26 marzo 2010

CHE CI FA DIO SU UNA CROCE?

Foto: 3 immagini dell´incontro del Vescovo con tutta l´equipe: preti e suore di Itaberaí.

Raccontano che di tanto in tanto il Gesú dei Vangeli faceva visita al Gesú dei cristiani. E discutevano sempre. Quello dei cristiani voleva il sacerdozio di Aronne, con il Tempio, l´altare, le decime e tutto il resto - e quello di Nazaret voleva il sacerdozio di Melchisec, cioé stare in mezzo alla gente senza appartenere a nessuna casta, senza altare, "senza padre, né madre, né genealogia". Ogni volta si accomiatava da lui commentando: "Per fortuna che non lavoriamo insieme, perché non andremmo d´accordo per niente." La storiella non dice se tornerá ancora!

Chi narrava questa specie di parabola, che io ho adattato perché la ricordo solo vagamente, era il famoso poeta Gibran Kalil Gibran (famoso in Brasile). Immaginate se Gesú, oggi, facesse visita al Gesú Cristo dei leghisti, o degli altri politici italiani che difendono il cristianesimo a suon di legnate agli immigrati (tanto per fare un esempio, e ce ne sarebbero molti altri). Oppure anche a quello di noi preti, la casta o la gerarchia come dice qualcuno, che a volte andiamo per nostro conto, assai lontani dalla strada che il nostro Maestro ha percorso: lui fedele al Padre fino alla morte, noi infedeli, venali e paurosi, che ci facciamo intimidire o comprare in cambio di un finanziamento o di una leggina che finga di risolvere i problemi di evangelizzazione affidando la morale cristiana alla polizia e ai giudici.

La domenica delle Palme, voi siete impegnati in una strana giornata elettorale e noi, quí, siamo giá immersi nel clima della Settimana Santa collegato alla riflessione sul legame che unisce la passione di Cristo e quella dell´umanitá di oggi e di sempre. Due buone ragioni per fermarci a riflettere. Il governo di Berlusconi e il suo partito hanno fatto tutto il possibile per farsi sconfiggere, ma l´opposizione ha collaborato poco e potrebbe capitarvi di dare una conferma al regime dell´illegalitá che si é instaurato nel paese. Facciamo gli scongiuri? Non é nemmeno fascismo, é bullismo. Sí, ci fará bene meditare su che tipo di cristiani stiamo diventando.

La sofferenza e la morte di Gesú e quella dei poveri sono due facce della stessa medaglia, perché Gesú ha sopportato la sua per essere fedele al Padre, che lo ha inviato a farsi carico dei crocefissi di questo mondo. Per illustrarvi questo concetto, vi offriró due testi che copio e traduco dal solito sito, adital.com.br. Il primo é un articolo del teologo spagnolo Jósé Antonio Pagoda, dal titolo "Che cosa fa Dio su una croce?" Il secondo é del vescovo brasiliano di Jales, Stato di San Paolo, e presidente nazionale della Caritas brasiliana: Dom Demetrio Valentini, che medita tutta la Settimana Santa in chiave di "Campagna della fraternitá". Sottolinea i rapporti stretti tra ogni passo del processo e morte di Gesú e l´uso del denaro.

Che cosa fa Dio sulla croce? - José Antonio Pagoda - Secondo il racconto del Vangelo, quelli che passavano davanti a Gesú crocefisso sul colle del Golgota lo ingiuriavano e, ridendo della sua impotenza, gli dicevano: "Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce". Gesú non risponde alla provocazione. La sua risposta é un silenzio carico di mistero. Precisamente perché é Figlio di Dio rimarrá sulla croce fino alla sua morte.

Le domande sono inevitabili: come é possibile credere in un Dio crocefisso dagli uomini? Ci rendiamo conto di ció che stiamo dicendo? Che cosa fa Dio su una croce? Come puó stare in piedi una religione fondata su una concezione cosí assurda di Dio?

