3 ottobre 2011

UN GRIDO SOSPESO

Foto: 1) Africa. Dall´archivio di Padre Severino che é stato missionario in Mozambico. Dev´essere uno dei suoi capolavori di fotografia. Cliccare sulla foto per vedere bene. 2) Foto del pranzo di saluto a don Eligio. 3) le cuoche (volontarie).

Non é solo per scarsitá di tempo che ho trascurato questo blog; é soprattutto per mancanza di idee. La vita é ripetitiva e la mente non é lucida a sufficienza per scavare sotto gli avvenimenti quotidiani per capirne la sostanza.
Ho vissuto un settembre pieno di incontri con le comunitá. Potrei dichiararmi soddisfatto. La gente che partecipa alle messe, soprattutto, é numerosa e ha un livello molto alto di attenzione e di sete di Vangelo. Non ci sono soltanto due tipi di religiositá, come ho scritto qualche volta: ma tanti. Ne cito almeno 3. C´é la religiositá popolare tradizionale, che si manifesta soprattutto nelle feste dei patroni. Questa é la corrente piú forte, che quando entra in azione assorbisce tutte le altre. Pure in questo momento ci sono quattro comunitá in festa: Mariguela (Nossa Senhora Aparecida ne é la patrona), che é una comunitá di senza terra giá sistemati nei loro appezzamenti di Riforma Agraria. Il quartiere “redenção” in cittá (stessa patrona, Nossa Senhora Aparecida). Poi ci sono i quartieri São Francisco e Santa Terezinha coi rispettivi santi. In queste feste le comunitá si mescolano. Alcune volte si ritrovano persone di sette o otto comunitá. La comunitá in festa invita le altre, a turno, a presiedere la celebrazione. La messa col prete c´é soltanto nella sera di apertura della novena e nel finale della festa, con la processione. C´é sempre una folla. Alla gente piace stare insieme in maniera rilassata. É un tuffo nella gioia della fede e dell´amicizia. É la loro piú normale interpretazione del Vangelo, e non mi sembra male. I problemi ci sono, e i gesti di amore avvengono ad ogni momento, ma senza drammatizzazioni e senza ufficialitá.

Un altro tipo di religiositá é quello carismatico: sono gli entusiasti. Hanno un programma intenso di incontri di lode, ritiri spirituali, studio della liturgia, riunioni organizzative. Sono gli unici a fare una vera e propria attivitá pastorale coi giovani: soltanto loro, al momento, riescono ad aggregare giovani in buona quantitá. Nel sociale si impegnano specialmente nella lotta alla droga e all´alcool. Hanno ottima accettazione popolare anche tra la gente che non aderisce. Non sono dichiaratamente in polemica con la pastorale parrocchiale, e vi partecipano quasi sempre attivamente, ma con il loro stile.

Accanto ai carismatici possiamo mettere il movimento dei Casais Con Cristo (coppie con Cristo) (esiste anche a Modena). Hanno un tipo di spiritualitá simile a quello dei carismatici, ma totalmente inserito nella pastorale diocesana e parrocchiale. Fanno degli incontri intensivi di formazione, con ore e ore di studio e di preghiera. Dopo il secondo incontro si inseriscono nelle diverse pastorali. Sono quasi tutte coppie giovani, e diventano un supporto formidabile per le attivitá parrocchiali: sono impegnatissimi nella liturgia, nell´accompagnamento alle comunitá rurali piú isolate, nella raccolta delle decime, nell´amministrazione economica, nelle letture bibliche di preghiera, nei corsi per fidanzati, nel servizio dei matrimoni, nella liturgia domenicale, catechesi dei ragazzi e degli adulti, e altro.

Poi c´é la pastorale ufficiale: per la nostra diocesi é costituitá soprattutto dalle comunitá di base e dai gruppi di servizio pastorale. Non li enumero perché sono una quarantina di comunitá e una ventina di gruppi. Alcuni sovrabbondano di laici impegnati: a volte con ottime capacitá e formazione, altre volte scarsi. É un processo. Cito solo la pastorale della terra, la pastorale missionaria, la pastorale carceraria e quella della salute, perché sono le piú eroiche. Sono pastorali impegnative, che non ottengono molta cooperazione. Sabato ho partecipato a un incontro diocesano della pastorale carceraria, totalmente in mano ai laici. Si propone la meta, ambiziosa e quasi utopica, di promuovere una giustizia redentiva e non punitiva. É impopolare. Io faccio parte di questa pastorale, visito i carcerati, e so che per realizzare questo ideale i primi da convertire sarebbero i carcerati stessi. Questa pastorale é programmata ogni tre o quattro anni dalla Conferenza Nazionale dei Vescovi. In diocesi la si studia e si rielabora secondo le neccessitá locali, poi si cerca di seguirla a menadito.

