26 dicembre 2008

UN AUGURIO BIBLICO PER IL 2009


Oggi comincio una pagina in evoluzione, che completerò man mano nei prossimi giorni. Comincio con una foto ricordo del 1968, Un pò per vanità, un pò per dire come gli anni passano.... Me l'ha portata Tino, che allora era quel bimbo che vedete accanto a me e oggi è un omone grande e grosso. Lui era il paggetto. Fu uno di quei matrimoni umili che non si fanno quasi più, in una chiesina di campagna, tra contadini. L'essenziale, per loro, era il Sacramento dell'unione coniugale, ma non dispensavano alcune fotografie. Tino, adesso, nel tempo libero fa un ottimo apostolato tra i giovani della parrocchia. Per quel che ne so è l'unico che riesce ancora a fare esercizi spirituali a gruppi di giovani durante il carnevale.... E' stato fedele alla sua vocazione battesimale.

Sono passati 40 anni. Ora sta finendo anche il 2008, e noi di Itaberaì lo finiamo malamente. Poco prima di Natale abbiamo avuto due omicidi e due suicidi, oltre alla morte per infarto di un bravissimo animatore della comunità di Pastinho. Sebastiao, il padrone del boteco (specie di bar primordiale) all'angolo della mia strada, è stato ucciso a coltellate alle quattro del mattino, quasi davanti a casa mia. Io non ho sentito nulla. Dicono che due uomini l'hanno inseguito, e quando l'hanno raggiunto l'hanno lasciato lì in una pozza di sangue. Pare che non ci sia nessun testimone oculare: solo supposizioni. Forse un furto a mano armata, o forse una vendetta. Si parla di un tipo conosciuto come ladro, che era in prigione per essere stato denunciato da Sebastiao ed è stato rilasciato qualche settimana fa. Io vi descrivo spesso le meraviglie operate dal Vangelo tra i poveri, nelle comunità di base: ma è giusto ricordare anche che questi germogli - segno che il Regno di Dio è già in mezzo a noi - spuntano in un campo sempre disseminato di erbacce.

Dopo Natale, pensiamo già alla notte di capodanno. Il passaggio dell'anno ha sempre avuto un effetto suggestivo sulle persone. Non succede niente di straordinario, ma il semplice fatto di cambiare data stimola l'immaginazione. Forse che israeliani e palestinesi si metteranno d'accordo? Il presidente dell'Iran scriverà una lettera d'amore a Bush e Obama? Le guerre finiranno? I miliardari metteranno in pratica la proposta iperbolica che ho immaginato alcuni giorni fa in queste pagine? Nemmeno per sogno. Inizieranno, al contrario, altre guerre e la crisi finanziaria continuerà il suo corso. Non sembra che i responsabili abbiano intenzione di intervenire sulle sue vere cause. Tuttavia continuiamo ad augurarci un 2009 di pace e felicità, perchè l'augurio ci tira su e fa bene alla salute. La data è una buona occasione per rinnovare la speranza attiva che, in effetti, pian pianino può cambiare le cose.

Credo che le feste di fine anno abbiano radici non solo nelle religioni pagane, ma anche nella Bibbia che afferma: "Dio è Signore del tempo". Secondo il teologo Jean Luis Ska il libro della Genesi, raccontando la creazione, ripete tre volte questo postulato della fede: il primo giorno Dio crea l'alternanza del giorno e della notte. Il quarto giorno fissa le stelle del cielo costruendo il grande orologio che permetterà all'umanità di fare i suoi calendari. Il settimo giorno riposa, mettendo in risalto l'importanza di interrompere le occupazioni abituali e fermarsi a intervalli regolari, per dedicarsi ad attività gratuite e alla preghiera.

