6 novembre 2011

DIARIO DELLA SETTIMANA

Foto: Brosimum gaudichaudii, un frutto silvestre commestibile. Ho raccolto questi frutti ieri, mentre andavo tra boschi e valli d´or a celebrare una messa. La pianta, e anche il frutto, sono famosi per contenere un principio attivo che cura la vitiligine. Ma la vitiligine si cura? (Ho scritto che é commestibile, ma non provate a mangiarlo: é quasi schifoso).
Non ci sono novitá? Ce ne sarebbero tante. Ma io sono dentro all´ingranaggio della “quotidianitá parrocchiale” che, se pure non mi assorbe tutto il tempo, mi tiene occupata tutta la mente.Le parrocchie sono nel mondo, ma in questo periodo hanno un orizzonte un pó ristretto. Tante cose accadono lá fuori, di cui quí dentro nemmeno si parla. Quí c´é odore di santitá. Tutto sta a vedere se é proprio autentica. Cantiamo propositi e preghiere cosí belle da strappare le lacrime.
C´é un inno bellissimo che prende lo spunto dall´episodio di Zaccheo: “Entra nella mia casa – entra nella mia vita – cambia la mia struttura – sana tutte le ferite – insegnami ad essere santo – voglio amare solo Te”. Pare che l´autore abbia dimenticato una parte: quella in cui Zaccheo dice: “Restituiró tutto ció che ho rubato e daró la metá dei miei beni ai poveri”.
Quando mi trovo davanti una notizia che meriterebbe essere registrata, mi perseguita il dubbio che sia di scarso interesse per chi la legge dall´Italia di oggi. L´Italia trasuda e traspira angoscia, rabbia, sgomento. Grida, si agita, scalcia e si dispera come una fanciulla in preda al branco. Cosí é, almeno, come la descrivono le pagine dei giornali online. Speriamo che riesca a liberarsi. Se, dopo aver perduto la verginitá, avrá imparato ad essere piú cauta, sará comunque un passo avanti.
Due cose che mi hanno fatto riflettere: i santi e i defunti. Due giornate che, dal punto di vista religioso, trattano la stessa materia: dove andremo a finire? Nella fila che ha seguito le beatitudini o in quell´altra? Cosa c´é dopo la morte? Scenderemo nella valle buia e fredda dell´Ade? Nelle terribile fiamme del fuoco eterno? Saliremo nella Gerusalemme celeste, tra la moltitudine dei biancovestiti che hanno lavato le vesti nel sangue dell´Agnello? Qui non ci sono feste di precetto, quindi celebriamo la festa dei santi la prima domenica di novembre, oggi. Il vangelo descrive la strada della santitá. Secondo il Vangelo di Matteo, é un percorso democratico: la povertá di spirito é disponibile. l´afflizione, prima o poi, é concessa a tutti. La fame e sete di giustizia sono abbastanza diffuse. Si puó sperare bene! Suor Faustina, quando sognó la temperatura terrificante del fuoco infernale, forse aveva digiunato un pó di troppo. Penso cosí, ma in realtá non so nulla quanto al clima dell´aldilá. Sto al detto del Nuovo Testamento: Gesú é andato a preparare un posto per noi. Confidiamo nella misericordia del Padre buono che fa festa per il rientro del figlio prodigo che ha sprecato l´ereditá.
Uno dei brani che mi piacciono di piú nell´Apocalisse, é quello in cui si descrive il fiume della cittá di Dio: “L´angelo mi mostró un fiume di acqua viva; brillava come un cristallo; sgorgava dal trono di Dio e dell´Agnello. In mezzo alla piazza, da ciascun lato del fiume, crescono alberi della vita; essi producono frutti dodici volte all´anno, ogni mese; le loro foglie servono a curare i popoli” (Apocalisse 22, 1- 2). Quando abitavo al Ponte Borlenghi, nel nostro podere c´era un bosco di piante native: quercioli, sorbi, prugnoli, cornioli, nespoli, meli e peri selvatici, olmi e aceri, ginepri e altre piante del genere intrecciate a cespugli di rose canine e macchie di rovi e ginestre. Nel sottobosco crescevano pungitopi, asparagi selvatici, fragoline, peonie, orchidee terrestri e anemoni. A primavera vi nidificavano i tordi. Quello era uno dei miei paradisi. Molte volte camminavo lí in mezzo per ore ed ore, scalzo e da solo, a raccogliere fiori e frutti selvatici o semplicemente a osservare. Mi divertivo da pazzo. Bisognava vedere con quale passione, in autunno, facevo scorta di sorbole e nespole, le sistemavo nella paglia, e controllavo ogni mattina per poi distribuire in casa i frutti succulenti giunti a maturazione. Se il Signore mi dará un posticino in mezzo ai sassi e a quelle piante in riva al fiume, per me sará anche di troppo. Non pretendo di frequentare da vicino il trono descritto dall´Apocalisse, circondato da tutte quelle pietre preziose: non sono il mio genere.
