25 novembre 2008

CRISTO RE E LA GIORNATA DEI LAICI

A che punto sono i lavori dell'asilo? Ecco a voi l'immagine delle fondamenta pronte. Questa settimana arriveranno i mattoni e la costruzione comincerà a salire. Con la buona volontà di tanta gente questo progetto sarà presto realizzato. E' un piccolo progetto. Il progetto della Chiesa Latino-americana, lanciato dai vescovi nell'Assemblea di Aparecida do Norte, è assai più complesso, esigente e irto di difficoltà. Propongono una comunità cristiana di discepoli-discepole e missionari-missionarie che vivono secondo il Vangelo. Quando riusciremo a realizzarlo?

I vescovi latino-americani, in pratica, ripropongono il progetto di Gesù: la costruzione del Regno di Dio. Un regno di giustizia, amore e bontà in cui i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i prigionieri e gli oppressi sono liberati dalle catene e dal giogo, e si concretizza finalmente l'anno sabbatico della condivisione di tutti i beni della vita. Abbiamo riascoltato la sua proposta domenica scorsa, ultima domenica del tempo comune, che era la festa di Cristo Re dell'Universo. Davanti a Pilato Gesù spiegò: il mio regno non è di questo mondo". Certamente non possiamo immaginare il Regno dei cieli nello stile dei regni di questo mondo, nei quali il criterio di giudizio è la ricchezza, il PIL, il potere economico e politico. Non può essere di questo mondo un regno che predilige il povero, l'escluso, il prigioniero. Un regno in cui la misura di giudizio è l'amore al prossimo, come mostrava bene il discorso di Gesù sul giudizio finale che abbiamo letto nella messa. Un regno in cui tutti sono uguali e meritano le stesse opportunità. Gesù Cristo Re ci costringe a confrontare la nostra situazione mondiale ed ecclesiale con il suo progetto di Regno. É una sfida riconoscere Gesù nel prossimo e organizzare un mondo in cui prevalga il potere del servizio, e non il potere autoritario che schiaccia e annienta. Sapremo, un giorno, vivere così? Saremo capaci di abbracciare questa proposta in tutta la sua radicalità? Costruiremo un ordine nuovo?

Assieme alla festa di Cristo Re, la Chiesa brasiliana ha celebrato anche la Giornata dei Laici. Laicato: qualche teologo, probabilmente in modo più preciso, lo chiama "sacerdozio battesimale". Essere laici e laiche, nel mondo di oggi, è anch'esso una sfida permamente che spesso sembra superiore alle nostre capacità. Laici e laiche occupano, oggi, importanti ministeri nella vita della Chiesa e si fanno carico della loro vocazione a costituire una famiglia. Oltre al matrimonio, sono chiamati a esercitare la loro professione con etica, e ad essere "speciali" in mezzo agli altri, perchè dotati di una "vita nuova in Cristo" che ispira e trasforma ogni pensiero e azione della loro vita. Sono, come dice l'Apostolo Pietro nella sua prima lettera, "pietre vive di una costruzione spirituale di cui Cristo è la pietra angolare", quindi lavoratori del Regno che Cristo è venuto a istituire. Con queste premesse, si può sperare che un giorno faremo un salto di qualità e, invece di sventolare principi e bandiere in faccia ai diversi di ogni genere e specie, mostreremo la luce di Gesù con la nostra vita? La meta è sicuramente lontana, ma ci sono molte persone che si impegnano generosamente per raggiungerla, e qualche piccolo passo avanti lo si vede. Sabato scorso la parrocchia di Itaberaì ha visto riuniti più di settanta laici e laiche animatori e animatrici di comunità, concentrati su questo obiettivo. Noi, però, siamo anche sostenuti nella speranza dalla convinzione che il Signore, a modo suo, completerà quello che manca affinchè Cristo sia "tutto in tutti".