Noi cattolici celebriamo il primo gennaio come "giornata mondiale della pace", che è una maniera eccellente di metterci in sintonia con il Creatore. Durante la messa leggiamo, o riassumiamo, il messaggio del papa. La messa di mezzanotte, di felice memoria, non si riesce più a celebrarla. Nella notte di San Silvestro
i cenoni, veglioni, fuochi d'artificio e bòtti hanno preso il sopravvento. Il consumismo unisce i popoli? Pare proprio di sì, però c'è anche chi rimane fuori. Sabato scorso alcuni italiani in ferie da queste parti sono venuti con me a pregare in un accampamento di "senza terra" ai margini della strada. Sotto una tenda, alla luce del lampione a gas e sotto una pioggia torrenziale, seduti in circolo su letti e panche, una lettura biblica commentata dai partecipanti, rosario, e poi condivisione di caramelle e cioccolatini. Tanto per fare loro compagnia, perchè in questi giorni di feste sono più soli che mai. I compatrioti hanno notato che la situazione è poco lusinghiera, ma dignità e speranza non mancano. Dio infonde coraggio e fiducia. Mi hanno raccontato la storia di una bimba dell'accampamento a cui una signora, che si era fermata con la macchina per vedere la situazione, ha chiesto: "Che cosa chiedi a Babbo Natale?" Ha risposto: "Un pezzo di terra per il mio papà!" Auguriamoci che ognuna di quelle 60 famiglie, e tutte le altre del mondo intero senza un luogo per vivere e un lavoro dignitoso, ottengano questo in regalo.

Vi offro il mio augurio biblico per il 2009: il salmo 14 (13)!
L'insipiente dice in cuor suo: "Dio non c'è"!
Si sono corrotti, praticano azioni abominevoli:
non ce n'è uno che faccia il bene.

Dal cielo il Signore si china verso i figli di Adamo
per vedere se ne è rimasto qualcuno di buon senso,
qualcuno che cerchi Dio.

Si sono tutti traviati e anche ostinati:
non c'è chi faccia il bene,
non ce n'è nemmeno uno.

Forse che questi malfattori non si accorgono
di come calpestano il mio popolo
come se mangiassero pane?
E non invocano il Signore.

Tremeranno di paura
perchè Dio sta dalla parte dei giusti.

Voi potete confondere i progetti del povero
ma il suo rifugio è Dio.

Magari arrivi da Sion la salvezza per Israele!
Quando il Signore cambierà la sorte del suo popolo
Giacobbe esulterà e gioirà Israele!

19 dicembre 2008

AUGURI DI NATALE, CRISI E IL MIRACOLO


Per il secondo anno consecutivo questo blog fa gli auguri ai suoi lettori. Ve li faccio con questa icone e due versi di un inno composto e inciso dal contadino mistico Manelão (brasiliano): "Dentro alla notte buia della terra dura del mio popolo - nasce una luce raggiante, nel petto errante, è giunta l'aurora!".

Sarà giunta l'aurora? In alcuni momenti sembra di sì, ci sono dei segni. Altre volte il sole torna indietro e ricadiamo in una notte profonda. Una e-mail mi informa: "In Italia si prevede che, nel corso del prossimo anno, 600 mila lavoratori rimarranno disoccupati". Non so se la previsione è corretta, ma in ogni caso è assai triste. Dietro i lavoratori ci devono essere intere famiglie. Che cosa succede in una famiglia, quando vive nell'angoscia della disoccupazione e nelle ristrettezze economiche? Malumori, liti, separazioni, ragazzi che devono rinunciare agli studi, complessi di inferiorità e altro. Un quadro tutt'altro che natalizio. La crisi finanziaria sta producendo questi effetti tragici non solo in Italia ma in tutta l'Europa, negli Stati Uniti d'America e, naturalmente, in Brasile. La moneta brasiliana, che durante il governo di Lula aveva acquistato valore passando da 3,50 per ogni dollaro alla quasi parità, in questi giorni è tornata al punto di partenza. Manovre finanziarie internazionali che la gente come me non comprende. I ricchi privatizzano il lucro e socializzano le perdite, distribuendole ai poveri.

