30 giugno 2013

AUGURI E A RISENTIRCI !

Con questo post auguro ai lettori buone ferie estive e interrompo il blog. Torneró a pubblicare nel prossimo settembre sperando di trovare nuove idee per renderlo piú vivace. É un modo di dire: cosa volete mai che inventi! Continueró a comunicare volta per volta notizie e pensieri, semplicemente, per quelli a cui interessa.
Giugno é il mese dal clima piú bello in Goiás. Di notte si sta circa sui 18 o 20 gradi. Di giorno il sole picchia molto forte ma non c´é afa. Quest´anno é anche piovuto alcune volte, e il paesaggio é ancora verde. Solitamente non piove e il cielo é sempre tersissimo, con molta luminositá e colori forti. Luglio, mese di ferie “invernali” é solito portare siccitá, paesaggi ingialliti, vento e molta polvere. Le scuole chiudono, e moltissimi (quelli che possono!), si trasferiscono sulle spiagge del fiume Araguaia, che diventano affollate. Costruiscono le tende accanto all´acqua, sedie da bar sotto i teloni, naturalmente con televisione e lavatrice....é la nostra Rimini. Fingono di pescare (ma i pesci si trasferiscono in zone piú tranquille), bevono molta birra, mangiano carne alla griglia e assistono ai programmi televisivi. Le scelte possibili sono: 1) programmi religiosi (messe, rosari e adorazione del Santissimo). 2) Novelas. 3) Delitti commentati e raccontati nei dettagli per ore ed ore. 4) Programmi di vendita: elettrodomestici miracolosi, elettronica, aste di bestiame.
Mentre scrivo, quí accanto c´é un immenso tendone in cui si svolge la “festa del peão”, una manifestazione della cultura contadina. Il peão é il nostro “cow boy”, al servizio degli allevatori di bestiame. Di fronte alla modernizzazione dell´agricoltura e degli allevamenti, mantiene vivo il fascino di un passato in cui condurre mandrie di buoi era un mestiere per giovani agili e forti. Ha il fascino dell´epopea. Fanno un chiasso incredibile, quí nelle case vicine non si dorme. Cominciano verso mezzanotte e vanno avanti fino all´alba. In tre notti ci va tutto il paese...Ogni tanto interrompono lo show per momenti di silenzio e preghiera. Questo é un altro mondo. Poi raccontano e cantano. Canzoni tradizionali con testi commoventi, di amore e di storie popolari. Le voci non sono gran ché, i chitarristi ancora meno, ma alla gente piace molto perché sono dal vivo e ricordano i tempi in cui in campagna si suonava e cantava davanti ai casolari sotto la luna.
Altra grande attrazione di questi giorni é la novena della Santissima Trinitá nel santuario di Trindade, dedicato al Divin Pai Eterno. É la tradizione piú forte dello Stato di Goiás e del vicino Tocantins. Un fenomeno impressionante di devozione popolare che ancora in crescita. Da ogni angolo partono carovane di pulmann, muli, carri trainati da buoi. Vanno al Santuario a pregare, a divertirsi, a pagare i loro voti, generalmente “di propiziazione”, per un parto felice o per una guarigione, per grazie ricevute. Il giorno della festa, che cade sempre nella prima domenica di luglio, milioni di persone parteciperanno alla messa e alla processione. É una festa anche per i borsaioli e gli assaltanti. Io ci sono andato un paio di volte nelle prime “romarie della terra”, che coincidevano per luogo e data, ma non ho preso parte alle celebrazioni tradizionali e non mi sono tuffato nella folla. Chi lo ha fatto é rimasto impressionato. Non ho una vera passione per queste cose. Ammiro questa religiositá spontanea che, in fondo, é molto simile a quella che si ritrova in diversi salmi della Bibbia. Vedo nella gente l´entusiasmo per il sacrificio, che sembra diventare per molti quasi un piacere. La maggior parte dei pellegrini ci va dalla capitale, a piedi, camminando per circa 20 chilometri dalla periferia di Goiania fino alla cittadina rurale di Trindade.