Ma ora passo ad un argomento piú serio: l´ecumenismo. In Brasile alcune associazioni e movimento ne discutono. L´agenda delle diocesi e parrocchie lo ignora. Si sta avvicinando una data molto importante che merita attenzione e riflessione.Vi passo qualche paragrafo di ció che scrivono gli orientatori del Centro di Studi Biblici (CEBI), che é un gruppo interconfessionale e quindi, per antonomasia, ecumenico.
“Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero attaccó 95 tesi alla porta del castello di Wuttemberg, mettendo in moto il movimento della Riforma che cercava “rinnovamento del cristianesimo occidentale”. Alla fine di quel processo il cristianesimo si divise in confessioni religiose, ciascuna con la propria confessione di fede: Confessione di Augsburgo (luterani), Confessione Elvetica (zwingliani), diverse confessioni calviniste/riformate e la Confessione di Fede Tridentina (cattolico-romana)”, spiega Martin Dreher, professore di Storia della Chiesa, in un´intervista ad IHU On-Line, per posta elettronica.
Il 31 ottobre 2017 prossimo, gli evangelici dovranno celebrare i 500 anni della Riforma, e in America Latina si stanno giá preparando.
Riguardo allei commemorazioni, il teologo Walter Altmann sottolinea che "ogni celebrazione dev´essere accompagnata da riflessione sul modo di vivere autenticamente la fede oggi”. “Ossia, non puó consistere in un ritorno al 1517, ma al contrario, evocando l´avvenimento di quell´anno, ci si dovrá proiettare in avanti, con un impegno rinnovato”. Per Dreher, dal 2011 al 2017, i luterani devono domandarsi cosa significa quel “solus Christus” nel contesto di oggi in cui il nome di Dio é mercato, in cui l´obiettivo dell´etica non é preservare il buon creato di Dio, in cui concetti come ‘grazia’, ‘fede’, ‘scrittura’ hanno bisogno urgente di essere recuperati e in cui dobbiamo interrogarci sul volto di Dio”.
Fu contro la vendita delle indulgenze che scattó, per la prima volta, la scintilla dello scisma protestante. Raccontano che Martin Lutero, nel 1917, dopo aver confessato un penitente, si sentí dire: “Padre, non ho bisogno di fare la penitenza. É in vendita una indulgenza plenaria che basta pagare una certa somma per essere perdonati!”. Lutero rimase indignato e scrisse le sue tesi. Lo sviluppo dello scisma avvenne contro la sua volontá (non aveva capito tutti gli interessi politico-economici colpiti dalle sue argomentazioni teologiche).
Se tornasse al mondo oggi troverebbe molte Chiese evangeliche pentecostali che ammucchiano soldi vendendo miracoli e assoluzioni di ogni genere. Una scena normale nelle loro celebrazioni e programmi televisivi é presentare persone che buttano via le stampelle a un cenno del pastore, e altri che ringraziano Dio accompagnati dal frastuono degli alleluia: “Dopo che mi sono consegnato a Gesú in questa Chiesa la mia vita é cambiata: ho ristrutturato e ampliato la casa, ho comprato una bella macchina, ho aperto una ditta per mio conto!”. Ci sono pastori con la faccia di bronzo che dichiarano: “Quando maggiore é l´offerta in denaro, piú grande sará il miracolo”.
Esattamente come alcuni banditori di indulgenze del passato che predicavano, si dice: “Quando tintinna una moneta nel piatto, un´anima del purgatorio sale in cielo”.
