25 novembre 2011

XIX ASSEMBLEA DIOCESANA

Le foto sono immagini dell´assemblea diocesana.
Cominciamo con una buona notizia: ho vinto il premio Hillary Clinton. Mi é arrivato per posta elettronica, in francese. Ovviamente la signora Clinton riconosce i miei meriti, perché mi ha contemplato con ben 250 mila euro. Per riscuoterli basta cliccare e riempire il modulo che si aprirá. Io ci rinuncio, perché diventare ricco non é nel mio stile. Se qualcuno di voi si offre per farlo e si impegna a scrivere sul modulo i dati del proprio conto in banca, gli regalo tutto. Per quella cifra uno puó anche permettersi un viaggio in Brasile! (Le pensano tutte).
Dal 18 al 20 novembre scorso abbiamo portato a termine la diciannovesima Assemblea della nostra diocesi di Goiás. É stato un lavoro molto faticoso con poche novitá. La nostra OPZIONE FONDAMENTALE é stata riconfermata con maggioranza schiacciante. Eccola: "Obbedienti al Vangelo, noi, Chiesa di Goiás, Popolo di Dio, vivendo il Regno di Dio, optiamo di essere una grande rete di Comunitá Ecclesiali di Base. Discepoli e discepole di Gesú Cristo, vogliamo costruire relazioni di solidarietá, giustizia e comunione, aperte alla diversitá. Convocati dal Battesimo ad essere missionari e missionarie, rinnoviamo con tutte le persone escluse dei campi e di cittá l´evangelica scelta per i poveri, lottando con loro per l´urgente difesa ambientale e la vita in pienezza. La compassione, la Parola, la pratica del Risorto animeranno la nostra Caminhada".
Belle parole, no? Purtroppo é solo una dichiarazione di intenzioni. Ambiziosa. Obbedienti al Vangelo? Vivendo il Regno di Dio? Relazioni di solidarietá, giustizia e comunione? Lottando per la vita in pienezza? Abbiamo migliaia di persone che lavorano in condizioni sanitarie pessime, vendendo la salute assieme al lavoro in cambio di un salario che contempla solo il lavoro. Viviamo in un paese in cui alcune minoranze indigene sono sistematicamente perseguitate e assassinate per farli desistere dal loro territorio che fa gola ai latifondisti dell´agro-business. Il Goiás é, attualmente, una delle regioni in cui si fa uso piú massiccio di agro-tossici e di sfruttamento privato dei fiumi e dei ruscelli: e Itaberaí é in prima linea. Tutto normale, e si fa ben poco per cambiare. É il progresso.
A parte questo, abbiamo elaborato un piano pastorale dettagliato. Si é speso quasi tutto il tempo a perfezionare il testo. Sono cose che bisogna fare per esercitare la collegialitá e lo spirito comunitario, ma sono anche riunioni noiose in cui ci si preoccupa quasi solo dell´organizzazione interna della parrocchia. Le grandi questioni vi entrano con una frase che costituisce una commissione o una equipe di pastorale: pastorale della terra, della sanitá, pastorale carceraria, dei migranti, educazionale, missionaria, eccetera. Noi ci sentiamo in un´isola felice perché stiamo quasi tutto il tempo dentro al nostro ambiente: ma attorno a noi, mentre la richiesta religiosa aumenta, la fiducia nelle Chiese diminuisce.
Abbiamo dei fedeli che amano moltissimo pregare. Sotto l´aspetto spirituale vedo una crescita ammirevole, soprattutto tra i giovani, che dovrá pure dare buoni frutti. Ma in generale, per ora, percepiscono il mondo come un ambiente pericoloso da cui fuggire e da ignorare. Come se dovessimo salvare solo l´anima.
Egon Dionísio Heck - Assessor do Conselho Indigenista Missionário (CIMI) Mato Grosso do Sul - Adital - IL DOLORE DEI CORPI RUBATI.
Il 31 ottobre 2009 - I Kaiowá-Guarani accampati nel tekohá Ypoí vengono attaccati. Diversi indios sono feriti, le capanne sono distrutte. I professori Guarani Jenivaldo e Rolindo vengono portati via dagli assassini. Il corpo di Jenivaldo fu poi trovato nel fiume Ipo’y, sette giorni dopo il rapimento. Il corpo di Rolindo a tutt´oggi non é stato localizzato.