Durante la settimana dal 14 al 21 luglio arriveranno invece i giovani pellegrini stranieri diretti alla Giornata Mondiale della Gioventú, a Rio de Janeiro. Se ho capito bene, sono piú di cinquecento quelli che verranno a fare quí in diocesi la preparazione: vengono dal Belgio, dalla Germania, dall´Italia, Francia e Spagna, e alcuni paesi latino-americani. Sono stati divisi tra le parrocchie della Diocesi. I modenesi andranno a Jussara, la parrocchia di don Maurizio. Quí da noi vengono quelli del Perú e alcuni belgi. Faranno tre giorni di missione nelle parrocchie assieme ai nostri, visitando famiglie. Non so cosa ci salterá fuori, ma poi andranno nella sede della Diocesi, Goiás, e rimarranno lá altri due o tre giorno a visitare e fare meditazioni e ore di preghiera col nostro vescovo e con gli assistenti della Pastorale giovanile. Infine andranno all´aeroporto e raggiungeranno Rio, portando le loro grandi croci di legno come simbolo, per il grande incontro. Pure con il papa, probabilmente.
Ieri non ho fatto in tempo a pubblicare il post, perció aggiungo: oggi, in Brasile solennitá dei Santi Pietro e Paolo (anniversario della mia prima messa), mentre celebravo la messa nella Cattedrale di Itaberaí, la squadra brasiliana batteva quella spagnola. A messa c´era sí e no un terzo dei fedeli soliti. Io non ho visto la partita, mi hanno detto che é finita 3-0. Il calcio, le feste e la fede (multiforme, multietnica, multiculturale, relativamente ecumenica se non addirittura sincretistica) uniscono il popolo brasiliano. La cosa che mi sorprende, e l´ho giá scritto altre volte, é che questa comunione di sentimenti non produca gli effetti sperati. L´educazione dei ragazzi e dei giovani, il servizio sanitario pubblico per i piú poveri, il rispetto delle norme stradali e altri valori essenziali per erradicare la violenza che imperversa nella societá, sono sentiti e presi a cuore da pochi. Milioni di bimbi crescono senza una vera família, senza scuola e servizi di formazione, educati all´odio e alla ricerca del denaro a qualsiasi costo. Assaltano e uccidono. Con l´aiuto di canali televisivi che speculano sui loro delitti e sul dolore delle vittime o delle loro famiglie, la gente grida alla pena di morte invece di fare un esame di coscienza e impegnarsi anche finanziariamente ad educare meglio. É una pena vedere quanto si spende per lo sport e gli spettacoli, sapendo che manca sempre il denaro per promuovere la salute, l´educazione, l´ordine pubblico.
Una signora spagnola ha scritto una lettera di protesta al papa, pubblicata in un sito cattolico, perché il prete, dopo un battesimo, ha detto: “Ora questo bambino é figlio di Dio”. Lei, gravida, a quelle parole si é toccata il pancione dicendo: “Hai sentito, piccolino? Stanno dicendo che tu non sei ancora figlio di Dio”. E chiede che il papa corregga questa teologia sul battesimo. In effetti la signora ha ragione: siamo tutti figli di Dio, con battesimo o senza, prima o dopo il sacramento. Io faccio decine di battesimi ogni mese e lo dico sempre! Il sacramento ci inserisce nella Chiesa, Popolo di Dio, comunitá di quelli che volontariamente si convertono a Gesú e si fanno suoi discepoli. Non consta in nessun testo biblico, ad esempio, che qualcuno dei discepoli di Gesú sia stato battezzato: e Gesú riconosceva la fede sincera perfino dei pagani. Non c´é bisogno che il papa corregga la teologia: c´é giá tutta su molti libri. Il problema é che nella predicazione e nella catechesi, fatte assai spesso a spron battuto per mancanza di tempo, perché ci si rivolge a un pubblico svogliato e frettoloso di osservare il precetto e tornarsene a casa a vedere la TV, usiamo un linguaggio infantile e impreciso. Se il papa volesse personalmente correggere tutte le storture e strampalerie teologiche delle nostre omelie e delle lezioni dei catechisti, avrebbe um bel filo da torcere. Oltretutto dovrebbe spiegare che il battesimo non é um rito magico. Negli adulti, presuppone la conversione a Gesú Cristo e l´impegno di seguire la via del Vangelo, che egli ha aperto per noi. Si é creata la tradizione di battezzare bambini, e noi la conserviamo per buona pace, nella speranza che i genitori creino, nella loro famiglia, un clima in cui il bimbo possa assorbire il sentimento della fede e dell´amore al bene, e poi crescendo possa scoprire Gesú e fare una scelta personale. Se questo non avviene, il battesimo é inefficace. Serve ad aumentare il numero di coloro che si dichiarano cattolici e lo sono solo ufficialmente. Un incremento alla nostra comune mediocritá.

