27 ottobre 2011

POTERE DELLA STOLA

Foto: 1) Reforço escolar; 1) I miei colleghi, il sindaco e autoritá comunali; 3) genitori e alunni. 2) I ragazzi.

"Non cé stato nessun documento o gesto concreto per modificare la netta perspettiva teologica (.....) che traduce l´idea che tutte le religioni trovano la propria realizzazione nella Chiesa cattolico-romana" - scrive Faustino Teixeira a commento dell´incontro delle religioni ad Assisi. "Il nuovo incontro si pone in questa prospettiva, ma puó favorire nuovi segni di dialogo. É ció che tutti speriamo". Ossia una "possibilitá di trasmettere la vocazione essenziale di accoglienza e ricerca della pace, senza le quali non sará possibile un futuro di amore per il nostro tempo".

Il Vangelo di domenica solleva uno dei temi che che ho affrontato con piú passione nella mia vita di prete: esercitare il ministero da compagno di strada della gente, nel cammino verso il Regno, in una Chiesa-Popolo di Dio senza posare da dottori della legge, né padri, né maestri. E a non usare la stola per affermazioni personali. Questo aspetto dello spirito e della pratica di Gesú é ancora lontano dall´essere capito e diventare pratica comune nella Chiesa. Perció non é la strada verso il successo, É un percorso che supera le capacitá umane. Io ho provato di tutto per mettere in pratica questo. Sicuramente fo anche pasticciato. Sono contento di avere annunciato il Vangelo e celebrato per convinzione, senza farmi pagare né in contanti né in promozioni. Se me lo avessero permesso, avrei anche pagato il cibo col lavoro delle mie mani: ma questo non l´ho potuto fare. Credo di aver aiutato qualcuno a sentirsi libero figlio di Dio in comunione con la Chiesa e discepolo solo di Gesú Cristo. É un potere che mi basta e avanza.

Il gesuita Francisco Taborda, prete dal 1968, professore emerito della facoltá di teologia dei gesuiti di Belo Horizonte (MG), ha pubblicato quest´anno un libro intitolato "A Igreja e seus ministros" nel quale sostiene che il modello evangelico dell´ordine presbiterale ed episcopale non si trova nel sacerdozio (né in quello giudaico né in quello pagano) ma nel Servo di Javhé e nel Buon Pastore. In proposito, leggete queste belle pagine. Mi sembrano tanto utili per la meditazione, sia per noi preti e i vescovi, sia per i laici (pag. 53-57 del libro nell´edizione brasiliana della editrice Paulus, non so se esista in altre lingue).

Se la parola "potere" é ambigua e tende ad essere presa nel senso cattivo di potere-dominio, anche la parola "servizio" puó significare una maschera del dominio, per mezzo del paternalismo, della bonarietá e dello zelo che non danno spazio all´altro. Interpretare cosí la funzione del Servo di Iavhé sarebbe privarlo di vigore. La Chiesa serva, alla luce della teologia del Servo di Iavhé, é la Chiesa che, spogliandosi delle proprie pretese di potere mondano, cerca la realizzazione dell´essere umano tutto e di tutti gli esseri umani. Spende tutte le sue energie affinché l´essere umano arrivi ad essere fonte delle proprie decisioni, ad esprimere liberamente la propria identitá e a condividerla con gli altri in un intercambio di reciprocitá.

Nel Vangelo, Gesú stabilisce chiaramente la differenza tra potere-dominio e potere-servizio. Potere-dominio lo hanno i re e i tiranni, il cui modo di agire é designato col verbo greco catacuriéin (curiein=essere signore; catá=dall´alto al basso, contro); nella Chiesa, dev´esserci il potere-servizio (cf. Marco 10, 43-45). Mentre il primo si esercita sopra un gruppo umano, il secondo ha il suo posto dentro una societá o comunitá. Il primo si impone con la forza; il secondo sboccia dal di dentro. In questo senso, per la sua origine, il potere-servizio che vuole risvegliare il potere addormentanto in ciascuna persona, si indentifica con autoritá o exousia. Yves Congar definisce il potere come "la possibilitá che un individuo ha di far prevalere la propria idea e volontá su quella degli altri in un determinato sistema sociale". Da esso si distingue chiaramente l´autoritá: "L´autoritá é spirituale o morale. É una efficacia di irradiazione e attrazione. Puó esistere potere senza autoritá e ugualmente si puó avere ed esercitare autoritá senza "potere".

