12 giugno 2009

PIANTE CATTIVE, PIANTE BUONE

Lachenalia aloides tricolor: ho coltivato (si fa per dire) questa pianta grassa davanti alla porta di casa (clicca sulla foto). Ogni volta che la guardo mi ricorda Vasco Rossi: lei ha una vita "esagerata"! Cresce tra le erbacce e perfino sulle pietre. Guardate che fioritura: con meno di un anno di etá e un solo stelo! In questo post parleró di erbe cattive, ed essa lo é, perció l´ho eletta a simbolo. "Le erbe cattive non muoiono mai", dice il proverbio. La lachenalia, se la lasciate in piena libertá, in pochi mesi vi invade tutta l´aiuola. Aveva pure delle bellissime foglie, ma le formiche rosse "cabeçudas" (dalla testa grossa), piú cattive di lei, gliele hanno fatte a pezzettini e divorate. Durante gli ultimi anni che ho passato in Italia ho ascoltato da ogni parte una costante predicazione contro il "buonismo". Ora, dalle notizie dei giornali, ho l´impressione che il popolo italiano abbia imparato la lezione: bisogna essere cattivi, perché i cattivi vincono e i buoni perdono sempre.

Le elezioni europee e italiane hanno dato, mi sembra, un triste spettacolo. La stampa brasiliana, che da anni quasi non parlava di Italia, ha ricominciato a parlarne. La gente legge e allibisce. Alcune sere fa un signore (chiamiamolo Zé Cornélio) religiosissimo, che mi accompagnava a celebrare una messa nelle campagne distanti, mi diceva: "Non capisco gli italiani. Noi conosciamo e ammiriamo l´Italia per la sua tradizione di buona educazione, civiltá, cultura, cattolicesimo. Ora votano quell´uomo dissoluto. Quella é mafia. Non riuscite a liberarvi dalla mafia, é sconfortante. Perfino il Vaticano che ci guida nella fede, nasconde dentro di sé collusioni con la mafia". Emerge soprattutto la litigiositá, la superbia e arroganza del potere, la pretesa di conquistarsi un´identitá mettendosi "tutti contro tutti".

Dispiace molto, ma bisogna anche farsene una ragione. Non giustifico i politici di professione che si sono accaparrati il potere e lavorano per ingannare gli elettori invece di educarli alla democrazia e alla cittadinanza. Sono tentato, invece, di giustificare la gente: almeno fino a un certo punto. I cambiamenti in corso sono tanti e ognuno li affronta come sa. La mente confusa e spaventata é piú sensibile ed esposta alla propaganda dell´odio, ai pregiudizi, alla paura. In politica bisognerebbe poter fare come nella vita quotidiana: in mezzo a tutte le difficoltá e diversitá, non perdere mai la pazienza di stare insieme e la gioia di essere un popolo con un comune destino. Nella mia via, verso sera quando cala il solleone, tutti si riversano in strada coi loro mezzi. Lí c´é un pó di tutto, buono e cattivo. Ci sono bimbi che vanno in carrozzella spinti dalle loro mamme o dai fratelli e sorelle piú grandi. Altri tentano i primi passi, cadono, piangono, la madre li soccorre. I piú grandicelli corrono in bicicletta o con il monopattino, e si esibiscono nelle acrobazie piú ardite per mettersi in mostra. Ho visto una bimba su un monociclo, che pedalava tranquillamente ma solo a metá, senza riuscire a spingere i pedali nel giro completo. Accadono liti, si urlano avvertimenti, si ride su chi fa un capitombolo, ma nel complesso tutti stanno al gioco e rimangono insieme in armonia. É un´ora di festa.

Paolo Farinella, prete di Genova, scrive, a proposito dell´atteggiamento verso gli immigrati : "Chiunque avesse visto il «Report» della Gabanelli di domenica 7 giugno 2009, se ne avesse avuto bisogno, si sarà reso conto che l’emigrazione è frutto delle politiche assassine dell’occidente: società come Eni e Agip hanno ucciso non solo la popolazione, ma anche la terra della Nigeria, del Sudan e degli altri paesi africani per i prossimi secoli: il gas e il petrolio ad ogni costo. Lo sfruttamento delle materie prime, letteralmente derubate, e le conseguenti scorie lasciate sul posto a carico di quei paesi e l’inquinamento irreversibile di acqua e terra, sono la causa prima dell’immigrazione clandestina. Chiunque accende un fornello o pigia un interruttore o accende il ventilatore, deve sapere che quel gesto è frutto del furto che l’Italia, per quanto ci riguarda, opera in Africa. Noi siamo complici di genocidi e abbiamo anche il coraggio di respingere i residuali sopravvissuti che vengono a chiedere le briciole che cadono dalla mensa del nostro benessere. Moralmente e giuridicamente, noi siamo condannati alla pena capitale senza appello e senza anestesia. Saremo travolti dalle nostre stesse scelte e paure, quando la «collera dei poveri» raggiungerà il punto critico e inizierà inarrestabile l’esodo dal sud del mondo, come aveva profetizzato Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio nel 1967 (42 anni or sono!!!!): «I ricchi … ostinandosi nella loro avarizia, non potranno che suscitare il giudizio di Dio e la collera dei poveri, con conseguenze imprevedibili. Chiudendosi dentro la corazza del proprio egoismo, le civiltà attualmente fiorenti finirebbero con l'attentare ai loro valori più alti, sacrificando la volontà di essere di più alla bramosia di avere di più. E sarebbe da applicare ad essi la parabola dell'uomo ricco, le cui terre avevano dato frutti copiosi e che non sapeva dove mettere al sicuro il suo raccolto: «Dio gli disse: “Insensato, questa notte stessa la tua anima ti sarà ritolta” (Lc 12,20» (Populorum Progressio, 49)".