Dopo questa riflessione piuttosto fiacca, vi segnalo il sito "giorno per giorno" dove vengono pubblicate le pagine del nostro amico Mario che si dice "il postino". E' un laico italiano che ha scelto di stare accanto e assieme ad alcune comunità di periferia della Città di Goiàs, nella ricerca del cammino del Vangelo. Vale la pena leggerlo. Lui manda le sue riflessioni e aggiornamenti tramite e-mail a una lista di amici, ma don Augusto Fontana gli ha aperto un sito in Italia e gliele pubblica. Trovate la link per aprire il sito qui accanto, sul margine destro di questo blog.

20 novembre 2008

GIORNATA DELLA COSCIENZA NEGRA

Le immagini ritrattano una "galinhada" dell'asilo San Francesco. Tutta l'equipe dell'asilo, più diversi volontari, si è impegnata a fare un pranzo beneficente per sostenere le spese dei lavori di ampliamento. Hanno venduto i biglietti d'ingresso e preparato il cibo. Un piatto tipico: riso, carne di pollo, pequì e fagioli, con insalata di pomodori. Del pequì vi ho già parlato in pagine precedenti: è un frutto del cerrado che dona al riso un sapore molto speciale, come i funghi nel risotto alla milanese. Una delizia! Prezzo a testa: 3 reali, cioè un euro circa. Sfido io, hanno avuto la "materia prima" tutta gratis! Abbiamo avuto più di 400 presenze. Oltre allo scopo beneficente, il grande valore di queste iniziative è offrire alla gente un'occasione per incontrarsi e confraternizzare in un ambiente sereno e solidale. La maggior parte, tuttavia, si è portata a casa la sua parte col pentolino, perchè lì dentro non c'era più posto. Io, ad esempio, ho mangiato in piedi con il piatto in una mano e la forchetta nell'altra: solo dopo un bel pezzo ho trovato una sedia libera.

Sono giorni sereni. La pioggia ha portato sollievo al grande caldo, il clima è ameno e si lavora bene. L'attività però è intensa, perchè siamo prossimi alle vacanze estive e ci sono molti preparativi da fare: prime comunioni e cresime, la liturgia dell'Avvento e la Novena di Natale nelle comunità di base. Anche le sfide pastorali sono molte e assai complicate. Sabato avremo una Assemblea di tutta la parrocchia (animatori di comunità ed equipes di pastorale) e dovremo mettere a punto una verifica dell'anno trascorso e il programma del prossimo. Quando si dice che essere cristiani consiste solo nel farsi discepoli di Gesù in tutto e per tutto, sembra semplice: ma organizzare tutto questo nella struttura di una parrocchia di quasi 40 mila abitanti sparsi in un territorio di 1500 chilometri quadrati, a volte diventa un rompicapo. E c'è anche il fatto che lo Spirito Santo si diverte a driblare tutti i nostri schemi e programmi....e far andare le cose a modo suo.

Riflettiamo un poco, però, sulla data di oggi, che è molto speciale. In Brasile è il giorno della Coscienza Negra, un movimento diffusissimo, ormai, con cui i negri stanno prendendo sempre più coscienza della propria dignità come popolo. Consapevoli della forza, fisica e soprattutto culturale, con cui hanno dato il massimo contributo a formare il volto di questo paese nonostante vi siano stati mantenuti in schiavitù per 300 anni e spesso trattati peggio degli animali, sentono la parola "negro" come un titolo d'onore. Non "abbronzati", come li chiama qualcuno, e nemmeno neri: ma negri. Impariamo, una buona volta, che "Abbronzatissima" è una canzone per i nostri vacanzieri di ritorno dal mare!

La giornata del movimento coincide con l'anniversario della morte di Zumbi, l'eroe della lotta contro la schiavitù, giustiziato il 20 novembre 1695. La storia di questo personaggio è assai interessante. Vi riporto alcune informazioni di Wikipedia, per rinfrescare la memoria: "Zumbi fu l'ultimo dei capi del Quilombo dos Palmares, nell'odierno stato dell'Alagoas. I quilombo erano comunità di schiavi fuggiti dalle "fazenda" e altri luoghi di prigionia del Brasile. Nel 1694, dopo 67 anni di resistenza contro i coloni portoghesi ed olandesi, la colonia venne distrutta dalle truppe di Domingos Jorge Velho. Zumbi sopravvisse alla battaglia e spese quasi due anni nella macchia fino al 20 novembre 1695, quando venne ucciso in un'imboscata (pugnalato e poi giustiziato assieme a 20 compagni).

