11 settembre 2010

IL CUORE NON SIA DI SASSO

Foto dalla Festa do Cerrado: 1) Una composizione di frutti e curiositá di bosco; 2) Prodotti esposti su un antico carro da buoi; 3) Un gruppo di ragazzini, autentici professionisti della "batucada", che fa le prove per presentare una capoeira. Non ho di meglio perché sono arrivato tardi, quando giá smontavano gli stand.

Qual´é la mia attivitá principale? In mancanza di uno studio piú approfondito, direi a occhio e croce che é quella di cercare l´agenda, farvi annotazioni e poi perderla di nuovo. E non é solo l´agenda. Perdo le cose. Le appoggio da qualche parte, le ritrovo sempre perché ricordo la zona in cui le ho lasciate, ma ogni volta devo cercare a lungo. Forse sono nato per fare il ricercatore. Oggi ho lasciato l´agenda a Goiás, nel Centro Diocesano, e un buon amico a cui ho telefonato, e che dovrá passare di qui domani, me la porterá. Nel frattempo dovró guardare in quella di don Eligio per ricordare i miei impegni. Lui annota tutto. A volte é difficile trovare anche lui, perché é sempre in movimento, ma ora ha fatto una brutta caduta e il dolore lo costringe a stare a letto. Siccome lui é solito fare quasi tutte le esequie, sono certo che adesso dovró sostituirlo. Ad Itaberaí la gente muore in notevole quantitá (proporzionale al numero di abitanti, suppongo). Non sono tutti cattolici ma ce n´é abbastanza. Almeno uno al giorno. Muoiono di infarto, ictus, cancro, motocicletta, automobili, pallottole, coltelli, eccetera. Provate a immaginare come morirá ciascuno di noi. Prima o poi dovremo farlo.

Essere vicini ai familiari in queste circostanze é una cosa che riguarda il cuore e non ha nulla di complicato. Non c´é molto da dire, bastano la presenza e alcune parole di fede e solidarietá. Il rituale, quí in Brasile, é ridotto al minimo: di solito si fanno le esequie in casa, seguite da una decina di Ave Maria e un canto. Anche la benedizione del tumulo si fa da casa, a distanza. Qualche famiglia preferisce portare il defunto in Chiesa o fare la veglia all´obitorio, che é uno spazio accanto all´ingresso del cimitero, a disposizione per qualsiasi Chiesa o Culto. Quando il defunto é particolarmente caro a tutta la comunitá si va in casa anche per il rosario. Il dovere piú sacro per la gente é passare la notte nella casa del defunto, per dimostrare sostegno ai familiari: quasi sempre rimangono lí, in sala o attorno a casa a chiacchierare. Ma rimangono.

Stamattina c´era uno che é morto di infarto a soli 46 anni. Gli hanno dato un nome greco, Eurípedes, ma non ha mai saputo dove fosse la Grecia. Con le parole del rituale ho rievocato piú volte la fede nella risurrezione, e nel frattempo ho pensato alla mia, a quella di tutti. Come sará? La liturgia é contraddittoria: nelle preghiere si invoca l´immortalitá dell´anima che dovrebbe essere accolta subito alla presenza di Dio, e poi la risurrezione nell´"ultimo giorno" del "povero corpo che oggi seppelliamo". Tuttavia si legge il Vangelo di Lazzaro, che non fa distinzioni tra anima e corpo: "Chi crede in me non morirá mai!" E Paolo afferma che non moriremo ma saremo trasformati. Forse avremo subito un altro corpo spirituale, come Gesú e Maria. Chi lo sa? Le informazioni della rivelazione non sono decifrabili in modo preciso. La divisione in anima e corpo é teoria dei filosofi, non comprovata e non rivelata dalle Scritture. C´é sempre un pó di tutto negli scritti sacri, e bisogna discernere ció che ha un senso: puó vivere la nostra anima senza il corpo? L´importante per me é che Dio sia buono e compatisca tutte le stupidaggini che ho fatto, detto e pensato durante la vita, e continuo a dire e fare. Si nasce talmente stupidi che non basta una vita per acquistare un sufficiente fabbisogno di saggezza.

