13 dicembre 2008

NATALE SENZA CHAMPAGNE


La costruzione delle nuove sale dell'asilo continua. Ora che sono arrivati i mattoni adeguati, i lavori procedono più speditamente. La fotografia è di lunedì scorso: ora il muro è salito un altro metro. I muratori sono del comune e vanno a ritmo di lavori pubblici, ma sono bravi. Oltre alla professionalità hanno la vocazione contemplativa, fanno lunghe pause di riflessione sui massimi sistemi. Si dice che è così che si raggiunge la saggezza. Ci siamo permessi di contrattare dei privati per riassettare e ringiovanire all'interno anche la parte vecchia.

Ormai comincia la novena di Natale. Dall'Italia, uno mi scrive: "Il Natale è diventato un business". Niente di nuovo, accade anche ad Itaberai, e non da ieri. E' una legge del mercato. A Natale bisogna che la gente spenda la tredicesima così i soldi girano e si può pagare un milione di euro al mese al giocatore di calcio, al pilota di formula 1 e al dirigente aziendale. Alcuni sono convinti che il Natale sia una favoletta per bambini, e che solo il denaro sia davvero importante nella vita: però si può sempre sfruttare la credulità per fare soldi! Questo è l'ateismo pratico. Oggi sono di moda anche gli "atei-devoti", cioè quelli che sostengono l'importanza della fede per tenere buona la gente. Il salmista spiegava (salmo 10): "L'ingiusto e superbo non riflette. "Dio non esiste" - è tutto ciò che pensa. (...) "Sono indistruttibile! Non cadrò mai in disgrazia! Frode e astuzia gli riempiono la bocca, sotto la sua lingua c'è cattiveria e oppressione. (...) Con gli occhi sta addosso all'innocente, in agguato - come un leone in un covile - si nasconde per azzannare il povero".

Il Natale non è un business per le comunità ecclesiali di base. Sono immerse nelle innumerevoli miserie umane: figli alcoolizzati e drogati, infarti e ictus, cancro e mille altre tragedie individuali e familiari, oltre la costante tragedia strutturale e globale dell'ingiustizia che ostacola la fratellanza e la condivisione e tenta di addormentare la coscienza umana. Ma la venuta di Gesù, per loro, è una speranza concreta anche in terra. Ogni sera, nella celebrazione eucaristica, cantano: "O vieni, Signore, non tardare più! Vieni a saziare la nostra sete di pace! Vieni come arriva la luce che si è spenta: solo la tua parola ci salva, Signore! Vieni come arriva la brezza del vento - portando ai poveri giustizia e buon tempo! O vieni come arriva il liberatore - dalle mani del nemico salvaci Signore!" La risposta al canto è venuta dalla lettura del profeta Isaia: "Non temere, Giacobbe, povero verme, non abbiate paura uomini d'Israele. Io vi aiuterò". "Poveri e bisognosi cercano acqua, ma non ce n'è. Rimangono con la lingua secca di sete. Io, il Signore, li soccorrerò, io, Dio d'Israele, non li abbandonerò".

Anselmo dice: "Voglio liberarmi dall'alcolismo, mi sento pessimo e non ho forza di volontà. Vorrei morire!" E Antonio: "Faccio il camionista da una vita, sono sprofondato in una depressione e mi sono messo a bere. Oggi ho dovuto andare dal padrone e dirgli: "Prenda la mia patente, questa settimana non lavoro: mi licenzi, se vuole, ma non posso mettermi sulla strada in questo stato". Ho bisogno di aiuto e solo Dio può darmelo. Verrò in chiesa". Ieri sera, nella messa della comunità San Pedro in casa di Ivan, avevo davanti Cris, dieci anni e aspetto vivace: non ha detto niente ma il labbro leporino e gli occhi trasformati in piaghe hanno parlato per lui. Helena, sette anni circa, in braccio a sua madre, il sorriso dolcissimo: le sue gambe paralizzate e ridotte a un filo hanno raccontato tutta l'angoscia dei suoi familiari che invocavano dal Signore, nella preghiera dei fedeli, la sua guarigione. Persone per cui il Natale non si riduce a una campagna-acquisti, ma proclama con le parole di Gesù: "Di tutti i nati di donna nessuno è maggiore di Giovanni Battista. Tuttavia, il minore nel Regno dei cieli è più grande di lui". Non è solo una speranza per il futuro, ma una dignità concreta riconquistata.

L'organizzazione del mondo è ingiusta, lo sanno tutti. Si spogliano del minimo indispensabile i molti, per arricchire i pochi. Avviene quasi automaticamente, e non basta credere un poco a Gesù e avere buone intenzioni: per cambiare la situazione occorre una conversione profonda, generalizzata e strutturale. Noi contiamo poco ma crediamo nella venuta di Gesù e ci sforziamo di non credere solo intellettualmente, ma di praticare la "condivisione". E allora celebriamo il Natale felici. Rinnovare questa fede ci rende più forti. Non facciamo i difficili: mettiamo anche le lucine confezionate a Taiwan dalle mani di povera gente come noi (e noi al dialogo interreligioso ci teniamo). Evitiamo solo il caviale e lo champagne, roba che puzza di sfruttamento, strafottenza e morte. Festeggeremo con le nostre cose caserecce, che profumano di natura, salute e gioia condivisa. Cantiamo insieme questo inno degli oppressi: "Vieni, vieni Signore Gesù, vieni! Vieni a liberarci, vieni a salvarci! L'ingiustizia è grande, il nemico è forte, vieni vincitore della morte! La nazione che ti adorava l'hanno fatta schiava, l'han colmata di dolore! Vieni, Signore!"

Nessun commento:

Posta un commento