26 gennaio 2014
DOMANDE SENZA RISPOSTA
Le foto: 1) Il Cristo Redentore di Rio de Janeiro colpito da un fulmine che gli ha mozzato un dito; 2 e 3) Alcuni dei nostri seminaristi piú giovani che si vestono da santini. della serie di Pascoli: "C´é qualcosa di nuovo, oggi, nel sole...anzi, d´antico!"
La Bassa di Modena, terra del lambrusco, é di nuovo colpita dagli eventi naturali con lo straripamento del Secchia. Mi dispiace! Agli sfollati auguro di cuore che smetta di piovere e che possano presto tornare nelle loro case e ripulirle.
Qui invece, dopo la festa del patrono, é stata una settimana tranquilla. Padre Severino occupato a fare i conti e preparare il “leilão de bestiame”. Padre Luis a Goias, a fare un corso di “quasi dottore” in Bibbia. Io a leggere le conferenze del Congresso Continentale di Teologia, che si é tenuto a São Leopoldo (RS) nei mesi scorsi. Ne hanno fatto un libro di quasi 350 pagine. Non é molto divertente, ma io, poco teologo, ho bisogno di studiare un pó. Nel frattempo ho seguito alcuni ammalati e celebrato esequie. É proprio come dice il Salmo 90: noi siamo ”come erba che al mattino germoglia e fiorisce, alla sera é falciata e riarsa”. Infatti, quella signora bruttina e poco simpatica che va in giro con la falce non va mai in ferie, e in questi giorni apparentemente pacifici ha falciato piú del solito. Ieri mattina ho celebrato le esequie gli ultimi due (per ora): uno in casa, l´altro nella sala d´attesa del cimitero. Lí si fermano, per una sosta prima della sepoltura, quelli che portano defunti da lontano. I cattolici chiamano il prete, i pentecostali il pastore, gli spiritisti le loro guide spirituali o i santoni. Le famiglie che abitano qui in cittá, invece, provvedono alla veglia funebre e alla preghiera di addio in casa, oppure nelle sale ardenti delle varie imprese funebri a cui sono abbonate.
Sono cerimonie semplici, con le preghiere di rito e alcuni canti, senza messa. Quando il morto é uno importante o una persona che aveva molti amici, accorre molta gente e talvolta si forma quasi una festa. É gente addolorata per la perdita di un amico o conoscente, ma chiacchiera a voce alta nelle sale gremite. Quello che importa, é che i cattolici credono nella risurrezione dei morti e ci tengono a manifestarlo in queste circostanze. La loro fede a volte mi sorprende: é forte, schietta. Commovente. Nelle esequie che ho fatto poco fa, di un signore che si chiamava José Maria, 69 anni, malato di cuore, tutte le sorelle hanno fatto la loro preghiera personale a voce alta: “Signore accogli mio fratello, perdonagli i peccati che io non conosco perché non ho seguito la sua storia. Tienilo vicino a te”. La fede é la spina dorsale dello spirito di tante persone, quella che le fa stare in piedi con fermezza anche negli eventi piú dolorosi.
Gesú, un giorno, parló di una fede che puó spostare gli alberi e le montagne. Peró bisogna vedere cosa intendeva per “alberi” e “montagne”. Credo che non amasse i giochi di magia. Lui stesso, in quei giorni duri di tentazione in cui il diavolo lo fece volare dal deserto al pinnacolo del Tempio e alla cima di un monte, disprezzó la magia e lo spettacolo: “Sta scritto: non tentare il Signore Dio tuo” e “adorerai il Signore tuo Dio e solo a lui servirai”. C´é qualcuno che sa spiegare bene cos´é la fede? É una forza interiore. Si sente e agisce, ma non si spiega e dimostra razionalmente. Puó forse Dio, Sapiente e Giusto, farsi raggirare dalla mia preghiera? Piegarsi ai favoritismi, salvando me dalla malattia e dalla morte e lasciando soffrire e morire miseramente gli altri? Possiamo vantare qualche merito davanti a lui? La risposta é “no”, ma é un mistero. Rimangono tante domande senza risposta. Pensate un pó cosa avrá sofferto quella ragazza in India, condannata ad essere stuprata su un palcoscenico di fronte a tutto il villaggio. E di quanti altri e altre vittime di crudeltá inaudite ogni minuto? Della maggior parte non sappiamo nulla, perché i giornali non ne parlano. Affrontano le atrocitá in completa solitudine. Perché Dio non interviene direttamente? Lo sa soltanto lui. Noi crediamo, perché lo ha promesso, che sta vicino a ciascuno di loro e sostiene la loro fede, in silenzio. É accaduto anche a Gesú, sulla croce.