Le messe domenicali in parrocchia, e un poco anche quelle delle comunitá di base, fanno da ponte tra i diversi tipi di religiositá. Per questo motivo la maniera di celebrare é ibrida. Soprattutto nella grande messa centrale della domenica sera, alla quale partecipa quasi un migliaio di persone. La messa, da queste parti, é davvero il centro della comunitá cattolica. É esplosione di sentimenti, canto, divertimento, passerella, ma é anche un grande momento di ascolto del Vangelo, di preghiera, di adesione a Gesú. La messa della domenica é sempre oggetto di conversazioni e commenti per tutta la settimana: la gente ci ferma per strada e commenta i passi interessanti.
Questo é il nostro orto. Che cosa avviene fuori? Cresce il numero delle chiese evangeliche e quello dei loro adepti (sempre meno). Cresce anche il numero di aderenti all´ateismo, dice l´anagrafe. E nei cattolici, che ufficialmente diminuiscono di numero, cresce la partecipazione effettiva alla vita della comunitá, e aumenta la consapevolezza e l´impegno.

Il nostro orto é quasi un ambiente idilliaco, un paradiso. La povertá ora discretamente prospera é acccolta con gioia senza pretendere troppo, e si cerca soprattutto il cibo spirituale per avere fiducia e speranza nonostante tutto in questa vita, e poi la vita eterna. Dove si loda e ringrazia Dio per ció che si ha e non ci si dispera di fronte alle tempeste e ai baratri del mondo. Anzi, forse si evita perfino di guardarli. Alcuni dei nostri bravissimi fedeli snobbano perfino gli sforzi di Lula e ora del governo Dilma. É per questo che l´interesse per le istanze sociali, la partecipazione ai movimenti e alle mobilitazioni di carattere politico, che pure sono sollecitate con notevole vigore dai programmi dei vescovi, nella realtá smuovono pochi adepti. Ci sono forse le convinzioni, ma non c´é pratica.

Sicuramente, lo ripeto, non siamo un mondo illuminista e positivista come il nord del pianeta, ma in questo momento un poco di analisi non farebbe male. Ho l´impressione che l´impegno della nostra Chiesa per la giustiza sia diventato, complessivamente, un discorso e un´opinione, e basta. Forse diventerá partecipazione effettiva, o forse no. Per il momento siamo isolati quasi del tutto dai movimenti sociali. Non fosse qualche azione imposta, in qualche modo, dalla Conferenza Nazionale, come ad esempio la Campagna della Fraternitá. Che quest´anno era sulla difesa del Pianeta Terra, ma é quasi morta sulla spiaggia (a onor del vero, alcune comunitá hanno fatto un buon lavoro sul piano della coscientizzazione). Mancano persone che si buttino e nuotino: i pochi che si azzardano rimangono quasi sempre soli, senza mezzi e senza uditorio. La nostra Chiesa si é chiusa in sé stessa. Fuori dal nostro orto accadono cose preoccupanti, ma anche cose promettenti: sarebbe doveroso collegarsi. Come, ad esempio, scrive Selvino Heck, assessore speciale della Presidente Dilma Roussef, su Adital:

“Ritorno da alcuni giorni di preteso riposo in casa della mia mamma, ritorno dalla lettura quotidiana dei giornali, riviste e blog di vari tipi, entro a capofitto nella preparazione di tre eventi importanti (.....), e mi rendo conto che sta accadendo qualcosa di diverso.

La televisione mostra la mobilitazione di fronte alla Borsa di valori di Nuova York, dove giovani accampati protestano contro il mercato finanziario e gli alti lucri delle banche. La Grecia si é fermata, in sciopero generale. Gli studenti cileni continuano in strada. Analisti internazionali parlano della necessitá di aiutare i BRICS –Brasil, Rússia, Índia e China – a comprare titoli del debito europeo, per aiutare l´Europa a sfuggire dalla crisi che si approfondisce. Lula, il primo latino-americano in 140 anni a ricevere il titolo di Dottore Honoris Causa dall´Istituto di Scienza e Politica di Parigi, il famoso Sciences Po, e ad essere acclamato, dice: "Il problema della crisi non é economico ma di decisione politica”. La Presidente Dilma, nel suo storico discorso di apertura della 66ª Assemblea Generale dell´ONU, disse: "Il mondo vive un momento estremamente delicato, e, nello stesso tempo, una grande opportunitá storica”.

