28 dicembre 2010

DIARIO DI FINE ANNO

Foto: 1) la new holland a Itaberaí - imponenza del "progresso" 2) riunione prenatalizia dell´equipe completa, preti e suore; 3) due cuochi incompetenti; 4) l´appennino continua bello (vista da Maserno, foto della Checca.

Si usava scrivere le date storiche precedute dalla dicitura "Anno Domini": nell´Anno del Signore. Era una forma cristiana per ricordare a chi appartiene il tempo! Ebbene, noi che tra poco voltiamo pagina e ci lasciamo dietro le spalle l´anno 2010, che diventerá storia. Non dovremmo chiederci se é stato un anno del Signore? Senza dubbio é stato un anno difficilissimo per noi italiani. Io sono lontano e ne risento poco, seguo solo i titoli di alcuni giornali, ma ho percepito l´Italia impantanata in una situazione politica di rissa permanente, pericolosa e con poche vie d´uscita. E i politici sempre piú corrotti? E la gente ormai rassegnata a "perdonare" le bestemmie in diretta TV? Sono dati sconcertanti. Forse é in conformitá coi sentimenti di Gesú, che perdonava perfino chi non chiedeva perdono? E le connivenze tra poteri sacri e profani? E la Chiesa-Popolo di Dio? Ha forse fatto la figura di Zaccaria, che non credette alle parole dell´angelo Gabriele e rimase senza voce? Parole del mio vescovo di Goiás: "Succede cosí: quando abbiamo paura e ci neghiamo ad aderire al progetto di Dio diventiamo muti!".

In Brasile, almeno la bestemmia non esiste. La realtá che piú mi rattrista e mi lascia perplesso qui, col passare degli anni, é l´avanzata di questo "progresso" traballante ma sempre piú invadente e spietato. Nel Brasile di Lula sono stati completati immensi laghi e canali artificiali, sono stati deviati fiumi, si é iniziato a perforare il fondo del mare per estrarre petrolio fino a 7 mila metri di profonditá. Il tutto distruggendo equilibri millenari, facendo scomparire migliaia di chilometri di foresta e spostando, con la forza e con indennizzazioni ridicole, popolazioni inermi la cui cultura secolare, frutto di secoli di convivenza col fiume e la "mata virgem", scompare per sempre. Sono interi popoli il cui clamore é sempre piú inascoltato, soffocato dal rumore di possenti macchine elegantemente verniciate e prepotentemente dirompenti. Da fuori e da lontano, qualcuno decide che saranno piú felici andando a vivere in cittá e lasciando il posto ai loro mostri tecnologici, di bella apparenza ma privi di cuore e di saggezza. Qualche vescovo ha digiunato o protestato, qualche tecnico ed ecologista ha cercato di far ragionare che la terra non ne puó piú e che la felicitá non si impone ma si costruisce lentamente come ogni esperienza umana: niente da fare, il rullo compressore non si arresta.

É in contraddizione frontale con tutto ció che abbiamo imparato sulla legge dell´amore, sulla dignitá degli esseri umani e sul modo di pensare di Dio. La gente viene buttata allo sbaraglio di qua e di lá e l´impero, pure mostrando segni molto evidenti di decadenza, continua ad avanzare calpestando. Per ogni vescovo che digiuna ce ne sono dieci o piú che vanno al pranzo di inaugurazione. Ad ogni generazione che va nella spazzatura assieme al suo sapere umano accumulato, ne succede un´altra che si aggrappa alla vita e festeggia la nuova maniera di vivere imposta, della quale non sa ancora nulla se non che "bisogna pur vivere". Poi anche ai vescovi e ai preti sará chiesto di pregare e organizzare aiuti ai disoccupati, e lo faranno piangendo con chi piange, e i figli dei figli avranno paura e verseranno fiumi di lacrime e saliranno sulle gru per protestare perché la felicitá promessa é durata poco. La storia é avventura e l´essere umano pressato dai bisogni e desideri immediati cammina senza sapere dove sta andando. Pensiamo che sia possibile un mondo umano e fraterno, che rispetta il pianeta e lo conserva pulito per la gioia di tutti? Sí, ma per il momento la Bestia dell´Apocalisse sembra ancora padrona della situazione. Signore, gli anni sono tuoi, ma perché non fissi la data di scadenza delle promesse?