22 giugno 2013

IL BRASILE IN FIAMME !

Questa domenica sera, nelle fazendas e villaggi di tutto il Brasile, cominceranno ad ardere i faló di San Giovanni Battista. Illumineranno e riscalderanno le notti fredde di giugno. Intorno ad essi la gente canterá il rosario, battezzerá alcuni bambini col fuoco, danzerá e berrá le sue dosi di cachaça. Ma c´é un altro fuoco che si é acceso nelle ultime settimane. O si é riacceso, dopo tanto tempo di apparente indifferenza. Le manifestazioni che in questi giorni sono scoppiate partendo da Rio e São Paulo come protesta contro l´aumento delle tariffe del trasporto pubblico, si sono diffuse a macchia d´olio e sono arrivate anche da noi, in queste campagne del centro. Ho seguito poco e male gli avvenimenti, perció spero che le televisioni italiane vi abbiano informato sugli episodi gravi di disordine e violenza meglio di quanto potrei fare io. Vi trasmetto appena alcuni documenti che mi sono sembrati piú utili per capire il significato di questi fatti. Il movimento degli insoddisfatti non accenna a diminuire, anzi aumenta e man mano si aggiungono altri motivi di protesta. Sono giá in programma sfilate di protesta anche nelle nostre piccole cittá dell´interno, e in qualcuna sono giá avvenute.
E la Giornata Mondiale della Gioventú, convocata a Rio de Janeiro verso la fine di luglio, con la visita del papa? Le proteste comprendono le spese enormi per i Mondiali di calcio e per questa manifestazione, mentre per tanti servizi pubblici (sanitá, scuola, trasporti pubblici) si taglia sulle spese. Forse sarebbe ora di riflettere su questi mega-raduni che hanno effetti piú mediatici che spirituali? Sono convinto che qualcuno piú in alto di me ci sta pensando. Il papa Francesco nei giorni scorsi ha elogiato e riconosciuto il valore evangelico della Teologia della Liberazione. Dite che mi sia piaciuto? Mica poco, ma tantissimo issimo issimo! Dopo una giornata di tempesta, incertezze e magoni, vedo davanti a me... un tramonto piú sereno? (meglio dirlo piano che non porti iella!)
São Paulo, 19 giugno 2013 Cara Presidente, Il Brasile ha assistito, questa settimana, a mobilitazioni accadute in 15 capitali di Stato e centinaia di cittá minori. Siamo d´accordo con le sue dichiarazioni che sostengono l´importanza per la democrazia di queste mobilitazioni, ben sapendo che i cambiamenti necessari al paese passeranno attraverso la mobilitazione popolare. Piú che un fenomeno congiunturale, le recenti mobilitazioni dimostrano la graduale ripresa della capacitá di lotta popolare. É questa resistenza popolare che rese possibili i risultati elettorali del 2002, 2006 e 2010. Il nostro popolo insoddisfatto delle misure neoliberali votó a favore di un progetto diverso. Per la sua realizzazione, quest´altro progetto affrontó grande resistenza principalmente del capitale speculativo e di settori neoliberali che vanno avanti con molta forza nella societá. Ma affrontó pure i limiti imposti dagli alleati dell´ultima ora, una borghesia interna che nella disputa delle politiche di governo impedisce la concretizzazione delle riforme strutturali come é il caso della riforma urbana e del trasporto pubblico.
La crisi internazionale ha bloccato la crescita, e con essa la continuitá del progetto che ha permesso questo ampio fronte che fino a questo momento ha sostenuto il governo. Le recenti mobilitazioni hanno come protagonisti un ampio ventaglio di gioventú che partecipa per la prima volta di mobilitazioni. Questo processo educa coloro che vi partecipano, permettendo loro di capire la necessitá di affrontare coloro che impediscono al Brasile di avanzare nella democratizzazione della ricchezza, dell´accesso alla sanitá, all´educazione, alla terra, alla cultura, alla partecipazione politica, ai mezzi di comunicazione. Settori conservatori della societá cercano di sovrapporsi al significato di queste manifestazioni. I mezzi di comunicazione cercano di caratterizzare questo movimento como anti-Dilma, contro la corruzione dei politici, contro la spesa pubblica e altre scalette che impongano il ritorno del neoliberalismo. Crediamo che le proposte in agenda siano molte, come pure lo sono le opinioni e i modi di vedere il mondo presenti nella societá. Si tratta di um grido di indignazione di un popolo storicamente escluso dalla vita politica nazionale e abituato a vedere la politica come qualcosa di dannoso alla societá. Di fronte a quanto esposto, ci rivolgiamo a V. Eccellenza per manifestare la nostra posizione in difesa di politiche che garantiscano la riduzione dei biglietti del trasporto pubblico con riduzione dei guadagni delle grandi imprese. Siamo contro la politica di alleggerimento delle imposte di tali imprese.
