Le foto: 1)Il vescovo Dom Carmelo Scarpa; 2)Particolare del circolo degli esercizi spirituali, con don Maurizio in mezzo; 3)Sembra il patriarca Noé, ma é il nostro Frei Marcos, op, anni 81, veterano della diocesi.
Quando è che il silenzio é profetico? Questa è la “pulce nell´orecchio” che mi è rimasta dopo tre giorni di esercizi spirituali. Spirituali?? Direi prima di tutto fisici! Goiàs è in una buca, e il vecchio monastero è situato nel punto piú profondo. In questo settembre secco e torrido l´aria della cittá odora di fumo perché il cerrado, tutt´attorno, brucia. E il caldo é opprimente. Ho dormito per tre notti in un forno, colando di sudore come un gelato esposto al sole, cullato dai violini delle zanzare. Dicono che il sudore espelle dal corpo tutti i veleni. Se è vero, in questo momento io sono pulito dentro, “incontaminato” come i luoghi turistici che la signora Colò vi presenta in TV ogni settimana.
In compenso abbiamo avuto la grazia e il piacere (si dice così?) di una buona guida: il vescovo di Sao Luis de Montes Belos, diocesi confinante con la nostra. Il suo nome è dom Carmelo Scarpa. Proviene dalla diocesi di Cremona ed ha studiato, a cavallo del 1970, nel Seminario per l’America Latina di Verona, per venire poi in Brasile come prete Fidei Donum. La sua nomina a vescovo è sicuramente un motivo di vanto per l’Istituzione italiana che invia i preti Fidei Donum, che un tempo si chiamava Ceial e ora si chiama CUM, e che negli incontri non dimentica di rileggere, umilmente, le liste aggiornate dei suoi adepti gratificati (o sovraccaricati) da Roma. Tuttavia Dom Carmelo ci ha esposto una spiritualità sulla falsariga delle lettere paoline, di quel Paolo che scriveva: “Vantaggi e onori sono una perdita per me, di fronte alla conoscenza di questo bene supremo che è Cristo, mio Signore” (Filippesi 3, 7-11): quindi l’esaltazione delle carriere non é ció che gli preme. E nemmeno a noi.
La figura di Paolo ha molte sfaccettature. Dom Carmelo ha scelto, ovviamente, quelle che gli servivano per suggerire riflessioni a un clero diocesano: un uditorio per il quale ci sono delle scelte obbligate, tanto piú se a parlare é un vescovo! Lui ha fatto una lettura “spirituale” dei passi che definiscono l´identitá del prete come discepolo coraggioso di Gesú Cristo, per niente preoccupato con la propria carriera o con il successo di popolo. Non é poco, in quest´epoca in cui molti vanno a cercare l’ identità cristiana nei paramenti, nelle suppellettili e oggetti decorativi, o nel clericalismo e nella popolaritá superficiale.
Capisco che alcuni torcerebbero il naso a sentir parlare di Paolo come "profeta". La sua personalitá era concentrata nella relazione con Cristo, nella formazione di comunitá cristiane, e nella speranza escatologica, piú che nella "profezia" diretta alla "liberazione" come la si intende oggi. Per il mondo non aveva molte speranze. La salvezza escatologica, peró, é il pilastro fondamentale per chi ha fede: per chi non ce l´ha, rimane un enigma indecifrabile. Il vescovo ha sottolineato uno dei periodi oscuri della vita di Paolo, quando, dopo la cosiddetta “conversione” di Damasco, (vedi Atti degli apostoli nel cap. 9), scompare per una decina d´anni prima in Arabia e poi a casa sua, a Tarso, a lavorare da tessitore. E lo ha commentato cosí: “Si puó immaginare la delusione e sofferenza in Paolo: aveva udito la voce di Cristo che lo inviava a predicare, ma le comunitá cristiane e gli altri apostoli non si fidavano di lui. E lui ha resistito in silenzio”. E ha concluso, citando forse Mons. Martini: “A volte il silenzio é la migliore profezia”. Da quí la mia pulce nell´orecchio: di silenzio, oggi, se ne “sente” parecchio. Sará una modalitá di profezia, o semplicemente fuga e vigliaccheria?”