Il Natale, per noi cristiani, dovrebbe essere un avvenimento. Non può essere ridotto a una scorpacciata di tortellini, arrosto, vini pregiati, panettoni e spumante. Avremmo bisogno di fare ogni anno qualcosa di nuovo e sorprendente che dimostri che, almeno per noi, Gesù è venuto a cambiare il mondo. Meglio ancora: per noi, l'anno intero dovrebbe essere Natale. Mi sono messo a osservare, pensare e fare un pò di conti. Osservo ciò che fanno le comunità di base dei quartieri più poveri: hanno case modeste e anche un pò squinternate e la porta quasi sempre aperta. A uno manca il sale, l'altro ha bisogno di peperoncino, le massaie fanno uno scambio continuo di prestiti da una cucina all'altra, da un orto all'altro. Quando nasce un bimbo, i vicini organizzano una festa che si chiama "chà de fralda" (tè di pannolini), e per partecipare ognuno deve portare qualcosa di corredo da dare alla puerpera per le cure al neonato. C'è pure il "tè di casa nuova", in occasione del trasloco. Ogni settimana fanno l'incontro biblico, che finisce quasi sempre con la composizione di una "cesta bàsica" (sporta piena di alimenti di prima necessità) per qualche vedova in difficoltà economiche o famiglia colpita da malattie e disgrazie, oppure con una visita ai vicini più soli. Insomma i poveri la fanno risplendere davvero tutto l'anno l'aurora del Natale, nel loro piccolo! Come sarebbe diverso il mondo se facessero così anche i ricchi e....quelli così e così?

Quel Bambino Figlio di Dio che nasce ci chiede di fare così, di condividere ogni cosa giorno dopo giorno e di considerarci fratelli. Invece il "mercato globale" che cosa ci fa fare? Come spiega bene uno dei miei corrispondenti e-mail della montagna modenese, il mercato offre agli italiani l'ananas, l'avocado, la papaya e il mango, e ai brasiliani le pere, le mele e le pesche. I camion del Brasile fanno 3 o 4 mila chilometri per portare i pesci del litorale sud ai ricchi di Salvador, Recife e Fortaleza, e tornano a Porto Alegre carichi di pesci del litorale nord, per i ricchi delle città del Rio Grande del sud, Santa Catarina e Paranà! "Bella trovata" scrive il mio spiritoso e onesto corrispondente. "Perchè a noi non bastano le nostre crescentine col pesto, ciacci e zampanelle"?

Mettiamo che il minimo di cui ha bisogno un lavoratore italiano disoccupato sia 2 mila euro. Duemila euro per 600 mila fa un miliardo e 200 milioni di euro al mese. Dirigenti aziendali, giocatori di calcio, star del cinema o tv che arrivano a 500 mila euro al mese: quanti sono, tra voi, che credono in Gesù e ogni tanto si fanno il segno della croce? Forse un migliaio? Perchè, per un anno o due (la crisi non durerà in eterno!), non vi accontentate di 10 mila euro al mese, e offrite il resto ai disoccupati? Avremmo 490 milioni disponibili, che coprirebbero il fabbisogno di 245 mila famiglie. Io non vi posso aiutare, perchè il mio reddito è sotto i mille al mese: ma per voi, ricchi e credenti, la crisi è un'ottima occasione per dimostrare che la giustizia si può fare senza violenza! E voi che avete un reddito di poco inferiore: da 400 a 100 mila euro al mese, quanti siete? Se siete almeno duemila e imitate questo magnifico esempio dei più ricchi, avremmo altri 400 milioni circa, per altri 200 mila lavoratori. Deputati, senatori, ministri, governatori, magistrati, eccetera, con uno stipendio medio mensile di 30 mila euro, perchè non fate la stessa cosa? E voi, professionisti liberali, non offrite la parte di onorari che oltrepassa i diecimila al mese? Che bel Natale sarebbe, e che miracolo della moltiplicazione del pane! Tra l'altro: un paese con gente così non ha più paura di niente, e il mondo intero capirebbe che i cristiani, per mezzo di Gesù, hanno un rapporto con Dio molto speciale: Gesù è Dio con noi, Emmanuel. Date retta a un ingenuo come me: fate accadere l'impossibile! (Faccio finta di non sapere che i miei lettori non rientrano in queste categorie!)

