23 aprile 2011

SETTIMANA PASQUALE

Foto: la luna pasquale di goiás: in pieno giorno e a notte fonda.

Mio fratello Guido era stato colpito da un ictus cerebrale una decina di anni fa, e soffriva di enfisema grave che lo costringeva a usare la bombola di ossigeno per parecchie ore al giorno. É morto all´improvviso stamattina all´alba, quando in Italia erano le 1,30 del sabato santo. Pare che sia stato colpito da un ictus mentre dormiva, non se n´é nemmeno accorto. Per essere un amico per la pelle di don Carlo Bertacchini, si direbbe che non ha resistito alla tentazione di seguirlo dove potranno chiacchierare in santa pace sugli argomenti che erano la loro passione: il Vangelo, la giustizia, il Regno dei cieli. Mio fratello, a modo suo, aveva qualcosa in comune col servo di Javhé descritto da Isaia, umile, sofferente, e sempre frustrato per come vanno le cose di questo mondo. Non era molto di Chiesa ma non la dimenticava nemmeno un istante, criticandola per le incoerenze tra l´annuncio e la pratica. Sará per puro caso, ma é partito nella notte tra il venerdí della croce e il sabato della vigilia della resurrezione. Aveva appena compiuto i 73 anni. Arrivederci, fratellone: goditi la pace raggiunta e aspettaci. Non abbiamo fretta, ma finiremo per raggiungerti prima o poi.

Ho ricevuto e gustato una notevole quantitá di messaggi email di auguri di pasqua imbottiti con preghiere, poesie e salmi. Roba di prima scelta. La gente vola, in questi periodi!!! Si emoziona e supera sé stessa. Grazie. Potrei anche montare questo post con il copia-incolla. Sicuramente avrebbe un contenuto di migliore qualitá. Ma no!!!! Oggi rimango a terra e uso del mio.

Questa settimana, tuttavia, non avrei altro da raccontarvi che delle celebrazioni. Ho celebrato tutto il tempo. Se non é avvenuto un decentramento liturgico a mia insaputa, i riti cattolici devono essere piú o meno gli stessi in tutto il mondo. Quí ci mettono solo, forse, un pó piú di colore. Quindi riassumiamo, perché quelli tra voi che seguono le celebrazioni pasquali sanno giá quasi tutto. Gli altri penso che facciano a meno di saperlo.

Una delle piú belle celebrazioni pasquali della mia vita era quella del venerdí santo a Montespecchio. Ogni anno preparavamo per fare la Via Crucis all´aperto, poi quasi sempre faceva freddo e pioveva. Dovevamo rintanarci tutti (le 4 parrocchie) dentro alla graziosa e accogliente, ma piccolissima chiesa. Il bello era proprio questo: che si stava bene e ci si sentiva comunitá. Il compianto Giacomino, distrutto da un tumore poco tempo dopo la mia partenza, aveva riempito quel luogo dei suoi artefatti di legno. Ogni tanto la mia mente torna a scendere la via Caselline, si ferma un poco nella casa della Tommasina (a 96 anni anche lei é partita per sempre) e raggiunge la casa di Giacomo, dove andava spesso. Lí é il capolinea: piú sotto ci sono dirupi boschivi e poi il fiume Dardagnola. Con lui mi sentivo a mio agio: eravamo coetanei e lui era rimasto un contadino aggrappato a colline sassose e piene di calanchi. Perfino la sua famiglia e la sua casa erano copia perfetta dell´ambiente in cui ho passato i primi dieci anni di vita.

Domenica scorsa, delle Palme, ho visto l´attaccamento della gente ai simboli naturali: rami di piante e acqua benedetta. Sono sacramenti laicali e secolari. Le persone stendono le mani per raccogliere nell´aria gli spruzzi dell´aspersorio. Agitano i rami con gioia al canto di “osanna al re”. Forse piace ovunque, ma i fedeli di Itaberaí hanno, in piú, un resto di sangue indio. A proposito: non si usano rami di ulivo. La gente li porta da casa, raccolti dalle piante preferite. Anche per aspersorio mi hanno messo tra le mani un ramo di un tipo di basilico profumatissimo che da queste parti nasce spontaneo: lo chiamano alfavaca oppure manjericão (ocimum americanum – ocimum gratissimum per gli esperti). Dicono che sia un portentoso medicinale: c´é un´associazione di idee con Gesú che passava curando tutti.