Ogni religione ha le sue date. Per gli ebrei l´anno prossimo, 2011, é l´anno 5771 (iniziato il 29 settembre scorso). Per l´Islam é il 1432, anno dell´Egira (iniziato il 26 novembre scorso). Il predominio politico dell´occidente cristiano ha imposto la data cristiana nel mondo. Ma il cristianesimo é una religione? Da piú parti si grida: "No!" Infatti va oltre e prescinde da esse. Scrive J. Comblin, teologo brasiliano: "Gesú era un giudeo, ma tutto il suo comportamento e le sue parole criticano la religione ufficiale del suo popolo, la religione insegnata dai sacerdoti, dai dottori della legge e dagli anziani. Gesú disfece la religione dei giudei e non ne fondó nessuna. Gesú non insegnó una dottrina religiosa, non fondó un culto, non fondó una istituzione religiosa. Dopo di lui, poco alla volta, i discepoli montarono un edificio religioso che nei primi secoli rimase molto modesto, e si sviluppó soltanto quando la Chiesa fu adottata come religione imperiale romana" (da J. Comblin, Agenda Latinoamericana, pag. 36). Tuttavia Gesú era osservante del suo credo e culto religioso: "Ma é piú facile che passino il cielo e la terra, piuttosto che cada un solo apice della legge" (Luca, 16, 17). Perché la religione é un bisogno profondo della natura umana, e lui era un essere umano.

Credo che sia accaduto a tutti, preti e cattolici un pó catechizzati, di criticare aspramente le contaminazioni e i sincretismi provocati dalla trasformazione del cristianesimo in religione. Spesso per motivi opposti. Alcuni vorrebbero una Chiesa di puri, che segua solo il Vangelo. Altri una Chiesa perfettamente ligia ai dogmi, alla dottrina, alla liturgia e alla gerarchia. Peró la maggior parte della gente segue un´altra strada. Vive la religione in modo personale, come esperienza di Dio e risposta alle necessitá quotidiane. Di solito i brasiliani, anche quando hanno il sentimento di appartenenza a una chiesa, lo vivono nel suo aspetto di sacralitá, con poca teologia e liturgia e senza preoccuparsi delle beghe istituzionali. Per questo adottano cosí pittorescamente e spontaneamente pratiche magiche, culti afro-brasiliani e gesti provenienti da svariate forme di pentecostalismo, per dare colore e vivacitá al rito ufficiale cattolico. In particolare il Natale, pur essendo la festa del Verbo di Dio incarnato, é piú impregnato di simbolismi della religione spontanea che di teologia e dottrina. La notte di Natale, nella Chiesa grande, dopo la comunione, al canto di Astro del Ciel, ho innalzato davanti alla folla la statuina del bambino Gesú per poi trasportarla nel presepio e posarla sulla culla. Ho visto la gente scossa da un brivido di emozione e lacrimoni scendere sul volto di diverse persone. Credevano che quella statua fosse davvero il Figlio di Dio? Penso di no, ma vallo a sapere! Ci sono convinzioni consapevoli ma anche modi di sentire inconsci, che vengono dal profondo e da tempi e generazioni remote. La statua rappresenta un bambino, é vita, é la vita che Dio ha amato e per la quale si é incarnato.

Questa religiositá sará pure oppio del popolo, ma il popolo non riesce a farne a meno: e pare che sia assai meno alienante di quanto pensiamo "noi" teorici. La prova sta nei sondaggi e nei voti: le percentuali di votanti in Dilma Roussef e Serra (sinistra e destra, tanto per dire) sono piú o meno le stesse tra cattolici ed evangelici, e Dilma ha vinto alla grande nel nordest "superstizioso" e ha perso (di poco) nel sud cattolico-ortodosso. Piuttosto, c´é da osservare che quando si fanno troppo pressanti le intromissioni istituzionali nel loro modo di vivere personale, molti fedeli, di qualunque Chiesa, emigrano da una chiesa all´altra e da una religione all´altra, Talvolta finiscono per adottare il "fai da te". Di questi tempi le alternative sono migliaia: ci sono chiese cristiane autonome, con pochissima struttura, senza una vera e propria dottrina ufficiale e quasi del tutto prive di norme rituali. Uno va lá, ascolta la lettura biblica e il commento del pastore e poi grida quello che vuole, butta fuori quello che ha dentro, urla a piú non posso, siede sul pavimento o si prostra, prega girato nella direzione che gli pare, sbatte la testa sulla parete. É una catarsi.