Il quilombo di Palmares (nella regione brasiliana di União dos Palmares, Alagoas) era una comunità autonoma, (un regno (o repubblica secondo alcuni) formata da ex schiavi. Occupava un'area grande quasi come il Portogallo nella zona ad ovest dell'attuale città di Salvador de Bahia, oggi lo stato dell'Alagoas. La sua popolazione raggiungeva circa 30.000 persone. Zumbi nacque libero a Palmares il 1655, ma fu catturato e successivamente ceduto ad un missionario portoghese all'età di sei anni. Battezzato "Francisco", Zumbi ricevette i sacramenti, apprese il portoghese e il latino, aiutando ogni giorno a celebrare la messa. Nonostante i tentativi di "civilizzazione", Zumbi fuggì nel 1670 e, a 15 anni, tornò nel suo luogo di origine. Zumbi si fece notare subito per la sua destrezza e la sua astuzia nella lotta e all'età di vent'anni era già uno stratega militare rispettato.

Nel 1678, il governatore della Capitania de Pernambuco, stanco del lungo conflitto col quilombo de Palmares, si riappacificò col leader di Palmares, Ganga Zumba. Fu offerta la libertà a tutti gli schiavi fuggitivi a condizione che il quilombo si sottomettesse all'autorità della corona Portoghese; la proposta venne accettata. Ma Zumbi guardava ai portoghesi con sospetto. Rifiutò l'offerta di libertà per le persone del quilombo poiché gli altri neri del Brasile erano ancora sotto il giogo della schiavitù, e spodestò la leadership di Ganga Zumba. Divenne così il nuovo leader del Quilombo di Palmares.

Nel 1695, appunto, il governo mandò l'esercito contro il quilombo. Zumbi, caduto in un'imboscata, fu pugnalato e poi giustiziato pubblicamente insieme ad altri 20 guerrieri. La sua testa venne tagliata ed il suo pene inserito nella bocca dal governatore Melo e Castro. A Recife, la testa fu esposta in una piazza pubblica (praça do Carmo) per impaurire gli schiavi e smentire la leggenda secondo cui Zumbi fosse immortale. Il 14 marzo del 1696 il governatore di Pernambuco Caetano de Melo e Castro scrisse infatti al re del Portogallo: "Ho chiesto che fosse esposta la sua testa nel posto più in vista di questa piazza per impaurire i neri che per superstizione ritenevano Zumbi immortale."

15 novembre 2008

INIZIO LAVORI DI AMPLIAMENTO DELL´ASILO

Ho il piacere di annunciarvi che sono iniziati i lavori di ampliamento dell'Asilo San Francesco: ecco un paio di foto delle fondamenta. Le hanno scavate, ma una nottata di pioggia le ha riempite di nuovo. Si tratta di un'aggiunta di due saloni, alcuni bagni e un ufficio. Complessivamente, 70 metri quadrati in più. Potremo accogliere, così, altri 40 o 50 bambini oltre ai cento che ci sono già. Utilizziamo a questo scopo le collette delle parrocchie di Maserno, Iola, Castelluccio e Montespecchio, che hanno offerto complessivamente 6.500 euro, di un gruppo di Rimini (2000 euro) e di altri parenti e amici che ci hanno inviato altri 3 mila euro circa. Grazie ai generosi offerenti e, tra poco, missione compiuta. I vostri soldi finiscono bene, statene certi: nemmeno un centesimo va perduto. Il sindaco di Itaberaì ha promesso di aggiungere a spese del comune quello che mancherà per completare l'opera. L'asilo, della parrocchia, è gestito in convenzione con il comune, che mette a disposizione le maestre, le cuoche e gli altri dipendenti. Anche l'architetto (la signora Graziele) ha fatto il disegno gratis e si è occupata lei dei calcoli e delle autorizzazioni. Non si può negare, quindi, che la comunità abbia fatto la sua parte. Si direbbe che un asilo è un'opera di secondaria importanza, ma non è affatto vero. Oltre all'aiuto sostanziale che si presta ai genitori che hanno bisogno di lavorare da mattina a sera, qui si offre un trattamento e un'educazione di qualità, a dei bambini che, purtroppo, sono spesso a contatto diretto e ravvicinato con la disumanizzazione. Certo, questo asilo è una goccia di fronte a un oceano di violenza e grossolanità che dilaga minacciosamente.