Molti considerano ottima sorpresa l´elezione di Obama. Mi pare di sí, almeno per ora. Facciamo gli scongiuri. Alcuni anni fa l´America ci regaló due mandati di George Bush, che faceva il cattivo. Chi ricorda l´angoscia che si abbatté sul mondo intero? E la strage dell´11 settembre 2001? Per mesi e mesi non si parló d´altro che di vendetta, odio, terrorismo, scontro di civiltá, guerra. Ricordo Magdi Cristiano Allam, che ora gli italiani hanno promosso al Parlamento Europeo: andava nel salotto di Vespa davanti a una maquette dell´Iraq, e ad "Otto e mezzo" da Giuliano Ferrara, a descrivere l´ormai inevitabile scontro di civiltá. Mi faceva paura. Un giornale scrive: "Barack Obama e Hillary Clinton si contendevano la candidatura alla Presidenza nel mezzo della più intensa e incerta campagna elettorale che si ricordi. Oggi l’America si presenta con volto, parole, atti, stile di governo, profondamente mutati: legalità costituzionale, risparmio energetico, apertura al mondo islamico, nuove relazioni con Cuba, bando alla tortura, avvio di riforme sociali. Futile arroganza, uso della paura, miopia hanno ceduto il passo a serietà, calma, ascolto, sguardo verso orizzonti lontani. È scattato il meccanismo essenziale della democrazia: cambiare in modo pacifico una politica e un governo di cui il popolo è scontento". Speriamo che duri.

La cattiveria, negli Stati Uniti, prese il sopravvento prima che in Italia, e non ha dato buoni frutti. Selvino Heck, consigliere speciale della Presidenza della Repubblica brasiliana, nell´articolo "Chi vuol comprare", pubblicato su Adital, informa: "Il premio Nobel dell´Economia Paul Krugman, in un articolo di fine maggio, scriveva: "Si é detto molte volte che la California é dove il futuro accade prima. Ma sará ancora vero? Se fosse, allora Dio aiuti l´America. (...) Chi avrebbe mai pensato che il maggior Stato americano, la cui economia é maggiore di molte nazioni, poteva trasformarsi rapidamente in una repubblica delle banane?" Paul Krugman non sta parlando di un paese dell´America del Sud, o Centrale, o dell´Africa, ma della California che, se fosse una nazione a parte, sarebbe la nona (la quinta, secondo alcuni) economia del mondo. La recessione ha colpito con forza lo Stato d´Oro. La bolla immobiliaria é maggiore lá che in qualsiasi altro posto, e il fallimento pure. La percentuale di disoccupazione, dell´11%, é la quinta degli USA".

"Per questo motivo, la California é in vendita - continua Heck. "Come scrive un titolo del giornale "Stato di San Paulo", "California, uno Stato in liquidazione" (Internacional, A11, 08.06.09). Chi vuole, o ha i soldi, si puó fare avanti. Ecco le offerte ossia le cianfrusaglie: Saint Quentin Prison - prigione in cui si trova il corridoio della morte della California: US$ 2 miliardi. Los Angeles Memorial Coliseum - stadio dell´apertura e finale delle Olimpiadi del 1984: US$ 400 milioni. Del-Mar - Parco di esposizioni che riceve 1 milione e 200 mila visitanti ogni anno: US$ 650 milioni. Cal-Expo - Centro de esposizioni di 1,4 chilometri quadrati: US$ 80 milioni. Se non fosse da piangere, sarebbe da ridere. Ma c´é di piú. Quali sono le soluzioni che il governatore-attore Arnold Schwarzenegger propone, nel caso che non riesca a vendere tutto ció che offre? Tra le altre cose, il congelamento degli stipendi dei politici statali nell´eventualitá di un deficit di bilancio, la riduzione di programmi sociali come il servizio medico per 225 mila bambini, il licenziamento dei pompieri e professori, il taglio di posti all´Universitá, la liberazione di 38 mila carcerati. É stato in California che hanno organizzato accampamenti di senzatetto simili agli accampamenti dei senza-terra brasiliani all´inizio del 2009, che il governatore-attore, rapidamente, ha svuotato con l´aiuto della polizia. La situazione é giunta a un punto tale che lo scrittore George Will ha definito Schwarzenegger "il migliore governatore di tutti i tempi per gli Stati vicini alla California". Molta gente sta scappando dallo Stato. La California sta esportando talenti nel resto del paese e importando povertá dal Messico".


