In una clima torrido, ma proprio torrido da torrefazione, mi accingo a darvi notizie della settimana. Le campagne hanno l´aspetto di una landa desolata e sbruciacchiata. Non piove da fine marzo. L´aria odora di fumo. Un venticello persistente ti getta in faccia aria che sembra uscita da un forno. In casa ogni oggetto é perennemente coperto da uno strato di polvere. Intanto io ho cambiato la faccia del blog, con uno dei design nuovi offerti da google. Spero di avere fatto bene. Il mio timore é che qualcuno abbia dei programmi vecchiotti che non riescono ad aprirlo o a vedere le immagini (in informatica un paio d´anni é un secolo!). E speriamo che i lettori tornino, perché nei due mesi di vacanza li ho persi quasi tutti. Per questo ho messo un contatore di visite, per sapere se scrivo per qualcuno o solo per me.
Diamo la precedenza ad una notizia su Don Eligio, che é tutto dolorante e arrabbiato perché non riesce a lavorare. Martedí mattina, in obbedienza al Vescovo, si é fatto portare all´ospedale di Ceres per alcune analisi. Dopo un paio d´ore Padre Severino, che lo aveva portato, mi ha telefonato chiedendomi di portare la Vicentina (la nostra Perpétua, come la chiama Eligio), con tutto il necessario per pernottare: durante un piccolo intervento dell´urologo c´é stato un sanguinamento, e i medici hanno pensato di tenerlo sotto flebo per evitare grumi di sangue nei canali. Giovedí mattina stavano per dimetterlo, ma lui, mentre aspettava il medico, é salito su una sedia per cambiare il canale al televisore (voleva vedere lo sport). La sedia é scivolata, e lui é crollato battendo le costole. Lo hanno trattenuto ancora per i raggi X e lo hanno dimesso nel pomeriggio. Non ha nulla di rotto: le ossa tengono. La botta, peró, é stata dura e sente molto dolore.
Nei Vangeli della domenica continuano a susseguirsi le critiche ai dottori della legge, ai sacerdoti antichi, e di conseguenza ai preti e cristiani di oggi. "Se vai a un banchetto - suggeriva il Vangelo di domenica scorsa - non sederti al primo posto, ma aspetta che ti invitino. E se offri un banchetto, non chiamare i pezzi grossi, i vip e i ricconi da cui puoi aspettarti una spintarella per salire in alto nella societá, ma invita gli storpi, gli squattrinati e quelli che non contano niente agli occhi del mondo". La mia Diocesi attuale ha fatto una scelta pastorale in questo senso, di dare prioritá agli ultimi: e ripete la proclamazione ad ogni riunione. Il problema é passare dalle parole ai fatti! "Mancano i testimoni a cui fare riferimento" - scrive un illustre giornalista brasiliano. Voi in Italia assistete continuamente ad episodi di servilismo anche religioso verso i potenti di turno. Quí da noi molto meno, ma c´é pure qui la scalata ai primi posti e sembra che prima di fare un gesto coerente col Vangelo si facciano i conti delle entrate di decime e offerte. Le strutture e le cattedrali costano!!
E pensate che le stragi di popoli, in nome di Dio o senza, siano finite? Leggete cosa scrive Egon Dionísio Heck, assessore del Consiglio Indigenista missionario, sugli indios della regione di Dourados (Mato Grosso del sud) (fonte: Adtal): "La vita sembra fluire normalmente nella regione di Dourados. Tuttavia quí si aggirano piú di un centinaio di ricercatori di quindici paesi di tre continenti. Essi stanno studiando diversi aspetti della storia di lotta e occupazione-invasione del continente americano, dell´Abya Yala amerindia. É una storia, generalmente, segnata dal conflitto, da lotte e massacri, dalla distruzione e dominio in nome di sua maestá il re e di un Dio salvatore. Si era stabilita in questo continente una guerra santa e permanente, in cui gli dei invasi cercarono i loro spazi di sopravvivenza, senza lasciarsi dominare o distruggere. Cercarono di dialogare e adeguarsi alle nuove realtá che il processo dominante imponeva".
E continua: "A Dourados si crea oggi uno di questi spazi di dialogo e riflessione (tra gli déi) nella 13a giornata internazionale sulle missioni gesúitiche: frontiere e identitá. Popoli indigeni e missioni religiose. Nel frattempo, non molto lontano dallo spazio privilegiato del dibattito che é l´Universitá Federale della Grande Dourados, una comunitá di indios Kaiowá Guaraní continua a subire i rigori di una mentalitá colonialista di negazione della loro terra e vita. Si tratta della comunitá Ypao´í. Riproduco il loro clamore in un comunicato diretto al Ministero Pubblico dal Consiglio della Aty Guasu, che é l´istanza di articolazione del popolo Kaiowá Guaraní:
"Sono riuscito a sfuggire all´assedio dei pistoleiros, di notte. Sono venuto per chiedere soccorso, perché i nostri bambini si stanno ammalando e le strade sono chiuse. É urgente che la Fondazione Nazionale di Sanitá (Funasa) venga a visitare la nostre gente ammalata". Questa richiesta di aiuto di uno dei lider del Ministero Pubblico di Ponta Porã (cittá al confine tra Brasile-Mato Grosso e Paraguay), rafforza la sollecitazione giá fatta anteriormente dalla comunitá. Non é ammissibile che la giustizia rimanga in silenzio, davanti a tanto grande ingiustizia. Non é possibile che il governo si ometta davanti a questa azione genocida contro una comunitá indigena che cerca di trovare il corpo del professor Rolindo scomparso (e probabilmente assassinato) e nascosto da oltre trecento giorni. É un affronto alla Costituzione e alla legislazione internazionale negare la terra tradizionale a una comunitá indigena e ancora di piú impedire l´accesso ai propri organi di governo incaricati della protezione e servizio sanitario della popolazione indigena".
