19 dicembre 2008
AUGURI DI NATALE, CRISI E IL MIRACOLO
Per il secondo anno consecutivo questo blog fa gli auguri ai suoi lettori. Ve li faccio con questa icone e due versi di un inno composto e inciso dal contadino mistico Manelão (brasiliano): "Dentro alla notte buia della terra dura del mio popolo - nasce una luce raggiante, nel petto errante, è giunta l'aurora!".
Sarà giunta l'aurora? In alcuni momenti sembra di sì, ci sono dei segni. Altre volte il sole torna indietro e ricadiamo in una notte profonda. Una e-mail mi informa: "In Italia si prevede che, nel corso del prossimo anno, 600 mila lavoratori rimarranno disoccupati". Non so se la previsione è corretta, ma in ogni caso è assai triste. Dietro i lavoratori ci devono essere intere famiglie. Che cosa succede in una famiglia, quando vive nell'angoscia della disoccupazione e nelle ristrettezze economiche? Malumori, liti, separazioni, ragazzi che devono rinunciare agli studi, complessi di inferiorità e altro. Un quadro tutt'altro che natalizio. La crisi finanziaria sta producendo questi effetti tragici non solo in Italia ma in tutta l'Europa, negli Stati Uniti d'America e, naturalmente, in Brasile. La moneta brasiliana, che durante il governo di Lula aveva acquistato valore passando da 3,50 per ogni dollaro alla quasi parità, in questi giorni è tornata al punto di partenza. Manovre finanziarie internazionali che la gente come me non comprende. I ricchi privatizzano il lucro e socializzano le perdite, distribuendole ai poveri.
Il Natale, per noi cristiani, dovrebbe essere un avvenimento. Non può essere ridotto a una scorpacciata di tortellini, arrosto, vini pregiati, panettoni e spumante. Avremmo bisogno di fare ogni anno qualcosa di nuovo e sorprendente che dimostri che, almeno per noi, Gesù è venuto a cambiare il mondo. Meglio ancora: per noi, l'anno intero dovrebbe essere Natale. Mi sono messo a osservare, pensare e fare un pò di conti. Osservo ciò che fanno le comunità di base dei quartieri più poveri: hanno case modeste e anche un pò squinternate e la porta quasi sempre aperta. A uno manca il sale, l'altro ha bisogno di peperoncino, le massaie fanno uno scambio continuo di prestiti da una cucina all'altra, da un orto all'altro. Quando nasce un bimbo, i vicini organizzano una festa che si chiama "chà de fralda" (tè di pannolini), e per partecipare ognuno deve portare qualcosa di corredo da dare alla puerpera per le cure al neonato. C'è pure il "tè di casa nuova", in occasione del trasloco. Ogni settimana fanno l'incontro biblico, che finisce quasi sempre con la composizione di una "cesta bàsica" (sporta piena di alimenti di prima necessità) per qualche vedova in difficoltà economiche o famiglia colpita da malattie e disgrazie, oppure con una visita ai vicini più soli. Insomma i poveri la fanno risplendere davvero tutto l'anno l'aurora del Natale, nel loro piccolo! Come sarebbe diverso il mondo se facessero così anche i ricchi e....quelli così e così?
Quel Bambino Figlio di Dio che nasce ci chiede di fare così, di condividere ogni cosa giorno dopo giorno e di considerarci fratelli. Invece il "mercato globale" che cosa ci fa fare? Come spiega bene uno dei miei corrispondenti e-mail della montagna modenese, il mercato offre agli italiani l'ananas, l'avocado, la papaya e il mango, e ai brasiliani le pere, le mele e le pesche. I camion del Brasile fanno 3 o 4 mila chilometri per portare i pesci del litorale sud ai ricchi di Salvador, Recife e Fortaleza, e tornano a Porto Alegre carichi di pesci del litorale nord, per i ricchi delle città del Rio Grande del sud, Santa Catarina e Paranà! "Bella trovata" scrive il mio spiritoso e onesto corrispondente. "Perchè a noi non bastano le nostre crescentine col pesto, ciacci e zampanelle"?
Mettiamo che il minimo di cui ha bisogno un lavoratore italiano disoccupato sia 2 mila euro. Duemila euro per 600 mila fa un miliardo e 200 milioni di euro al mese. Dirigenti aziendali, giocatori di calcio, star del cinema o tv che arrivano a 500 mila euro al mese: quanti sono, tra voi, che credono in Gesù e ogni tanto si fanno il segno della croce? Forse un migliaio? Perchè, per un anno o due (la crisi non durerà in eterno!), non vi accontentate di 10 mila euro al mese, e offrite il resto ai disoccupati? Avremmo 490 milioni disponibili, che coprirebbero il fabbisogno di 245 mila famiglie. Io non vi posso aiutare, perchè il mio reddito è sotto i mille al mese: ma per voi, ricchi e credenti, la crisi è un'ottima occasione per dimostrare che la giustizia si può fare senza violenza! E voi che avete un reddito di poco inferiore: da 400 a 100 mila euro al mese, quanti siete? Se siete almeno duemila e imitate questo magnifico esempio dei più ricchi, avremmo altri 400 milioni circa, per altri 200 mila lavoratori. Deputati, senatori, ministri, governatori, magistrati, eccetera, con uno stipendio medio mensile di 30 mila euro, perchè non fate la stessa cosa? E voi, professionisti liberali, non offrite la parte di onorari che oltrepassa i diecimila al mese? Che bel Natale sarebbe, e che miracolo della moltiplicazione del pane! Tra l'altro: un paese con gente così non ha più paura di niente, e il mondo intero capirebbe che i cristiani, per mezzo di Gesù, hanno un rapporto con Dio molto speciale: Gesù è Dio con noi, Emmanuel. Date retta a un ingenuo come me: fate accadere l'impossibile! (Faccio finta di non sapere che i miei lettori non rientrano in queste categorie!)
Mi dicono: "Non può funzionare. Pagare uno stipendio a chi non lavora è un'idea orribile. Stimola la pigrizia, offende chi riceve e pure chi lavora sodo!" E' vero. Allora affidiamo a loro i lavori pubblici che le amministrazioni non fanno per mancanza di risorse: pulire e tenere in ordine parchi e giardini, le strade, i boschi di montagna, e simili. Ce ne sono tante di opere che nessuno fa e che sarebbero utilissime per la salute e il benessere collettivo.
Queste cose non accadono perchè nemmeno i socialisti più accaniti credono più alle uguali opportunità e all'uguaglianza. La competizione è l'anima del mondo del lavoro e del mercato neo-liberale. Per chi ha perso la gara ed è rimasto tagliato fuori le autorità civili e religiose pronunciano frasi di solidarietà nei loro discorsi, e noi spendiamo due parole e versiamo una lacrimuccia. Inutili ipocrisie. Per far splendere la luce di Cristo ci vuole ben altro! Per secoli il mondo ha assistito allo spettacolo di paesi cristiani che aggredivano, massacravano e spogliavano popoli africani, sudamericani e asiatici, riducendoli a colonie per arricchirsi: di presepi ne hanno visti tutti, ma di condivisione poca! Devo ammettere che ho visto qualche ricco praticare la solidarietà, almeno a titolo personale e privatamente. Ma con la struttura economica e politica che ha oggi il mondo, occorre qualcosa di veramente clamoroso, macro-economico, globale!
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