I teologi talvolta riescono a interpretare con chiarezza le espressioni religiose spontanee. Faustino Teixeira, un ricercatore di scienza delle religioni, scrive sull´Agenda Latino-americana: "Si constata oggi in Brasile che sono gli evangelici quelli che vivono in modo piú radicale la scelta dei poveri, raggiungendo gli angoli piú lontani e isolati della societá, rispondendo in una forma efficace ai clamori dei meno assistiti e promovendo dinamiche inusuali di aggregazione. Sono legami matrimoniali ricostruiti, sono persone che si trovavano "nel fondo del pozzo" e riscoprono una nuova volontá di vivere e il brillare degli occhi per affrontare la loro quotidianitá. Persone che prima erano paralizzate dalla paura, dal dolore e dal caos, e trovano nei culti un nuovo animo per portare avanti la vita". Posso dire che accade la stessa cosa nella chiesa cattolica, sia nella sua espressione di "Comunitá ecclesiali di Base" che in quella dei movimenti di tipo carismatico. Naturalmente in quantitá minore quanto piú una chiesa é ingessata dalle regole. E la nostra é una chiesa molto, ma molto ingessata, che lascia poco spazio ai bisogni e agli angosciosi aneliti di chi ha bisogno di vivere e si ritrova in mezzo ad una dura lotta quotidiana. Anche Gesú dovette nascondersi dalle istituzioni per venire tra noi in questo mondo: e violó, almeno in apparenza, diverse regole di quella societá, costringendo i genitori a sopportare il chiacchiericcio malevolo del vicinato.

É bello, peró, quando anche i rappresentanti dell´istituzione reprimono la paura e si affidano allo Spirito. È una pioggia fresca nella secca calura del deserto, un raggio di luce nelle tenebre. Come quando Maria e Giuseppe, sfidando le malignitá, si assunsero l´impegno di partorire Gesú luce del mondo. E come ha fatto il 21 dicembre scorso Dom Manuel Edmilson, vescovo emerito della diocesi di Limoeiro do Norte (CE), prossimo a Fortaleza. Si é comportato anche lui come Zaccaria: appena riacquistata la voce, ha creato un lungo inno e lo ha cantato. Invitato dal Congresso Nazionale a ricevere un premio intitolato al defunto arcivescovo di Recife Dom Helder Câmara (che ai suoi tempi meritó la fama di "vescovo dei poveri"), Dom Edimilson ha letto davanti al Congresso riunito questo discorso:

"........Il mio cordiale ringraziamento al signor Senatore Inácio Arruda, e ai suoi illustri Pari che lo hanno sostenuto e a tutto il Congresso Nazionale. Ho pensato, tenendo conto dei miei 86 anni, di ricevere questa onorificenza per mezzo di un rappresentante. Ma il Congresso Nazionale merita rispetto. Vero Congresso Nazionale é segno di vera democrazia. L´onorevole condecorazione, tuttavia, dei Padri della Patria (omissis) mi induce a riflettere. Precatorie che si trascinano per decenni; pensionati, anziani, con le loro pensioni ridotte; salari minimi che aumentano a ritmo di lumaca...dopo tre mesi di rivendicazioni e di scioperi, gli autisti di mezzi pubblici urbani di Fortaleza hanno ottenuto a mala pena e con molta difficoltá poco piú del 6 per cento dei circa 26 per cento che speravano, sia a favore della categoria sia per la gente, principalmente i poveri della quinta maggiore cittá del Brasile. Ebbene, é esattamente in un momento cosí che il Congresso Nazionale approva l´aumento del 61 per cento degli onorari dei suoi parlamentari che in pochi minuti arrivano a questa decisione e all´effetto dominó che ne risulta, e lo impone al popolo brasiliano, il suo popolo, il nostro popolo. Il popolo brasiliano, oggi, di concittadini e concittadine, li considera ancora Parlamentari? Grazie al buon Dio ci sono sicuramente eccezioni in tutto questo. Ma eccettuate queste, la giustizia, la veritá, il pudore e senso dell´onore, la dignitá e la grandezza del popolo brasiliano si sono giá formate un concetto. Chi ha proceduto cosí non é un Parlamentare. É un "per lamentare" (ndt: espressione tipica brasiliana che significa: da biasimare). Volete una prova? Aprite Internet.