La conclusione della festa di San Sebastiano coincide con la riapertura delle scuole. Sono finite le ferie estive per gli studenti. Per noi, in parrocchia, é anche un breve periodo di riflessione che serve per fare i programmi delle diverse pastorali. Io ho giá fatto le riunioni in alcune, tra quelle che sono affidate alle mie cure. Per l´occasione si é fatto una verifica della festa stessa, perché questi gruppi hanno lavorato sia a preparare le celebrazioni liturgiche che a cucinare e amministrare gli stand gastronomici. L´unica cosa di cui si sono lamentati (alcuni, non tutti), é dei temi della Campagna della Fraternitá scelti per le messe della novena. “Sono argomenti difficili e delicati, che costringono a leggere e fare ricerca per poter preparare commenti e preghiere appropriate”. Me lo aspettavo che lo avrebbero detto, e lo hanno fatto delicatamente. Credo che, in realtá, la difficoltá non sia tanto quella di studiare. É che la gente piú “di chiesa”, in genere, pensa che nelle messe si dovrebbe parlare solo delle cose “del cielo”, e non dei problemi della terra. La religione é intesa come un rifugio sicuro e tranquillo, lontano perfino dal pensiero dei mali di questo mondo. Si deve solo pregare: perché Dio ci tenga al riparo dal male e possibilmente lo faccia scomparire. Forse é anche per questo atteggiamento di paura, fuga dalla realtá e passivitá, che la violenza e l´ingiustizia prosperano.
Molte volte le religioni stesse sono state e sono ancora pretesti per commettere violenze e ingiustizie. Quanti secoli i cristiani impiegheranno ancora, anzi “impiegheremo”, a capire che Gesú é venuto al mondo proprio per umanizzarci? La Campagna della Fraternitá é per far studiare i problemi attuali e urgenti della societá: la fatica di informarsi e guardarla in faccia non é un effetto collaterale e sgradevole, ma lo scopo stesso di questa campagna. Di solito viviamo sulla scia delle nostre abitudini e tradizioni senza andare all´essenza della conversione a Gesú Cristo. Il successo della festa religiosa, ad esempio, spesso é misurato piú dalla quantitá di partecipanti e dalle entrate delle varie kermesses (quest´anno sono state particolarmente abbondanti), che dai progressi nel capire e seguire il Vangelo. D´altra parte, la gente é dotata di senso pratico, e sa che abbiamo bisogno di denaro, perché le strutture e i servizi sono costosi.
É un dilemma! Il Vangelo di Matteo ci ripete continuamente, nelle letture di questi giorni, che i farisei e gli erodiani spiavano Gesú per trovare pretesti per eliminarlo, e spesso lo facevano arrabbiare. Perché avevano capito che lui si preoccupava solo di liberare gli umili e ingenui dalle grinfie dei piú furbi e prepotenti. In una societá di grandi disuguaglianze come la nostra, se la Chiesa si mettesse a seguire la strada di Gesú radicalmente, probabilmente soffrirebbe la sua stessa sorte, e ci vuole molta fede nella risurrezione. Sono argomenti di cui si parla poco tra noi. Esiste un certo pudore. Sappiamo di non essere esenti da ambiguitá. Il papa Francesco fa capire apertamente di voler che la Chiesa torni alle radici della nostra fede. A me piace, e pare che abbia pure l´appoggio di moltitudini. É un percorso molto impegnativo.
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