L´autore riporta questi dati per descrivere la gravitá dell´attuale crisi economica. Aggiunge anche che in Europa, "oltre alle conseguenze socio-economiche, la crisi spinge sul piano politico un´avanzata elettorale della destra e ultra-destra, che guadagnano spazio nel Parlamento europeo. Assieme a questa, spunta una messa in discussione della UE, la crescita di un nazionalismo esacerbato, l´espulsione di stranieri poveri e la radicalizzazione del razzismo. Per fortuna i venti latino-americani, con alcune oscillazioni e incertezze, soffiano in altra direzione. Cuba é appena stata reintegrata alla OEA, e i paesi dell´America del Sud e Centrale stanno soffrendo meno influenza dalla crisi economica per il fatto che sono piú orientati al mercato interno, all´integrazione regionale, allo sviluppo autonomo e sovrano, al dibattito e alla costruzione di un progetto di futuro alternativo".

La conclusione di Selvino Heck é speranzosa, anzi, da sogno: "Ogni giorno di piú - scrive - lo spirito di Porto Alegre (del Forum Sociale Mondiale, ndr), si scontra con lo spirito di Davos. Il neoliberalismo ha prodotto e continua a produrre disoccupazione, mercificazione di tutto, concentrazione di reddito, ricchezza e potere, distruzione ambientale, partendo dai valori dell´individualismo e della competizione. (.....) Non si risolve la crisi mettendo tutto in vendita, come ora in California. Bisogna cambiare lo spirito, il modello di sviluppo, di societá. Cosí si potranno salvare il mondo e l´umanitá". Proviamo a immaginare la bellezza di questo futuro prospettato da Selvino Heck, ma accadrá presto? Oppure é ancora molto lontano?

Nella Chiesa italiana i "buoni" (non buonisti!) sono ancora in maggioranza, ma in sordina crescono i legionari di Cristo e diversi altri tipi di Crociati che vogliono fare la guerra all´Islam, o la guerra ai peccatori. Poi ci sono quelli del "cristianesimo religione civile". Il giornalista Christian Albini commenta, sul suo sito in data 02/06/09, un dialogo tra Camillo Ruini ed Ernesto Galli della Loggia. I due si sarebbero trovati d´accordo (se é vero!), su queste idee: "Attraverso la legge naturale e il magistero, la religione cattolica offrirebbe così alle democrazie occidentali il "pacchetto" dei valori attorno ai quali strutturare la propria coesione, il "cemento" che "tiene insieme" l'edificio socio-politico. E il realismo è appunto l'istanza a cui si appella Ruini. Sì, nel vangelo Gesù insegna la pace più radicale, fino all'amore per i nemici, ma la chiesa gerarchica storicamente ha mediato questa principio senza perseguirlo nel suo significato più pieno". "Il vangelo va mediato non nelle modalità con cui comunicare il suo messaggio, come sosteneva il Concilio, ma nel contenuto del messaggio stesso per renderlo accettabile e non troppo scomodo. Chi opera questa mediazione è l'autorità ecclesiale il cui insegnamento e la cui interpretazione della legge naturale si pongono invece come punti di riferimento per l'etica e il diritto. Questo perché solo la gerarchia è l'autentico interprete della Parola di Dio". "La chiesa ha bisogno di essere indispensabile come istituzione e la politica ha bisogno di una religione civile che non le faccia mancare la terra sotto i piedi".

