13 ottobre 2014

FATTI DI QUESTI GIORNI

Vi posto alcune foto della festa dei bambini dell´asilo São Francisco: che quest´anno fará pure la commemorazione ufficiale dei suoi dieci anni di attivitá. E viva quelli che hanno aiutato la Comunitá São Francisco a costruirlo, cioé Modena Terzo Mondo, Arci-Uisp, don Eligio, Maurizio, eccetera.
In questo momento mi trovo a Brasilia. Sono venuto stamattina, in corriera, per una settimana di studio sulla pastorale urbana. Sono dignitosamente ospitato in una cameretta del POM, Pontificie Opere Missionarie. Camera singola, con bagno. Un abbeveratoio di acqua fresca nel corridoio accanto: perché fa caldo pure quí, un caldo secco che puó provocare disidratazione. Il corso si svolge nell´edificio quí accanto, di proprietá del CCM (Centro Culturale Missionario): sono servizi missionari nazionali di responsabilitá della Conferenza dei Vescovi. Abbiamo avuto il primo incontro stasera, i partecipanti sono quasi un centinaio ed è un gruppo vivace e simpatico. Si cercheranno di capire le caratteristiche del mondo urbano moderno e come trasmettere ad esso la gioia del Vangelo. Sono forse un pó vecchiotto per corsi di aggiornamento, ma di fatto sono curioso di sapere cosa si dice su questo mondo moderno cosí cambiato (ORMAI perfino il mondo rurale è diventato urbano). Per esempio ieri, 12 ottobre, era Festa Nazionale della Patrona del Brasile, Nossa Senhora Aparecida, una solennitá sia civile che religiosa a cui è stata aggiunta la “giornata dei bambini”: c´era la tradizione di dedicare, in questa giornata, un incontro speciale coi bimbi. Fino a pochi anni fa si riunivano i bimbi in parrocchia o in piazza. Quando ero parroco di Itapirapuã le catechiste preparavano per loro una bella e grande torta nel salone parrocchiale. Era un´occasione per farsi aiutare anche dai papá e dalle mamme, e passare alcuni giorni insieme per allestire ogni dettaglio. Si faceva un teatrino, i bambini cantavano…. I produttori agricoli arrivavano coi bidoni di latte fresco, i bambini di famiglie povere se lo portavano a casa con le loro bottiglie. Era una festa della comunitá, abbinata alla devozione mariana e al patriottismo della “festa nazionale”. Oggi vediamo che non è piú cosí: la parte che riguarda i bambini è diventata, quasi ovunque, una delle solite feste consumiste pubblicizzate dai commercianti per vendere i regali….
Invece la devozione a Nossa Senhora Aparecida si è conservata intatta e oserei dire che oggi è in piena ripresa. Stranamente il mondo moderno urbano sembra sentire il bisogno di queste cose all´antica. Non sto a spiegare le origini e la portata di questa che è la massima manifestazione della religiositá brasiliana, formatasi intorno a una immagine della Madonna pescata nel fiume nel 1700. Se cercate voi stessi su internet trovate tutto. É un culto favoloso, impressionante, farcito di arte e cultura popolare. Nel santuario maggiore, di Aparecida do Norte, partecipano alla festivitá milioni di persone convenute da tutto il paese. Piú in piccolo, avviene lo stesso nelle centinaia di chiese, cappelle e santuari sparsi per il paese. Nonostante la crescita di tantissime chiese evangeliche e pentecostali che disprezzano la venerazione di madonne, santi e immagini sacre, questa devozione continua a diffondersi e a rafforzarsi. La gente, quando si trova di fronte a una grave difficoltá, fa un voto alla Senhora Aparecida e durante la novena o la festa lo va a pagare… Quí ad Itaberaí ci sono due chiese dedicate a lei, i fedeli vanno a piedi, alcuni camminando in ginocchio. Altri fanno la “carreata”, che consiste nel pellegrinaggio con l´antico carro tirato da alcune paia di buoi: il carro tutto di legno ha le ruote che “suonano”: come un lungo lamento. I compositori improvvisano canzoni struggenti sulla musica del carro di buoi raccontando le storie di come la Madonna li ha salvati dalla malattia o dalla disperazione.
