superare i nazionalismi. Ha tentato di convincere i dirigenti cinesi che la cooperazione é la migliore risposta alle sfide comuni. Ha chiamato a superare la "diffidenza" per fare di questo secolo quello della "cooperazione e non del confronto".

I vescovi concludono questa osservazione-ascolto, attento e apertissimo alla speranza, con un interrogativo: "In che misura gli interessi finanziari, economici, militari e ideologici permetteranno al nuovo presidente di trovare le strade per dare piú concretezza a questa nuova "filosofia diplomatica"?

La foto: i preti di Itaberaí e il visitante, don Paolo Boschini.

22 agosto 2009

VISITE E FESTE

Due mesi di pausa del blog (salvo qualche edizione straordinaria) sono passati. Mi ero ripromesso di cambiare lo stile dei post ma non mi é venuta nessuna idea buona. Abbiamo avuto un luglio e agosto di notti fredde e giorni moderatamente caldi, siccitá, polvere rossa e sottile che vola col vento e ricopre ogni cosa. Feste religiose che attirano migliaia di fedeli, bancarelle e stand.Visite di gruppi italiani. É impossibile ricordare tutte le cose importanti (di importanza itaberina e goiana) accadute in questo periodo: ma la festa, da sola, merita una pagina speciale, perché é un fenomeno che rispecchia la cultura locale coi suoi valori estetici ed etici, la sua filosofia e teologia. Dedicheró un cenno anche alle visite, particolarmente gradite ed esemplari, di un gruppo di milanesi e un altro di modenesi guidati da amici miei.

Cominciamo dalle visite: posso parlarne senza riserve, perché sono state tutte in positivo. Giuseppe e Giovanna Ripamonti, di Varese, fecero una esperienza di due anni di volontariato qui con noi, ad Itaberaí, nel lontano 1968-70. Tornati in Italia, non hanno mai dimenticato né perso il contatto. Ora, insieme ad alcuni loro amici milanesi, sono tornati: una visita di affetto e solidarietá alle persone e ai luoghi dei loro ricordi piú cari. Don Paolo Boschini parroco della BVA di Modena, assieme ad Emanuela del CSI e Claudio, Elisa e Daniele, sono venuti ad offrire una conoscenza teorica e pratica di giochi ed esercizi educativi per bimbi e ragazzi: alle maestre dell´asilo e ad alcune comunitá. Si sono davvero distinti e hanno toccato i cuori. Alcuni commenti presi a caso, che ho raccolto nei giorni seguenti: "É il primo gruppo di giovani italiani che ho visto mescolarsi a noi senza nemmeno un pizzico di arie di superioritá!" "Abbiamo imparato molto sullo stile delle relazioni coi ragazzi, e su come dare ai giochi un contenuto educativo!". "Abbiamo imparato soprattutto a programmare le attivitá coi ragazzi in maniera piú organizzata".

Poi abbiamo avuto la grande sagra del paese in onore (e onere) di Nossa Senhora da Abadia dal 6 al 15 agosto. Don Paolo Boschini ha potuto celebrare la messa di una delle novene, e ha fatto pure l´omelia. I temi erano tutti ispirati al sociale a partire da brani biblici: la pace é frutto della giustizia. La festa é un fenomeno. Porta dentro de sé la cultura e la forma di societá di tempi ormai lontani, ma resiste o addirittura cresce senza cambiare piú di tanto. La societá contadina non esiste piú; decine di culti diversi hanno cancellato la mentalitá coloniale, quando si era cattolici o non si era niente; siamo, como direbbe il papa, nell´era del relativismo. Nonostante questo, per dieci giorni la cittá é catalizzata dalla sua Madonna e una folla si é accalcata davanti alla sua chiesetta! Penso che la festa contenga, in piccolo, tutti gli aspetti di quella "pienezza di vita" che fu, almeno stando alle scritture, il progetto di Dio quando creó l´umanitá, e fu anche la sua promessa, lo scopo della Redenzione, una (sia pure assai modesta) anticipazione del "Regno dei cieli": riunirsi, condividere, essere felici insieme.

