21 febbraio 2015

LA CRISI E LE GUERRE

A Modena la quaresima è iniziata con la morte dell´arcivescovo Antonio. Parola di Dio. Il mistero pasquale comincia lí: morte e resurrezione a nuova vita. Il Vangelo della prima domenica di quaresima di quest´anno è un brano di Marco che riassume, in poche frasi, i punti chiave della vita di Gesú. Sorprendentemente sono anche i punti chiave della nostra storia: personale, della Chiesa, della societá stessa. Ed io riassumo a ruota libera la riflessione di Pagola.
Gesú, spinto dallo Spirito, va nel deserto, dove affronterá molte prove. Non è una sua iniziativa: accetta di andarci per obbedienza allo Spirito. Anche noi ci troviamo spesso in situazioni difficili, di sofferenza e di pericolo: siamo noi che le cerchiamo o è lo Spirito che ci spinge ad affrontarle? È la Chiesa che ha scelto di perdere gran parte del suo potere nei paesi in cui era padrona del campo, o è per iniziativa di Dio che è stata spogliata, contro voglia, da tante ricchezze, privilegi, tesori di arte e cultura, per ridursi a seguire piú alla lettera la strada stessa del Vangelo? Dobbiamo piangerci addosso o ringraziare Dio di farci aprire gli occhi, in queste situazioni di persecuzione e rifiuto di tanti, a ció che è essenziale e che spesso dimenticavamo? “Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sará dato in sovrappiú”.
La seconda chiave è che nel deserto Gesú viveva tra animali selvaggi, violenti: non sono la metafora della malvagitá che ci assedia? Delle forze del male che ci minacciano? Ma anche delle persone che cercano di sviarci dal cammino del Regno per cercare la ricchezza, il potere, la carriera, il successo per noi o per la nostra stessa Chiesa? E gli angeli lo servivano. Gli angeli non sono il simbolo del bene, della bontá e dell´amore che sopravvive e opera anche nei momenti piú difficili della vita e della storia, rendendo possibile la nostra resistenza e mantenendo viva in noi la gioia di vivere? Non dobbiamo disperarci nemmeno di fronte alla crisi, alle guerre in corso o che sembrano imminenti. Chiediamo al Signore la forza e non sottovalutiamo mai gli angeli da cui siamo circondati e aiutati.
La terza chiave è che Gesú, dopo quel periodo nel deserto, si fa discepolo di Giovanni Battista che annunciava il Regno di Dio nella regione del Giordano. Marco, riassumendo sbrigativamente, non racconta il battesimo di Gesú ma fa supporre che abbia passato un periodo col Battista, perché scrive che andó in Galilea dopo che Giovanni Battista fu arrestato. Gesú non ha evitato ció che fa parte della nostra condizione umana: abbiamo bisogno di riflessione e di ascoltare dei buoni maestri per fare bene le nostre scelte. In Galilea Gesú cominció a predicare il Regno di Dio. Le prime parole del suo annuncio sono quasi le stesse che Giovanni Battista predicava: segno evidente che Gesú aveva creduto e aderito all´annuncio del suo precursore. Eccetto in un punto: Gesú non minaccia di separare il grano dalla pula e bruciarla, o di abbattere con la scure le piante che non danno buon frutto. Dice solo: “Il tempo è giá compiuto e il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete alla Buona Notizia”. E comincia a curare malati, liberare indemoniati, e insegnare un nuovo modo di vivere. È un programma anche per la nostra quaresima.
Giá che mi ritrovo in mezzo alla confusione e alle sorprese continue di un cambiamento, sono costretto a riflettere sui fondamenti della fede. Sono venuto a fare tre giorni di ritiro sulla traccia del vangelo di Giovanni. Questo Vangelo è diverso dagli altri. Ce lo presenta il francese Pe. Francisco Rubeaux, Provinciale degli Oblati di Maria Immacolata in Brasile. Egli fa questo paragone: i tre vangeli sinottici sono come fotografie di Gesú, invece quello di Giovanni ci offre una radiografia che ci fa entrare nello spirito di Gesú. È Gesú osservato nella luce dello Spirito Santo. La comunitá che lo scrisse viveva in condizioni di estrema difficoltá: espulsi dalle sinagoghe dai rabbini, ingiuriati, perseguitati dalla gente dell´impero romano e a volte perfino uccisi in nome di Dio perché considerati atei che attiravano l´ira degli déi sul popolo romano. Molti abbandonavano la fede per paura. In quel clima la comunitá cercava forza in Gesú per non lasciarsi sviare. Non è difficile trovare un parallelo tra quella situazione e la nostra di oggi. Noi viviamo in un mondo cristiano di nome, ma il suo spirito è pagano. Nella mia parrocchia molti vivono onestamente e profondamente cercando di seguire Gesú e sono assetati di conoscerlo meglio, ma non è che una piccola parte. Complessivamente viviamo nello spirito del mondo, come direbbe Giovanni. Ci accontentiamo delle apparenze e facciamo propaganda competitiva per avere il numero maggiore di fedeli come fanno i commercianti per attirare ai loro negozi o supermercati. Noi non saremo segno di Dio e del suo Regno se continueremo cosí. Gesú voleva mettere nel mondo gente con uno spirito nuovo, un nuovo senso della vita, allo scopo di umanizzare le relazioni. È un percorso di conversione. È prevedibile che si debbano affrontare conflitti, persecuzioni e umiliazioni, come è accaduto a Gesú.

Nessun commento:

Posta un commento