É ben vero che la realtá non é cosí semplice e la sproporzione numerica, un dato fuori discussione. Esiste giá - ed é di una grandezza beata - il Sistema Unico di Salute; la Borsa Famiglia. Ci sono 30 milioni di brasiliani che dalla linea della povertá, e talvolta dell´indigenza, hanno raggiunto la classe media. É vero il lavoro del Ministero della Sanitá. Esiste il Ministero dell´Integrazione Nazionale. É vero! Ma non sono rari i casi di pazienti che sono morti a forza di aspettare una cura di malattia grave, per esempio di cancro, segnata da uno e fino a due anni di attesa dopo una diagnosi. Maledetta realtá disumana, senz´anima! Essa é giá una maledizione di per sé. E mi fa proclamare in pieno Congresso Nazionale, come ho giá fatto nell´Assemblea Statale e nella Camera Municipale: Chi dá il voto a un politico corrotto sta votando nella morte! Anche se lui paradossalmente é pure una persona molto buona, un grande uomo. Ancora non della statura di Nelson Mandela che, appena preso possesso come Presidente della Repubblica del suo paese, ridusse del 50 per cento i propri onorari.

Signore e signori: in un primo momento mi sento perplesso; e poi, deciso. La condecorazione che oggi mi viene concessa non rappresenta la persona del cearense maggiore che fu Dom Helder Câmara. La sfigura, peró. Senza risentimenti e mosso da amore e rispetto verso tutti voi Signori e Signore, per i quali prego ogni giorno, non mi resta che una scelta: rifiutarla! Essa é un attentato, un affronto al popolo brasiliano, al cittadino, alla cittadina contribuente per il bene di tutti col sudore della sua fronte e la dignitá del suo lavoro. É loro diritto esigere giustizia ed equitá in materia di onorari e di stipendi. Se é loro diritto e io accetto (ndt: questa onorificenza), sto procedendo contro i Diritti Umani. Questo momento storico perderebbe ogni senso. L´aumento da ricalcolare dovrebbe rispettare sempre la stessa proporzione dell´aumento dello stipendio minimo e della pensione. Questo non accade. Ció che accade, ripeto, é un attentato contro i Diritti Umani del nostro popolo.

La decisione che ho dichiarato ora, la assumo con umiltá. Supplico da tutti comprensione e auguro a tutti la pace con i miei sinceri voti e una preghiera di un benedetto e felice Natale e prospero anno nuovo! Che Dio sia benedetto per sempre!"


Bravo: proprio come Zaccaria. "Benedetto il Signore Dio d´Israele - che ha visitato e redento il suo popolo!" E noi benediciamo i vescovi emeriti. Vorrei concludere raccontandovi le novitá di fine anno ma non c´é molto. Devo dirvi che ho passato la settimana di Natale con una coppia di italiani (di Monteforte) che mi hanno accompagnato nelle celebrazioni in campagna e in centro? E che il giorno di Natale hanno fatto gli spaghetti alla carbonara in casa mia per tutta l´equipe dei preti, compresa una suora argentina rimasta momentaneamente senza la consorella, che é in Messico a visitare la famiglia? E tutte le confraternizzazioni in parrocchia, con annessi auguri e regali? Cediamo un pó al consumismo, ma sappiamo riparare: si fa rifornimento per tutto l´anno di saponette profumate, disodoranti e asciugamani col nome ricamato! O devo scrivere che per Santo Stefano i due montesini si sono trasferiti a Brasilia, e la pastasciutta per tutti l´ho fatta io stesso (la suora é partita anche lei per l´Argentina!)! E che Lula il primo gennaio consegnerá il governo a Dilma (trovate su adital.com.br il suo nostalgico discorso di...arrivederci al 2014, quando potrá di nuovo essere rieletto)?