Dicembre 2009 - Il gruppo del tekohá Mabarakaí, comune di Iguatemi, é tornato per la seconda volta al suo Tekohá. Pochi giorni dopo sono stati attaccati di pistoleiros, provocando diversi feriti, tra i quali Arcelino Texeira, di 22 anni. Sua madre, nella deposizione, afferma che vide il corpo del figlio steso a terra. Piangendo, la madre narra gli avvenimenti.
18 novembre 2011 - Il cacique Nísio, del tekohá Guaiviry, viene ucciso con tre colpí di fucile, davanti a persone del suo gruppo. Il suo corpo viene trascinato e gettato su una camionetta. Fin´ora non si ha notizia del corpo.
Non esiste dolore piú grande di quello di non potere seppellire i corpi delle persone care, perché il loro spirito possa stare in pace e ristabilire la tranquillitá della comunitá. Finché questo non accade tutti i membri del gruppo rimangono il stato permanente di tensione e afflizione. Per questo i familiari di Rolindo, Arcelino e Nisio gridano chiedendo la localizzazione e la consegna dei corpi per realizzare i rituali necessari alla pace delle loro comunitá.
João Paulo Cunha - Editor de Cultura do Jornal Estado de Minas - Dandá, occupare e invadere.
"Le parole non sono indifferenti, portano in sé una carica emozionale e politica, traducono visioni del mondo. Il recente movimento Occupy Wall Street sembra avere dato un nuovo senso alla parola occupazione. Se in un paese che é sempre stato modello ideologico di libertá, la popolazione - specialmente i giovani - si trovano nelle vie ad occupare piazze e centri simbolici del potere economico, c´é qualcosa che bisogna capire meglio. Prima di tutto, la libertá che serve agli scopi economici non ha la stessa traduzione quando si tratta di manifestazione politica. Inoltre, l´assenza di uno standard di convivenza con le persone che vanno in strada mostra che la dimensione pubblica non é una consuetudine comune nella societá in cui la privatizzazione é considerata una forma positiva. Infine, l´esposizione pubblica del dissenso passa da alcuni punti marginali al cuore stesso del sistema. Non é piú possibile aspettare lo spettacolino della prossima elezione presidenziale.
Ció che i giovani di varie parti del mondo hanno mostrato é che l´illusione di un futuro é andata a pezzi. La crisi nelle economie ricche, con la riduzione della crescita, sembra mostrare che le basi dell´economia mondiale non reggono piú. Le persone hanno capito che, anche facendo tutto secondo le regole, niente é garantito. La multi-polarizzazione del mondo impedisce che le difficoltá siano oggi esportate. Per decine di anni, le regole del mercato non davano ai paesi periferici condizioni di uguaglianza, e questo faceva di loro delle valvole di scappamento dai disturbi centrali. Oggi, coi mercati interni forti e alleanze che passano al largo dalle grandi economie, i paesi poveri e in via di sviluppo devono prendere consapevolezza delle proprie aspettative di crescita e libertá.
Un altro fatto che sta diventando sempre meno accettato é la traduzione finanziaria dell´economia, come se la garanzia da assicurare alle banche e alle istituzioni insolventi fosse indispensabile alla salute di tutto il sistema. Le banche hanno cominciato ad essere viste come sono di fatto: venditrici di credito e riscuotitrici di interessi. E molte volte incompetenti, quando non delinquenti, nelle due operazioni: vendono ció che non hanno e si fanno pagare oltre il ragionevole. Se per molto tempo le persone hanno progettato di depositare il denaro per farlo rendere a proprio favore, oggi sanno che niente sostituisce la produzione. Non per nulla il posto di lavoro e l´istruzione sono diventate le grandi voci attive della fiducia nel mondo della liquiditá finanziaria.
Un altro mito che cade a terra con la crisi economica é l´attrazione magnetica tra democrazia e sviluppo. Il mondo occidentale ha patrocinato le piú cruente dittature contemporanee per preservare la propria struttura di guadagni. Ha schiavizzato popolazioni per preservare le riserve di petrolio e, quando la crisi ha estrapolato la dimensione puramente energetica e si é rivelata contromano rispetto ai movimenti interni di rivendicazione della libertá, ha commemorato la liberazione dai "propri" dittatori e si é pure inventata che tutto é stato possibile per causa di Facebook. Le democrazie occidentali sono all´origine delle dittature dell´Oriente Medio e del Nordafrica, e non della loro fine.
