31 marzo 2013

BUONA PASQUA !

Dopo le emozioni della nomina del nuovo vescovo di Roma, sono entrato a capofitto nella Settimana Santa. Ho seguito (servito) in alcune comunitá: Boa Esperança in periferia, Lobeira e São Benedito in campagna. Messe delle Palme, confessioni comunitarie, Triduo Pasquale, messe di Pasqua. In centro ho celebrato solo la messa dei malati il martedí santo. E in cattedrale a Goiás Velho, naturalmente, ho partecipato alla messa crismale, d´obbligo per i preti! Se no il vescovo piange). I luoghi della mia Pasqua sono gli stessi in cui celebrai nel 1968, piú di 40 anni fa, nel mio primo anno di Brasile. É um bel ricordo. Nostalgico? Um poco. Le strade sono ancora terribili, come allora o peggio. Gli ambienti assai piú confortevoli: energia elettrica, acqua filtrata e fresca ovunque. Meno gente in campagna. Meno battesimi. Piú gente che sa leggere. Povertá, gravi problemi di salute privata e pubblica, ma anche tanta fede e serenitá. Spirito sveglio e costruttivo. Sappiamo tutto che il nostro tempo ha aggredito la Pasqua col consumismo, ma non tutti si lasciano trascinare da questa corrente. Ci sono quelli che la vivono intensamente (“la mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente - salmo 41) e moltissimi che nemmeno se lo possono permettere.
Come prete in Brasile, io vedo la Pasqua come in tre dimensioni, che cerco di unificare. C´é la Pasqua popolare, fatta di processioni con statue di Cristo morto e di Addolorate trafitte da pugnali, Vie Crucis e crocefissioni, con molta fede e devozione. Poi c´é la Pasqua della liturgia, che batte molto con la lettera agli Ebrei: Cristo si é immolato spontaneamente, si é umiliato fino al limite piú basso dell´umanitá, ha versato il sangue per pagare le nostre colpe, ha obbedito al Padre che voleva una riparazione. L´ultima, quella che sento di piú, é quella che si legge nei Vangeli: Gesú voleva aprire la strada perché Dio regni tra noi, in noi e nel mondo. “Venga il tuo Regno”. Per farlo, ha scelto la via dell´amore e non dell´insurrezione violenta. Ma la sua predicazione e il suo impegno per “includere” gli esclusi ha messo in subbuglio l´ordine dei valori stabiliti dal Tempio. Lo hanno scambiato per un sovversivo, intrappolato, processato e umiliato, e poi hanno fatto pressione sul governatore romano perché lo condannasse a morte. Senza retrocedere, é stato obbediente al progetto del Padre. É morto pronunciando le parole: “Dovere compiuto – consummatum est”. Ed é risorto nella fede degli Apostoli e dei discepoli fino ai nostri giorni.
Tornando a casa dopo le celebrazioni, giá in piena notte (21,30-22.00), si passa accanto alla Pasqua di quelli che forse non sanno cos´é o non hanno mai avuto una Pasqua. “Botecos”, bar, birrerie, sono zeppe di gente che si gode i piaceri di questo tempo di benessere: birra a volontá, spezzatini allo spiedo, pasta fritta. In quei posti lí, le classi D-E diventate classe C possono permetterselo. Nei vicoli l´aria é impregnata dell´odore nauseabondo dell´olio di soja fritto e strafritto in cui galleggiano i loro bocconcini prelibati. Piccoli gruppi si fermano ai lati della strada statale con le loro auto o moto, a fare le loro festicciole private al buio, illuminandosi col le torce ma anche la droga e altro. Forse sono lontani da Cristo col pensiero, ma la loro vita di sofferenze, lavoro quasi schiavo e privazioni li fa essere molto vicini a lui.
Doveva avere il pensiero rivolto a queste persone Francesco, il vescovo di Roma, quando ha detto: «Il buon sacerdote si riconosce da come unge il suo popolo”. Basta guardare negli occhi la gente, quando si esce dalla messa, e riconoscere in ciascuno «il volto di chi ha ricevuto una buona notizia”, una notizia che gli cambia la vita. La gente – ha spiegato - «apprezza quando il Vangelo che predichiamo raggiunge la sua vita quotidiana, quando scende come olio di Aronne ai margini della realtá, quando illumina le situazioni-limite”. Perció é necessario uscire, prima di tutto, da sé stessi e andare incontro al gregge dove “c´é sofferenza, sangue versato, cecitá che desidera vedere”; dove ci sono “prigionieri di cattivi padroni». “Non é precisamente nelle auto-esperienze o nelle introspezioni ripetute che incontriamo il Signore”. In questo modo c´é il rischio di minimizzare il potere della grazia, che si attiva e cresce nella misura in cui, con fede, usciamo per offrire noi stessi al Vangelo e agli altri, “a dare la scarsa unzione che abbiamo a quanti non ne hanno affatto”. “Bisogna essere pastori con l´odore di pecore”, cioé pastori che stanno in mezzo alla gente. Ed ha aggiunto: “Andate nelle periferie, lá c´é sofferenza”.
Auguri all´Italia, “nave sanza governo in gran tempesta”. Da lontano, leggendo solo i titoli dei giornali o poco piú, fa molta pena. I telegiornali brasiliani sono abbastanza misericordiosi e non riportano le imprecazioni volgari e impertinenti urlati dall´equipaggio, fatto di persone democraticamente elette col supporto della midia e del web, ma “l´un contro l´altro armati”. La Pasqua suggerirebbe che quando si tocca il fondo avviene la resurrezione. Speriamo.

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