7 maggio 2011

L´ORA DELLE TENEBRE

Foto: Impegnato in un intervento di pulitura e ristrutturazione della casa nel quartiere, sono tornato momentaneamente ad abitare con i colleghi nella casa parrocchiale. In casa mia c´é solo tanta polvere e odore di vernici. Non ho preparato bene il testo per questo post e non ho scattato fotografie. Vi pubblico di nuovo alcune immagini dell´ordinazione di Celso Carpenedo, come la settimana scorsa.

Liturgicamente siamo nel tempo della Resurrezione, ma nella vita reale é sempre anche il tempo della passione e l´ora delle tenebre, come la chiamarono gli scrittori dei Vangeli. ). É arrivata anche per l´amico don Paolo Boschini, la Parrocchia BVA e la Diocesi di Modena. A loro tutta la solidarietá mia e del collega don Eligio, che ne é preoccupatissimo.

Modena, 3 maggio 2011 - L’arcivescovo mons. Antonio Lanfranchi e tutta la Chiesa di Modena-Nonantola esprimono vicinanza e solidarietà a don Paolo Boschini ed alla comunità parrocchiale della Beata Vergine Addolorata, vittime, nei giorni scorsi di gesti intimidatori di matrice mafiosa, con gli sfregi alla mostra “Scampia. Volti che interrogano” di Davide Cerullo, allestita in chiesa, le minacce al parroco e ad una catechista.

La Chiesa di Modena rinnova il suo impegno, non di oggi, per una cultura della legalità che vede al centro l’uomo: Pastorale Giovanile e Caritas, da tempo, attraverso numerosi strumenti, come i percorsi di Animatamente, Casa 21 Marzo, Martedì del Vescovo e campi estivi, realizzano esperienze di conoscenza, educazione e scambio, rivolti particolarmente ai giovani, collaborando anche all’animazione delle celebrazioni cittadine del 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime delle mafie.

La comunità cristiana modenese si sente sostenuta da Consiglio comunale di Modena, Consiglio Provinciale, Libera, Azione Cattolica e da quanti, in questi giorni hanno espresso, in molti modi, la propria vicinanza e solidarietà.

Afferma ancora una volta che non c’è nulla di cristiano in un modello culturale che si fonda sulla sopraffazione e la violenza.

L’arcivescovo mons. Lanfranchi parteciperà domenica 8 maggio alla veglia “In memoria di me”, organizzata nella parrocchia della Beata Vergine Addolorata “in memoria dei servitori dello Stato caduti nella difesa delle istituzioni e a sostegno di tutte le persone che mettono il loro impegno a servizio della legalità nella vita pubblica, specialmente nelle situazioni dove sono forti la violenza e le intimidazioni”.

Possiamo esserne certi, ció che disse Gesú non era una vaga e ipotetica premonizione: "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". Basta tentare di denunciare e organizzare qualcosa per sanare una delle tante piaghe che gravano sulla nostra societá malata e producono dolore e morte, per diventare bersaglio degli empi e cadere vittime dell´odio delle piú diverse mafie del Principe delle tenebre. Non c´é niente di nuovo: la novitá, per me, é dover esprimere solidarietá ad una Chiesa italiana alla quale, in un passato non molto lontano, ci si aspettava solidarietá. Ai nostri giorni, quí in Goiás, godiamo una situazione di pace e di una certa popolaritá favorevole, ma chi ha lavorato quí negli anni 70 e 80 ha conosciuto bene la durezza delle persecuzioni e intimidazioni. Fummo attaccati e minacciati da forze della dittatura militare e da organizzazioni armate dei latifondisti, perfino con denuncie calunniose per azionare contro di noi le autoritá ecclesiastiche romane. Ma erano tempi migliori di oggi, e non mancó mai la stima e il sostegno di grande parte della popolazione. In questi momenti é fondamentale camminare uniti, seguire l´esempio di Gesú per non avvilirsi, e mettere tutto in piazza perché i nemici della giustizia amano lavorare nel buio della notte. Di solito, oltre alle intimidazioní, l´avversario del Regno di Dio usa l´arma del discredito: "Crederanno di fare cosa gradita a Dio".