Dopo la prima messa ho battezzato dodici bambini. Le dodici tribú d´Israele? No, ma l´accostamento ai patriarchi mi é venuto davanti a quelle coppie di giovincelli incantati dal loro pargoletto o pargoletta che scalcia e contesta gagliardamente il bagnetto del fonte battesimale. “Ti benediró di generazione in generazione, i tuoi discendenti saranno numerosi e tu stesso sarai una benedizione per gli altri popoli...”

Sempre la domenica delle Palme, ore 22, in un´altra comunitá, la ragazza che commenta esorta con insistenza: “Durante la settimana santa un cristiano non va in ferie. Assolutamente nessuno deve mancare alle celebrazioni del sacro triduo, che ci fa rivivere i misteri centrali della nostra fede!” Mi ricorda me stesso quando ero prete giovane. Meno si conosce la vita, piú si é portati a credere che ció che ci entusiasma debba essere imposto a tutti. É una cosa troppo bella, sarebbe un peccato che qualcuno ne fosse privato! E qui vedo spuntare, in buona fede, il germe dell´integralismo. Ma ognuno dei presenti, e soprattutto i molti assenti, hanno giá deciso a modo loro come celebreranno questi grandi misteri: in visita ai parenti lontani. In riva al fiume con gli amici e alcune casse di birra. Sulle spiaggie del Rio Araguaia con la famiglia. In un santuario vicino o lontano. Non ho visto nessuno preparare flagelli, cenere e cilicio. Sono tutte forme sostenibili e ricche di simbologie pasquali. Anche quella di restare a casa e seguire il calendario della comunitá non é male, e piace a moltissimi.

Martedí santo, ore 22: al pomeriggio, nella messa speciale per gli ammalati, abbiamo elargito unzione degli infermi a quasi tutti i presenti: qualcuno non sembrava proprio malato, ma lui (o lei) sosteneva: “C´é sempre qualcosa...” Anche l´olio, dunque, fa parte dei sacramenti che piacciono alla gente.

La sera, invece della messa, abbiamo servito la confessione comunitaria con assoluzione generale. Non viene molta gente. C´é stato un tempo in cui la confessione comunitaria aveva preso piede, poi i Vescovi hanno fatto un pó di tira-molla. Convinti, forse, che la secolarizzazione e la crisi vocazionale si stiano esaurendo, e che si potrá tornare alla “societas cristiana”, insistono sulla confessione individuale. Auguri di successo. Per il momento, il risultato é che il popolo tende a dimenticare l´una e l´altra. Non é una cosa spaventosa. Gesú ha garantito che il Padre ha giá perdonato il figlio (pródigo, non prodigio) prima ancora che glielo chieda. Chiedere perdono fa bene a noi, non a Dio: e ci sono giá parecchi momenti di confessione dei peccati, fuori della confessione sacramentale. L´atto penitenziale nella messa, il Padre Nostro, la preghiera “Agnello di Dio” prima della comunione! Prima o poi tutti confessano in qualche maniera, se non altro per riuscire a sopportare sé stessi.

Chi ha qualche nozione di storia della Chiesa sa che il sacramento della penitenza ha attraversato altri lunghi periodi di crisi. Fino al 600 era permessa solo la confessione pubblica, e le pene erano severissime: la gente aveva paura, e si confessava solo in punto di morte. I monaci (per primi gli irlandesi missionari in Italia e Francia, credo) cominciarono a praticare abusivamente la confessione individuale, ma l´autorizzazione esplicita e generale arrivó solo due o tre secoli piú tardi.