Un "Dio crocefisso" costituisce una rivoluzione e uno scandalo che ci obbliga a mettere in discussione tutte le idee che noi, umani, ci facciamo di un Dio che supponiamo di conoscere. Il Crocefisso non ha il volto né i lineamenti che le religioni attribuiscono all´Essere Supremo. Il "Dio crocefisso" non é un essere onnipotente e maestoso, immutabile e felice, estraneo alla sofferenza degli umani, ma un Dio impotente e umiliato che soffre come noi il dolore, l´angoscia e perfino la morte. Con la Croce, o finisce la nostra fede in Dio, oppure ci apriamo a una comprensione nuova e sorprendende di un Dio che, incarnato nella nostra sofferenza, ci ama in modo incredibile.

Davanti al Crocefisso cominciamo a intuire che Dio, nel suo ultimo mistero, é qualcuno che soffre con noi. La nostra miseria lo tocca. La nostra sofferenza lo ferisce. Non esiste un Dio la cui vita trascorre, per cosí dire, al margine delle nostre pene, lacrime e disgrazie. Egli sta in tutti i Calvari del nostro mondo.

Questo "Dio crocefisso" non permette una fede frivola ed egoista in un Dio onnipotente al servizio dei nostri capricci e pretese. Questo Dio ci pone a guardare la sofferenza, l´abbandono e la mancanza di difese di tante vittime dell´ingiustizia e delle disgrazie. Con questo Dio ci incontriamo, quando ci avviciniamo alla sofferenza di qualsiasi crocefisso.

I cristiani continuano a imboccare ogni genere di deviazione per non imbattersi col "Dio crocefisso". Abbiamo imparato, perfino, ad innalzare il nostro sguardo verso la croce del Signore, distogliendolo dai crocefissi che abbiamo davanti ai nostri occhi. Tuttavia, la forma piú autentica di celebrare la Passione del Signore é ravvivare la nostra compassione. Senza questo, si diluisce la nostra fede nel "Dio crocefisso" e si apre la porta ad ogni tipo di manipolazione. Che il nostro bacio al Crocefisso ci metta sempre a guardare chi, prossimo o lontano da noi, vive nella sofferenza. (Inviato da Eclesalia informativo - portoghese di Portogallo).


Denaro e Settimana Santa - Dom Demetrio Valentini - Lunedí Santo - La passione di Cristo e il denaro - Il Vangelo del Lunedí Santo é la storia del profumo prezioso versato da Maria sui piedi di Cristo in casa di Lazzaro. Era caro e, secondo Giuda, valeva "trecento denari". Denaro e politica compongono lo scenario della passione di Cristo. Per trenta denari corrompono Giuda perché consegni Gesú. E si valgono delle velleitá politiche di Pilato per condannarlo alla croce: "Se liberi quest´uomo non sei amico di Cesare". Denaro e politica compongono pure lo scenario del dramma del popolo. L´amicizia coi "cesari" continua a condizionare le cause popolari. E cosí i mezzi finanziari non sono applicati secondo le necessitá urgenti dei poveri, come salute, educazione, abitazione, trasporto e posto di lavoro.

Giuda, l´incaricato della "borsa", dice che il profumo poteva essere venduto, per dare il denaro ai poveri. In realtá voleva rubarlo. Cosí fanno tra noi i demagoghi: innalzano la bandiera dei poveri, ma entrano in politica per interessi personali. Giuda tradí Cristo, i demagoghi tradiscono il popolo.

Gesú mette dei criteri di valore per l´uso del denaro. A prima vista il profumo versato da Maria era uno spreco. In realtá era un´azione educativa: il denaro deve essere sempre a disposizione per le grandi cause. Gesú stava per impegnare la sua vita per la causa dell´umanitá. Il denaro del profumo versato sul suo corpo si rivestiva della stessa finalitá. Gesú stava dando il criterio per la destinazione primordiale del denaro: "I poveri li avrete sempre con voi". Il denaro entró nella passione di Cristo. Esso entra nel dramma della vita umana. É necessario che ce ne facciamo carico con senso di responsabilitá. Fa parte dei nostri impegni analizzare a servizio di quali cause stiamo mettendo il nostro denaro.