Un cristianesimo ridotto a religione civile e usato come "cemento sociale" equivale alle scorribande delle formiche rosse che hanno spogliato la mia lachenalia. Spoglierebbe il cristianesimo della sua parte migliore che é Gesú, il Vangelo, il progetto di "vivere in Cristo" e appartenere al "Regno di Dio". É una logica diversa da quella del governare, o di essere supporto al governare. Tutto ció che Dio ci ha dato come dono di amore si trasformerebbe in obbligo imposto da chi governa, e dalla Chiesa sua alleata. La redenzione diventerebbe oppressione. Dovremmo andare a messa coi musi lunghi, come a un obbligo imprescindibile compiuto soprattutto per "essere visti". Assomiglierebbe terribilmente alle figure minacciose immaginate dall´autore dell´Apocalisse: una seconda Bestia che addomestica la gente inducendola a servire la prima Bestia, e tutte e due le bestie a servizio del Drago, il nemico dell´umanitá. Noi battezzati, invece - sempre usando il linguaggio dell´Apocalisse - abbiamo giurato fedeltá all´Agnello. La Chiesa di Cristo non é una ristretta cerchia di predestinati da Dio per "mediare" e "governare" manipolando le masse, ma una comunitá "Popolo di Dio", nazione santa, sacerdozio profetico. Si nota l´incongruenza della proposta "teodem" e "teocon"?

Bisogna stare attenti. Ci sono due letture della Bibbia assai diverse, che portano a conclusioni opposte. Sto leggendo un bel libretto di Martin N. Dreher, un brasiliano della classe 45, pastore, dottore in Teologia e professore di storia. Il libro é intitolato "Bibbia" (Edizioni CEBI, 2006), e tratta delle diverse letture e interpretazioni della Bibbia nel corso della storia. A un certo punto cita un documento del 1513, conosciuto come "Requerimento" e diretto agli indios dell´America Centrale, che spiegava la Bibbia cosí (riassumendo): "Tutti discendiamo da Adamo ed Eva. Dopo quella prima coppia, la gente si disperse sulla terra in diverse direzioni. Allora Dio scelse un uomo di nome Pietro per fare da superiore a tutti, e determinó che tutti, di qualunque luogo, razza o religione, si sottomettessero a lui. Il successore di Pietro, che abitava a Roma, regaló le terre e isole degli indios al re di Spagna. Molta gente si sottomise, ricevette i missionari che insegnarono loro il vangelo, e divennero cristiani. Perció, in nome di Dio, del Papa e del Re di Spagna, invitiamo voi indigeni a sottomettervi. In caso contrario "vi assicuro - dice testualmente il documento - che con l´aiuto di Dio entreró contro di voi con potere, vi faró guerra da ogni parte e in ogni modo possibile, e vi sottometteró al giogo e all´obbedienza alla Chiesa e alle Loro Altezze, e prenderó le vostre persone e quelle delle vostre donne e figli e vi faró schiavi, e come tali disporró di voi come Sua Altezza comanderá, e prenderó i vostri beni e vi faró tutti i mali che potró".

Scrive Martin Dreher che nello stesso periodo Bartolomeu Las Casas, uno spagnolo che aveva partecipato all´invasione di Cuba, aveva 30 anni e possedeva una "encomienda". Ascoltando le denunce di un missionario contro i maltrattamenti agli indios, rinunció ai possedimenti e si fece prete. Constatava che la durezza della schiavitú a Cuba portava molti indios Tainos alla disperazione del suicidio e all´assassinio dei loro stessi figli. Si rese conto che giá nel 1508, dei 300 mila indios che vivevano ad Hispaniola (Cuba) nel 1492, ne erano rimasti solo 60 mila. Scrisse: "Cristo ha concesso agli apostoli solo la licenza e l´autoritá di predicare il Vangelo a quelli che volontariamente lo vogliono ascoltare, ma non quella di forzare o infliggere qualche male o cosa sgradita a quanti non lo volessero ascoltare". La sua lettura biblica era assai diversa da quella del "Requerimento", ed era ovviamente minoritaria. Ma fu quella che, alla fine, vinse. Morale della storia: lo Spirito guida i battezzati, e alla fine la veritá torna a galla.

Proprio la Pentecoste, la Festa della Santissima Trinitá e quella del Corpo di Cristo, sono la smentita del teorema paradossale che relativizza il vangelo e assolutizza l'istituzione ecclesiale. Con il battesimo noi siamo stati consacrati alla Trinitá: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Siamo abitati dallo Spirito Santo, discepoli del Figlio, marcati dal "sigillo" del Padre, senza mediazioni. Bagnati in Cristo, siamo nuove creature. Sí, il cristiano é un sognatore, é questa la sua essenza. Come il suo Maestro Gesú Cristo: fedele al Padre fino alla morte di croce. Perché molti potranno anche pensare che i "buoni" sono eterni perdenti, ma noi crediamo che "chi perde la vita per amor mio la salverá". Qualsiasi religione puó fare da collante e da piedistallo al potere, ma la Chiesa no: diventerebbe scismatica, separata da Cristo. Il progetto di Gesú Cristo é il Regno di Dio, in cui tutti siamo uguali: "Lo Spirito assicura al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, eredi insieme a Cristo, poiché avendo partecipato alle sue sofferenze, parteciperemo anche alla sua gloria". (Romani, 8, 16-17).

Nessun commento:

Posta un commento