Mercoledí santo: il popolo é in movimento per le ferie pasquali. La fila per passare il ponte provvisorio é di chilometri. Il progresso costa tante ore di coda....
In serata Messa Crismale, con tanto di bandierine, presentazione delle comunitá, giuramento dei preti, una cantoria specialissima. Nonostante questo, il tono é stato piú da funerale che da festa del “sacerdozio” e della comunitá cristiana. Erano presenti Dom Tomás Balduino e Padre Francisco Cavazzuti e tre giovani missionari stranieri: un filippino, un indiano dell´India e un africano (non ricordo il paese). Ma zitti zitti senza dire una parola. L´omelia del Vescovo ha spiegato a cosa servono le tre varietá di olio consacrato.

Il problema delle omonimie: partendo per Goiás, mi sono trovato in una fila di chilometri in attesa dell´apertura del ponte. Preoccupato per la sorte di don Eligio che aveva preso posto nella macchina delle suore, ho chiamato al cellulare. Una suora mi ha risposto: “Tutto bene, siamo nel Rio das Pedras”. Tranquillo, dunque, lui era davanti a me, stava passando il ponte. Invece no, é arrivato a Goiás un´ora e mezza dopo di me. In effetti quando ho chiamato erano nel supermercato Rio das Pedras, non sul ponte del fiume omonimo.

A proposito, si avvicina un plenilunio splendido! Siamo entrati alla brutta nel periodo secco, non si vedono piú nuvole, le notti sono freddine e questo é il tempo del cielo piú pulito e dei colori del paesaggio piú belli. Fino a fine giugno, poi....tutto secco e impolverato.

Ho scoperto un prete che cambia sistematicamente alcune parole nel messale: quando c´é “sacrificio” legge “offerta” oppure “cena pasquale”. “Dio Onnipotente” lo cambia con “Dio di misericordia e compassione”. E via di questo passo. Qualche volta anch´io sono tentato di farlo e non sempre resisto. Non si puó aggiungere, togliere né cambiare nulla nel rito romano, ma d´altra parte i dieci comandamenti esigono di non pronunciare mai solennemente parole in cui non si crede. Ci sono cose strane, anzi sconcertanti, nei messali: ad esempio dovremmo dire che il Padre di Gesú, che é solo amore come tutti sanno, aveva bisogno del sangue di suo figlio per riscattarci dal peccato. Caspita. E quale peccato? Quello commesso dalla coppia Adamo-Eva (nomi simbolici) nella notte dei tempi. Sicuramente c´é una veritá, ma é molto piú in fondo.

“Ha preso su di sé i pesi di ogni essere umano calpestato, umiliato, escluso, scacciato, ferito, incatenato e oppresso” – ha dichiarato Padre Severino nella concelebrazione del Venerdí Santo. “E noi, in quale squadra ci mettiamo: in quella degli oppressori, dei razzisti, degli sfruttatori e degli empi che gozzovigliano ridendo delle sofferenze altrui: o nella squadra del cireneo, delle donne, di Giuseppe di Arimatea e di Nicodemo, che sono stati vicini a Gesú Cristo nel momento estremo, tentando di aiutarlo a portare la croce e a preparare il suo corpo per la risurrezione?” Bella riflessione, che possiamo apprezzare soprattutto perché oggi, sabato santo, la liturgia giá ci propone la speranza e la gioia pasquale.

2 commenti:

  1. Giacomino sarà felice, di lassù, di sentirsi ricordato.
    Grazie.
    giuliana da Ranocchio

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  2. A don Francesco Capponi faccio le mie più sentite condoglianze per la perdita di suo fratello Guido,promettendo sostegno psicologico per sua cognata Laura.
    Colgo inolre l'occasione per il post dedicato a don Carlo,dove gente semplice,senza riflettori di sorta, ha potuto esprimere tutto l'amore e la riconoscenza a don Bertacchini.Grazie,grazie ancora per la sensibilità dimostrata in questa occasione, Olga Lugari Sassuolo.

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