Peró, con tutte le contraddizioni, che sono davvero tante. Mercato di cose inutili, grande occasione per i borsaioli, sprechi consistenti (i fuochi d´artificio) alla faccia dei poveri. Dall´altare si moltiplicano gli appelli di Dio a ripartire dalla conversione a Cristo: credo che molti siano toccati profondamente dal messaggio, ma la limitatezza degli esseri umani é profonda e non é facile superarla. Ci sono le esclusioni. Poveri che non vanno alla festa perché bisogna essere ben vestiti o semplicemente perché si sentono fuori luogo. Il leilão (asta delle donazioni) é una gara tra i piú ricchi. Un cesto di frutta e un pollo arrosto possono essere aggiudicati a un prezzo quintuplo rispetto al prezzo di mercato, e ai poveri non rimane che stare lí a guardare e sorridere di chi vince la disputa. Nella festa si esibiscono le persone piú importanti e fortunate. Mi dice Elio: "I cantori vogliono dare spettacolo, i ministri si esibiscono al meglio, i lettori sono perfetti: ma io, a Messa, mi sento meglio nelle piccole e umili comunitá di campagna, dove c´é gente come me che canta malamente, si veste in modo normale e legge con qualche difficoltá". Purtroppo, in margine (e non certo per colpa della festa) sono accaduti perfino dei delitti. Un giovane é stato sequestrato e avvelenato, e uno dei tanti José nostri compaesani é stato sbudellato a coltellate. Tanto per ricordarci che cattiveria, odio, dolore e morte sono sempre dietro l´angolo.

Una delle letture della festa era la parabola di Lazzaro (Luca, 16, 19-31): "Tra noi e voi c´é un abisso": Riccardo, un giovane diocesano con appena due anni di prete, ha colto nel segno, conducendo la riflessione su questo punto. Quanti abissi o quanti muri dividono l´umanitá? Disuguaglianza tra paesi, lotta di classe, emarginazione, rifiuto degli immigranti e dei diversi, odio tra religioni, sfruttamento lavorativo e sessuale, schiavitú e fame. Colmare gli abissi e abbattere i muri é la maggiore sfida dell´evangelizzazione.

La Chiesa cammina in questo mondo reale, coi piedi per terra: se la volessimo fatta di gente perfetta, dicono, non esisterebbe. Celebrazioni, riti, ristrutturazione di chiese? Puó servire anche quello, se ci educa alla gratuitá e alla condivisione, o a gestire il denaro secondo i criteri di Gesú! Ma riconoscere Lazzaro é determinante per riconoscere Dio ed essere riconosciuti da Lui. Noi, uomini e donne, nella nostra umanitá istintiva ci troviamo giá "per natura" in un abisso. Solo in Dio possiamo salvarci, e se non riconosciamo Lazzaro (che equivale a riconoscere Dio) andiamo sempre piú a fondo. (Io penso cosí, ma le apparenze sono ben diverse: ad occhi umani va a fondo chi segue piú radicalmente il Vangelo. Le persone che ho piú ammirato e da cui ho imparato di piú, le vedo oggi invecchiare isolate e dimenticate: salde nella fede, certo, e "gioiosi" perché i loro occhi hanno giá visto la salvezza. Ma non per il mondo, che magari offre qualche placca di riconoscimento, inventa premi per loro, e gira alla larga).

Attenti a come trattiamo gli immigrati. Preoccupati con la nostra identitá? Se escludiamo Lazzaro, che é anche escludere Dio, non siamo niente. Ci sono buone ragioni di temere per i popoli, le societá e le istituzioni che, per preservare la propria identitá, fanno vista grossa sullo sterminio dei poveri.