Mi dicono: "Non può funzionare. Pagare uno stipendio a chi non lavora è un'idea orribile. Stimola la pigrizia, offende chi riceve e pure chi lavora sodo!" E' vero. Allora affidiamo a loro i lavori pubblici che le amministrazioni non fanno per mancanza di risorse: pulire e tenere in ordine parchi e giardini, le strade, i boschi di montagna, e simili. Ce ne sono tante di opere che nessuno fa e che sarebbero utilissime per la salute e il benessere collettivo.

Queste cose non accadono perchè nemmeno i socialisti più accaniti credono più alle uguali opportunità e all'uguaglianza. La competizione è l'anima del mondo del lavoro e del mercato neo-liberale. Per chi ha perso la gara ed è rimasto tagliato fuori le autorità civili e religiose pronunciano frasi di solidarietà nei loro discorsi, e noi spendiamo due parole e versiamo una lacrimuccia. Inutili ipocrisie. Per far splendere la luce di Cristo ci vuole ben altro! Per secoli il mondo ha assistito allo spettacolo di paesi cristiani che aggredivano, massacravano e spogliavano popoli africani, sudamericani e asiatici, riducendoli a colonie per arricchirsi: di presepi ne hanno visti tutti, ma di condivisione poca! Devo ammettere che ho visto qualche ricco praticare la solidarietà, almeno a titolo personale e privatamente. Ma con la struttura economica e politica che ha oggi il mondo, occorre qualcosa di veramente clamoroso, macro-economico, globale!

13 dicembre 2008

NATALE SENZA CHAMPAGNE


La costruzione delle nuove sale dell'asilo continua. Ora che sono arrivati i mattoni adeguati, i lavori procedono più speditamente. La fotografia è di lunedì scorso: ora il muro è salito un altro metro. I muratori sono del comune e vanno a ritmo di lavori pubblici, ma sono bravi. Oltre alla professionalità hanno la vocazione contemplativa, fanno lunghe pause di riflessione sui massimi sistemi. Si dice che è così che si raggiunge la saggezza. Ci siamo permessi di contrattare dei privati per riassettare e ringiovanire all'interno anche la parte vecchia.

Ormai comincia la novena di Natale. Dall'Italia, uno mi scrive: "Il Natale è diventato un business". Niente di nuovo, accade anche ad Itaberai, e non da ieri. E' una legge del mercato. A Natale bisogna che la gente spenda la tredicesima così i soldi girano e si può pagare un milione di euro al mese al giocatore di calcio, al pilota di formula 1 e al dirigente aziendale. Alcuni sono convinti che il Natale sia una favoletta per bambini, e che solo il denaro sia davvero importante nella vita: però si può sempre sfruttare la credulità per fare soldi! Questo è l'ateismo pratico. Oggi sono di moda anche gli "atei-devoti", cioè quelli che sostengono l'importanza della fede per tenere buona la gente. Il salmista spiegava (salmo 10): "L'ingiusto e superbo non riflette. "Dio non esiste" - è tutto ciò che pensa. (...) "Sono indistruttibile! Non cadrò mai in disgrazia! Frode e astuzia gli riempiono la bocca, sotto la sua lingua c'è cattiveria e oppressione. (...) Con gli occhi sta addosso all'innocente, in agguato - come un leone in un covile - si nasconde per azzannare il povero".

Il Natale non è un business per le comunità ecclesiali di base. Sono immerse nelle innumerevoli miserie umane: figli alcoolizzati e drogati, infarti e ictus, cancro e mille altre tragedie individuali e familiari, oltre la costante tragedia strutturale e globale dell'ingiustizia che ostacola la fratellanza e la condivisione e tenta di addormentare la coscienza umana. Ma la venuta di Gesù, per loro, è una speranza concreta anche in terra. Ogni sera, nella celebrazione eucaristica, cantano: "O vieni, Signore, non tardare più! Vieni a saziare la nostra sete di pace! Vieni come arriva la luce che si è spenta: solo la tua parola ci salva, Signore! Vieni come arriva la brezza del vento - portando ai poveri giustizia e buon tempo! O vieni come arriva il liberatore - dalle mani del nemico salvaci Signore!" La risposta al canto è venuta dalla lettura del profeta Isaia: "Non temere, Giacobbe, povero verme, non abbiate paura uomini d'Israele. Io vi aiuterò". "Poveri e bisognosi cercano acqua, ma non ce n'è. Rimangono con la lingua secca di sete. Io, il Signore, li soccorrerò, io, Dio d'Israele, non li abbandonerò".