Venerdí scorso sono andato a Retiro, per l´inizio della novena della patrona, Nossa Senhora da Guia. Ho incontrato molta gente che ricorda don Isacco: vi ha celebrato la messa e organizzato la catechesi per dieci anni. É una borgata distante. L´ultimo pezzo di strada é ancora sterrata, c´é un polverone da far spavento. Un tempo era una comunitá rurale fiorente, tanto che don Isacco fece ampliare la cappella che non conteneva la gente. Poi é venuta l´urbanizzazione, e oggi si riempie solo nei giorni di grande festa, una volta l´anno. Normalmente non si arriva a venti persone. L´aspetto del villaggio é desolante. Rievoca certe foto dell´Afghanistan, dopo i bombardamenti di pace dei nostri alleati americani. Ho incontrato uno che ricorda quando passavo da casa sua, all´alba, a prendere il latte. Roba di 40 anni fa. Per qualche tempo, da giovane, ho guidato il camioncino di un lattaio. É sempre stato il mio sogno svolgere gratuitamente il ministero, e mantenermi col mio lavoro come fanno i laici volontari. A quei tempi io smisi perché non guadagnavo niente. Quel signore dice che il mio "padrone" gli aveva confidato: "Quando guida Padre Chico, la spesa di benzina diminuiva". Ciapé mó só. Facevo come i preti operai in Italia. La Chiesa, salvo qualche eccezione in Francia e Belgio, non ha sostenuto queste scelte, e la capisco: le comunitá sono ancora troppo bambine, hanno bisogno di un prete "papá e babysitter" che sia a disposizione in qualsiasi momento. Per vivere la gratuitá come faceva S. Paolo, ci vogliono comunitá in cui la visita ai malati, le opere sociali, i funerali e tante altre mansioni siano condivise col laicato. Ma avremmo piú libertá nell´annunciare il Vangelo, e piú esperienza della vita reale per trasmetterlo.

A proposito di Retiro, un signore mi ha chiesto di trovargli un librino con la novena di Nossa Senhora da Guia. Ho telefonato alle librerie religiose e cercato in internet, ma non si trova. Decine di parrocchie sono dedicate a Nossa Senhora da Guia, ma non esiste nessun libro di devozione. Un sito mi informa che é uno dei nomi di Maria provenienti dai culti di spiritismo. Probabilmente é uno dei tanti casi di sincretismo che hanno formato questa spettacolare mescolanza che é il Brasile.

Ieri c´é stata una giornata diocesana dedicata al "cerrado": difesa della terra, recupero delle tradizioni di medicina popolare, sostegno all´agricoltura familiare, tutto insieme. Una bella mostra di prodotti, iniziative, arte. Stiamo anche raccogliendo voti (un plebiscito di iniziativa popolare) per una legge che limiti le dimensioni della proprietá terriera. Si spera di raccogliere almeno un milione di voti per forzare il Congresso ad approvarla, ma sará dura.

Si sogna ancora un mondo diverso "possibile". Nonostante tutto. Nonostante i forti segnali di retrocesso civile e culturale in tutto il mondo di cui ho notizia. In Europa si rimettono in discussione i diritti dei lavoratori, costati sudore e sangue appena 50 anni fa. Regredisce la democrazia. I cittadini rischiano di tornare allo stato di sudditi. I cattolici, di perdere il diritto al "sacerdozio battesimale" e tornare allo stato di "semplici fedeli", come si usa ancora dire nel nostro ambiente clericale. La maggioranza non é mai andata oltre a questo, e "fedeli" o "popolo fedele", é ancora presente in molti testi liturgici con un significato piú di sudditanza alla struttura ecclesiastica che di fedeltá a Cristo e al Vangelo. E questo, in una Chiesa di Gesú che ha detto: tra voi non sará cosí, ma chi vuole essere il primo si metta al servizio di tutti!

Anche nella Chiesa brasiliana lo spirito "ecclesiastico" sta rosicchiando spazio allo "spirito ecclesiale", e l´esaltazione spiritualista rischia di portare a una fede possente come una droga, ma senza contatto con la realtá. Voglio credere che non siano segnali di una marcia indietro definitiva, ma sussulti di un parto da cui nascerá un mondo nuovo. I paesi ricchi, e anche il Brasile che sta diventando ricco secondo lo stesso modello, sará necessario abituarsi ad essere piú poveri ma vivere meglio. É comprensibile che, per qualche tempo, la partoriente sia in preda a doglie e grida di dolore. Cambiare i parametri non é facile. Perché dobbiamo sempre misurare il progresso con il metro della crescita del pil? Perché la qualitá della vita deve dipendere dalla capacitá di tenerci in vita per decine di anni artificialmente? Perché la percentuale di automobili in autostrada é l´unitá di misura del benessere?