Le sacre scritture ci dicono che il progetto divino, di fare di noi una "nuova creatura" e dell´umanitá un "popolo di Dio", esiste fin dalla creazione. Ma la trasformazione é un processo lentissimo ed aleatorio, perché dipende anche dalla volontá umana. L´esito finale positivo é sicuro solo dopo la risurrezione dei morti: questa é la fede cristiana. Ma in questo mondo? "Tutto il creato geme e soffre i dolori del parto fin´ora. Il creato aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio" (Romani 8, 22 e 19). Che cosa vorrá dire? Grande mistero. Per ora, forse, ci basta sapere che l´amore suscita amore, quindi ogni piccolo gesto tra di noi é un ponte per oltrepassare l´abisso.

La foto: i visitanti modenesi, in strada ad Itaberaí, vestiti da pagliaccio.

10 agosto 2009

MODENESI AD ITABERAÍ

Sono arrivati giovedí 6 agosto: Don Paolo Boschini con Daniele, Claudio, Elisa ed Emanuela. Si sono adattati al primo colpo ad un pranzo in casa mia, con riso e fagioli (e un umido di lombo di porco, per combattere la febbre suina). Hanno visitato accampamenti, fazendas di comunitá insediate dalla Riforma Agraria, e soprattutto stanno facendo giocare i bimbi dell´asilo e gruppi di adolescenti e pre-adolescenti di diverse comunitá. Insegnano alle maestre e agli animatori e animatrici di comunitá ad educare attraverso il gioco. Un successo! Don Paolo ha celebrato solennemente, domenica sera, nell´antica chiesa di Nossa Senhora da Abadia, titolare della parrocchia, che in questi giorni sta celebrando la novena che si concluderá il 15 agosto, con la Sagra Parrocchiale.

Il gruppo ha dedicato un giorno intero alla scuola PETE di Goiania, fondata e diretta da Anna Maria Melini. Nella foto potete vedere don Paolo Boschini con alcune delle sue ragazze all´entrata della scuola. Anna Maria mi ha fatto inviare una e-mail per ringraziare e dire "que a presença deles aqui com os nossos meninos foi maravilhoso. Eles ficaram encantados com os trabalhos daquela tarde. Nosso muito obrigado! (che la loro presenza qui con i nostri bambini é stata meravigliosa. Essi sono rimasti incantati coi lavori di quel pomeriggio. Il nostro "molte grazie!").





Visita alla "Chácara" della parrocchia, guidati da don Eligio. Lí hanno passato una mezza giornata di svago facendo il bagno nel fiume Rio das Pedras. La "chácara", acquistata quando don Eligio era parroco di Itaberaí e di recente ristrutturata dal nuovo parroco Padre Severino, é un luogo di incontro tranquillo per gruppi della parrocchia, della Diocesi di Goiás, e di altri gruppi diocesani o di movimenti di tutto il Brasile.







Visita all´accampamento Paulo Farias, incontro coi Sem Terra. Lí i nostri hanno pure giocato al calcio con alcuni ragazzi e ragazze dell´accampamento (scalzi in mezzo alla polvere).










La maggior parte del tempo della loro permanenza quí, peró (9 giorni), i nostri l´hanno dedicata all´asilo parrocchiale San Francisco e alla comunitá della Vila Esmeralda (diretta dalle suore Venezuelane suor Katiuska, suor Pacha e suor Carmen. Quí ne vedete alcuni occupati a dialogare coi bambini dell´asilo durante il pranzo.

30 luglio 2009

LETTERA FINALE DEL XII INCONTRO INTERECCLESIALE

Vi posto la lettere finale del dodicesimo incontro inter-ecclesiale delle CEBS brasiliane tradotta - male - da me. Mi sono permesso di saltare qualche numero della scaletta perché il testo é molto prolisso e ripetitivo.
Le foto non c´entrano: la foto 1 é una riunione della direzione dell´asilo in casa mia; la seconda é uno scorcio del cortile dietro casa.


Domenica 26 luglio 2009 - 14:11

“Beati i poveri in spirito, perché di essi é il Regno dei cieli; beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5, 3.6)

1. Noi, partecipanti del XII interecclesiale delle CEBs, dalle rive del Rio Madeira nel cuore dell´Amazzonia, salutiamo con affetto le sorelle e i fratelli di ogni angolo del Brasile e di altri paesi del continente, che sognano con noi nuovi cieli e nuova terra, in un nuovo modo di essere chiesa, di attuare nella societá e di avere cura rispettosa e amorosamente di tutto il creato!