Tristezze della storia e miserie umane. Lo spirito ecumenico é, in definitiva, la grandezza d´animo di sentirci in comunione pur nelle differenze, riconoscendoci “corpo” dello stesso Gesú Cristo.
In questi giorni, a pranzo in una famiglia che celebrava il compleanno di un figlio, la mamma mi ha presentato la sua prole e i nipotini e mi ha detto: “Ho anche altre due figlie, ma purtroppo non vengono piú a casa mia, perché sono passate ad una Chiesa evangelica e non sopportano che noi preghiamo e chiediamo la benedizione della mensa”. In compenso, molti credenti sinceri, di qualunque Chiesa, sono ecumenici senza saperlo. In ospedale, durante una visita ad un paio di parrocchiani, ho chiesto a tutti gli ammalati presenti se c´era qualche evangelico che non gradiva che facessi la preghiera a voce alta”. Un anziano mi ha fatto un cenno e poi ha detto chiaro e tondo: “Io sono evangelico, ma per me ogni preghiera rivolta a Dio Padre é gradita e benedetta”.
Mi arriva ogni settimana un rapporto sulle iniziative ecumeniche in Europa redatto da un gruppo che si denomina “il dialogo”: leggo solo qualche pezzettino perché c´é troppo materiale. I teologi dialogano, le singole Chiese partecipano a qualche incontro, ma é un percorso di cui non si intravvede la conclusione. Sono convinto dell´utilitá di questi scambi di studiosi e di autoritá, ma probabilmente l´ecumenismo sboccerá dal basso, dalla maturitá della fede vissuta dai fedeli.
Se proprio evangelici vogliamo essere, ognuno di noi e ogni Chiesa si specchi nel brano di vangelo di domenica 28/10, dove Gesú criticava molto severamente i farisei (Matteo 23, 1-12): “Sono seduti alla cattedra di Mosé. Perció fate quello che dicono ma non imitate le loro opere, poiché dicono ma non fanno!”
“Il gruppo dei farisei nacque nel secolo II A.C con la proposta di una osservanza piú perfetta della Legge di Dio, soprattutto delle prescrizioni sulla purezza. Essi erano piú aperti alle novitá che i sadducei. Per esempio accettavano la fede nella resurrezione e quella negli angeli, cosa che i sadducei rifiutavano. La vita dei farisei era una testimonianza esemplare: pregavano e studiavano la legge per 8 ore al giorno, lavoravano 8 ore per la propria sopravvivenza, e per 8 ore dormivano o si divertivano. Per questo godevano di grande autoritá presso il popolo. Di fatto avevano svolto un eccellente lavoro popolare e aiutato la gente a conservare la propria identitá e non perdersi nel corso dei secoli. Col tempo, peró, si aggrapparono al potere e non ascoltavano piú gli appelli della gente né la lasciavano parlare. La parola “fariseo” significa “separato”. Si erano distanziati dalla gente”.
Nella Chiesa siamo seduti alla cattedra di Gesú. Imponiamo fardelli pesanti sulle spalle degli altri evitando di caricarli sulle nostre spalle? Usiamo la nostra autoritá e sapere teologico per alleggerire il carico delle persone o per appesantirlo? Facciamo di tutto per essere visti e ammirati? Usiamo vestiti speciali per farci considerare superiori agli altri? Cerchiamo i posti d´onore e di essere salutati in piazza pubblica? Ci facciamo chiamare “dottori”, Padri, Guide, o maestri? Se é cosí, contribuiamo ad alimentare le distinzioni di classe e la subordinazione degli umili.
Scrive ancora il CEBI: “Oggi, nella Chiesa, i sacerdoti sono chiamati “Padre”. Molti studiano nelle universitá e conquistano un titolo di “Dottore”. Molta gente fa direzione spirituale e chiede consiglio a una persona che é chiamata “Direttore Spirituale” (guida). Ció che importa é che si osservi il motivo che portó Gesú a proibire l´uso di questi titoli. Se sono usati per affermare il proprio potere, chi li usa sbaglia e cade sotto la critica di Gesú. Se sono usati per alimentare e approfondire la fraternitá e il servizio, non cade sotto la critica di Gesú” (Estratto dal libro “Travessia” di Carlos Mesters, Mercedes Lopes e Francisco Orofino).

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