La mia risposta non vale, perché io non ho il profilo del profeta. Appartengo a quella specie di gente “serva” che, quando sarebbe ora di gridare alto e forte, freme, gli viene un nodo alla gola, e al massimo emette un balbettio. Peró mi sembra che accadano cose da urlo. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. In Africa soprattutto, in Congo, in Medio Oriente, ovunque, e anche qui. Venerdí mattina ho fatto le esequie di una signora giovane, una delle tante Aparecida, morta d´infarto. Lascia una figlia con problemi di depressione che avrebbe bisogno della sua assistenza, per lei e per la nipotina. Da tempo aspettava l´impianto di un marcapasso. Nei giorni scorsi é andata in crisi, l´hanno portata a Goiania ma non c´era posto. E lei non ce l´ha fatta. Il mondo é crudele coi poveri! I ricchi rivendicano il diritto a spendere come pare a loro, in cose futili, e i poveri muoiono per mancanza del necessario.
I carismatici lodano Dio in continuazione con inni struggenti! Gli evangelici lodano Dio e promettono cure mirabolanti! Le nostre reti cattoliche fanno interminabili adorazioni eucaristiche. I preti delle show-messe fanno cantare e ballare grandi masse di giovani parlando di un Dio generoso che li salverá comunque. (Ci sono conversioni, e moltissime persone umili e brave seguono questo vociferare e cantare e ne traggono forza per affrontare vite difficilissime - perció non poniamo limiti a Dio e accettiamo di convivere nelle diversitá - ma come sarebbe meglio se questi nostri fratelli vivessero la fede coi piedi per terra e non con la testa fra le nuvole)! Tutti chiedono denaro e raramente osano trasmettere sentimenti di indignazione per l´intollerabile disuguaglianza e l´immensa ingiustizia che pesa almeno quanto la croce di Cristo sulle spalle dei poveri. I politici in campagna elettorale non hanno vergogna di spendere milioni di euro in carta patinata a colori, compra di voti e fuochi d´artificio per farsi propaganda: denaro che poi si rimborseranno in qualche modo dai conti pubblici quando saranno eletti. Purtroppo molti poveri, sempre a corto di denaro, si fanno comprare. In questi giorni poi ce ne sono milioni in tutto il paese che sfruttano l´occasione per guadagnare qualcosa portando in giro cartelli e bandiere di un candidato, o distribuendo di casa in casa “santini” con la faccia e il numero del loro padrone provvisorio.
In compenso c´é ancora chi sceglie la strada di Gesú Cristo e si mette al servizio degli altri. Ecco cosa scrive, ad esempio, Padre Xavier Paolillo, coordinatore della Pastorale dei minori di Vitória, capitale dello Spirito Santo (fonte: Adital):
“João há 15 anni. Il nome é fittizio, ma la storia é drammaticamente reale. Era sfruttato sessualmente fin daí 5 anni. Il caso giunse fino al Consiglio Tutelare di Serra – Stato dello Spirito Santo – che lo incamminó al Tribunale dell´Infanzia e Adolescenza. Fu per forza ritirato da casa, poiché era lí che soffriva gli abusi. Chi gli aprí le porte fu uno dei tanti progetti della Caritas Diocesana e della Pastorale dei minori di Vitória. Nella Casa Famiglia, un gruppo di educatori si prese cura di lui per tutto il tempo necessario, restituendogli il sorriso e la voglia di vivere. Alcuni giorni fa João é tornato a casa. É stato um momento di grande gioia per tutti. Pezzo per pezzo la sua storia personale e familiare é stata ricostruita. Il merito é delle mani laboriose e piene di tenerezza di un gruppo di donne che, seguendo quel Gesú Cristo incontrato in uma delle tante comunitá ecclesiali di base sparse nell´arcidiocesi, há deciso di consacrare la propria vita a questi bimbi e bimbe. Questa dedicazione avviene nel silenzio. Mentre i “tre anatroccoli dello stagno" fanno um chiasso infernale e si servono della sofferenza di bambini e adolescenti abusati sessualmente come di “ragazzi propaganda”, uomini e donne di buona volontá in silenzio e gratuitamente offrono il loro servizio per garantire vita a chi aveva perduta la speranza di vivere”.
