11 aprile 2008

L'IMPORTANTE E' LA SALUTE.

Nella Campagna della fraternità "in difesa della vita" abbiamo parlato tanto di minacce alla vita: miseria, ingiustizie, inquinamento, e poi aborto, eutanasia.... Ci siamo dimenticati di questa zanzara, la aedes aegipti, che in questo momento è quella che preoccupa di più la gente perchè sta assediando le città del Brasile. E' piccolissima, ma una vera fetentona. Si distingue da quelle notturne delle case (culex) perchè ha le striscie pedonali sulla schiena (cliccate sulla foto per ingrandirla e poi ditemi se non è vero!). Lavora solo di giorno. Trasmette la febbre gialla e la dengue (un tipo di febbre ricorrente). Di dengue ce n'è una forma comune e una emorragica. La prima provoca febbre molto alta e forti dolori in tutto il corpo. La seconda, oltre a questo, dilata i vasi sanguinei e produce emorragie che, quando sono negli organi interni...si muore. C'è un'epidemia grave di dengue a Rio de Janeiro e a Goiania, capitale del nostro Stato. C'è n'è una pure nel comune qui vicino. Ieri, a Itaberaì, nel quartiere Jardim Cabral, è morta Jaqueline, una ragazza di 16 anni, ed è corsa la voce che fosse arrivata la dengue emorragica. Sembra, invece, che sia morta di epatite B. Si può morire così a 16 anni? Dona Benedita ha commentato: "Non dovevano portarla dal medico. Questa è una infermità che i medici non curano. Quando si prende l'epatite si beve infuso di "picao" (un'erbaccia che cresce nei cortili e nelle praterie). Non ho mai visto uno morire di epatite dopo aver bevuto l'infuso di picao!".


L' efficiacia della medicina popolare è comprovata. Nei centri parrocchiali di pastorale della salute c'è sempre la fila per comprare i più diversi estratti di piante. Però la gente, quando sta male, va dal medico. Non esiste un conflitto tra le due forme di cura: anche i più ricchi usano una e l'altra. Le parole di Benedita sono uno sfogo dell'angoscia più che una polemica. Angoscia, perchè lei sa che Jaqueline non doveva morire. Amiche e conoscenti raccontano che è rimasta più di una settimana nell'ospedale regionale senza sapere di che cosa era malata e senza ricevere attenzione. Quando accade un caso del genere, è quasi sempre accompagnato da storie così: denutrizione, ritardi nella diagnosi, imprecisione nella cura. Quanto ci mette un povero ad ottenere un'analisi e una diagnosi? E chi si straccia le vesti quando una ragazza di periferia muore per la lentezza dei soccorsi o l'imprecisione nelle cure? La salute è il problema numero uno delle famiglie. La malattia è una minaccia costante, e spesso diventa un incubo. A messa, e negli incontri di preghiera, noi preti abbiamo in mente il piano di Dio, l'evangelizzazione, il piano pastorale: chiediamo al Signore che la Chiesa cresca, diventi una comunità fraterna e segno di giustizia e di pace. Buona parte dei fedeli, invece, prega per la propria salute e quella dei familiari e vicini, perchè in qualche modo sono sempre toccati dalla malattia. Era così anche ai tempi di Gesù. Secondo i vangeli, dedicò gran parte del suo ministero a curare malati. Diverse comunità ecclesiali di base fanno la stessa cosa: visitano continuamente gli ammalati del loro quartiere, spesso ogni giorno, portando cibo, aiuto e conforto. I documenti di pastorale ne parlano poco. Il monaco Marcelo Barros, sul Popular di oggi, ha pubblicato un bell'articolo che mostra i legami stretti tra salute e spiritualità. Del resto anche gli italiani anziani ripetono spesso nelle conversazioni: "L'importante è la salute!" In contatto con questa realtà, che è mondiale (tanti bambini e giovani che perdono la vita per inefficienza o inesistenza dell'assistenza sanitaria), i dibattiti sull'eutanasia o l'accanimento terapeutico sembrano arrivare da un altro pianeta.


Ho conosciuto un giovane che si trova in condizioni molto simili a quelle che il vangelo di Marco (Mc. 5) chiama: "L'indemoniato di Gerasa". Amilton ha 38 anni, ed è un ragazzone dall'apparenza normale: robusto e di bella apparenza. Venti anni fa abitava nello Stato di Bahia, lavorava in campagna ed aveva amici, perchè era un buon lavoratore e un tipo di compagnia. Nel 94 decise di trasferirsi in Goiàs per lavorare in una ditta. Sua madre racconta: "Andò al lavoro per due giorni di seguito, poi scomparve. Dopo parecchio tempo ci avvisarono che girovagava senza meta e non ricordava più nulla. Mio marito lo è andato a prendere e siamo venuti ad abitare qui, sperando che guarisse e riprendesse il suo lavoro". Hanno costruito per lui, dietro casa, un appartamentino separato con un portichetto chiuso da una gradinata. E' come una prigione. "E' per proteggere lui, padre: lei dovrebbe vederlo quando esce, per capire. Se non ci siamo noi ad accudirlo, si sdraia ovunque si trovi, anche sotto la pioggia o in una pozzanghera, sulle spine, nella sporcizia. Si raggomitola lì e dorme per ore e ore". Le cure amorose di un papà e di una mamma non gli mancano, ma lui sembra non accorgersene. "Per lui è come se il mondo non esistesse. Qualche volta si sveglia per due o tre ore e si comporta normalmente, altre volte invece diventa feroce. Un giorno aggredì suo padre, urlava come una belva e sembrava volesse ucciderlo". Una volta è rimasto sveglio per giorni, tanto da trovarsi un'occupazione e andare a lavorare per un pò, poi è ricaduto. Decine di visite psichiatriche e di cure non hanno approdato a nulla. Non sanno ancora che cosa gli sia accaduto, e di che cosa sia malato. Vive murato in sè stesso, un muro senza nemmeno una breccia da cui far passare la voce. Se almeno lanciasse un urlo come Bartimeo! Che cosa si può fare? Gesù curò l'uomo di Gerasa. Non potremmo pregare perchè curi anche Amilton?


Così, mentre voi siete in ansia per le prossime elezioni, io vi ho sfornato un testo sulla salute. Vuol dire che lo leggerete distrattamente, con la testa altrove....

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