Anselmo dice: "Voglio liberarmi dall'alcolismo, mi sento pessimo e non ho forza di volontà. Vorrei morire!" E Antonio: "Faccio il camionista da una vita, sono sprofondato in una depressione e mi sono messo a bere. Oggi ho dovuto andare dal padrone e dirgli: "Prenda la mia patente, questa settimana non lavoro: mi licenzi, se vuole, ma non posso mettermi sulla strada in questo stato". Ho bisogno di aiuto e solo Dio può darmelo. Verrò in chiesa". Ieri sera, nella messa della comunità San Pedro in casa di Ivan, avevo davanti Cris, dieci anni e aspetto vivace: non ha detto niente ma il labbro leporino e gli occhi trasformati in piaghe hanno parlato per lui. Helena, sette anni circa, in braccio a sua madre, il sorriso dolcissimo: le sue gambe paralizzate e ridotte a un filo hanno raccontato tutta l'angoscia dei suoi familiari che invocavano dal Signore, nella preghiera dei fedeli, la sua guarigione. Persone per cui il Natale non si riduce a una campagna-acquisti, ma proclama con le parole di Gesù: "Di tutti i nati di donna nessuno è maggiore di Giovanni Battista. Tuttavia, il minore nel Regno dei cieli è più grande di lui". Non è solo una speranza per il futuro, ma una dignità concreta riconquistata.

L'organizzazione del mondo è ingiusta, lo sanno tutti. Si spogliano del minimo indispensabile i molti, per arricchire i pochi. Avviene quasi automaticamente, e non basta credere un poco a Gesù e avere buone intenzioni: per cambiare la situazione occorre una conversione profonda, generalizzata e strutturale. Noi contiamo poco ma crediamo nella venuta di Gesù e ci sforziamo di non credere solo intellettualmente, ma di praticare la "condivisione". E allora celebriamo il Natale felici. Rinnovare questa fede ci rende più forti. Non facciamo i difficili: mettiamo anche le lucine confezionate a Taiwan dalle mani di povera gente come noi (e noi al dialogo interreligioso ci teniamo). Evitiamo solo il caviale e lo champagne, roba che puzza di sfruttamento, strafottenza e morte. Festeggeremo con le nostre cose caserecce, che profumano di natura, salute e gioia condivisa. Cantiamo insieme questo inno degli oppressi: "Vieni, vieni Signore Gesù, vieni! Vieni a liberarci, vieni a salvarci! L'ingiustizia è grande, il nemico è forte, vieni vincitore della morte! La nazione che ti adorava l'hanno fatta schiava, l'han colmata di dolore! Vieni, Signore!"

8 dicembre 2008

HAI RIVELATO QUESTE COSE AI PICCOLI (Luca, 10, 21)

Sabato e domenica la Diocesi di Goiàs ha riunito tutti i rappresentanti di base (una trentina di preti, una decina di suore e circa 70 laici e laiche). E' la consueta mini-assemblea trimestrale, che a fine anno diventa automaticamente una verifica dell'andamento delle attività nelle parrocchie e comunità. A me è toccato l'onere della relazione introduttiva: una analisi della "conjuntura" ecclesiale, cioè una panoramica generale della Chiesa nel momento attuale, a livello mondiale - ma focalizzando soprattutto la situazione brasiliana e locale. L'ho fatto senza vanto e senza offesa e mi pare di aver comunicato le cose giuste senza infierire. Alla fine ho notato che alcuni si aspettavano da me una posizione, diciamo così, più "aggressiva". Il materiale c'era, ma sono stato abbastanza saggio. Ho tenuto conto che lì c'era un sacco di gente del tutto innocente riguardo ai retroscena del mondo clericale. Lo scopo del mio intervento era di suscitare un dibattito per scegliere ciò che dovremo e potremo fare nella Chiesa locale, non provocare risse inconcludenti tra progressisti e conservatori. Paolo Richard, teologo centro-americano, scrive che il modello di Chiesa che ancora prevale si trova in uno stato di crisi irreversibile, per il quale non ci possiamo aspettare soluzioni per decreto. L'unica alternativa è lavorare per far crescere alla base una Chiesa-comunità di discepoli e discepole di Gesù che abbia come riferimento centrale il Vangelo. La ripresa è possibile solo ri-partendo dai "piccoli".

