4 dicembre 2012

LA FINE DEL MONDO.

Un post senza novitá. Le foto rappresentano una delle piste della mia camminata terapeutica, che dovrebbe essere ciclica. Il medico dice: “Almeno mezz´ora tutti i giorni”. Girare per 30 minuti in um circuito di 600 metri é ripetitivo al massimo. Padre Luis ed io, di solito, preferiamo la strada federale per Brasilia diritta, con saliscendi, paesaggi verdi, larghi orizzonti. Facciamo 4 chilometri: assai piú di mezz´ora. Andiamo in linea quasi retta, ma é sempre un ciclo: tutti i giorni rivediamo gli stessi campi, ma ogni volta diversi: il granturco cresce, gli alberi di eucalipto vengono tagliati, eccetera. La vita é ciclica ma ha la sua linea progressiva.
Ho sentito dire a volte, nelle conferenze di sociologia e anche di pastorale, che bisogna cambiare i nostri schemi mentali perché non siamo piú in una societá agricola, ma urbana. Giusto, no? Ma qualcuno aggiunge, per esempio, che nella societá agricola si pensa la vita secondo i cicli del sole, delle stagioni, dell´anno, eccetera. E sostengono che ora non é piú cosí. Perfino l´importanza del sole é diminuita, perché le cittá sono illuminate a giorno e abbiamo tutti i fanali e le luci che vogliamo per infischiarcene della differenza tra notte e giorno. Questi ragionamenti fanno colpo sulla nostra fantasia, e sul momento li beviamo. Ma sono esagerazioni. Quando arriva dicembre io continuo ogni anno a sospirare come facevano mio padre e gli altri antepassati: “Ecco un altro anno che se ne sta andando!....” E comincio il conto alla rovescia. Sarei curioso di sapere cosa diranno quando l´umanitá avrá completamente superato i cicli della natura e la vita non sará piú una ruota che gira. Nel frattempo puó darsi che il sole diventi piú importante che mai, visto che le fonti di energia si esauriscono e dovremo contare sempre di piú sullo sfruttamento di quella solare.
Nel mio caso, i cicli sono fondamentali perché seguo una liturgia che segue non la rotazione del sole ma quella della luna, di uso assai piú antico. La liturgia é una ruota che gira. Siamo di nuovo nel Tempo di Natale, preceduto dalle quattro domeniche di avvento. Puntualmente mi trovo davanti alle letture apocalittiche e da quelle profetiche. Esse ci ammoniscono che la ruota del mondo si fermerá, non si sa quando, e mentre gira accadranno sempre terribili disgrazie: fenomeni nel sole e nella luna, terremoti, guerre, inondazioni e altre calamitá da far tremare le gambe anche ai piú coraggiosi. E saranno particolarmente spaventosi per le donne incinte, che non riusciranno a fuggire e si sentiranno in trappola. Ma i profeti e i Vangeli, al contrario di come sono stati spesso interpretati, non hanno mai avuto intenzione di spaventarci. Piuttosto che la fine del mondo, annunciano l´inizio di un nuovo mondo.
Il Vangelo di domenica scorsa, ad esempio, affermava: “Quando vedrete accadere queste cose, alzate la testa perché il giorno della vostra liberazione é vicino”. E quello della domenica precedente sosteneva che in mezzo a questi fenomeni funesti e di morte appaiono anche segnali di vita, promesse dell´inizio del Regno di Dio. Il tempo di questo mondo é mezzo inverno e mezzo primavera: “Quando vedete sbocciare le gemme degli alberi sapete che l´estate é vicina. Come mai non vedete i segni della primavera del Regno di Dio?” E il profeta Daniele annunciava: “Babilonia sará distrutta per lasciare il posto a Gerusalemme, la cittá di Dio”.
A me piace moltissimo un inno che noi cantiamo nel tempo di Avvento. Il ritornello invoca: “Oh vieni Signore, non tardare, vieni a saziare la nostra sete di pace”. Le strofe paragonano la sua venuta alle sorprese piú belle ed emozionanti che proviamo nella vita. Traduco a senso: “Oh vieni come giunge una brezza fresca per il sollievo dei poveri che non hanno ventilatore e aria condizionata. Vieni come arriva la pioggia sulla terra riarsa. Vieni come arriva la luce dopo che si é rimasti al buio. Vieni come una lettera da una persona cara di cui da molto tempo non avevamo piú notizie. Vieni come quando nasce un figlio atteso con ansia dai suoi genitori. Vieni come quando si é intrappolati da nemici o assaltanti e arriva improvvisamente uno a liberarci”. Non credo a quelli che dicono che la fede é scomparsa dalla terra. É un bisogno primordiale. Fede, speranza, amore: senza di esse, quando si arriva al dunque, la gente cade in depressione e muore prima del tempo. Le persone magari corrono dietro a fedi fasulle, al turismo religioso, a divinitá false costruite dalla midia, piuttosto che rimanere sole.
Queste metafore descrivono situazioni che noi stiamo vivendo quotidianamente: terremoti, inondazioni, uragani, siccitá. Tumori maligni e infarti. Bombe, guerre, terrorismo. Incidenti stradali e violenza comune. Ed ora l´infinita crisi economica mondiale, seguita da disoccupazione e fallimenti. Il pianto, la disperazione e la morte sono sempre in agguato, dietro l´angolo. Perció abbiamo tutti bisogno di sapere e vedere coi nostri occhi e fare noi stessi il Regno, il tempo di giustizia promesso. Coltivare la semente di giustizia che Geremia annunció e Gesú Cristo ci ha portato. E poi saziarci di vita e di pane, avere un pó di luce per rischiarare il buio del mondo, essere visitati dal portalettere che ci recapita i messaggi di Dio, e di sentire la presenza di Gesú che cammina con noi e ci libera dagli agguati della vita.

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