2. Siamo stati convocati dal 21 al 25 di luglio del 2009, dallo Spirito e dalla Chiesa sorella di Porto Velho/RO, per concentrarci sul tema che ci ha guidati durante tutta la preparazione di questo incontro nelle nostre comunitá e regionali:
“CEBs: Ecologia e Missione – Dal ventre della terra, il grido che viene dall´Amazzonia” - accogliendo le delegazioni e celebrando i popoli dell´Amazzonia.

3. Ci ha entusiasmato il vedere arrivare i delegati, dopo due, tre e perfino cinque giorni di viaggio,in maggioranza in corriere noleggiate,oppure anche in barche e aerei. In molte corriere, sono venuti accompagnati dai loro vescovi e hanno trovato accoglienza festosa e refrigerio, lungo il percorso, nelle fermate presso le diocesi di Rondonópolis, Cuiabá e Cáceres in Mato Grosso, Jataí in Goiás, Uberlândia in Minas Gerais e, entrando in Rondônia, nelle comunitá di Vilhena, Pimenta Bueno, Cacoal, Presidente Médici, Ji-Paraná, Ouro Preto e Jaru. Presentiamo affettuoso ringraziamento per la fraterna e generosa accoglienza di tutte le delegazioni da parte delle famiglie, comunitá e parrocchie di Porto Velho, per l´instancabile lavoro e dedizione del Segretariato e delle equipes di servizio, nelle quali si sono distinti tanti giovani.

4. Siamo 3.010 delegati, ai quali si sommano gli invitati, le equipes di servizio, la stampa e le famiglie che accolgono i partecipanti, oltrepassando cinque mila persone coinvolte in questo interecclesiale. Dei delegati di quasi tutte le 272 diocesi del Brasile, 2174 sono laici, di cui 1234 donne e 940 uomini; 197 religiose, 41 religiosi fratelli, 331 presbiteri e 56 vescovi, tra i quali uno della Chiesa Episcopale Anglicana del Brasile, oltre a pastori, pastore e fedeli di questa Chiesa, della Chiesa Metodista, della Chiesa Evangélica de Confessione Luterana del Brasile e della Chiesa Unita di Cristo del Giappone. Il carattere plurietnico, pluriculturale e plurilinguistico della nostra Assemblea si trova rispecchiato nel volto delle 38 nazioni indigene qui presenti e in quello dei fratelli e sorelle di nove paesi dell´América Latina e dei Caraibi, di cinque dell´Europa, di un paese dell´Africa, di un altro dell´Asia e dell´America del Nord. Vogliamo sottolineare la presenza marcante della gioventú di tutto il Brasile per mezzo delle sue diverse organizzazioni.

5. “Siate benvenuti/e in questa terra di molti fiumi, di "igarapés" e di molte foreste, dove risiede l´Arcidiocesi di Porto Velho, che oggi si fa "Casa delle Comunitá Ecclesiali di Base”. Cosí, siamo stati ricevuti, nella celebrazione di apertura, dall´equipe della celebrazione e da Dom Moacyr Grechi, con molta musica e canto, sul cadere della notte, di fianco alle rotaie della ferrovia Madeira-Mamo´re che ricorda ai lavoratori che l´hanno costruita e agli indigeni e migranti nordestini, il sofferto ciclo della gomma in Amazzonia. Sono state rievocate lí e nei giorni seguenti, le parole sagge del proverbio africano:“Gente semplice, facendo cose piccole, in luoghi poco importanti, ottengono mutamenti straordinari”.

6. Dalle mani dei rappresentanti dei popoli indigeni, dei quilombolas, seringueiros, ribeirinhos, posseiros e dei migranti dei campi e delle cittá sono state piantate ai lati dell´altare tre grandi fiaccole. In esse sono state accese migliaia di candele dei partecipanti, le cui luci si sono diffuse per i gradini della spianata mentre ascoltavamo l´inno del Cristo dei seringais:

“Nella densa foresta cammina un viandante
Cristo seringueiro la seringa a tagliare... “,
I versi erano interrotti da questo ritornello:
“E viene la speranza che spunti il buon tempo,
Non sia sfruttato il sudore sulla bilancia”.
“E viene la speranza che spunti il cambiamento
E l´uomo riallacci con Dio l´alleanza”.