Il momento é propizio perché il governo faccia avanzare programmi democratici e popolari, e stimoli la partecipazione e la politicizzazione della societá. Ci prendiamo l´impegno di promuovere ogni tipo di dibattito intorno a questi temi e ci mettiamo a disposizione per discutere anche col potere pubblico. Proponiamo la realizzazione, con urgenza, di una riunione nazionale, che coinvolga i governi statali, i sindaci delle principali capitali, e i rappresentanti di tutti i movimenti sociali. Da parte nostra siamo aperti al dialogo, e pensiamo che questa riunione sia l´unica forma di trovare vie d´uscita per affrontare la grave crisi urbana che colpisce le nostre grandi cittá. Il momento é favorevole. Sono le maggiori manifestazioni che la generazione attuale abbia mai vissuto e altre piú grandi ne verranno. Speriamo che l´attuale governo scelga di governare col popolo e non contro di esso.
Firmano um folto gruppo di associazioni e movimenti sociali organizzati: ADERE-MG - Associação Nacional de Pós-Graduandos (ANPG) - AP - Assembleia Popular Barão de Itararé - CIMI - CMP-MMC/SP - CMS - Coletivo Intervozes - CONEN - Consulta Popular - CTB - CUT - Fetraf - Fórum Ecumênico ACT Brasil - FNDC - Fórum Nacional pela Democratização da Comunicação - FUP - KOINONIA Presença Ecumênica e Serviço - Levante Popular da Juventude - MAB - MAM - MCP - MMM - Movimentos da Via Campesina - MPA - MST - Quilombo - Rede Ecumênica de Juventude (REJU) - SENGE/PR - Sindipetro – SP - SINPAF - UBES - UBM - UJS - UNE – UNEGRO. Nota della Conferenza Nazionale de Vescovi Brasiliani (CNBB): “Ascoltare il clamore che viene dalle vie”. Noi, vescovi del Consiglio Permanente della Conferenza Nacionale dei vescovi del Brasile (CNBB), riuniti a Brasilia dal 19 al 21 giugno, dichiariamo la nostra solidarietá e sostegno alle manifestazioni, purché pacifiche, che hanno portato nelle strade gente di ogni etá, soprattutto i giovani. Si tratta di un fenomeno che coinvolge il popolo brasiliano e lo risveglia ad una nuova coscienza. Richiedono attenzione e discernimento per identificarne i valori e limiti, sempre in vista della costruzione della societá giusta e fraterna che desideriamo.
Nate in modo libero e spontaneo dalle reti sociali, le mobilitazioni mettono in discussione tutti noi e dimostrano che non é possibile piú vivere in un paese con tanta disuguaglianza. Si basano su una giusta e necessaria rivendicazione di politiche pubbliche per tutti. Gridano contro la corruzione, l´impunitá e la mancanza di trasparenza nella pubblica amministrazione. Denunciano la violenza contro la gioventú. Sono, nello stesso tempo, testimonianza che la soluzione dei problemi che il popolo brasiliano attraversa sará possibile solo con la partecipazione di tutti. Fanno, cosí, rinascere la speranza quando gridano: “Il Gigante si é svegliato!”
In una societá in cui le persone hanno il loro diritto negato circa la conduzione della propria vita, la presenza del popolo nelle vie dá testimonianza che é nella pratica di valori come la solidarietá e il servizio gratuito all´altro che troviamo il senso dell´esistenza. L´indifferenza e il conformismo portano le persone, specialmente i giovani, a desistere dalla vita e diventano ostacoli alla trasformazione delle strutture che feriscono a morte la dignitá umana. Le manifestazioni di questi giorni mostrano che i brasiliani non stanno dormendo in “splendida culla” (parole dell´inno nazionale, ndt). Il diritto democratico a manifestazioni come queste deve essere sempre garantito dallo Stato. Ci si aspetta da tutti il rispetto alla pace e all´ordine. Niente giustifica la violenza, la distruzione del patrimonio pubblico e privato, la mancanza di rispetto e l´aggressione a persone e istituzioni, la privazione della libertá di andare e venire, di pensare e agire in modo diverso, che devono essere ripudiati con veemenza. Quando questo accade, si negano i valori inerenti alle manifestazioni, e si instaura una incoerenza corrosiva che porta al discredito.
