2 giugno 2009

SERVE UNA CONFERENZA ONU?

Fino a trent´anni fa, gran parte della vita sociale di Itaberaí si svolgeva in questa piazza (vedi foto) e intorno. É chiamata "piazza della fonte luminosa". A due passi ci sono le banche e c´era una volta il cinema-teatro, centro della cultura itaberina: films western all´italiana ma anche esibizione di gruppi teatrali locali, show dei cantanti e comici piú popolari, festival della canzone in cui gareggiavano gli studenti e studentesse del paese. Oggi il cinema é diventato un supermercato. La sera del sabato e della domenica, magari dopo il film o la messa, i ragazzi sedevano o si riunivano in gruppi attorno alla fonte, che lanciava verso il cielo zampilli di vivaci colori. Le ragazze passeggiavano attorno, sul marciapiede della piazza, come se fosse una passerella. Era un rito. Mi riferisco ai giovani di classe media, naturalmente. Quelli di periferia non osavano arrivare fin qui: erano "descamisados".

C´erano anche allora le periferie, raggruppate in "bairros" e assai piú povere di adesso. Il quartiere di Catarrão era di capanne. Quello di Sant´Antonio era formato di casette di terra seccata al sole (adobe), che spesso, quando cominciavano le pioggie, si scioglievano come zollette di zucchero. Ricordo che nel 1970 facemmo una campagna contro la verminosi: la percentuale di contaminati da vermi intestinali superava il 90 per cento. Facemmo anche una campagna per promuovere la produzione di ortaggi, quasi del tutto assenti dalla dieta quotidiana del tempo. La situazione é cambiata come dalla notte al giorno. Adesso anche nei quartieri piú poveri c´é scuola, centro sportivo, luce elettrica, telefono, TV, la lavatrice, la motocicletta e spesso anche l´automobile. Per non dire altro. Quando si parla delle tante contraddizioni del nostro "progresso" bisogna tener conto di quanto la vita della maggior parte della gente sia migliorata! Peró sono tanti anche i veleni che minacciano di azzerare i vantaggi. Ne sapete qualcosa pure voi, in Europa e in Italia.

Non per niente il modello di sviluppo é andato in crisi. Il passato é ormai passato, la macchina dell´economia di mercato viaggia a velocitá folle, e se non ci si mette d´accordo sulle regole di guida potrá travolgere tutti. Dal 24 al 26 giugno prossimo, a New York, ci sará una Conferenza dell´Onu sulla crisi economica mondiale. É una riunione virtualmente importante, anche se potrá diventare un fiasco come spesso accade. Sappiamo bene quanti sono quelli che, dell´ONU, se ne fanno un baffo! C´é perfino chi é convinto che la crisi economica sia, piú che altro, una questione psicologica. Se fossimo ottimisti - dicono - la crisi svanirebbe. (No comment). Barbara Spinelli, in un editoriale del giornale La Stampa di domenica scorsa, faceva notare che "il mondo è cambiato". La giornalista afferma che abbiamo attraversato un´epoca di "vacuità della politica: il mercato la scavalcava impunemente, ignorando ogni regola; l’imprenditore-speculatore sembrava più lungimirante e realista del politico di professione. Il liberalismo dogmatico regnò per decenni. (....) Ma questo mondo giace oggi davanti a noi, squassato dalla crisi divampata nel 2008. La regola e la norma tornano a essere importanti, il realismo dei boss della finanza è screditato, la domanda di politica cresce".

Non so fino a che punto, in Italia e in Europa, ció che afferma Barbara Spinelli sia sentito e possa essere constatato. Sicuramente é molto chiaro che il mondo, anche davanti alla crisi, continua diviso nelle opinioni e nelle intenzioni. Ci sono quelli che vogliono uscire dalla crisi senza fare cambiamenti sostanziali: sono convinti che il mondo andava bene cosí com´era, e che la crisi é solo un incidente di percorso. Altri, al contrario, pensano che la crisi sia prodotta dalle radici marce dello stesso sistema economico e politico, e che per superarla siano necessarie chirurgie e riforme molto profonde. La spaccatura é trasversale. Io sono un povero bartimeo incompetente in questa materia, ma da ció che leggo e dalle corrispondenze ho notizia di organizzazioni che, anche in Italia e in Europa, affrontano la crisi come una opportunitá di cambiamento e stanno studiando proposte e percorsi concreti per correggere le aberrazioni dell´economia globalizzata. Se la gente fosse coesa e gli uni si addossassero i dolori degli altri, se cercassimo insieme il bene comune (come suggeriscono generosamente il papa e Napolitano, e io mi unisco al loro monito), sarebbe tutto risolto. Ma se i piú forti riusciranno a restaurare lo "status quo", i problemi di fondo rimarranno e si aggraveranno. Prima o poi dovremo pagare i danni.

Da questa parte dell´oceano questo secondo modo di sentire é assai diffuso. Le esternazioni di centinaia di politici, di organizzazioni cattoliche e di movimenti popolari lo manifestano. La crisi tartassa le fasce piú deboli della societá, ma nello stesso tempo fa nascere anche speranze. Per molti, essa é una opportunitá di cambiamenti radicali. A questo proposito il teologo Leonardo Boff, che recentemente ha scritto un libro intitolato "Ecologia, Mundialização e Espiritualidade", (editora Record, 2009), scrive su Adital: "192 capi di Stato o di governo sono convocati a Nuova York dall´ONU per discutere la crisi economico-finanziaria e il suo impatto sui diversi paesi, specialmente quelli poveri. Per preparare questa Assemblea, il Presidente Miguel D´Escoto ha creato una Commissione per la Riforma del Sistema Finanziario e Monetario Internazionale, costituita da 20 celebritá dell´economia e della politica, e coordinata dal premio Nobel dell´economia Joseph Stiglitz".