Io ho avuto l´onore di celebrare la prima messa, alle 6 del mattino, nel villaggio di Areias, vicino a Goiás, dove c´è il santuario piú importante di questa regione. Tantissimi sono arrivati a piedi da Itaberaí, camminando tutta la notte per superare i 24 chilometri di strada. Ancora piú numerosi i fedeli della cittá di Goiás, per i quali è quasi un obbligo morale alzarsi all´alba e camminare per 16 chilometri. Durante la messa una giovane mi ha chiesto il microfono per raccontare una breve testimonianza. Ha detto che fa questa camminata fin dall´etá di 13 anni, e l´anno scorso ha avuto un incidente domestico, è caduta da una scala, si è rotta il femore e il medico le ha proibito di camminare. Lei ha tanto pregato, ed è guarita: quest´anno è tornata fin quí a piedi. Alla fine è scoppiata in pianto, e ha fatto piangere l´intera platea, che era di diverse centinaia di persone sotto il telone davanti al santuario (che è troppo piccolo, per cui si celebra all´aperto: per passare dentro al santuario fanno la fila tutto il giorno). Mi sono commosso pure io, perché queste storie rivelano una fede simile a quella di tante pagine dei vangeli. Alla fine della messa mi hanno ordinato di benedite i ricordini che la gente compra, ed io ho passato mezz´ora a spruzzare acqua benedetta sulla gente che passava in processione davanti a me. Quí non si accontentano di due o tre spruzzate a distanza: vogliono sentire e vedere l´acqua cadere sui loro volti, mani e sugli oggetti che porteranno a casa.
Tuttavia, in un paese in cui il popolo sente con tale forza la presenza e la tenerezza di Dio ed esprime tanta riconosenza, talvolta si alimentano pure violenza, ingiustizia, pregiudizi, odio di classe e di razza, noncuranza e disprezzo per le difficoltá dei piú deboli. Come mai? Non é sconertante trovare un grande amore a Dio e cosí poco ai poveri? Il mese scorso, nel nostro ospedale, un bambino di 8 anni è morto di meningite, e la gente racconta che ci sia stata una evidente negligenza del medico... La mamma del bimbo, di una famiglia povera di Fernanda Park, sarebbe corsa in ospedale ripetutamente e insistentemente, tentando di far capire al medico che la situazione era grave. Per ultimo, il medico le avrebbe detto: “Quí il medico sono io!” Lei, non rassegnata, è corsa ad un laboratorio privato, decisa a spendere pur di tentare di tutto. Il laboratorio, raccontano, avrebbe allora diagnosticato la malattia e a questo punto si sarebbe attivata pure l´ambulanza e l´ospedale pubblico. Una medica ha deciso di portarla di corsa a Goiania. Purtroppo il bimbo è morto durante il viaggio. E pare che il virus si sia diffuso nell´ospedale stesso. Infatti nei giorni seguenti una medica si ammalata ed è morta, e ora c´è un´altra medica gravemente ammalata e sotto osservazione. Naturalmente dovranno studiare attentamente per essere sicuri che ci sia un legame tra questi fatti. Ma anche se si dovesse constatare che si tratta di coincidenze casuali, la triste storia di morte é passata pure in televisione e rimarrá nella memoria.
Nella messa di ieri, abbiamo letto il Vangelo delle nozze di Cana, che calza a pennello con queste situazioni. Maria e Gesú erano a una festa di nozze. Mancava il vino. La festa era rovinata e diventava triste. Maria dice a Gesú: “Non hanno piú vino”. E Gesú provvede a trasformare in vino l´acqua delle giare. Il simbolo è chiaro: la festa è quella della vita umana allietata dal vino della fedeltá e dell´amore: “Ama Dio con tutto il cuore, e il prossimo come te stesso”. Il vino era il combustibile dell´allegria: senza vino non c´era festa. Nella societá di oggi, perfino nella religione e nelle chiese, manca il combustibile della gioia: l´amore, l´apertura di ciascuno verso gli altri. Nel mondo questo vino è venuto spesso a mancare, e oggi piú che mai. Siamo pieni di odio, pregiudizi, egoismi, violenze che rattristano la vita. “Fate tutto quello che Lui vi dirá”. Bisogna avvicinarsi alla Parola di Gesú, all´essenziale del Vangelo, per ritrovare di nuovo la gioia di vivere. Non basta la crescita economica…. Il Papa ha detto: “Spesso la ricchezza produce una grande povertá spirituale nella vita delle persone”.

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