Oggi, in Brasile, è Festa della Repubblica. A Itaberaì è stata scelta questa data per organizzare il gruppo "FEDINA PENALE PULITA": è l'equipe che eseguirà la raccolta di firme per chiedere la legge di iniziativa popolare che impedisca la candidatura a tutti i politici che sono stati condannati anche solo in prima istanza per crimini come: razzismo, omicidio, stupro, traffico di droga e peculato, compra di voti o uso della macchina amministrativa in campagna elettorale. Si tratta, naturalmente, di un programma nazionale. Vi aderiscono, oltre alla chiesa cattolica, altre chiese e circa una trentina di associazioni, sindacati e altre organizzazioni. Si spera di raggiungere il numero di firme richiesto (un milione e 300 mila, cioè l'1% degli elettori brasiliani) entro maggio del prossimo anno. La società brasiliana non ha perduto la speranza di ottenere una classe politica pulita, quindi suppongo che arriveremo a questo traguardo.

Non è la prima volta che l'associazione che promuove questa iniziativa (MCCE, Movimento de Combate à Corrupçao eleitoral) vince una battaglia. Già nel 1999 ottennero una legge per migliorare la trasparenza delle elezioni, in base alla quale sono stati esclusi dalla candidatura 600 politici da allora ad oggi. La proposta attuale ha come scopo perfezionare, con emendamenti quella legge. Anche ad Itaberaì, solo quest'anno, due candidati sono rimasti fuori dal Consiglio Comunale nonostante il numero di voti per effetto di quella legge. Mi pare che ne avremmo bisogno anche in Italia! Ma noi abbiamo un bravo Presidente che applaude queste iniziative. A proposito: la televisione ha riferito che Lula ha chiesto al Papa di parlare della crisi economica. E' uscita qualche notizia sui giornali italiani?

10 novembre 2008

L'ACQUA E' LA PROTAGONISTA DELLA VITA


Ieri, 9 novembre, Itaberai ha compiuto 140 anni di autonomia del comune: istituito nel 1868, durante l'impero di Dom Pedro II. Pensiamo un pò, noi italiani, che siamo abituati a cercare le origini delle nostre città nell'alto medioevo, quando non addirittura ai tempi dell'impero romano! Nonostante questo, l'indipendenza del Brasile è stata realizzata molto prima che in Italia, nel 1822. E la Costituzione repubblicana pure: nel 1889. Per festeggiare hanno fatto una corsa di automobili e di kart, e una sfilata di carri allegorici organizzata dalle scuole, che hanno rappresentato la storia di Itaberaì e ricordato tutti i sindaci dal 1966 in poi, considerati i promotori del progresso della città. Quel bambino che vedete nella foto ha l'intenzione di impersonare il sindaco attuale. Insomma, un pizzico di trionfalismo e un altro pizzico di cultura consumista. Però i bambini si sono divertiti (e ben arrostiti, sui camion sotto il solleone) e così pure la gente è contenta e orgogliosa. Una festa paesana, in cui la politica fa capolino ma non osa mostrarsi a tutto campo.

Oggi vi mostro anche due foto del forum ambientale, visto che ve ne ho dato notizia i giorni scorsi. Nella prima vedete don Eligio in prima fila che scherza col sindaco: autorità civili e religiose come da copione, però in questo caso il rapporto è trasparente. Nell'altra, una panoramica parziale del salone. L'acqua è stato il tema centrale della serata. E si merita il posto da protagonista. La terra è formata per il 70% di acqua, e il corpo umano per il 65% circa. Il 97% dell'acqua del mondo è salata, il 2% é congelata. Solo l'1%, o un pò meno, è acqua dolce. Ed è desigualmente distribuita. Ci sono regioni del mondo completamente desertiche, e altre in cui ciclicamente manca l'acqua per lunghi periodi. Il Brasile, che possiede circa il 13% dell'acqua dolce del mondo, ne ha il 68% in Amazzonia.