7. Con il fischio della sirena del Madeira-Mamoré, il treno delle CEBs ha ripreso la sua corsa con la riunione, il giorno dopo, nel grande plenario di PORTO, acclamato dall´Assemblea “PORTO DOM HELDER CAMARA”, per via del centenario della sua nascita, e per riscattare la sua azione profetica. Abbiamo cominciato questo primo giorno, dedicato al "VEDERE", prendendo le mosse dal grido profetico della terra e dei popoli dell´Amazzonia, simboli dell´umanitá nella sua ricca diversitá, lasciandoci guidare nella celebrazione dal suono dei maracás, tamburi e flauti e dalla danza di lode a Dio dei nostri fratelli e sorelle indigeni. Poi siamo partiti per i locali dei mini-plenari di 250 partecipanti, nelle parrocchie e nelle scuole. Essi avevano il nome dei dodici fiumi del bacino amazzonico: Madeira, Juruá, Purus, Oiapoque, Guamá, Tocantins, Tapajós, Itacaiunas, Guaporé, Gurupi, Araguaia e Jari.

8. Divisi i fiumi in dodici CANOE con 20 partecipanti ciascuna, abbiamo condiviso le esperienze, i "gridi" e le lotte delle comunitá per la nostra Casa Comune, a partire dal bioma amazzonico e dagli altri biomi del Brasile cerrado, caatinga, pantanal, pampas,mata atlântica e manguezais della zona costiera), dell´América Latina e dei Caraibi. Abbiamo visto la nostra Casa minacciata dal deflorestamento, con l´avanzata della pastorizia, delle piantagioni di soia, canna, eucalipto e altre monocolture,sulle aree delle foreste; dall´azione predatoria delle legnamerie, dalle bruciate, dall´inquinamento e avvelenamento delle acque, dei pesci e degli esseri umani dal mercurio dei cercatori d´oro, dai rifiuti delle imprese di minerazione e dai rifiuti delle cittá. Si trova minacciata pure dal crescente traffico di droghe, donne e bambini e dallo sterminio di giovani provocato dalla violenza urbana.

9. Abbiamo sommato il nostro grido a quello delle popolazioni locali, affinché l´Amazzonia non sia trattata come una colonia, da cui si ritirano le ricchezze e gli abitanti in beneficio di interessi estranei, ma che sia vista in condizioni di uguaglianza nell´armonia di grandi regioni sorelle, con il suo contributo specifico a favore della vita dei popoli, specialmente dei suoi 23 milioni di abitanti, che devono avere quanto basta per vivere con dignitá.

10. Facciamo un appello affinché i governanti siano sensibili al grido che viene dal ventre della Terra e, mossi da un´etica di cura, adottino una politica di contenzione dei progetti che aggrediscono l´Amazzonia e i suoi popoli della foresta, abitanti dei quilombos, delle rive dei fiumi, migranti dei campi e della cittá, in una prospettiva che includa effettivamente gli amazzonesi come collaboratori veri nella definizione del futuro dell´Amazzonia.

11. Abbiamo preso coscienza pure delle nostre responsabilitá in rapporto al giusto consumo dell´acqua, della terra, del suolo urbano e al superamento del consumismo, rispondendo all´appello di vivere tutti del necessario, affinché nessuno ne rimanfa privo.

12. Abbiamo constatato, con gioia, la moltiplicazione di iniziative ambientali, come quella degli umili raccoglitori di materiale reciclabile nelle cittá, che diventano profeti di ecologia, e quelle di economia solidale, , di agricoltura organica ed ecologica. Salutiamo i molti segni di una “Terra senza mali”, che ci fa crescere nella speranza che “un altro mondo é possibile, necessario e urgente”.