Siano queste manifestazioni un rafforzamento della partecipazione popolare ai destini del nostro paese e preannuncio di nuovi tempi per tutti. Che il clamore del popolo sia ascoltato! Su tutti invochiamo la protezione di Nossa Senhora Aparecida e la benedizione di Dio, che é giusto e santo.
Brasília, 21 de junho de 2013. Firmato dai vescovi della Comissione Permanente della CNBB.

11 giugno 2013

IN MEZZO ALLA CRISI

Il mio "cyrtopodio" sta aprendo il suo grappolo di fiori. Se qualcuno vuole vedere come sará a piena fioritura, ne trova a volontá fotografie su google. É un´orchidea selvatica che cresce sul tronco delle palme, in pieno sole. La sua fioritura puó durare anche oltre i tre mesi. A proposito: di tanto in tanto google modifica la tecnologia dei suoi blog. Per qualche tempo ha tralasciato lo strumento per allineare il testo alle foto. Ora, per fortuna, ha risolto il problema.
In mezzo alla crisi, noi goiani passiamo allegramente da una festa all´altra. Questo mese, solo nella nostra parrocchia, si svolgono 5 feste con relativa novena. Alcuni, dopo una discreta insistenza del parroco, fanno solo un triduo. Ogni notte, immancabilmente, c´é il “leilão” (asta) per raccogliere denaro. E lí di denaro ne corre una buona quantitá. Oltre a queste feste ufficiali, ci sono tutte quelle di iniziativa privata, che alcuni promuovono, per tradizione, nel loro podere. Poi anche le “feste giunine” (feste di giugno) tradizionali, in cui si balla la “quadrilha”, si celebra il “matrimonio contadino” e si fanno i “battesimi del faló”. Queste ultime sono celebrazioni laiche. Il prete ci va qualche volta solo per assistere. C´é sempre una folla. Sono promosse da commercianti, dal comune, dalle scuole, eccetera. Di origini portoghesi, hanno messo radici nelle campagne brasiliane nel lungo periodo coloniale. Oggi molti stanno dimenticando il sottofondo religioso di queste celebrazioni, che sono dedicate ai santi di giugno (Antonio, Giovanni Battista e Pietro), peró l´afflusso di gente é in aumento. Solo gli evangelici pentecostali quasi sempre le evitano come cose del diavolo perché ci si beve e balla senza remissione.
Le festa, da un lato mettono in evidenza lo spirito di comunitá che c´é ancora nella popolazione. C´é il desiderio di gioire e divertirsi insieme, di vivere ore di gratuitá. Sono preziose per conservare il lato migliore dell´essere umano, che é la spiritualitá. Dall´altro lato, mi sorprende che si spenda tanto e forse sconsideratamente per le feste, e non ci si preoccupa altrettanto, invece, di promuovere servizi pubblici come, ad esempio, la sanitá, gli asili e le scuole. Abbiamo una sanitá pubblica penosa. Ci sono sí e no otto medici per i quasi centomila abitanti della zona e un ospedale insufficiente perfino per le emergenze. Centinaia di bambini senza posto negli asili. Le famiglie aspettano pazientemente. Penso che una riflessione piú attenta sul vangelo e sulla comunione dovrebbe suscitare maggiore interesse verso le sofferenze dei malati, dei bambini e dei poveri. Ci sarebbe una percentuale di cattolici assidui alla pratica religiosa sufficiente per cambiare le cose, se aprissero gli occhi. Molti, in privato e caso per caso, sono pure abbastanza caritatevoli. Ma non c´é comprensione dell´etica politica e di quanta gente si potrebbe soccorrere impegnandosi in questo campo. Invece tutto ció che é di diritto pubblico é visto con notevole disinteresse e sfiducia.