Tempi tristi! l´illegalitá alza la voce! In Italia abbiamo la situazione anomala che tutti sanno, unica al mondo: il reo che ottiene il consenso popolare e vanta una legittimazione confessionale per giudicare il giudice. Tuttavia il fenomeno della diffusione della criminalitá é mondiale. "Sempre più dobbiamo distogliere gli occhi per non irritarci e soccombere. Si gioisce ormai per l'uccisione dei nemici, si fa festa perché non sono scampati all'ira e alla vendetta. Si tornano a bombardare i vicini, come un secolo fa....." E: "La cosa importante è riuscire a mantenere la gioia (o a riconquistarla) anche dentro la consapevolezza che non cambieremo il corso della storia. La Pasqua, da questo punto di vista, è una bella lezione". Queste parole me le ha scritte un amico di vecchia data, e mi hanno tirato su all´istante. Se l´immersione nel mistero pasquale ci fa sentire Dio presente accanto a noi perfino nella condivisione della sofferenza e del sentimento di impotenza e ci dona una gioia che ha le radici nella fede e nella trascendenza, l´amicizia é pure un sacramento umano capace di aggiungere un surplus di serenitá e pace.

C´é stato un tempo in cui si respirava piú ottimismo e speranza, e in piú noi eravamo giovani e la Pasqua l´avevamo quasi sempre nel cuore. Ricordi? Una sera, quando eravamo ancora seminaristi (teologi), fummo sorpresi da un vento impetuoso al Passo di Annibale e ci rifugiammo nel minuscolo oratorio della Foce per passarvi la notte. Lí dentro, pigiati come sardine (eravamo in quattro e uno era anche grassoccio) e accompagnati dalla musica della bufera che scuoteva la tenda con cui avevamo chiuso la porta dell´oratorio, recitammo il rosario prima di dormire: e fu un rosario che ricordo come uno dei piú belli della vita. Un´altra notte, nella prima tappa di una passeggiata in vespa sulle Dolomiti del Brenta, piantammo la tenda nel bosco ai margini della via Gardesana, dalle parti di Riva del Garda. Anche lí, noi due soli, recitammo il rosario. Pregavamo e ridevamo, perché gli automobilisti che scorgevano la tenda ci suonavano il clacson pensando che fossimo qualche coppietta in amore. Oggi chi oserebbe attendarsi al buio accanto a una strada di grande traffico? Decisamente, il mondo é cambiato.

In Brasile, attualmente, il pericolo piú grande é la delinquenza comune: e la paura generalizzata, che ammorba la societá ed é strumentalizzata per ogni tipo di manipolazione di massa per ottenerne soldi e potere. Anche quí a Itaberaí, dove la probabilitá di cadere in un´imboscata o un assalto a mano armata é poco probabile (ma possibile, e non sarebbe la prima volta), si dissemina la paura. Stasera ho percorso una settantina di chilometri in mezzo ai boschi e ai pascoli per celebrare in una comunitá, e il mio compagno di viaggio mi spiegava quali sono i posti dove ci si puó aspettare un agguato. Sono strade dissestate, si procede lentamente, e al buio tutto puó accadere. Io faccio questi percorsi da sempre, e mai sono stati pericolosi come oggi. L´unico assalto l´ho avuto alcuni anni fa a Goiás, in piena notte, dentro casa, da un giovane alcolizzato. Sono sempre del parere che la vita é pericolosa ma bella, e non vale la pena lasciarsi imprigionare dalla paura. La felicitá e la pace sono dentro di noi, dono della fede. "Calpesterete serpenti e non vi faranno male..." - promise Gesú. Per meglio dire: un pó di male lo possono fare, ma é meglio vivere finché si é vivi.

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