La società di oggi (post-moderna, come la chiamano) in Europa e America del Nord sembra provocare nei cattolici una fuga verso il passato, il ricorso a leggi dello Stato e alleanze con gli "atei devoti". E' paura, no? In questo modo si può ottenere qualche appoggio politico e alcuni finanziamenti. Non si frena certo la perdita di credibilità, che è la principale causa della crisi. La Chiesa di Gesù risplende ed è credibile solo con la "metanoia", come ci dice Isaia, il profeta di questo tempo di Avvento. Giovanni Battista predicava: convertitevi, perchè il Regno dei cieli è vicino". "Metanoia" è la parola greca usata nei Vangeli per indicare il cambiamento di mentalità, il pensare e agire secondo il Vangelo. La traduzione in lingue moderne dice semplicemente "convertitevi", ma il senso non è quello di convertirsi a una religione, bensì di cambiare la testa e il cuore, la nostra scala di valori. Ieri, a messa, ho chiesto alla gente: "Qual'è la cosa più importante nella vita, per voi? E' il denaro?" Tanti hanno fatto segno di no con la testa, e una giovane coppia ha detto a voce alta: "Neanche per sogno!" "Bene, allora non avete bisogno di convertirvi, almeno sotto questo aspetto". Una signora ha aggiunto: "Per me la cosa più importante è la salute!" "Ottimo, questo mi pare che piaccia anche a Dio". Il Vangelo di Marco, che era la lettura di ieri, non dice quali comportamenti bisogna cambiare. Luca, invece, dà alcune indicazioni precise: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha, e smettetela di rubare, maltrattare il prossimo, calunniare, mentire, di essere avidi di denaro".

La nostra riunione di "Coordinamento Diocesano", riunita nel Centro Diocesano di Pastorale", ha recepito, discusso e trasformato in programma questo concetto: saremo autentici e credibili solo se ci faremo discepoli di Gesù Cristo. Perciò dobbiamo lavorare assiduamente per dare alle comunità ecclesiali di base una spiritualità e una formazione biblica, liturgica, ecclesiale e anche politica: perchè soltanto loro, che è gente tra la gente, hanno la possibilità di essere i missionari e missionarie che annunciano il Vangelo e trasmettono la fede. Per esempio: giovedì scorso ho "battezzato" il giovane Fabiano (vedi foto a destra). L'ho fatto "sub conditione", come si dice in gergo ecclesiastico, perchè aveva già ricevuto il Battesimo alcuni anni fa nella chiesa evangelica "Assemblea di Dio", che lo amministra validamente. Lui aveva fatto esattamente come tanti ragazzi cattolici, che vanno al catechismo costretti dai genitori, e dopo i sacramenti di iniziazione si liberano dagli impegni religiosi. Fabiano ha riscoperto Gesù Cristo incontrando un gruppo cattolico di giovani con cui si è sentito a proprio agio. Pare che stavolta abbia preso una decisione personale per tutta la vita. Gli ho infuso l'acqua solo per fare memoria del primo Battesimo (che, secondo l'uso degli evangelici, fu celebrato nel fiume!). Di nuovo gli ho dato solo l'unzione dei catecumeni, il "crisma", e la registrazione negli archivi parrocchiali. La stessa sera ha fatto la prima comunione insieme ad altri nove, che sono cattolici ma hanno una storia non molto diversa dalla sua. Ancora insieme, tra una quindicina di giorni riceveranno la Cresima dalle mani del vescovo.