E tanto per non parlare sempre e solo del Brasile, leggiamo il documento finale, programmatico, delle Comunitá Ecclesiali di Base del Panamá (fonte: Adital):
“Noi, convenuti da diverse regioni del nostro paese, ci siamo riuniti nell´accogliente comunitá parrocchiale di Chiriquí dal 10 al 12 settembre dell´anno corrente, per il nostro II Incontro Nazionale di Cebs che abbiamo realizzato nel Centro di Formazione Hector Gallego. In piú di cento persone, abbiamo messo in comune esperienze, insegnamenti, riflessione e analisi della realtá nazionale e del significato degli impegni delle Cebs (Comunitá Ecclesiali di Base) nel nostro paese. Abbiamo condiviso queste conclusioni:
Le CEBs sono espressione genuina della Chiesa, Popolo di Dio, incarnata nei poveri.
Nelle CEBs ci sentiamo profondamente interpellati da tutti i progetti di morte che pesano sulla vita del nostro popolo.
Di conseguenza, come Chiesa profetica, denunciamo la violazione dei diritti umani, la brutale repressione e le uccisioni contro il popolo fratello, in maggioranza indigeno, di Changuinola, Bocas del Toro, all´inizio del mesi di luglio scorso.
Ci solidarizziamo col clamore di ampi settori della societá panamense che si oppongono alla legge 30, conosciuta come "Lei Chouriço", perché incostituzionale, assurda, illegale e lesiva degli interessi del popolo impoverito, dell´ambiente e della giustizia.
Vediamo con profonda preoccupazione come il paese é fatto oggetto di vendita a imprese straniere attraverso concessioni minerarie e idroelettriche che spogliano gli indigeni e i contadini delle loro terre e sono fonte di contaminazione del nostro ambiente”.
E ancora: “L´aumento del prezzo dei prodotti basici familiari sta rendendo intollerabile l´alto costo di vita del popolo in maggioranza povero”.
“Di fronte a questa preoccupante situazione, guardiamo la nostra realtá como Chiesa e scopriamo il dono della vita, l´amore gratuito, la fede e la speranza che Dio pone nei nostri cuori e nel cuore della comunitá cristiana, la Pasqua liberatrice di Gesú Cristo nostro fratello, la forza dello Spirito Santo, l´esempio di Héctor Gallego, Primo Martire della Chiesa Latinoamericana dopo Medellin, la Parola profetica della Chiesa che si esprime nei vescovi congregati periodicamente e le luci di Aparecida, che ci spingono ad imparare e a seguire i passi missionari di Gesú in mezzo alla realtá del nostro mondo. E ci sentiamo accompagnati e umili partecipanti di um progetto di Dio nella storia.
Cosí, al termine dell´incontro, riaffermiamo il nostro impegno di organizzare, rafforzare, e far diventare realmente vive le Comunitá Ecclesiali di Base; maturare nella spiritualitá cristiana; imparare a leggere i segni dei tempi con maggiore sapienza; avere sempre presenti i nostri fratelli poveri; essere solidali e stabilire legami col movimento sociale in favore della giustizia”.
Com tutto ció, ho dimenticato di informarvi sulla salute di Don Eligio: il quale, dopo una ventina di giorni molto duri e sconsolati si sta rapidamente riprendendo, há cominciato a camminare, e possiamo aspettarci che in breve tornerá a vivere in piena forma. Sperando che non salga piú su sedie e scalette! Quanto alla campagna elettorale, come era da aspettarsi, in questi ultimi giorni (manca una settimana alle elezioni) gli attacchi contro Dilma, la candidata di Lula, si fanno sempre piú sporchi, falsi e sleali. Ci sono gruppi che sfruttano anche la religione per fare leva sul sentimento popolare accusandola di essere irriverente verso Gesú Cristo e quindi tale da non meritare il voto di cristiani. Cose cosí, da disperati. Non dubito che qualche gonzo ci caschi, ma credo che l´evidenza della popolaritá di Lula (nello Stato di Goiás há a suo favore l´85% dell´elettorato, sia sufficiente a tranquillizzarci che non ricadremo cosí presto nelle mani della solita elite.
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