Martedí Santo - denaro, amore o tradimento? - Il tradimento di Giuda é un capitolo indispensabile della passione di Cristo. É quanto ci offre la liturgia del martedí santo. E, di nuovo, il denaro fa parte della scena di questo tradimento. Dice il Vangelo che il Maestro era turbato di fronte all´imminenza del tradimento. Condivide questi sentimenti coi suoi discepoli. Poiché il contesto era di intimitá, di amicizia, di fiducia: una refezione. Il tradimento stonava tanto di piú proprio perché veniva da un amico, e usava le apparenze dell´amicizia per essere portato a termine. Il Vangelo fa osservare che Giuda poté uscire tranquillamente dalla sala e partire per il tradimento, fingendo le buone intenzioni del suo ufficio: siccome era l´incaricato del denaro, tutti pensavano che egli andasse a "comprare il necessario per la festa, o dare qualcosa ai poveri". A questo serve il denaro: alla festa della vita, e per aiutare i poveri.

Niente é piú commovente che vedere la gioia dei poveri quando condividono il poco che hanno. Le feste dei poveri sono belle. Coi loro pochi mezzi, moltiplicano l´allegria della convivenza, dell´accoglienza reciproca, del sentirsi a proprio agio, della gioia di vivere. Sembra il miracolo della moltiplicazione dei pani: la povertá di tutti si trasforma in una sorprendente abbondanza, e il risultato é che tutti si saziano, e avanza pure qualche cosa. Nella casa del povero c´é sempre posto per qualcuno in piú. Quando arriva un visitante, é bene accolto, é invitato a tavola, e nessuna si preoccupa se ci sará abbastanza cibo.

Con un pó di denaro si puó moltiplicare l´amore. In tal caso il denaro si trasforma in vita e allegria. Diventa benedetto, e raggiunge il suo scopo. Il denaro che cadeva nella borsa di Giuda doveva servire all´amore. Il dramma é che il denaro é cosí vicino al tradimento, quando diventa oggetto di avarizia. E cosí perde il senso, e porta alla perdizione. Vivere la Pasqua é rimettere il denaro al servizio della vita e dell´amore.


Mercoledí Santo - denaro e potere: i criteri del negoziato - In piena Settimana Santa, il Vangelo insiste nel mostrare la presenza e l´azione del denaro nella storia della passione di Cristo. Questo mercoledí Matteo ci racconta che Giuda andó a negoziare coi sommi sacerdoti. Il tradimento fu quotato trenta denari. Si misero d´accordo sul prezzo, la quantitá di denaro. Ma con questo il Giusto fu sacrificato. L´accordo fu concluso. Riuscirono a intendersi sul valore monetario, ma dimenticarono il valore della vita, che non ha prezzo. E cosí Cristo fu condannato a morire.

Di fronte a questa storia del Vangelo, possiamo situare meglio il problema degli accordi finanziari. Tra noi si discute tanto, e giustamente, sui termini degli accordi che reggono oggi i rapporti finanziari del mondo globalizzato. Perfino i poveri parlano di Fondo Monetario Internazionale (FMI). In Brasile fu fatto un referendum sul Debito Estero, e la prima domanda riguardava, esattamente, gli "accordi con il FMI". Pure senza conoscere i termini esatti di tali accordi, il popolo intuí che essi si rivestono una perversitá inaccettabile. É che gli accordi non possono limitarsi a reggere i rapporti finanziari. Essi devono essere messi in relazione con la vita della gente. In caso contrario, corrono il rischio di essere ingiusti, e di mettere a repentaglio la sopravvivenza dei poveri.

Senza la vincolazione etica che la deve reggere, l´economia non ha piú senso, e diventa strumento per condannare a morte la moltitudine degli esclusi. Il denaro, per poco che sia, dá un potere di negoziato. Con una povera borsa in mano, Giuda si trasformó in negoziatore di fronte al sistema di potere stabilito. E fu capace di provocare una grande ingiustizia. Usare correttamente il potere di negoziato che il nostro denaro ci offre, é un serio dovere etico, per tutti, di questi tempi. Poiché é in causa la vita delle persone, soprattutto degli indifesi.