Ogni attività umana è legata all'acqua: alimentazione, agricoltura, industria, tutto! La nostra salute, in primo luogo. Quando l'acqua è buona porta salute, quando è inquinata diventa il principale vettore di malattie. Essa è talmente importante, da diventare il paradigma della Grazia di Dio, della sua Parola, dello Spirito Santo. Noi siamo diventati figli di Dio nel segno dell'acqua battesimale. Gesù promise alla Samaritana un'acqua che "chi la beve non avrà più sete in eterno". E aggiunse: "Dal seno di coloro che credono in me scaturiranno fiumi di acqua viva". Il profeta Isaia scrisse che la Parola di Dio è come la pioggia, che quando cade non torna indietro senza effetto, ma penetra nel terreno e fa germogliare la vita". Nella messa di oggi il profeta Ezechiele annunciava un fiume di acqua cristallina che sgorga dal Santuario in cui risiede Dio, e porta la vita a tutti gli esseri che si trovano lungo il suo corso. L'acqua è sacra. In essa la vita spirituale e la vita di questo mondo si toccano.

Noi, tuttavia, la sprechiamo. I nostri fiumi li trasformiamo in fogne. Rasiamo al suolo la foresta e la savana, ricchi riservatori di acqua, con i trattori, il fuoco e i catenoni. Ci rifiutiamo di ridurre le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, perchè costa troppo: meglio spendere per forare altre montagne e cementificare altre aree con grandi opere. Così provochiamo cambiamenti climatici e interrompiamo il ciclo delle precipitazioni, che sono il modo con cui l'acqua si purifica e si ridistribuisce rinnovandosi in qualità e quantità. Poi, sul più bello, proponiamo di vendere l'acqua alle imprese private per trasformarla in business. L'acqua, il bene di cui tutti hanno bisogno e a cui tutti hanno diritto, privatizzata: ma siamo matti? Anche i mendicanti hanno il diritto di bere. In Brasile si usa il detto: "Un bicchiere d'acqua non si nega a nessuno". E Gesù affermò: "Chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua a uno di questi piccoli, lo avrà fatto a me". Ricordo ancora il tempo in cui mandavano noi bambini nel bosco, con un fiasco, a prendere alla sorgente l'acqua da bere. In casa c'era solo l'acqua del pozzo e quella piovana della cisterna, per il bestiame e l'orto. Quando pozzo e cisterna seccavano, i grandi andavano alla fontana più vicina con le botti. Se non difendiamo l'acqua e il diritto di tutti ad usufruirne, è segno che vogliamo proprio la rovina. La nostra stessa stupidità ci punirà.

5 novembre 2008

UNA FAMIGLIA DI CONTADINI ALL'ANTICA

Cliccate sulla foto, per favore: che ve ne pare? Sabato scorso, secondo il nostro calendario parrocchiale, dovevo celebrare la messa nell'assentamento "Fundao", sulle montagne, a una trentina di chilometri da Itaberaì. Sono partito alle 19, accompagnato da Edson, un autentico missionario laico che segue da anni quella comunità. (E' il secondo da sinistra, nella foto). Quando abbiamo lasciato l'asfalto era ancora giorno. La strada, via via, si faceva sempre più stretta e accidentata. Attraversa boschi, ruscelli, valli coperte di pascoli, e si arrampica sui fianchi di colline scoscese. Ci siamo fermati alcune volte a raccogliere frutta selvatica. Arrivati a casa di Nazareno (che nel ritratto è quello scamiciato), sorpresa: lui, che quella sera doveva accogliere la celebrazione eucaristica, si era dimenticato. Le altre famiglie della comunità, pure. Imprudenza non avere chiesto una conferma. Infatti era la vigilia dei morti. Alcune famiglie erano andate in visita presso parenti lontani, altre avevano visite di parenti in casa. Fissare una messa in una sera di quel genere e in un posto così isolato, è una cosa da non fare.

