2 novembre 2012
LA CURA DI BARTIMEO
Le foto del saluto finale della visita pastorale. Nella Chiesa di São Sebastião, a ristrutturazione ancora in corso, ma giá con un nuovo volto.
Non sará di cattivo presagio pubblicare un post il 2 novembre? Se fosse, é in gioco poca cosa. Piú pericolo per Padre Marcelo Rossi, il piú famoso dei preti-cantanti del Brasile, e per la sua Diocesi di Santo Amaro nella Grande San Paolo. Secondo notizie raccolte da giornali essi inaugurano oggi, con la messa per i defunti, il nuovo Tempio costruito appositamente per le sue messe-show che attirano migliaia di persone. L´opera é monumentale: si dice che copra un´area di 8.500 metri quadrati e dovrebbe contenere 100 mila fedeli. “Sará una nuova cartolina postale di San Paolo” afferma con entusiasmo il sacerdote. "Una costruzione fatta per durare 700 anni”.
Ma il due novembre non é solo il giorno della memoria dei defunti. Dopo un ottobre di fuoco, i santi ci hanno portato la pioggia, e stamattina abbiamo una temperatura normale e un pó di nebbia fresca che si dissolverá appena sorgerá il sole (tra quindici minuti circa).
É giá da una ventina d´anni che in Brasile si sta diffondendo questa nuova forma di pastorale di massa, caratterizzata da celebrazioni eucaristiche in stile di intrattenimento che imitano i grandi shows musicali. Oggi ci sono parecchi preti che seguono la strada di Marcelo Rossi: nello stile delle liturgie, nella passione per le grandi masse trascinate dalla voce e dal ritmo delle canzoni, e anche nella costruzione di nuovi templi adatti ai preti-comunicatori di massa (di uno di loro si cita questa frase: io non celebro per meno di duemila persone alla volta). Padre Robson, il giovane redentorista che conduce questa corrente religiosa in Goiás, sta mobilitando i suoi fedelissimi (e sono tanti!) per costruire un tempio per 50 mila persone a Trindade, dove c´é giá un santuario che ne contiene bene alcune migliaia. Siccome questa non é l´unica tendenza del mondo post-moderno (c´é anche quella, per esempio, a passare da una chiesa all´altra in cerca di nuove emozioni per poi, alla fine, abbandonarle tutte....) non si sa quale sara il risultato.
Il Papa, che nei suoi discorsi piú recenti, ha insistito molto sul bisogno di credibilitá per salvare la fede!
L´Apostolo Paolo tuttavia, ai suoi tempi, scriveva che c´é chi predica per invidia o per altri scopi meno onesti, ma l´importante é che Gesú Cristo sia predicato!
E Gesú, come la pensava? Il vangelo dell´ultima domenica di ottobre era pertinente (Mc. 10, 46-52). E siccome raccontava l´aneddoto di Bartimeo, che ha dato il nome a questo sito, vi riporto il commento di di José Antonio Pagola, uno scrittore-teologo spagnolo che si é specializzato nei commenti ai Vangeli (dal sito Religión digital).
“La cura del cieco Bartimeo...é di una sorprendente attualitá per la Chiesa dei nostri giorni. Bartimeo é "un mendicante seduto al margine della strada”. Nella sua vita é sempre notte. Ha udito parlare di Gesú, ma non conosce il suo volto. Non é la nostra situazione? Cristiani ciechi, seduti lungo il cammino, incapaci di seguire Gesú? Tra di noi é notte. Non conosciamo Gesú. Ci manca luce per seguire la sua strada. Ignoriamo dove stia andando la Chiesa. Non sappiamo nemmeno che futuro vogliamo per essa. Installati in una religione che ci illude di trasformarci in discepoli di Gesú, viviamo accanto al Vangelo, ma al di fuori. Nonostante la sua cecitá, Bartimeo capta che Gesú sta passando lí vicino. Non ha dubbi. Qualcosa gli dice che in Gesú sta la sua salvezza. “Gesí, figlio di Davide, abbia pietá di me”. Questo grido ripetuto con fede provoca la sua cura. Oggi si odono nella Chiesa critiche, proteste e mutue accuse. Non si ascolta la preghiera umile e fiduciosa del cieco. Abbiamo dimenticato che solo Gesú puó salvare questa Chiesa. Non percepiamo la sua presenza vicina. Crediamo solo in noi stessi. Il cieco non vede ma sa ascoltare la voce di Gesú che gli arriva attraverso i suoi inviati: “Animo, alzati, ti sta chiamando”. Questo é il clima di cui abbiamo bisogno nella Chiesa. Dobbiamo incoraggiarci a vicenda a reagire. Non continuare installati in una religione convenzionale. Ritornare a Gesú che ci sta chiamando”.
Dunque, mi sono alzato con le riflessioni che ho pubblicato in questo post e poi, poco alla volta mentre tentavo di concentrarmi sui salmi dell´ufficio divino, sono diventato anche un pó triste. Perché la mente fa una panoramica sulla situazione del mondo, della Chiesa, e anche di questa missione, e mi dá la sensazione che tutto cambia, che di nuovo i poveri non sono piú il punto di riferimento per seguire in cammino di Gesú, e altri mali di pancia di questo genere. Poi una coppia amica mi ha chiamato al telefono piangendo. Chiedevano di andare a pregare con loro. Un giovane di 33 anni é morto ieri sera, di un colpo al cuore, mentre giocava una partita al calcio tra amici di periferia. Giorni fa la dottoressa Virginia gli aveva detto: "Abbia cura di sua moglie, ha il cuore molto debole, puó morire d´infarto a qualsiasi momento". Lei era in pericolo, lui no. Ma lui é morto. Ho trovato una famiglia in pianto ma ricca di fede, solida nella fede. É proibito cedere ai nostri momenti di depressione per ragioni futili o vane teorie, quando dobbiamo aiutare altri ad affrontare sofferenze vere, come una famiglia giovane con figli piccoli che hanno perso il padre.
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