Quí da noi, almeno in questa zona, nonostante l´inflazione che é ritornata di corsa, le condizioni di stipendio e di occupazione sono buone e fanno credere che la crisi non ci toccherá. Ci sono ancora molti poveri, gli orari e ambienti di lavoro nelle ditte sono talvolta disumani, ma la gente guadagna assai piú di pochi anni fa e per la prima volta nella storia si permette um abbondante consumismo. Ma l´economia va bene a spese dell´ambiente: si distrugge sempre piú foresta e “cerrado”, si coltivano sterminate estensioni di soia, mais, sorgo, eucalipto e canna da zucchero, e si trafora per ottenere petrolio e minerali. Il che equivale a dire che la scommessa per il futuro é basata quasi esclusivamente sull´esportazione di materie prime e prodotti agricoli. Si sogna di realizzare l´estrazione di petrolio nel mare sotto lo strato di sale, oltre i 5 mila metri di profonditá, operazione di cui nessuno conosce le conseguenze ecologiche. Io non ho competenza per consigliare di accodarsi alla schiera degli allarmisti, ma ho la sensazione che abbiano ragione i tanti che sostengono che non ci sará piú, a breve termine, un tempo della crescita economica. Dovremo imparare a vivere bene in um´epoca di decrescita.
Sui giornali italiani invece, leggo che la crisi é sempre piú dura. E anche lí pare che ci sia um equivoco. Si discute sull´IMU come se fosse il grande problema. I politici promettono, o insinuano, che la crescita economica riprenderá tra un anno o due la sua corsa, e allora la festa potrá continuare. Qualcuno lo dice, e molta gente di affretta a crederci. Pare la storia del famoso Titanic. Numerosi attivisti di ecologia sostengono che é finita per sempre l´era della crescita di questo modello di sviluppo, e che dovremo imparare a convivere bene con la decrescita.
José Antonio Pagola, nel sito “Religión digital”, scrive: “La crisi economica sará lunga e dura. Non inganniamoci. Non possiamo guardare da um´altra parte. Intorno a noi piú o meno a distanza, incontreremo famiglie costrette a vivere di caritá, persone minacciate di sfratto, vicini arrestati, malati che non sanno come risolvere i propri problemi di salute e di cure mediche. Nessuno sa molto bene come reagirá la societá. Senza dubbio aumenteranno l´impotenza, la rabbia e lo scoraggiamento di molti. É prevedibile che aumentino i conflitti e la delinquenza. Facilmente cresceranno l´egoismo e l´ossessione per la propria sicurezza. Peró é possibile che aumenti la solidarietá. La crisi ci puó fare piú umani. Ci puó insegnare a condividere di piú ció che possediamo e di cui non abbiamo bisogno. Si possono stringere i legami e l´aiuto reciproco dentro alle famiglie. Puó crescere la nostra sensibilitá verso i piú bisognosi. Saremo piú poveri, ma possiamo essere piú umani”. Lui é un prete spagnolo, un biblista, non un economista, ma forse le sue parole sono da prendere sul serio.
Noam Chomsky, filosofo e attivista degli Stati Uniti, ha scritto: “Dalla crisi dei missili a Cuba fino alla frenesia dei combustibili fossili, gli Stati Uniti hanno intenzione di vincere la corsa verso il disastro. Per la prima volta nella storia della specie umana, abbiamo sviluppato chiaramente la capacitá di distruggerci da noi stessi. É cosí fin dal 1945. Ora, finalmente, si riconosce che ci sono processi a lungo termine, come la distruzione ambientale, che portano nella stessa direzione”. Esistono societá meno sviluppate, secondo lui, che stanno tentando di mitigare queste minacce: cita come esempio la Bolivia e l´Equador, che é “l´único esportatore di petrolio che conosco in cui il governo cerca di aiutare affinché questo petrolio rimanga sotto terra invece di produrlo ed esportarlo; é sotto terra che deve stare”. Nell´altro estremo, le societá “piú ricche e potenti della storia del mondo, come Stati Uniti e Canadá, corrono a tutta velocitá per distruggere l´ambiente il piú in fretta possibile. A differenza dall´Equador e di tutte le societá indigene del mondo, vogliono estrarre dalla terra fino all´ultima goccia di idrocarboneto a tutta velocitá”. Inoltre si torna a parlare della guerra nucleare: “Abbiamo appena oltrepassato il 50º anniversario della Crisi dei Missili, che fu considerato il momento piú pericoloso della storia dallo storiografo Arthur Schlesinger, consigliere del presidente John F. Kennedy. “Peró, ora, il tema nucleare appare spesso sulle prime pagine dei mezzi di comunicazione, come é il caso della Corea del Nord e dell´Iran”. (Dal sito “Adital”).