7 aprile 2008

DOLCE-AMARO DELLA CANNA DA ZUCCHERO


La monocultura della canna da zucchero, dopo aver coperto diversi comuni nei dintorni, invade anche l'area rurale di Itaberaì che non aveva mai dimostrato simpatie per questo tipo di produzione. Un tempo, i contadini piantavano alcuni metri quadrati di canna vicino a casa per le loro necessità familiari: un pò di "rapadura" e di zucchero grezzo, e ogni tanto una dolcissima spremuta. Ai bambini piaceva tagliare qualche canna più bella delle altre e, dopo averla fatta a pezzettini, rosicchiarla come un frutto. Recentemente sono arrivate le compagnie di produzione di alcool-combustibile e la situazione si è capovolta. "E' difficile resistere" - confida un piccolo proprietario - "perchè la Compagnia dell'Alcool offre affitti molto convenienti e si prende tutti i rischi. Noi agricoltori non otteniamo vantaggi economici così alti con nessun altro tipo di coltura o allevamento, nemmeno nelle migliori annate. Per continuare a lavorare la terra in proprio, oggi, bisogna essere degli appassionati!"


Il primo effetto è senza dubbio un ulteriore svuotamento della campagna. Apparentemente, è un vantaggio per tutti. Chi continua a vivere nei campi ha un'occasione d'oro per guadagnare di più. In piazza vanno a ruba polli ruspanti, frutta, verdura, formaggi, dolci, torte e tanti altri alimentari fatti in casa. Ciò che fino a poco tempo fa serviva solo per fare un regaletto, oggi è fonte di reddito. Il pulmino della scuola va a prendere i ragazzi sulla porta di casa. La televisione e l'automobile, o la camionetta, sono una garanzia contro l'isolamento. I preti celebrano la messa nelle case e ogni volta si fa una bella festicciola tutti insieme. Per chi non ha resistito ed è andato ad abitare in città ci sono i vantaggi dello stipendio fisso e di tutti i servizi pubblici vicino a casa. La canna da zucchero, i pollli, i macelli regalano ad Itaberaì una piccola "epopea del progresso". Ora è iniziata la campagna elettorale per il sindaco, e non si parla d'altro. Gli addetti alla propaganda spargono ogni mattina i loro volantini ciclostilati sul progresso: sotto le porte, nelle macchine, all'entrata dei supermercati. Ogni candidato si prende la sua parte di merito nello sviluppo e promette nuovi investimenti. Uno si attribuisce frasi delle lettere di San Paolo: "Posso tutto in Colui che mi dà la forza!" Oppure: "Se Dio è con me, chi sarà contro di me?" Lui è di fede evangelico-pentecostale, ma tanti catttolici non disdegnano la sua "teologia della prosperità". Teologia dei soldi, che storicamente non è affatto una novità.


Sembra tutto rose e viole ma voi, in Europa, con le stime della crescita scese allo 0,3%, sapete bene che il progresso è un mito che va e viene, e che la realtà non è così dolce. Oltretutto la canna, pur essendo da zucchero, provoca non pochi danni. Per esempio concentra capitali, esclude parecchia gente e produce molti esuberi, come ogni impresa moderna. (Vedi Alitalia, ma lì pare ci fosse troppo clientelismo). La maggior parte della ricchezza agricola se ne va verso le banche internazionali: sul posto rimangono solo i magri stipendi dei dipendenti. I tagliatori di canna, che ieri lavoravano in condizioni assai prossime alla schiavitù, oggi vedono le loro scarse conquiste sociali minacciate dalla concorrenza delle macchine: ciascuna sostituisce più di 200 lavoratori. Noi, in Chiesa, possiamo offrire loro poco più che inni ben zuccherati, di incoraggiamento e consolazione. Sosteniamo le iniziative di agricoltura e artigianato alternativo: utilissime, ma una goccia nell'oceano. Predichiamo il Vangelo, ma anche fra gli imprenditori più cattolici, quanti ne tengono conto quando si tratta di affari? La conversione al Vangelo richiede una nuova pratica economica e politica. Se no, è troppo facile: uno appende un crocefisso in sala e una corona del rosario sullo specchietto della macchina, e via che va.


Non fraintendiamo: gli inni e il Vangelo sono un sostegno fondamentale per chi affronta la durezza. "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio": è pura verità. Come sa "dona Ifigena" (il nome è fittizio), che l'altra mattina è arrivata nell'ufficio parrocchiale e ha chiesto alla segretaria: "Non avete mica un poco di alimenti per un vecchio rottame come me? Sono rimasta senza!" La segretaria è andata a prendere un sacchetto di fagioli e uno di riso (nel ripostiglio dietro l'ufficio ce n'è sempre una scorta, perchè i casi come questo sono frequenti). La signora, ridendo di felicità, ha ringraziato: "Grazie, accetto volentieri. Spero che quello che mi dà non venga a mancare a lei! Ho preso con me anche la sporta. Sa, io ho 74 anni e sono rimasta sola. Grazie a Dio ho ancora una buona salute e non sono triste. Tiro avanti con la fede, in Dio e nel buon cuore del prossimo!" Un altro esempio: nella chiesina di S. Francisco, due laici hanno iniziato ora un corso di catechesi per adulti e ci sono già venti partecipanti: molti poveri hanno fame e sete della Parola di Dio, appunto perchè tirano avanti con la fede.


E voi, in Italia, come tirate avanti? Io quest'anno non voterò, perchè pare che la mia residenza sia rimasta a Montese! Padre Maurizio ha già votato e spedito la busta. Brutte elezioni. Ho sottomano lo scritto di un giovane avvilito che esprime un giudizio durissimo: "Se ha qualcosa di positivo questa legge elettorale è l'onestà di chi l'ha pensata e voluta e di chi non l'ha cambiata: per costoro il Parlamento è luogo dove si fanno affari e si curano interessi di uomini d'affari, le elezioni sono un fastidioso passaggio a cui questa Costituzione impone di sottostare, così ottemperano l'obbligo costringendo il Paese a fare una X su una lista chiusa, proprio come nel periodo fascista. Le elezioni, per questi signori, sono tempo perso. Quello che accade in Parlamento non deve interessare il Paese, il Parlamento è cosa loro, è casa loro". E' vero? Siamo caduti così in basso? Eppure tanti politici fanno sfoggio di cattolicesimo. Ovvviamente sono finti, oppure hanno le idee confuse. Il primo dovere di un cattolico è pensare la politica in funzione del bene comune: cerchi di farti eleggere e poi, se diventi ministro o deputato, per te la prima cosa è l'interesse del paese. Amici, avversari, partito, li metti in secondo piano. Il salmo 71 descrive così il politico che agisce secondo Dio (nei tempi biblici era il re): "Governi il tuo popolo con giustizia, giudichi i poveri con equità. Questo re difenderà i poveri, salverà i figli delle persone umili, e abbatterà per terra gli oppressori". Ahi, ahi, ahi! Non è certo un posto adatto agli inquisiti e ai corrotti. Ci arriveremo? Coraggio e auguri.

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