Quando i giovani americani ed europei occupano piazze e strade, stanno facendo un passo avanti, ma non inventano nulla in termini di atteggiamento politico. Nel sud del pianeta, le occupazioni sono strategie di sopravvivenza e contestazione al modello di concentrazione economica. E non da oggi. Per questo é interessante capire la dialettica che sembra opporre parole come occupazione e invasione. Dietro queste parole ci sono visioni del mondo e interessi che puntano il dito indice verso diverse e differenziate forme di praticare la politica e il protagonismo sociale. Tra i gringos di Nuova York e i senzatetto di Belo Horizonte, c´é lo stesso gesto di contestazione: solo la rappresentazione non basta. Al limite, la possibilitá di convivere con la partecipazione diretta é l´indice di democrazia di uno Stato liberale.
In Brasile, il significante "invasione” si riferisce al delitto, con la violazione della proprietá privata, l´appropriazione di un bene contrassegnato nella sua proprietá e nel suo senso economico. Gli invasori prendono ció che non appartiene loro, distruggono la produzione, impediscono l´applicazione della legge e sovvertono la nozione di Giustizia. L´invasore é l´elemento che distruttura ció che é funzionale: taglia piante d´arancio, vuole scambiare milioni di tonnellate di grani con un mercatino di prodotti organici, stabilisce standard di produzione che non rispondono alle necessitá del mercato estero.
La forza della parola invasione trova, tuttavia, il proprio limite nella stessa interpretazione della legge che difende, costituzionalmente (perció al di sopra di qualsiasi norma inferiore), il valore sociale della proprietá. Inoltre, la produzione estensiva di carne e di grani in Brasile é in conflitto non solo con la logica della necessitá di alimentare la popolazione (cosa che la soia transgenica non fa, poiché nessuno si alimenta di soia, eccetto i montoni e i porci), ma con la stessa scienza contemporanea e le direttive di sostentabilitá.
É stato per questo che i movimenti sociali, preoccupati con la dimensione simbolica delle parole e della loro traduzione nella vita sociale, si sono presi la parola "occupazione" invece che "invasione". Chi occupa ha come fondamento del proprio atto la legalitá, la moralitá, la scienza e la politica, tutte nel loro senso piú elevato: legalitá costituzionale, moralitá pubblica, scienza contemporanea e politica come espressione di libertá, perfino con la capacitá di assumere nuove forme di rapporti e prestazioni di servizio (come l´istruzione, che é una prioritá negli assentamentos dei senza terra). I senza terra brasiliani praticano giá il movimento "Occupa" da molti anni, e, se cosí non fosse, la struttura inflessibile delle relazioni nel mondo rurale non si sarebbe mossa di un centimetro.
Nella nostra cittá, Belo Horizonte, c´é un movimento di occupazione che merita sottolineatura. Nella regione della Nova Pampulha, il Dandara riunisce circa 4 mila persone, che vivono in una occupazione "agro-urbana”, in un´area disprezzata da 40 anni, e che solo ora ha risvegliato l´interesse di un´impresa edile, che ne reclama il possesso dopo averla lasciata abbandonata senza nessuna protezione. Organizzata, con diversi progetti fondati sulla solidarietá, la comunitá reclama il deficit abitazionale della cittá, che oggi si aggira intorno alle 200 mila case (circa 55 mila famiglie). La cittá ha 80 mila immobili disoccupati. L´esproprio del Dandara costa meno di un decimo delle opere della Coppa del mondo. E non dovrebbe costare nulla. Il movimento viene trattato con violenza dalle autoritá, perché é sottoposto a ricorrenti strategie di minaccia di uso della forza.
Una delle originalitá dell´occupazione é l´unione dei principi delle Riforme agraria e urbana nella medesima area. Oggi, la riforma agraria va oltre la lotta per il possesso della terra e rivendica un nuovo modello di produzione degli alimenti, sostentabile ed ecologico, orientandosi verso ideali di lotta universali. Allo stesso modo, i movimenti per la casa sono diventati attenti alla critica della configurazione urbana e della speculazione edilizia. Ricorrendo a un progetto collettivo, con sostegno nell´economia solidale e nel rapporto organico con altre forme di esercizio della cittadinanza (compreso un progetto culturale), l´occupazione Dandará puó dare lezioni ai ben-intenzionati giovani di Wall Street.
Le famiglie nell´occupazione Dandara sanno ció che vogliono, ma vivono in una situazione di penuria. Sembra che manchi l´occupazione delle coscienze dei responsabili della questione, come i consiglieri comunali e il sindaco della cittá, sempre pronti a discutere la verticalizzazione ma ciechi con tutto ció che sta raso terra".
[Publicado no Jornal Estado de Minas, Caderno Pensar, 19/11/2011, p. 2].

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