11 giugno 2013
IN MEZZO ALLA CRISI
Il mio "cyrtopodio" sta aprendo il suo grappolo di fiori. Se qualcuno vuole vedere come sará a piena fioritura, ne trova a volontá fotografie su google. É un´orchidea selvatica che cresce sul tronco delle palme, in pieno sole. La sua fioritura puó durare anche oltre i tre mesi. A proposito: di tanto in tanto google modifica la tecnologia dei suoi blog. Per qualche tempo ha tralasciato lo strumento per allineare il testo alle foto. Ora, per fortuna, ha risolto il problema.
In mezzo alla crisi, noi goiani passiamo allegramente da una festa all´altra. Questo mese, solo nella nostra parrocchia, si svolgono 5 feste con relativa novena. Alcuni, dopo una discreta insistenza del parroco, fanno solo un triduo. Ogni notte, immancabilmente, c´é il “leilão” (asta) per raccogliere denaro. E lí di denaro ne corre una buona quantitá. Oltre a queste feste ufficiali, ci sono tutte quelle di iniziativa privata, che alcuni promuovono, per tradizione, nel loro podere. Poi anche le “feste giunine” (feste di giugno) tradizionali, in cui si balla la “quadrilha”, si celebra il “matrimonio contadino” e si fanno i “battesimi del faló”. Queste ultime sono celebrazioni laiche. Il prete ci va qualche volta solo per assistere. C´é sempre una folla. Sono promosse da commercianti, dal comune, dalle scuole, eccetera. Di origini portoghesi, hanno messo radici nelle campagne brasiliane nel lungo periodo coloniale. Oggi molti stanno dimenticando il sottofondo religioso di queste celebrazioni, che sono dedicate ai santi di giugno (Antonio, Giovanni Battista e Pietro), peró l´afflusso di gente é in aumento. Solo gli evangelici pentecostali quasi sempre le evitano come cose del diavolo perché ci si beve e balla senza remissione.
Le festa, da un lato mettono in evidenza lo spirito di comunitá che c´é ancora nella popolazione. C´é il desiderio di gioire e divertirsi insieme, di vivere ore di gratuitá. Sono preziose per conservare il lato migliore dell´essere umano, che é la spiritualitá. Dall´altro lato, mi sorprende che si spenda tanto e forse sconsideratamente per le feste, e non ci si preoccupa altrettanto, invece, di promuovere servizi pubblici come, ad esempio, la sanitá, gli asili e le scuole. Abbiamo una sanitá pubblica penosa. Ci sono sí e no otto medici per i quasi centomila abitanti della zona e un ospedale insufficiente perfino per le emergenze. Centinaia di bambini senza posto negli asili. Le famiglie aspettano pazientemente. Penso che una riflessione piú attenta sul vangelo e sulla comunione dovrebbe suscitare maggiore interesse verso le sofferenze dei malati, dei bambini e dei poveri. Ci sarebbe una percentuale di cattolici assidui alla pratica religiosa sufficiente per cambiare le cose, se aprissero gli occhi. Molti, in privato e caso per caso, sono pure abbastanza caritatevoli. Ma non c´é comprensione dell´etica politica e di quanta gente si potrebbe soccorrere impegnandosi in questo campo. Invece tutto ció che é di diritto pubblico é visto con notevole disinteresse e sfiducia.
Quí da noi, almeno in questa zona, nonostante l´inflazione che é ritornata di corsa, le condizioni di stipendio e di occupazione sono buone e fanno credere che la crisi non ci toccherá. Ci sono ancora molti poveri, gli orari e ambienti di lavoro nelle ditte sono talvolta disumani, ma la gente guadagna assai piú di pochi anni fa e per la prima volta nella storia si permette um abbondante consumismo. Ma l´economia va bene a spese dell´ambiente: si distrugge sempre piú foresta e “cerrado”, si coltivano sterminate estensioni di soia, mais, sorgo, eucalipto e canna da zucchero, e si trafora per ottenere petrolio e minerali. Il che equivale a dire che la scommessa per il futuro é basata quasi esclusivamente sull´esportazione di materie prime e prodotti agricoli. Si sogna di realizzare l´estrazione di petrolio nel mare sotto lo strato di sale, oltre i 5 mila metri di profonditá, operazione di cui nessuno conosce le conseguenze ecologiche. Io non ho competenza per consigliare di accodarsi alla schiera degli allarmisti, ma ho la sensazione che abbiano ragione i tanti che sostengono che non ci sará piú, a breve termine, un tempo della crescita economica. Dovremo imparare a vivere bene in um´epoca di decrescita.
