12 marzo 2014

QUARESIMA

Gesú, nel deserto, dopo 40 giorni e 40 notti di digiuno, ebbe fame e fu tentato dal diavolo: “Se tu sei il figlio di Dio, comanda che queste pietre si trasformino in pane”. Gesú rispose: “Sta scritto: non di solo pane vive l´uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. (cf. Mt. 4, 1-11). La liturgia della quaresima, nelle letture della messa, ci offre un percorso catecumenale che riprende, dalle Sacre Scritture, gli impegni fondamentali della vita di un cristiano. Seguendo questo cammino quotidianamente, si puó arrivare alla Pasqua con un corso completo di preparazione a rinnovare il battesimo. É cosí che la prima domenica, per esempio, ci riporta sempre alle tentazioni di Gesú, che sono le tentazioni della vita di ciascuno di noi e della Chiesa stessa. E ci insegna come resistere ad esse: rifacendoci sempre “ad ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”. É il primo passo. Non la parola di chiunque, ma quella di Dio dobbiamo ascoltare. Perché se no, come dimostra questo brano di Vangelo, possiamo finire per seguire il cammino dei diavoli che abbiamo dentro di noi e tutt´attorno: perfino loro sanno citare la Bibbia, per metterci fuori strada.
La diocesi ci ha chiamato a fare tre giorni di esercizi spirituali assieme agli operatori pastorali diaconi, religiosi/e e laici/laiche. Il predicatore era il nuovo vescovo di São Felix, dom Adriano Ciocca Vasino, un italiano che prima era vescovo di Floresta, nello Stato di Pernambuco. É un vescovo dei poveri, esempio di grande semplicitá e spirito di servizio. Ha scelto come tema del ritiro la “esortazione apostolica” del papa, che é molto bella. Essa ci porta a ripensare e rinnovare l´impegno nel campo della pastorale con una rinfrescata e approfondimento nell´ecclesiologia. Quest´anno, peró, io sento il bisogno di un altro tipo di riflessione. Nell´attivitá parrocchiale, talvolta, si finisce per annegare nell´ecclesiologia e nella pastorale. Ho bisogno di pensare e rivivere io stesso, nella quotidianitá, l´incontro personale con Gesú, e sentirmi interiormente suo discepolo in modo piú autentico e totale.
Francesco, il papa, ha ragione: i poveri ci evangelizzano! (Non é nemmeno stato lui il primo a insegnarlo). Se facessimo attenzione alla loro vita, non avremmo nemmeno bisogno di altri insegnamenti spirituali e diminuirebbe la necessitá di noi, clero e predicatori in genere (che di solito, come dice il proverbio, predichiamo bene e razzoliamo cosí e cosí). In una comunitá incontro spesso un poveretto mezzo sciancato, povero in canna e un pó anche balbuziente, che ogni volta interviene nella preghiera dei fedeli e mai per chiedere a Dio qualcosa: lui, invece, ha sempre qualcosa per cui ringraziarlo. Noi che abbiamo di piú chiediamo sempre di piú e non siamo mai soddisfatti. Chi ha di meno é grato di tutto ció che ha: il sole, la pioggia, la salute, le gambe per camminare, qualche persona che gli vuole bene..... Questa sarebbe una bella quaresima: astenersi dai lamenti e osservare quante cose preziose abbiamo per cui rendere grazie.

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