Partendo da questo fatto che non è per niente isolato (in questi giorni in diverse comunità di periferia e campagna si celebrano Battesimi, Prime Eucaristie e Cresime di gruppi di adulti), potrei riprendere l'argomento su cui vi ho scritto alcuni giorni or sono: il sacerdozio battesimale. Nel caso citato si può dire "giovani che evangelizzano i giovani". Questo, forse, è un fenomeno tutto brasiliano: perchè dalle altre parti mi sa che la caratteristica dei gruppi giovanili parrocchiali sia di giocare all'oratorio e tenere occupati i cappellani (dove ci sono ancora). Ma non voglio trattare questo tema. Vorrei sottolineare, invece, come le profonde trasformazioni del mondo "post-moderno" abbiano anche dei risvolti positivi. E' vero che "il gregge" si è disperso parecchio (e questo vale per tutte le Chiese, non solo per la cattolica), ma è anche vero che adesso i pastori hanno a che fare con persone più decise a seguire Gesù Cristo e non con dei pecoroni come quelli che descriveva Dante Alighieri: "Quello che fa la prima e l'altre fanno". La Chiesa è sempre meno "massa" e sempre più "comunità" di individui che si trovano insieme per scelta personale. I giovanotti e papà e mamme che vedete nelle foto non sono di sicuro senza pecche: ma quando con-celebrano con noi fanno voglia a vederli.

Sicuramente è anche vero che i poveri, per la loro situazione strutturale, hanno una marcia in più nel capire e recepire il Vangelo. La crescita del Regno di Dio, regno di fraternità-pace-giustizia-liberazione degli oppressi", non è possibile senza fare i conti con loro. La "sete di acqua viva" di cui parla il Vangelo, tuttavia, non mi pare legata solo al potere acquisitivo. Mercoledì scorso ho celebrato in una fazenda in cui non ero mai andato. Lì il proprietario ha costruito una cappella in cui si riunisce tutto il vicinato. Non ho avuto l'impressione che la gente fosse lì in omaggio a lui perchè è più ricco. Ogni famiglia ha portato il suo vassoio di roba mangereccia per fare il consueto spuntino dopo la celebrazione. L'animatrice della comunità aveva preparato con cura il commento e i canti. Mi ha detto: "Noi abbiamo la nostra maniera, padre: all'inizio il fazendeiro fa l'accoglienza, poi leggiamo le intenzioni e lei comincia. La preghiera dei fedeli è libera". Credo che sia questo il piccolo segreto: hanno la loro maniera, e ci tengono a farla rispettare. Conoscono i loro diritti di battezzati. Cercano la comunione con tutta la Chiesa, ma guai a tentare di metterli al guinzaglio e togliere loro la soddisfazione di pensare con la propria testa. L'iniziativa di essere comunità-chiesa è cosa loro, un loro impegno personale con Gesù Cristo.

Per finire, permettetemi di segnalarvi due magnifici blog di don Augusto Fontana, un prete di Parma. Uno è http://giornoxgiorno.myblog.it/ che riporta la riflessione quotidiana del Vangelo delle comunità di un quartiere della città di Goias. L'altro è una sua presentazione della liturgia domenicale. Apriteli, forse vi piaceranno tanto che non li dimenticherete più.

1 dicembre 2008

SACERDOZIO BATTESIMALE, O NIENTE!

La foto è di un gruppo di adulti del quartiere (più che altro "adulte") che ieri hanno fatto la prima comunione. E' accaduto alle nove del mattino, nella chiesina di San Francesco. Erano cattolici solo di battesimo. Ad un tratto, l'incontro con le comunità di base locali li ha scossi dall'indifferenza. Riprendono un cammino abbandonato, forse, il giorno stesso del battesimo. Hanno fatto un anno di preparazione con due catechisti laici, Reis e Nercidia (la quinta nella foto, da sinistra). La settimana scorsa hanno partecipato con me ad un ritiro spirituale diviso in tre serate. Mancava solo la Marta, (la prima a destra), assente perchè ha dovuto assistere la sorella ammalata gravemente, che si trova all'ospedale a Goiania per un intervento. Dopo la celebrazione, la comunità ha lanciato il sorteggio di un porcellino per raccogliere fondi appunto per la sorella della Marta, perchè le cure sono lunghe e costose e la famiglia non ce la fa.