Nazareno era dispiaciuto. La moglie gli bisbigliava: "Te l'avevo detto, io, che stasera c'era la messa!" E lui, abbastanza confuso: "Siamo poveri, facciamo una vita dura! La nostra fiducia è riposta in Dio. Ci teniamo alla messa". Il barbuto che vedete a sinistra nella fotografia brontolava: "Padre, bisogna fissare un'altra data subito". Prima che si facesse buio pesto, Nazareno mi ha portato a vedere gli alberi da frutta, già in produzione, che è riuscito a coltivare da quando ha ottenuto la terra. Mi ha presentato una mucca ribelle (vorrei farvi vedere la foto, ma era nera ed eravamo al crepuscolo, è venuta troppo scura e gli occhi sembrano due fari...sembra una bestia apocalittica). Mi ha raccontato la storia di quella vacca: ha partorito il giorno prima, poi al mattino è andata al pascolo e ha nascosto il vitellino nel bosco che copre le zone più alte della montagna. Ora lui la teneva legata fino al mattino, per poi ritrovare il vitellino seguendola passo a passo da lontano. Sapevate che ci sono anche delle vacche ribelli? Fanno la lotta di liberazione a favore della loro prole!

Poi ci siamo riuniti in casa, a mangiare biscotti salati fatti con manioca, uova e formaggio. In mezzo alla tavola troneggiava il "pote", un vaso di terracotta per l'acqua da bere, tradizionale fino a 40 anni fa. (La conserva fresca, tuttavia è la strada più breve per ammalarsi di verminosi e amebiasi). Di messa nemmeno parlarne, non erano preparati. Seduto accanto al pote c'è il cognato di Nazareno, di pelle nera. Davanti c'è uno dei due bimbi della famiglia: tutti e due di pelle chiarissima. Alla faccia del razzismo e in omaggio a Barack Obama, il primo negro presidente degli USA. Le donne stavano in cucina e noi altri sparsi in giro per la sala. Abbiamo fatto una allegra chiacchierata. La comunità di Fundao ha conquistato e diviso in parti uguali la terra di un latifondo, tramite la Riforma Agraria. Questo tipo di comunità si chiama "assentamento". Sono poveri e vivono all'antica, ma sulla porta di casa hanno una macchina (un catorcio, si direbbe a Modena - qui si dice "um ferro velho"). E possiedono pure un'antenna per il cellulare: miracolo della tecnologia fai da te, è un'antennina fissata su una lunga pertica. Una donna mi ha spiegato che si fanno ore di ricerca per trovare il punto in cui il segnale è più forte, e lì si fissa il palo. La comunicazione col mondo è assicurata.

Al ritorno, mentre mi destreggiavo guidando tra sassi, buche e ruscelli, ho fatto questa pensata bella e profonda che vi trasmetto: quando si accettano le altre persone e le circostanze, lasciando in secondo piano i nostri programmi, si fa comunione anche se non si riesce a celebrarne il sacramento. E si passano ore felici. Noi però facciamo fatica ad adattarci agli altri. Anche Edson era un pò nervoso. Mi raccontava i lunghi giri a piedi che aveva fatto diverse volte per visitare tutte le famiglie della comunità. E io gli suggerivo: "Chi ha detto che non è servito a niente? Questa gente ti ricorderà come un segno dell'amore di Dio".

E basta. Tutto lì. Come potete notare, non mi sono sforzato molto. Se la mia trovata non vi è piaciuta, rassegnatevi, perchè non ho altro per oggi. Siamo contenti per Obama? Sì, ma come volete che passi a scrivere su Obama dopo aver parlato di famiglie di montanari che vivono ancora all'antica, praticando l'agricoltura di sussistenza con un orticello, un campicello e un pò di bestie al pascolo? Al massimo possiamo pregare Dio che lo consigli bene, e sperare che il Presidente degli Stati Uniti non si monti troppo la testa, e lo ascolti. E che aiuti anche noi a cambiare modo di vivere, perchè siamo anche noi che roviniamo ogni cosa sprecando acqua, terra e aria, e facendo ogni tipo di violenza contro l'ambiente. Quante storie fresche avrei da raccontarvi a questo proposito!