Questo gruppetto di uomini e donne, padri e mamme di famiglie giovani, è frutto di laici del luogo che si fanno carico della loro vocazione missionaria, decorrente dal battesimo. I cattolici che, dopo il battesimo, hanno smarrito la strada e non seguono più niente, sono milioni nelle periferie della città. Alcuni si accodano alle chiese evangeliche che pullulano in ogni quartiere, ma sono la minima parte. Credo che i più conservino qualche scintilla di fede dentro di sè, ma sono trasportati dall'onda senza un approdo. Ancora ieri, in una riunione di un altro quartiere (Fernanda Park), una signora di quella comunità riassumeva così la situazione: "Miseria, precarietà del lavoro, cattiva assistenza medica e abbandono delle periferie da parte delle autorità, poi bassa autostima, alcool e droga, prostituzione, furto e violenza". Da quando il sistema economico ha sconvolto l'economia rurale costringendo i contadini a migrare verso le città, i loro punti di riferimento sono andati in fumo. Le famiglie si disgregano, i padri e madri hanno perso l'ascendente sui figli e figlie. Sono impoveriti in tutti i sensi. Vanno alla deriva, se non hanno la fortuna di trovare una comunità cristiana viva e decisa a seguire Gesù "liberatore degli oppressi".
Che cosa possiamo fare noi preti? Siamo uno ogni diecimila, e vicini ai poveri solo col cuore e le buone intenzioni (quando va bene). La Chiesa-clero è una struttura lenta, pesante, centralizzata. In buona parte siamo prigionieri del centro città, dove risiedono i cattolici di tradizione, più esigenti. Oppure ci assorbe il lavoro strutturale, delle celebrazioni in decine di comunità e dell'articolazione delle pastorali. Solo tre suore, ad Itaberaì, possono dire di essere quasi sempre in mezzo agli esclusi, giorno dopo giorno. In queste condizioni il clero è costretto a scoprire, anche se fa fatica a capirlo, che esiste un "sacerdozio battesimale", che per molti secoli è stato esautorato e messo da parte, ma di cui oggi non si può fare a meno. Questo sacerdozio è quello dei laici e laiche: appartiene a loro. Anzi, stando a ciò che scrive San Pietro essi sono "sacerdoti, profeti e re", non laici e laiche. Rileggendo il Nuovo Testamento ci accorgiamo che la Chiesa non è nemmeno Chiesa di Cristo se si costituisce solo di clero e relega i laici a un ruolo di ascoltatori passivi. Forse questa situazione di crisi e precarietà del cattolicesimo è un dono di Dio che ci vuole costringere ad essere più fedeli al Vangelo e alla missione che ci ha dato.
Ieri è pure iniziato l'Avvento e abbiamo letto che Isaia, molti anni prima di Cristo, scriveva: "Ah se tu rompessi i cieli e scendessi tra noi!"(Is. 63,19). Tante volte anch'io, di fronte allo sconforto della situazione mondiale, lancio col cuore questo grido. Dio, tuttavia, è già sceso. Ci ha esauditi! Ora tocca a noi continuare a scendere assieme a lui verso i "bartimei" che gridano perchè ne hanno i motivi e il diritto (non verso i viziati, che gridano perchè non ne hanno mai abbastanza e se ne infischiano delle necessità altrui!). In una comunità ho ascoltato il caso di una famiglia che ha comprato un lotto a buon mercato per fare la casa, e ora chiede che la aiutino a comprare una tenda per andare ad abitare sul terreno e cominciare a costruire la sua baracca. E' una storia che si ripete ogni momento. Rinunciano anche alla casetta in affitto, per risparmiare i soldi per il loro progetto: tuttavia sono cominciate le piogge, e devono pensare a ripararsi. Una animatrice di comunità si è incaricata di fare una colletta per loro. E' per questo che il sacerdozio battesimale dei laici (laiche, soprattutto), è prezioso e indispensabile: vivono da poveri accanto ai poveri, parlano la loro stessa lingua e ne condividono le difficoltà e sofferenze, ma portano dentro di sè la luce e la forza di Gesù di Nazaret. State certi che il Vangelo continuerà a trasformare il mondo e a metterci dentro un cuore nuovo e uno spirito nuovo, e questo avverrà grazie a loro!
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