Ricevo un messaggio con questa chiamata: "Attenzione all´agenda internazionale dei movimenti sociali”. É il Boletim da Minga Informativa deo Movimenti Sociali, che dice che ottobre sará “ il mese delle mobilitazioni nel continente e nel mondo”. Gli assi centrali sono: i temi ambientali e climatici e i diritti della natura, in vista dei negoziati internazionali di Durban (dicembre, sul clima) e Rio+20 (Rio de Janeiro, junho de 2012, sullo sviluppo sostenibile).

Come, per esempio, la IV Minga (ndr: minga é una parola spagnola che indica un impegno o una convenzione di lavoratori che si impegnano a prestare un servizio a favore a una persona o una causa) globale per la Madre Terra del 12 ottobre, convocata dai popoli indigeni dell´Abya Yala. L´obiettivo é che "in ogni angolo del pianeta si alzino le voci e si uniscano le mani in difesa della vita, per i diritti della Madre Terra, per il pieno esercizio dei diritti dei popoli indigeni, contro l´imposizione delle attivitá estrattive e per la costruzione collettiva del Ben Vivere”.

Oppure la Settimana di azione globale contro il debito e le istituzioni finanziarie internazionali, dall´8 al 16 ottobre. “Uniamo le nostre forze e diciamo NO al debito illegittimo. Le istanze organizzatrici invitano a far confluire le azioni di tutto il pianeta, a usare il massimo di creativitá e realizzare ogni tipo di azione appropriata per rendere possibili le aspettative comuni e appoggiare le lotte concrete.”

A Panamá, si realizza nei giorni 1 e 2 ottobre il Forum alternativo sui cambiamenti climatici: "L´obiettivo é di dare supporto ai processi di lotta e denunciare l´applicazione di false soluzioni alla crisi del clima nel suo complesso”. Fino al 7 ottobre le organizzazioni possono sostenere la chiamata contro la presa delle terre, “per contribuire a spingere i governi al rifiuto definitivo dei Principi per le inversioni agricole responsabili (RAI, nella sua sigla in inglese) della Banca Mondiale)”.

Il 12 ottobre avverrá il Grito dos Excluídos Continental (Grido degli esclusi continentale) con la 13ª Giornata di Mobilitazione ‘Per Lavoro, Giustizia e Vita”, in diversi paesi dell´America Latina e Caraibi: “Il Grido avverrá in forme diverse, espressioni e agente diverse, col denominatore comune della difesa della Vita in tutta la sua ampiezza: della natura, delle comunitá, dei diritti sociali delle minoranze e degli esclusi”.

Nella República Dominicana, sono giá iniziate le Giornate di Mobilitazione/2011 per il Diritto alla casa e alla Terra, collegate alla Giornata Mondiale dell´Habitat.
Nella Valle del Cauca, in Colômbia, sará realizzato il Congresso delle Terre, Territori e Sovranitá, dal 30 settembre al 4 ottobre, “convocato da organizzazioni di contadini, indigeni afrodiscendenti e popolazioni urbane e che si propone di riunire diecimila persone di tutto il paese. (....)

Non stiamo perció assistendo a un “Grito fermo nell´aria”, titolo di un pezzo teatrale di Gianfrancesco Guarnieri, di grande successo negli anni 70, che denunciava la censura (...). E nemmeno é ancora il grido degli anni 80 con suo appello al cambiamento. Ma l´effervescenza, la mobilitazione, sono nell´aria e nella testa di tante persone. Ogni giorno diventa piú percettibile che il modello neolibarale di sviluppo sta portanto il mondo a una situazione insostenibili, se non proprio di caos. Non é piú possibile che il mercato finanziario domini l´economia, favorendo gli interessi di una mezza dozzina, e portando paesi interi alla crisi e i lavoratori alla disoccupazione e alla miseria. Non é sostenibile il modello consumista che distrugge la natura, esaurisce l´acqua, inquina il pianeta e dissemina valori come l´individualiso, l´ingordigia, il lucro come misura della vita e delle relazioni sociali, l´egoismo, o, come si diceva negli anni 80 e vale ancora oggi, l´avere al posto dell´essere.

La reazione, la lotta e il sogno, come sempre, vengono dal basso, dai piú poveri e dai lavoratori, dagli indigeni, dai neri e dagli abitanti dei quilombos, dalle donnme e dai giovani, dai militanti dell´economia solidale e dei diritti umani, dagli agricoltori familiari e dai contadini. E disegna un futuro di “un altro mondo possibile”, urgente e necessario.
Scritto il 30 settembre 2011.

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