13. Al pomeriggio abbiamo fatto la Camminata dei Martiri, in direzione al locale in cui il Rio Madeira é stato deviato e nel cui letto secco, al suono delle esplosioni delle rocce dinamitate, si sta cementando la diga dell´idro-elettrica. Lí abbiamo celebrato l´Atto Penitenziale per tutte le aggressioni contro la natura e la vita umana. Di fronte alle pietraie che un tempo accoglievano le acque delle cascate di Santo Antonio, ora completamente asciutte, di fianco alla prima cappella costruita nella regione, sono state proclamate le Beatitudini evangeliche Mt 5, 1-12), segno della cocciuta speranza dei piccoli, i preferiti di Dio.

20 - Uniti, rappresentanti delle Religioni indigene e dei Culti Afro-brasiliani, di Giudei, Cristiani Ortodossi, Cattolici ed Evangelici, Mussulmani, donne e uomini di buona volontá e di tutti i credo, nel dialogo e rispetto alla diversitá della tela della vita, accogliamo le grida dell´Amazzonia e di tutti i biomi e riaffermiamo la nostra solidarietá e impegno per la giustizia che genera la pace.

21. Camminiamo come popolo di Dio che conquista la Terra Promessa e la trasforma in spazio di abbondanza e fratellanza, accogliendo tutte le espressioni della vita.

22. Ci impegniamo a rafforzare le lotte dei movimenti sociali popolari: dei popoli indigeni per la delimitazione e omologazione delle loro terre e rispetto delle loro culture; degli afro-discendenti, per il riconoscimento e delimitazione delle terre degli abitanti dei quilombos; delle donne, per la loro dignitá e uguaglianza e sviluppo delle loro articolazioni locali, nazionali e internazionali; degli abitanti delle rive dei fiumi per il riconoscimento delle loro possessioni; di quelli che sono stati coinvolti dalla costruzione di dighe, per il diritto a una terra equivalente, l´indennizzo e restituzione dei loro mezzi di sopravvivenza perduti; dei senza terra, sostenendoli nelle loro occupazioni e nella loro e nostra lotta per la riforma agraria, contro il latifondo e i "grileiros"; dei Movimenti Ecologici, contro la devastazione della natura, per la difesa delle acque e degli animali.

24. Ci facciamo carico anche di dare sostegno a modelli economici alternativi nell´agricoltura, nella produzione di energie pulite e ambientalmente amiche; di partecipare alla lotta sindacale, rafforzando l´azione dei sindacati del campo e della cittá, con le loro associazioni e cooperative e lo loro lotta contro la disoccupazione, in special modo dei giovani.

25. Ci auto-convochiamo tutti per un lavoro politico di base, per la militanza nei movimenti sociali e partiti legati alle lotte popolari; per partecipare nelle lotte per politiche pubbliche legate all´educazione, sanitá, casa, trasporti, risanamento basico, lavoro, riforma agraria e per prendere parte nei consigli di cittadinanza, nelle pastorali sociali, nei movimenti per la non riduzione dell´etá penale, nel Grido degli Esclusi, nelle iniziative del Primo Maggio e delle Settimane Sociali.

25. Ci prendiamo anche l´impegno di rafforzare e moltiplicare le nostre Comunitá Ecclesiali di Base, creando comunitá ecclesiali ed ecologiche di base nei quartieri delle cittá e in campagna, promovendo l´educazione ambientale in tutti gli spazi in cui possono attuare; rafforzando la formazione biblica; incentivando una Chiesa tutta ministeriale, con ministeri diversificati e affidati a laici e laiche, che si fanno carico del proprio protagonismo come soggetti privilegiati della missione; rafforzando il dialogo ecumenico e inter-religioso e superando l´intolleranza religiosa e i pregiudizi.

26. Queremos, a partir das CEBs, repensar a pastoral urbana, como um dos grandes desafios eclesiais, assumir o testemunho e a memória dos nossos mártires e empenhar-nos na Missão Continental proposta pela V Conferência do Episcopado Latino-americano e Caribenho, em Aparecida.

