6 febbraio 2012
PAROLE E IMMAGINI
Tra le foto vedete una serra che abbiamo costruito negli spazi dell´asilo, nel quale giá si coltivava verdura. Con la serra contiamo di dare maggiore continuitá alla produzione e diminuire i costi di protezione e irrigazione delle piantine. Gli ortaggi (specialmente insalata) sono l´entrata piú importante per la manutenzione dell´asilo: circa 1000 reali al mese, a metá con Sebastião che é l´ortolano. Per la costruzione della serra abbiamo utilizzato le donazioni di Sante-Cristina da Rimini e di Maserno-Monteforte, oltre un parziale finanziamento della Pastorale della terra con denaro che proviene, mi pare, da Propaganda Fide. Manodopera: Arcangelo e l´equipe diocesana di Pastorale della terra. Con ció che é avanzato delle offerte speriamo di riuscire a fare una cisterna per la raccolta dell´acqua piovana. Sarebbe utilissima, perché verso settembre il pozzo artesiano fa fatica a sostenere l´alto consumo di acqua, che é utilizzata anche per il bagno dei bimbi due volte al giorno (cento bimbi diariamente non sono pochi).
La pianta spinosa ma bellissima che é di fianco al portico di casa mia, é una opunzia. Si chiama cosí perché il primo che le andó a sbattere contro gridó: “Oh, questa quí punzia!” (erano i tempi in cui si parlava ancora una specie di latino). Cosí ho fatto sfoggio delle mie conoscenze di etimologia!
“Il posto fisso é monotono”. Che battuta infame! A Monti dev´essergli scappata senza riflettere: non mi pare che combini col suo profilo. Piuttosto é una specie di postulato del pensiero post-moderno, che manda al diavolo tutte le cose stabili. Sono cose noiose: la veritá, l´onestá, il bene comune, la giustizia, e poi la repubblica, la democrazia, i diritti dei cittadini, Ultimamente, perfino la rotta delle navi.
Il mondo cambia e le parole perdono il senso originale. Spesso le usiamo impropriamente: per scherzo, o per esprimere i nostri desideri piú pii. Questa parrocchia ha quasi 40 mila abitanti e la chiamiamo “comunitá parrocchiale”. L´origine greca di questa parola indicava una comunitá di credenti in Gesú che si considerava forestiera nel mondo pagano, greco-romano: aspiravano ad un´altra patria, il Regno di Dio, e nel frattempo si sforzavano di vivere in anticipo il Regno praticando la fraternitá, la giustizia, la fedeltá al Vangelo. Nel quarto secolo diventó una circoscrizione territoriale per sopperire all´evangelizzazione delle zone rurale. Oggi si puó dire che é tutt´altro che una comunitá: spesso celebriamo queste grandi assemblee eucaristiche in cui ognuno, si spera, si rivolge a Dio, ma non conosce e non si comunica con chi gli siede accanto. Nonostante questo, dentro alla parrocchia ci sono tante persone e piccole comunitá spontanee o di simpatia che mantengono vivo lo spirito delle origini. É parrocchia territoriale, ma é ancora uno dei pochi spazi in cui possono entrare (quasi) tutti e (quasi) gratuitamente.
Il 31 gennaio ho ricordato San Geminiano: i geminiani fanno la festa del patrono in piazza grande. Una gran bella festa, a cui non ho mai partecipato pienamente. Nel tempo del seminario ero presente in Duomo al pontificale, una messa cantata in cui si esibiva nientemeno che il coro del maestro Zoboli. Nel mio tempo da operaio ricordo di avere fatto una scappata in Duomo e ho ammirato anche, nella ressa dei portici di Via Emilia, i profumi e i colori delle bancherelle: torroni e cadarroste in quantitá. Senza mai comprare niente, perché ero scarso di soldi: e questo é uno dei segreti per non rovinarsi la salute.
Un cittadino di Itaberaí ha mandato un messaggio al sindaco. Non ha usato parole, ma ha collocato una pianta di banane in un buco in mezzo all´avenida. Con le piogge insistenti del mese scorso le nostre vie sono diventate una gincana: si viaggia saltando da un buco all´altro. Dopo il messaggio della "bananeira" gli operai del sindaco si sono messi all´opera di buona lena. Quest´anno, in autunno, ci saranno le elezioni e per il sindaco si avvicina la resa dei conti.
Per il Brasile, il 31 gennaio é l´anniversario della scoperta delle Cateratte di Iguaçú (oggi si puó scrivere Iguassú) da parte dei coloni europei. Il primo europeo a trovare le cateratte, che erano nascoste da una fitta foresta, fu lo spagnolo Álvar Núñez Cabeza de Vaca nel 1542. Tutta la regione, a quei tempi, era colonia spagnola (conseguenza della spartizione stipulata dal papa Alessandro VI, nel Trattato di Tordesillas), e faceva parte del Paraguay, Lo seguirono i missionari gesuiti, e la storia finí piú o meno come sappiamo dal film “misiones”. Oggi é un parco nazionale brasiliano. Le cascate di Iguaçú sono candidate nel concorso per le 7 meraviglie della natura, che si concluderá quando sará raggiunto il miliardo di voti,
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