Giovedí Santo - Gratuitá oltre il denaro - Nel clima commovente dell´addio, il Vangelo narra oggi il gesto di Cristo, di lavare i piedi degli apostoli. E spiega come questo gesto nasceva da un amore senza limiti: "Avendo amato i suoi, li amó fino all´estremo" (Giovanni, 13,1).

Di nuovo, il contrappunto di questo amore é l´odio cieco, che si era giá installato nel cuore di Giuda. L´ingordigia del denaro aveva oscurato l´orizzonte di Giuda. L´accordo coi sommi sacerdoti lo condizionava, ed egli si sentiva in obbligo di tradire il Maestro. "Il diavolo aveva sedotto Giuda a consegnare Gesú" (Jo 13,2). Il diavolo si installa a partire dalla logica del guadagno.

É importante evitare di entrate in questa logica. Poiché una volta che si é instaurata, ha la forza di una coerenza, tante volte affermata con enfasi dagli economisti, che si intestardiscono ad insistere sulla "veritá unica" dell´inesorabilitá del processo economico di esclusione che impone i suoi criteri. Non si tratta di negare questa coerenza intrinseca. Si tratta di cambiare il principio. Si tratta di sostituire il "diavolo" del lucro con la gratuitá dell´amore, che si fa servizio ai fratelli. Come fece Cristo il giovedí, in contrasto totale con ció che andó a fare Giuda, lo stesso giorno e alla stessa ora.

La logica del guadagno produce l´insensibilitá umana, e chiude dentro dei "diritti" che si armano di leggi ispirate in sua difesa. La forza dell´amore porta ad andare oltre i "doveri", e arriva a gesti sorprendenti, rompendo gli orizzonti delle formalitá, e stabilendo un atteggiamento nuovo di solidarietá e di comunione. I disepoli mai piú dimenticheranno il Maestro che lavó i loro piedi. E scoprono in lui un motivo per il dono delle loro vite, oltre le misure umane, e molto oltre la logica del guadagno. Solo l´amore, trasformato in servizio gratuito, rompe i limiti del lucro.


Venerdí Santo - Condanna di Cristo e giudizio del sistema - La giornata di oggi ci invita a guardare, con rispetto, il Cristo condannato sulla croce. Il fatto rimane come l´interpellazione piú profonda della storia umana: come fu possibile che una persona che "passava facendo del bene a tutti", fosse condannata alla croce?

Le ragioni rimangono inesauribili. Nel loro insieme, attestano con evidenza la differenza di criteri che presiedono un progetto di vita e di societá. Un progetto che prende come guida i contro-valori dell´avere, del potere e del piacere, non tollera un progetto che prende come guida il dono, il servizio e l´amore. E si sente obbligato ad eliminare quelli che lo contestano con la testimonianza della propria vita. L´urgenza della condanna é la confessione della propria debolezza, incapace di trovare giustificazioni umane per sostenersi.

Fu cosí che lo stesso Cristo capí il senso della sua imminente condanna: essa avrebbe significato il giudizio di quanti lo stavano condannando. Cristo si scontró frontalmente col sistema di dominio religioso, politico ed economico, esercitato sul popolo dai detentori del potere. Ma questi, per realizzare i loro piani, azionarono l´ambizione finanziaria. Offrirono denaro a Giuda per consegnare il Maestro, affinché fosse sottoposto a giudizio, e fosse condannato a morire.

Con il Cristo crocefisso si identificano milioni di innocenti, condannati a morire dal sistema che li esclude dalla vita. Sono vittime dell´ambizione di potere, della smania disordinata di possedere, e del desiderio sfrenato di piacere, di quelli che oggi ancora hanno in mano il destino delle persone. Ma il condannato in croce ci invita a fare la scelta giusta, e farci carico del suo progetto.