28. Scelta la Chiesa di Crato (Ceará), per accogliere, nelle terre del Padre Cícero, il XIII Interecclesiale, ricollochiamo sui binari il treno della Cebs in direzione del Ceará, inviando a voi, fratelli e sorelle delle comunitá, il nostro abbraccio fraterno e pieno di rinnovata e aumentata speranza. AMÉM! AXÉ! AUERE! ALELUIA!

25 luglio 2009

GRIDO DELL´AMAZZONIA E DELLE COMUNITÁ

Oggi si conclude, a Porto Velho capitale di Rondonia, il 12o incontro nazionale delle Comunitá Ecclesiali di Base brasiliane (intereclesial) iniziato il 21 luglio. Il sito Adital ha pubblicato, per l´occasione, l´analisi di congiuntura di Pedro A. Ribeiro de Oliveira, professore della Pontificia Universitá Cattolica di Minas, centrata sul tema dell´incontro: Ecologia e missione, dal ventre della terra il grido dell´Amazzonia".
Nonostante il mio blog sia in ferie, lo traduco e lo pubblico subito. Lo leggerete alla riapertura, se non siete molto curiosi.....

Porto Velho, 22/ julho. 2009
"Un piccolo agricoltore del sud di Minas, che aveva piantato eucalipto per soddisfare il fabbisogno della "carbonaia" locale, si trova in grande difficoltá: la carbonaia ha chiuso. Perché ha chiuso? Perché la siderurgica ha smesso di fabbricare ferro-ghisa da esportazione. E questa si é fermata perché la Cina non compra piú, perché la costruzione civile é quasi bloccata. E perché é bloccata? Perché chi aveva denaro, ha applicato nel mercato finanziario e fin dai tempi del fallimento di banche americane il valore delle azioni é crollato. Gli investitori stanno aspettando che i titoli riprendano quota per poi venderli e investire di nuovo nella costruzione di grandi palazzi. Ma nonostante i trilioni di dollari iniettati dai governi alle banche per evitare il loro fallimento, i titoli non hanno recuperato. Se si ferma il capitale finanziario, che é quello che tira il treno della produzione, si ferma tutto il treno, o, al minimo, riduce di molto la marcia. É questa, in sintesi, la crisi che stiamo vivendo oggi nel mercato globalizzato: se la Cina smette di costruire palazzi, il piantatore di eucalipto del sud di Minas non sa a chi vendere la sua legna.



Nessuno ha dubbi sulla causa della crisi attuale: l´irresponsabilitá di agenti del mercato finanziario, che hanno approfittato della libertá del mercato globalizzato per ottenere lucri fantastici: lucrare senza produrre, negoziando solo pezzi di carta (derivati).

C´é dibattito invece sulla natura della crisi. La grande "midia" ci trasmette la visione degli economisti e politici dei paesi ricchi, che vedono in essa un fatto normale nel sistema capitalista, la cui crescita alterna periodi di espansione e di contrazione economica. Gli studiosi sanno che ci sono giá state 46 crisi nel sistema capitalista, dal 1790 in poi. Esse funzionano come fattore di correzione del mercato. Il neoliberalismo é stato colpito al cuore e da questa crisi sortirá un capitalismo piú regolato dallo Stato, con minore speculazione e piú responsabilitá ecologica e sociale. Per questo gli economisti dicono che bisogna evitare l´allarmismo e ricuperare la fiducia nel settore finanziario. In termini pratici, questo significa iniettare una enorme quantitá di fondi pubblici in soccorso alle banche e imprese per tranquillizzare il mercato e riattivare l´economia. Questa é stata la tonica della riunione del G20, a Londra, all´inizio di aprile. Questa é pure la linea politica del governo Lula. La Cina ha smesso di comprare il nostro ferro-ghisa? Allora il mercato interno lo comprerá, con lo stimolo al programma "Nossa Casa", del PAC con grandi opere di ingegneria e con lo stimolo all´esportazione di soia, etanolo, minerali e molto di piú, finché entrerá in attivitá lo sfruttamento del petrolio pré-sale, fatto che cambierá l´economia brasiliana. Per il governo, tra poco il nostro piantatore di eucalipto fará una bella vita, e assieme a lui tutti quelli che vorranno lavorare in questo paese: il Brasile cammina sicuramente per diventare primo mondo. Non é un caso che il messaggio del presidente sia: investiamo con decisione, che questa onda passerá e il Brasile tornerá a crescere. Questo é lo stesso messaggio dei grandi impresari e banchieri: con la crescita economica risolveremo i problemi della miseria, della fame, dei rifiuti, del riscaldamento atmosferico globale, dell´inquinamento della terra e delle acque e tutto il resto......