P.H. Kolvenbach, ex-Preposto Generale della Compagnia di Gesú, spiegó il concetto di autoritá come "trasformare l´altro in autore", dare spazio all´altro. É il potere che si usa per fare in modo che tutti siano "autori", responsabili delle proprie azioni. In questo contesto paragona la Bibbia al Corano. Per l´Islam, Dio ha un potere-dominio; per la tradizione giudeo-cristiana Dio ha autoritá. Due esempi lo chiariscono. Secondo il Corano, Dio insegna "ad Adamo i nomi delle cose e degli esseri" e Adamo, subito dopo, mostrerá che ha imparato, rivelandoli agli angeli; nella Bibbia, é Adamo che dá il nome agli animali (Genesi 2, 19). Dio ha autoritá, perché fa di Adamo un "autore". Lo stesso si dica dell´annunciazione a Maria: nel Corano gli angeli, dopo aver annunciato a Maria che Dio l´ha scelta, le dicono: "O Maria, sottomettiti al tuo Signore, inclinati e prostrati con quelli che si prostrano"; in Luca, Maria é autrice della risposta: "Sia fatto di me secondo la tua parola (LUca, 1, 38). Dio non vuole l´essere umano assoggettato a un potere-dominio - sia esso quello di Dio o di chiunque altro - ma lo vuole "autore", libero. La sua autoritá risveglia l´essere umano perché diventi "autore" ed eserciti il potere che c´é in lui. Ossia: lo porta ad essere libero.

Autoritá é servizio al potere dell´altro, risvegliare nell´altro il potere soffocato che, nonostante sia presente in lui, il potere-dominio non permette che si sviluppi. É non spegnere lo stoppino che ancora vacilla e nemmeno spezzare la canna crepata (cf. Isaia, 42, 3). (.....)

La forma di assumersi la responsabilitá storica é vivere la spiritualitá del Servo di Javhé, ció che é possibile solo per l´azione dello Spirito Santo. Egli ci fa oltrepassare noi stessi e cosí entrare nella condizione del Servo, collocare il potere del gruppo o personale a servizio della realizzazione dell´essere umano. Ora, la Chiesa é diversa da tutti gli altri collettivi, perché esiste per la risposta della fede in Cristo. Una comunitá, nella quale forse tutto tende a separare (razza, cultura, interessi, genere, classe...), si riconosce come il Corpo stesso del Signore Risorto. La forza dello Spirito che unisce i membri del Corpo di Cristo é maggiore di loro e li porta a superare sé stessi.

La prassi della Chiesa stará, perció, nel seguire Gesú, il servizio all´umanitá, la realizzazione umana, quella che l´essere umano assuma il proprio potere, la propria libertá, sia "autore". Ecco il potere della Chiesa da esercitarsi in un mondo in cui i dominatori non vogliono che l´essere umano, ciascuno e tutti, giungano al potere e alla libertá. Per questo, come il Servo, la Chiesa sará perseguitata e dovrá consegnarsi alla morte nella fede in Dio che risuscita i morti.

Dentro a questo contesto si capisce cosa significa "il potere nella Chiesa é servizio". Il potere é prima di tutto il potere della Chiesa, cioé il dispendio di sforzi ed energie che essa fa come collettivo. Tanto l´insieme come ciascun individuo deve entrare nella condizione di Servo per essere fedele alla sua vocazione. "Siete stati chiamati alla libertá. Non fate della libertá un pretesto per servire la carne. Al contrário, fatevi schiavi gli uni degli altri per amore" (Galati, 5, 13). "Sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo" (Efesini 5, 21). In questo senso, la Chiesa é tutta ministeriale, ha un potere che dev´essere realizzato come servizio, dando spazio agli altri.

Ma la Chiesa é anche un´istituzione. Sociologicamente é proprio delle istituzioni strutturarsi secondo le proprie necessitá in una "macchina di potere" che sempre divide, crea tensioni e tende al dominio. Anche teologicamente, la Chiesa é istituzione. Come tale, é centrata nella persona di Gesú Cristo, che l´ha istituita chiamando persone concrete che stessero con lui ( i dodici) e, conservando la loro individualitá, formassero un collettivo. La mediazione tra il polo sociologico, per il quale la Chiesa come societá umana assicura la propria esistenza dandosi una struttura di potere, e il polo teologico per il quale la Chiesa vive della forza dello Spirito, é il ministero ordinato. Per questo, i ministri sono ordinati sotto l´invocazione dello Spirito Santo; non sono semplicemente una istituzione umana, che il gruppo sociologico Chiesa dá a sé stesso. Per loro missione compete ai ministri far prevalere nella Chiesa un tipo di potere che si affermi non negando gli altri, ma attraverso la realizzazione di ciascun essere umano e di ciascun gruppo umano nella libertá, nell´identitá e nella condivisione.

Se é questo l´esercizio del potere nella Chiesa, il regime di governo non é né monarchico (il potere nelle mani di uno solo), né aristocratico (il potere con i migliori), né democratico (il potere é del popolo), ma "pneumocratico" (il potere é dello Spirito), o "adelfocratico" (il potere compete ai fratello come fratelli). Con questi neologismi si vuole accentuare che tutti i membri della Chiesa sono soggetti attivi, membri integrali, "pietre vive" (cfr. 1 Pietro, 2, 5). Tutti godono della "paresia", il diritto di parlare, davanti a Dio e davanti al pubblico. Non ci sono padri, né maestri, né guide, solo fratelli (cfr. Matteo, 23, 8-10). Non esistono "laici", tutti sono sacerdoti (cfr. 1 Pietro, 2, 9; Ap. 1, 6).

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