Sabato Santo - Prestito provvisorio - Dopo il venerdí intenso e movimentato, carico di tensioni, venne il sabato del riposo. Come fa bene un giorno di riposo, senza niente in agenda, senza avvenimenti, senza agitazione, senza notizie. Da vivere in silenzio, nella pace, nel sonno, nell´attesa. Un giorno che sembra vuoto. Ma che in realtá si riempie di mistero e speranza.

Le attenzioni si dirigevano verso la tomba, dove c´era ancora il corpo di Cristo. Una tomba in prestito. La tomba di una famiglia ricca. Dopo la morte di Cristo, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo uscirono in forma anonima, e offrirono i loro servigi alle donne, per dare una sepoltura degna al morto. Comprarono profumi cari, ottennero una tomba in prestito, e in esso deposero il corpo del Signore. Fu troppo tardi il loro intervento? Non potevano almeno aver pagato un avvocato, per difendere l´accusato, in un processo cosí pieno di irregolaritá giuridiche?

In ogni caso ora agivano senza imbarazzo, protetti dalla dignitá della morte, che ha la forza di sovrapporsi alle ingiustizie contro la vita. La morte dei poveri diventa forza irresistibile a favore della loro vita. Come la morte di Cristo, piantata nella tomba, da cui sarebbe spuntata con forza nuova e irresistibile la vita risorta. Non é mai tardi per mettere i nostri mezzi a servizio della vita.

La tomba imprestata ricorda i prestiti dei ricchi ai poveri. Quello fu un prestito provvisorio, di soli tre giorni, e fu ció che compose il contesto da cui esplose la vita, esuberante, per sempre. Un prestito provvisorio che serví per una vita definitiva. Al contrario di molti prestiti di oggi, che assomigliano di piú a tombe, in cui si seppelliscono per sempre le speranze dei poveri.

Questo sabato insegna ai nicodemi di oggi che il migliore frutto dei mezzi finanziari non sono gli interessi accumulati, ma la gioia di vedere la vita dei poveri risorta.


Domenica di Pasqua - Tomba vuota e cuori pieni - La domenica di risurrezione cominció all´alba, con Maddalena e le altre donne. E finí a notte inoltrata, con i discepoli di Emmaus e gli apostoli riuniti. Un lungo apprendistato, per passare dalla delusione della tomba vuota, alla pienezza della gioia con la presenza del Signore risorto. Tutti i piccoli episodi insegnano a passare dalle delusioni alla speranza, dalla morte alla vita, dalla sofferenza all´allegria.

La tomba vuota non era frutto di un furto. Era l´assenza della morte, era il segno della vita. Il vuoto di Dio nella nostra vita é segno della sua presenza, é spazio per la nostra affermazione, é invito a tuffarci nel suo mistero di amore. Gli interrogativi dei discepoli non erano prove di controsenso, ma piste per la scoperta della veritá. Le delusioni degli apostoli non erano conferme di un inganno, ma purificazione delle menti, affinché si aprissero ai suoi disegni divini, che superano le false attese umane.

Per sperimentare la presenza del Signore non avevano bisogno di molto. "Avete lí qualcosa da mangiare?" (Luca 24,41). Bastano alcune cose! Non abbiamo bisogno di intasare le nostre dispense, non ci occorrono grandi somme di denaro nel conto in banca, non abbiamo bisogno di grandi investimenti in borsa. La sobrietá é piú vicina alla gioia e alla pienezza. Cuori colmi di desideri non lasciano entrare la luce della vita. Il Risorto attraversó le pareti e le porte chiuse, ma non attraversa la barriera dell´ingordigia né passa al di sopra dell´accumulazione.

Cosí, la passione aveva preparato i cuori alla gioia del ri-incontro, alla pace che viene dal Signore, al perdono gratuito e totale, allo Spirito che era concesso ai discepoli come primizia della vita nuova e definitiva che giá brillava nel corpo risorto del Signore. Erano stati rimossi gli ostacoli della morte, si era aperta la strada della vera vita. Egli ci invita ad andare, nella luce della fede nel Risorto!

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