Sui giornali italiani invece, leggo che la crisi é sempre piú dura. E anche lí pare che ci sia um equivoco. Si discute sull´IMU come se fosse il grande problema. I politici promettono, o insinuano, che la crescita economica riprenderá tra un anno o due la sua corsa, e allora la festa potrá continuare. Qualcuno lo dice, e molta gente di affretta a crederci. Pare la storia del famoso Titanic. Numerosi attivisti di ecologia sostengono che é finita per sempre l´era della crescita di questo modello di sviluppo, e che dovremo imparare a convivere bene con la decrescita.
José Antonio Pagola, nel sito “Religión digital”, scrive: “La crisi economica sará lunga e dura. Non inganniamoci. Non possiamo guardare da um´altra parte. Intorno a noi piú o meno a distanza, incontreremo famiglie costrette a vivere di caritá, persone minacciate di sfratto, vicini arrestati, malati che non sanno come risolvere i propri problemi di salute e di cure mediche. Nessuno sa molto bene come reagirá la societá. Senza dubbio aumenteranno l´impotenza, la rabbia e lo scoraggiamento di molti. É prevedibile che aumentino i conflitti e la delinquenza. Facilmente cresceranno l´egoismo e l´ossessione per la propria sicurezza. Peró é possibile che aumenti la solidarietá. La crisi ci puó fare piú umani. Ci puó insegnare a condividere di piú ció che possediamo e di cui non abbiamo bisogno. Si possono stringere i legami e l´aiuto reciproco dentro alle famiglie. Puó crescere la nostra sensibilitá verso i piú bisognosi. Saremo piú poveri, ma possiamo essere piú umani”. Lui é un prete spagnolo, un biblista, non un economista, ma forse le sue parole sono da prendere sul serio.
Noam Chomsky, filosofo e attivista degli Stati Uniti, ha scritto: “Dalla crisi dei missili a Cuba fino alla frenesia dei combustibili fossili, gli Stati Uniti hanno intenzione di vincere la corsa verso il disastro. Per la prima volta nella storia della specie umana, abbiamo sviluppato chiaramente la capacitá di distruggerci da noi stessi. É cosí fin dal 1945. Ora, finalmente, si riconosce che ci sono processi a lungo termine, come la distruzione ambientale, che portano nella stessa direzione”. Esistono societá meno sviluppate, secondo lui, che stanno tentando di mitigare queste minacce: cita come esempio la Bolivia e l´Equador, che é “l´único esportatore di petrolio che conosco in cui il governo cerca di aiutare affinché questo petrolio rimanga sotto terra invece di produrlo ed esportarlo; é sotto terra che deve stare”. Nell´altro estremo, le societá “piú ricche e potenti della storia del mondo, come Stati Uniti e Canadá, corrono a tutta velocitá per distruggere l´ambiente il piú in fretta possibile. A differenza dall´Equador e di tutte le societá indigene del mondo, vogliono estrarre dalla terra fino all´ultima goccia di idrocarboneto a tutta velocitá”. Inoltre si torna a parlare della guerra nucleare: “Abbiamo appena oltrepassato il 50º anniversario della Crisi dei Missili, che fu considerato il momento piú pericoloso della storia dallo storiografo Arthur Schlesinger, consigliere del presidente John F. Kennedy. “Peró, ora, il tema nucleare appare spesso sulle prime pagine dei mezzi di comunicazione, come é il caso della Corea del Nord e dell´Iran”. (Dal sito “Adital”).
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