La campagna elettorale impazza. A Itaberaí c´é uno stravagante candidato a deputato che ha messo in giro una macchina con altoparlante che grida (o canta) ininterrottamente per le vie: "Vota 55375 - dall´altra parte c´é solo denaro". Dilma Roussef, candidata di Lula alla Presidenza, fa un altro balzo in avanti nella classifica. Ora ha 24 punti di vantaggio sul suo diretto avversario Serra. Disperati, i giornali che lo sostengono tentano tutte le carte. L´ultima é quello di ricordare il passato di guerrigliera della candidata, per indurre gli elettori a pensare di trovarsi di fronte ad una donna poco affidabile, perché comunista fino al midollo. Vi riassumo la storia.
Nei primi anni 70, nel clima di una dittatura militare al servizio degli Stati Uniti d´America che avevano iscritto il Brasile in una lista di paesi in cui poter fare in piena sicurezza investimenti lucrativi, un gruppo di giovani idealisti, quasi tutti di S. Paolo, si era inoltrato nelle foreste limitrofe al fiume Araguaia, ai confini tra gli Stati di Pará, Goiás e Maranhão, per fare la guerriglia. Tra questi c´era pure la Dilma. Erano circa duecento. Studenti che a San Paolo, sotto il naso di una polizia politica attentissima e feroce, non vedevano piú nessuna possibilitá di contrastare il regime e cambiare il paese. Sicuramente illusi e con la testa fra le nuvole come il loro mito Che Guevara, perché ci voleva poco a capire che in un paese come il Brasile era impossibile suscitare la simpatia della gente e indurla ad arruolarsi nella loro impresa. Volevano fare del Brasile una nuova Cuba, senza rendersi conto delle diversitá abissali tra i due paesi e i due contesti.
Il Governo militare dislocó nella zona duemila soldati. Resistettero per circa due anni, perché stanarli nella foresta non era facile nemmeno per i militari. Poi ne furono arrestati alcuni, che sotto tortura finirono per consegnare i loro compagni. Dilma, al momento dell´arresto, non portava armi. Mino Carta, illustre giornalista brasiliano fondatore di diverse riviste di divulgazione, e che fu testimone di quei fatti, commenta in un articolo su Adital:
"Diciamo che furono sognatori coraggiosi, tuttavia giovani che, in un momento storico che incendiava il mondo occidentale e che vedeva il Brasile e l´America Latina alla mercé di dittature di una violenza estrema e con la benedizione di Wasington. Anche Guevara credette in una soluzione davvero irrealizzabile e morí, assassinato e solo, circondato da occhiate indifferenti. Il popolo sapeva vivere solo la sua miseria. La storia dell´umanitá é piena di esempi di giovani che hanno osato fino ai limiti estremi per combattere contro la prepotenza. Molti di loro, innumerevoli, sono celebrati come eroi nel mondo intero. Per esempio i maquis francesi e i partigiani italiani. Guerriglieri contro le dittature di Hitler e Mussolini, e in gran parte di sinistra. É ora che riconosciamo, una volta per tutte, i nostri eroi, al di lá della retorica dei tradizionalisti, e spero sorpassati, e dell´ipocrisia che li interpreta. Il Brasile non diventó una Grande Cuba, ma chi lottó contro la dittatura entra nella galleria".
Ma non imperversa solo la campagna elettorale. Anche le chiese pentecostali e i carismatici cattolici. Dopo gli anni della lotta contro il fumo, ora é la guerra all´alcool e alla droga. É comprensibile, visto che la situazione é grave: senonché i toni e atteggiamenti parossistici lasciano un poco perplessi. Alcuni giorni fa, in un ristorantino di periferia, ho chiesto una lattina di birra e la cameriera é rimasta di stucco: si é fermata davanti a me guardandomi letteralmente a bocca aperta, come se avesse visto un marziano. Questo é un popolo religioso, perció lo spirito pentecostale fa presa. Ci interpellano per strada per chiedere la benedizione. Se si va avanti cosí, tra qualche anno il Brasile sará un paese pulito nel cervello, polmoni, fegato, e pure nella coscienza. Ma non sará ancora il Regno di Dio - come in cielo cosí in questa terra. Manca la giustizia sociale e non c´é la passione per la giustizia. Forse altri, che non sono di questi ovili, dovranno occuparsene.
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