Non desistiamo dal credere e dallo sforzo di costruire un mondo nuovo. La sfida é sostituire la scala dominante dei valori neo-liberali (in cui l´economia é padrona e tutto dipende dalle sue ferree leggi) con un´altra in cui valgono le relazioni umane, la cultura, l´arte, la gioia di condividere e usufruire delle ricchezze umane di tutti i popoli. Bisogna convincersi che la povertá, quando é dignitosa e possiede il necessario condiviso, é un valore. E che la ricchezza solo di alcuni é un obbrobrio e una sfacciata provocazione. Non desistiamo nemmeno dal lavorare per un nuovo modo di essere Chiesa: tutta Popolo di Dio, tutta sacerdotale, tutta profetica, tutta samaritana. Perché la Chiesa ha la vocazione ad essere una fraternitá di vita evangelica viva, aperta agli "altri", plurale, e non un popolo che carica sulle spalle una piramide cementificata e gelida, chiusa, afona o univoca, governata dalla diplomazia e dalla burocrazia.

Ieri l´altro sera ho celebrato la messa in paese, nella comunitá di São José, presso una famiglia del quartiere, e ho avuto la prova che la gente alla buona é vaccinata contro le epidemie che devastano il mondo e la Chiesa. Celebrano l´Eucaristia con entusiasmo. Parlano della vita specchiandosi nel Vangelo. Sono partecipanti, non assistenti. Dirigono, commentano, si avvicendano nelle letture, scelgono e intonano i canti, ricordano i morti ma soprattutto gli ammalati, i compleanni, le date importanti dei matrimoni, gli incidenti, le gioie, le vittorie e le sconfitte. Lo stile carismatico ha trasmesso uno stile di preghiera piú vibrante per solleticare e sollecitare il sentimento, di cui pure c´é bisogno: ma non li ha contaminati al punto di pregare con la testa fra le nuvole, o contratti e compressi dentro a sé stessi nell´intimismo e nell´inibizione. Questo mi fa sperare che ció che abbiamo sempre letto e udito dai profeti, antichi e contemporanei, non é un sogno vano ma si realizzerá, perché é il sogno di Dio.

Concludo con una citazione da una lettera del monaco Padre Marcelo Barros, che a sua volta cita Padre Turoldo. Ve la passo senza correzioni, e con questa vi saluto:

"In questi giorni ho visto ou rivisto un poema di David Maria Turoldo che si chiama “Piu non abitate conventi” e ho pensato di li riprendere e dedicare a voi:

“Più non abitate i conventi”

David Maria Turoldo

“Più non abitate conventi di pietra

perchè Il cuore non sia di sasso!

E, anche voi, uomini, non fate

artigli delle vostre mani.

Liberi, o monaci, tornate,

senza bisaccia, nudi,

i piedi sull´asfalto.

Sia Il mondo

il vostro monastero

como um tempo

era l´Europa.

Abbattete i reticolati di queste

città-lager,

dove ognuno è cintato

dal sospetto perfino del fratello

di chi sia primo

ad uccidere.

Uma tenda vi basti a riparo

dalle buffere.

e Dio ritorni,

vagabondo

a camminare sulle strade,

a cantare con voi

i salmi del deserto.

Vi basti leggere il vostro

nome nel vento

e nel cielo azzurro:

mormorato sotto una palma

nelle pause dei canti.

O frate Nessuno

sei l´antica immagine di Cristo

sparpagliato in ogni lembo

di umanità, vessillo

che ci manca...

Piu la gloria non abita Il tempio

da quando dal pinnacolo

ha fatto sua stabile dimora

il Tentatore”.

(Cf. Oreundici, novembre 2009, p. 27).



Dio vi benedica. Un abbraccio afetuoso del fratello

Marcelo Barros

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