Il clima é ottimo. Siamo rinfrescati da un acquazzone dietro l´altro. Ma le pioggie distruggono le strade. Il sindaco, che ha impiegato un anno e speso tanti soldi per ottenere, in tribunale, il posto del suo avversario che aveva vinto le elezioni, dopo un anno di amministrazione si é dimostrato una frana. Non ha fatto quasi nessuna delle opere che aveva promesso, e ha dovuto dimettere piú di 500 funzionari nel novembre scorso. Le strade sono abbandonate alle intemperie. C´é una localitá nella quale ho celebrato la messa lunedí scorso, Lobeira, che ormai é quasi irraggiungibile: e per fortuna ero solo in macchina, perché credo che gli ammortizzatori non avrebbero resistito ai chilini in piú dei miei graditi ospiti. Al di lá di questi piccoli fatti quotidiani gli ultimi giorni dell´anno possiedono una forza magnetica che attira al silenzio e alla riflessione. Io medito da vecchio, sulle caratteristiche del tempo che stiamo vivendo e sulla rapiditá delle mutazioni: da quando andavamo a letto a lume di lampada a petrolio e percorrevamo lunghe distanze o scivevamo lettere per sentirci vicini, fino ad arrivare al momento attuale dei cellulari e di internet. Cosa ci aspetta per il futuro, il 2011 e oltre? L´amico Giuseppe Stoppiglia (che cita Zoja), su macondo.it commenta:

"Le parole conclusive di Zoja sono addirittura allarmanti: la globalizzazione è ben lontana dall’essere un evento economico. Ogni giorno ci sta sotto gli occhi una tragedia del mondo: la fame, malattie devastanti, le stragi dimenticate, i danni climatici. Ciò che merita la nostra compassione e richiederebbe il nostro amore si fa sempre più evidente, ma anche sempre più lontano, sempre più astratto, manca di profondità come gli schermi che ce lo comunicano. La lontananza si è sostituita alla vicinanza. Le nostre città sono diventate un agglomerato di sconosciuti, dove ciascuno avverte, se non un senso di sospetto e di diffidenza nei confronti degli altri, un certo fastidio, leggero ma costante. Evitarli è diventata ormai una condizione per sopravvivere. Sui treni si parla al telefono coi lontani e non ci si degna di uno sguardo per i vicini. Lungo le strade si passa accanto al prossimo come si passa vicino a un muro. Tutto questo toglie alla condizione umana quella socialità, che appartiene alla nostra natura di “animali sociali”, e diventa la prima fonte della depressione, che in Occidente è la sofferenza psichica più diffusa e più insidiosa".

Troppo cupo questo Zoja? Le cose che scrive succedono, ma dipendono non dalla tecnologia, bensí dalla mentalitá di chi la usa. A Rio e San Paolo ci sono gruppi che usano smart-phone (io non so nemmeno cosa sia) per ballare la stessa musica insieme, a distanza e senza uscire di casa la sera. E si guardano reciprocamente in un monitor televisivo collegato: altro che lontananza e isolamento! Roba per giovanissimi, naturalmente. Piuttosto bisogna fare in modo che queste comoditá arrivino a tutti e siano condivise con un atteggiamento di benevolenza verso "l´altro", al posto del disprezzo e dell´invidia. Noi anziani, poi, se avremo salute, sapremo vivere bene anche nel 2011 senza smartphone e senza lasciarci soffocare dalla globalizzazione. Sapremo essere noi stessi e comunicarci col prossimo crescendo e perfezionando in noi quella qualitá che ci rende, dentro i nostri limiti umani, uguali a Dio. Scrive ancora Stoppiglia, e faccio mio il suo augurio: "Vi auguro (per la festa di Natale) e per l’anno nuovo che va a cominciare di ritrovare la fede come forza viva, come capacità inventiva, confronto, coraggio, passione per l’uomo e per il vangelo. Esistono cinque cose nella vita che non si recuperano: una pietra dopo averla lanciata; una parola dopo averla detta; un’opportunità dopo averla persa; il tempo dopo che è passato; l’amore per chi non lotta".

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