"I risultati della commissione - afferma Boff - sono giá stati consegnati, e si conoscono piú o meno i contenuti principali. Come segnale etico e umanistico, la Commissione suggerisce una Dichiarazione Universale del Bene Comune dell´umanitá e della Terra, che dovrebbe ispirare le nuove misure concrete: compito difficile, sostiene Boff, perché in questo campo non esiste nessuna tradizione giuridica e sociale. In seguito, raccomanda la creazione di un Consiglio Mondiale di Coordinamento Economico, parallelo al Consiglio di Sicurezza, suddiviso in due autoritá mondiali: una per il regolamento finanziario e l´altra per la concorrenza in economia. Suggerisce poi una riforma delle istituzioni di Bretton Woods (FMI e Banca Mondiale) e una regionalizzazione degli istituti finanziari che sostengono i processi di sviluppo. Chiede, inoltre, che una volta all´anno i capi di stato o di governo di tutto il mondo si incontrino per discutere lo stato della Terra e dell´Umanitá per prendere misure collettive".

"Il grande timore" - scrive ancora Leonardo Boff - "é che questa riunione mondiale sia svuotata dalle pressioni dei principali membri del G20, inviando solo rappresentanti diplomatici o ministri. Dietro tali pressioni ci sono le due modalitá diverse di affrontare la crisi attuale.

Una é quella del G-20 che si é riunito a Londra in aprile. Fondamentalmente si propone di salvare il sistema economico-finanziario imperante affinché, in fondo, tutto torni a funzionare come prima, con certi controlli ma con livelli ragionevoli di crescita, pur sacrificando l´equilibrio della Terra e perpetuando lo scandaloso fosso tra ricchi e poveri. Il proposito é lo stesso: come guadagnare di piú col minimo di investimento, competendo sul mercato e considerando lo stress della natura e la povertá come fatti esterni. L´altra, é quella dei gruppi altero-mondisti, presenti in tutti gli strati sociali del mondo e, in parte, fatta propria dalla Commissione ONU. Si tratta di situare la crisi economica nell´insieme delle altre crisi: quella energetica, quella alimentare, quella del riscaldamento globale, quella dell´insostentabilitá del pianeta (abbiamo oltrepassato del 40% la capacitá di riposizione delle risorse naturali), e quella sociale e umanitaria (quasi un miliardo di persone sotto la linea della povertá). Piú che di salvare il sistema si tratta di salvare l´umanitá, la vita minacciata e il pianeta in stato caotico. Il problema é garantire il benessere in armonia con gli altri e con la natura, producendo secondo i suoi cicli, con equitá sociale e con solidarietá generazionale".

Ancora su questo tema, vi segnalo una lettera firmata da una moltitudine di movimenti e commissioni latino-americane, riunite sotto la sigla jubileosur@wamani.apc.org , che si dirige ai capi di Stato e ai governi del Continente Latino-Americano e dei Caraibi in questi termini: "Ci rivolgiamo a voi, signore e signori, per insistere che diate a questa Conferenza la prioritá che essa merita e che partecipiate nella qualitá di Capi di Stato, portando con voi una delegazione di alto livello, compresa la partecipazione dei diversi ministeri coinvolti e le organizzazioni e movimenti della societá civile relativi all´impatto e alla costruzione di alternative di fronte alla crisi".

"La vostra presenza e la partecipazione attiva dei governi a questa Conferenza, che riunirá tutti i paesi integranti le Nazioni Unite - il "G192" -, sono necessarie affinché si trovino risposte urgenti, contundenti e coerenti davanti alla gravitá della crisi del sistema globale che l´umanitá affronta in questo momento. Una crisi scatenata al centro del sistema del potere economico e politico, il cui modello insostenibili e irresponsabile di consumo e di produzione continua ad afissiare l´intero pianeta, rendendo ogni giorno piú profonda la crisi sociale, climatica, alimentare ed energetica, con conseguenze incerte per milioni di persone, per la natura e per la vita stessa".

"Le risposte indicate fin´ora da gruppi escludenti, come il G7 e il G20, e dagli stessi Istituti Finanziari privati, statali o multilaterali, la cui responsabilitá nella generazione di questa crisi é flagrante e tuttavia impune, va nella direzione di salvare il sistema scaricando l´onere sugli stessi popoli e paesi che, da molto tempo, abbiamo visto pagare i costi della sua espansione. Per giungere a soluzioni globali, sono necessarie forza e legittimitá, raggiungibili solo con la partecipazione globale e con il rispetto della parola di tutti i paesi, in uguaglianza di condizioni. Per questo, questa Conferenza é importante in questo momento, affinché l´insieme della comunitá internazionale, attraverso l´ONU - i gioverni e noi, i popoli - possiamo occupare il posto che ci spetta, mettendoci d´accordo su risposte immediate che proteggano i diritti umani e ambientali contro un maggiore deterioramento; e che conducano, a media scadenza, alla costruzione di un nuovo paradigma di relazioni socio-economiche, finanziarie e ambientale, in ambito mondiale". (Pubblicato in lingua spagnola e portoghese nel sito www.adital.com.br )

2 commenti:

  1. Io ho una certa saggezza meraviglioso.

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  2. Pretty bel post. Ho appena imbattuto il tuo blog e volevo dire che ho davvero apprezzato la navigazione post del tuo blog. In ogni caso sarò sottoscrivendo il feed e spero di scrivere di nuovo presto!

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