Separare l´economia dalla politica, é come uno che risale un fiume in cerca della Terra senza mali e, trovando una rapida, sbarca e dice: "Abbiamo giá avanzato molto, ma ora non possiamo continuare; cerchiamo di essere realisti: dobbiamo convivere con gli agro-affari, i transgenici, le grandi idroelettriche e l´esportazione delle nostre risorse naturali e minerali".

L´altra visione é: questa crisi non é solo economica e finanziaria. Essa é imbottita di un insieme di crisi che la rendono assai piú grave. Basta pensare al deficit energetico, al riscaldamento globale, alla perdita di bio-diversitá, alla scarsitá di acqua, all´assenza di governo globale e allo svuotamento etico dell´economia e della politica. Essa affetta la struttura stessa del sistema: il mercato produttivista e consumista retto dalla logica del lucro. Questo punto di vista non si trova nelle imprese e nelle banche, ma viene dai Movimenti Sociali che si identificano con il Forum Sociale Mondiale e proclamano che "un altro mondo é possibile". É una visione che si trova in elaborazione da parte di intellettuali legati ad essi, ma é pochissimo diffusa dalla grande stampa. Per conoscerla, bisogna cercare nei mezzi alternativi, come IHU-on line, e altri siti di lettura di Internet.

Quest´altra visione ha come punto di riferimento una nuova forma di coscienza, che é la coscienza planetaria: siamo parte della grande comunitá di vita del Pianeta Terra. Cosí come la coscienza di classe é la base delle lotte dei lavoratori della cittá e dei campi, la coscienza femminista nel processo di emancipazione delle donne, la coscienza della negritudine alla base della lotta dei negri, la coscienza planetaria é alla base dei Movimenti Sociali che cercano un nuovo modo di produzione e consumo in armonia col Pianeta. Questa forma di coscienza non ammette di sacrificare l´ecologia a vantaggio del mercato e dei suoi guadagni. Vede dei passi avanti realizzati dal governo Lula, sí, ma vuole andare oltre. Non rinuncia al progetto di Riforma Agraria, all´auditoria sul Debito Estero, né alla prioritá dei Diritti Umani al di sopra dei Diritti del mercato. Vuole molto di piú.

Se é lo stesso sistema capitalista di mercato che é in crisi, é inutile mettergli dei puntelli. Questo rimanda la crisi economica, ma anticipa la crisi ecologica, che é molto piú grave, perché colpisce la vita stessa sulla terra. Bisogna approfittare di questa occasione per rivedere gli errori commessi in questo percorso e correggerli. Il fiume é lungo e la rapida é forte, ma la forza maggiore é di chi é stato escluso dal banchetto dei ricchi, quando donne e uomini di tutti i popoli e razze si uniscono. Con questa forza, potremo mandare avanti la nostra barca e continuare alla ricerca della Terra senza mali.

PS - le immagini: 1 - Oncidium cebolleta (detto "ballerina"); 2)Ionopsis (detto "orchidea degli aranceti o dei frutteti); 3)clerodendro. Le prime due sono orchidee selvatiche, che coltivo dietro casa attaccate a dei bastoni. Stanno fiorendo ora. Il terzo é un rampicante che ho davanti e casa e fiorisce tutto l´anno, ma particolarmente nella stagione piú fredda.
Le foto sono scadenti e per vederle meglio bisogna cliccarci sopra!