Questo gruppetto di uomini e donne, padri e mamme di famiglie giovani, è frutto di laici del luogo che si fanno carico della loro vocazione missionaria, decorrente dal battesimo. I cattolici che, dopo il battesimo, hanno smarrito la strada e non seguono più niente, sono milioni nelle periferie della città. Alcuni si accodano alle chiese evangeliche che pullulano in ogni quartiere, ma sono la minima parte. Credo che i più conservino qualche scintilla di fede dentro di sè, ma sono trasportati dall'onda senza un approdo. Ancora ieri, in una riunione di un altro quartiere (Fernanda Park), una signora di quella comunità riassumeva così la situazione: "Miseria, precarietà del lavoro, cattiva assistenza medica e abbandono delle periferie da parte delle autorità, poi bassa autostima, alcool e droga, prostituzione, furto e violenza". Da quando il sistema economico ha sconvolto l'economia rurale costringendo i contadini a migrare verso le città, i loro punti di riferimento sono andati in fumo. Le famiglie si disgregano, i padri e madri hanno perso l'ascendente sui figli e figlie. Sono impoveriti in tutti i sensi. Vanno alla deriva, se non hanno la fortuna di trovare una comunità cristiana viva e decisa a seguire Gesù "liberatore degli oppressi".

Che cosa possiamo fare noi preti? Siamo uno ogni diecimila, e vicini ai poveri solo col cuore e le buone intenzioni (quando va bene). La Chiesa-clero è una struttura lenta, pesante, centralizzata. In buona parte siamo prigionieri del centro città, dove risiedono i cattolici di tradizione, più esigenti. Oppure ci assorbe il lavoro strutturale, delle celebrazioni in decine di comunità e dell'articolazione delle pastorali. Solo tre suore, ad Itaberaì, possono dire di essere quasi sempre in mezzo agli esclusi, giorno dopo giorno. In queste condizioni il clero è costretto a scoprire, anche se fa fatica a capirlo, che esiste un "sacerdozio battesimale", che per molti secoli è stato esautorato e messo da parte, ma di cui oggi non si può fare a meno. Questo sacerdozio è quello dei laici e laiche: appartiene a loro. Anzi, stando a ciò che scrive San Pietro essi sono "sacerdoti, profeti e re", non laici e laiche. Rileggendo il Nuovo Testamento ci accorgiamo che la Chiesa non è nemmeno Chiesa di Cristo se si costituisce solo di clero e relega i laici a un ruolo di ascoltatori passivi. Forse questa situazione di crisi e precarietà del cattolicesimo è un dono di Dio che ci vuole costringere ad essere più fedeli al Vangelo e alla missione che ci ha dato.

Ieri è pure iniziato l'Avvento e abbiamo letto che Isaia, molti anni prima di Cristo, scriveva: "Ah se tu rompessi i cieli e scendessi tra noi!"(Is. 63,19). Tante volte anch'io, di fronte allo sconforto della situazione mondiale, lancio col cuore questo grido. Dio, tuttavia, è già sceso. Ci ha esauditi! Ora tocca a noi continuare a scendere assieme a lui verso i "bartimei" che gridano perchè ne hanno i motivi e il diritto (non verso i viziati, che gridano perchè non ne hanno mai abbastanza e se ne infischiano delle necessità altrui!). In una comunità ho ascoltato il caso di una famiglia che ha comprato un lotto a buon mercato per fare la casa, e ora chiede che la aiutino a comprare una tenda per andare ad abitare sul terreno e cominciare a costruire la sua baracca. E' una storia che si ripete ogni momento. Rinunciano anche alla casetta in affitto, per risparmiare i soldi per il loro progetto: tuttavia sono cominciate le piogge, e devono pensare a ripararsi. Una animatrice di comunità si è incaricata di fare una colletta per loro. E' per questo che il sacerdozio battesimale dei laici (laiche, soprattutto), è prezioso e indispensabile: vivono da poveri accanto ai poveri, parlano la loro stessa lingua e ne condividono le difficoltà e sofferenze, ma portano dentro di sè la luce e la forza di Gesù di Nazaret. State certi che il Vangelo continuerà a trasformare il mondo e a metterci dentro un cuore nuovo e uno spirito nuovo, e questo avverrà grazie a loro!