19 ottobre 2011

ANCORA I MURI

Foto: orquidea di stagione.

Sabato scorso, nel Consiglio Parrocchiale, la suora piú anziana di Itaberaí (una venezuelana) commentava gli interventi di noi preti: "La gente va di qua, voi preti andate di lá". Lo diceva allargando le due braccia per indicare le due direzioni opposte. Analiticamente parlando, aveva ragione da vendere.

La religione del mondo contemporaneo (lo chiamiamo ancora post-moderno? Secondo me ha fatto un altro passo avanti, almeno da queste parti!) é l´ottimismo e il bene-stare a tutti i costi. Comblin, che é morto l´anno scorso, lo ha lasciato scritto in un libretto: é la religione di Paolo Coelho e dei manuali per stare bene in tutte le situazioni. E i cristiani seguono l´onda del mondo. In questo momento una chiesa evangelica di Goiania diffonde un volantino di propaganda di un "locale dei miracoli": un luogo dove lo Spirito Santo cura tutti i mali, i dispiaceri, le depressioni, eccetera. I cattolici non sono da meno. La gente vuole delle celebrazioni belle, gradevoli, con molta musica e spettacolo, paramenti e tuniche splendide per i ministri. I carismatici hanno le loro sessioni di cura. Parecchi preti giovani diventano preti in quest´ottica. Quelli che possono, si preparano a fare le show-messe alla moda di padre Marcelo Rossi.

I vescovi e il clero che li segue insistono sulla scelta dei poveri, la sobrietá, l´impegno, le comunitá ecclesiali di base. Chiamiamola fedeltá al Vangelo, oppure resistenza. Io sono di questo partito. Peró é vero che anche le comunitá ecclesiali di base si lasciano affascinare dalla tendenza generale e si adattano alla cultura del tempo. Oggi bisogna essere sempre giovani, in piena salute, sentirsi bene con sé stessi, essere ottimisti, bandire ogni sentimento e parola negativa. Le cose devono andare sempre bene, e se non vanno bene si esorcizza il male dicendo che vanno bene. Conosco un ragazzo neo-convertito che ringrazia Dio ogni cinque minuti almeno. L´unico problema sociale serio che la gente sente come una minaccia é la droga.

Non scrivo questo come lamentazione: é una constatazione. C´é in atto un riadattamento della fede al mondo. In alcuni casi anche servendosi del latino e del rigore nell´osservanza della liturgia e del diritto canonico: c´é gente che non ha mai studiato una parola di latino e vuole cantare inni e preghiere in latino. Cose che erano giá, in parte, un adattamento della fede al mondo di altri tempi. Talvolta portavano anch´esse ad evadere dalla radicalitá del Vangelo. Si puó proprio dire: "Niente di nuovo sotto il sole".

E ora vi presento la traduzione di un articolo del vescovo Dom Demetrio su tutt´altro argomento.

Dom Demétrio Valentini
Bispo de Jales (SP) e Presidente da Cáritas Brasileira
Adital

La visione del muro che separa il Messico dagli Stati Uniti permane inciso nella retina. Non sparirá tanto presto. É come selezionare un´immagine che serva come tela permanente di un computer. Il guaio é che il muro non rimane solo nella retina, ma nella realtá. É un muro che non cadrá facilmente. Cosí come altri muri continueranno ad esistere. Alcuni sembrano avere la vocazione della Grande Muraglia cinese. Si integreranno nella realtá stessa, come se facessero parte naturale di essa.

Allora rimane la questione, per niente irrilevante. Come convivere coi muri? Poiché bisogna imparare a contornarli, come il fiume contorna la montagna. I muri non riescono a trattenere la vita, che non si limita a frontiere aperte per il commercio e per la libera circolazione di persone. La vita ha altri valori. Quando ostacolati, sembrano crescere e affermarsi in modo sorprendente. Non abbiamo bisogno di aspettare che i muri spariscano per risvegliare in noi nuove energie e valori insospettati. La vocazione umana continua a sfidarci alla convivenza fraterna in questo piccolo pianeta che ci orienta ad aprirci all´universo infinito.

Un prete che da molto tempo lavora vicino alla frontiera del Messico con gli Stati Uniti, si é messo a guardare il muro in modo diverso. Senza il muro, milioni di messicani, sicuramente, passerebbero dall´altra parte. Ma chi ha mai detto che non é possibili rimanere in Messico, e fare di quel paese un luogo dove si puó vivere con gioia e sviluppare splendide potenzialitá del paese, cosí benedetto da Dio nonostante la vicinanza degli Stati Uniti!

Questo significa che i muri possono invertire il loro simbolismo, e risvegliare verso sfide salutari e provvidenziali, come il rafforzamento dell´identitá propria di ciascun paese, e la valorizzazione delle sue caratteristiche umane e culturali. É vero che non ci sarebbe bisogno di costruire muri per questo. Ma se essi sono stati costruiti, utilizziamoli per quello che possono darci di buono.

Ma il muro ha suscitato a Tijuana una realtá commovente, patrocinata dai padri e suore della Congregazione di S. Carlo. Sono stati fondati dal vescovo italiano Mons. Giovanni Battista Scalabrini, con lo scopo specifico di accompagnare e sostenere i migranti. In quel tempo erano migranti che si spostavano a migliaia dall´Europa verso il continente americano. Ora, questi preti e suore si dedicano a seguire le nuove onde migratoria, che hanno invertito le rotte antiche e ora si spostano in direzione all´Europa e agli Stati Uniti.

Dunque, essi hanno intuito che Tijuana é un punto strategico per la loro benemerita missione. Hanno costruito due case di accoglienza, una per le donne, a carico delle suore, e l´altra per gli uomini, a carico dei preti. Ogni giorno, ciascuna delle due case accoglie in media 120 migranti, proveniente in maggioranza dai deportati, che gli Stati Uniti si incaricano di buttare nel territorio messicano, a centinaia al giorno.

Ció che fa impressione é il contrasto che i migranti hanno sperimentato. Buttati fuori con freddezza, sono accolti con molto rispetto dai preti e dalle suore. Possono rimanere a dormire la notte, ricevono vestiti puliti, fanno il loro pranzo, ricevono personalmente un cuscino e una coperta per coprirsi nel letto che é loro destinato. Sono messi in contatto con le loro famiglie. Cosí possono ridefinire meglio la propria direzione e cercare una via d´uscita per la loro situazione.

Tentavano un sogno ingannevole. Finiscono per scoprire una ricchezza diversa, che possono trovare dentro sé stessi. Non ci sono muri che possano fermare la vocazione umana alla realizzazione personale e ai rapporti fraterni con tutti.

1 commento:

  1. sabato 15 ottobre (come in tante altre occasioni) ero a roma per manifestare e chiedere una società più giusta. avrai già visto il casino successo per molti idioti...ma ti volevo segnalare uno striscione di cui forse nessuno ha parlato e mi pare sia in sintonia con quello dell'amica suora venezuelana(se ben ricordo molto brava): lo striscione diceva "Cristo è qui, quando si sarà TUTTA la chiesa?" ciao sante

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