25 novembre 2011
XIX ASSEMBLEA DIOCESANA
Le foto sono immagini dell´assemblea diocesana.
Cominciamo con una buona notizia: ho vinto il premio Hillary Clinton. Mi é arrivato per posta elettronica, in francese. Ovviamente la signora Clinton riconosce i miei meriti, perché mi ha contemplato con ben 250 mila euro. Per riscuoterli basta cliccare e riempire il modulo che si aprirá. Io ci rinuncio, perché diventare ricco non é nel mio stile. Se qualcuno di voi si offre per farlo e si impegna a scrivere sul modulo i dati del proprio conto in banca, gli regalo tutto. Per quella cifra uno puó anche permettersi un viaggio in Brasile! (Le pensano tutte).
Dal 18 al 20 novembre scorso abbiamo portato a termine la diciannovesima Assemblea della nostra diocesi di Goiás. É stato un lavoro molto faticoso con poche novitá. La nostra OPZIONE FONDAMENTALE é stata riconfermata con maggioranza schiacciante. Eccola: "Obbedienti al Vangelo, noi, Chiesa di Goiás, Popolo di Dio, vivendo il Regno di Dio, optiamo di essere una grande rete di Comunitá Ecclesiali di Base. Discepoli e discepole di Gesú Cristo, vogliamo costruire relazioni di solidarietá, giustizia e comunione, aperte alla diversitá. Convocati dal Battesimo ad essere missionari e missionarie, rinnoviamo con tutte le persone escluse dei campi e di cittá l´evangelica scelta per i poveri, lottando con loro per l´urgente difesa ambientale e la vita in pienezza. La compassione, la Parola, la pratica del Risorto animeranno la nostra Caminhada".
Belle parole, no? Purtroppo é solo una dichiarazione di intenzioni. Ambiziosa. Obbedienti al Vangelo? Vivendo il Regno di Dio? Relazioni di solidarietá, giustizia e comunione? Lottando per la vita in pienezza? Abbiamo migliaia di persone che lavorano in condizioni sanitarie pessime, vendendo la salute assieme al lavoro in cambio di un salario che contempla solo il lavoro. Viviamo in un paese in cui alcune minoranze indigene sono sistematicamente perseguitate e assassinate per farli desistere dal loro territorio che fa gola ai latifondisti dell´agro-business. Il Goiás é, attualmente, una delle regioni in cui si fa uso piú massiccio di agro-tossici e di sfruttamento privato dei fiumi e dei ruscelli: e Itaberaí é in prima linea. Tutto normale, e si fa ben poco per cambiare. É il progresso.
A parte questo, abbiamo elaborato un piano pastorale dettagliato. Si é speso quasi tutto il tempo a perfezionare il testo. Sono cose che bisogna fare per esercitare la collegialitá e lo spirito comunitario, ma sono anche riunioni noiose in cui ci si preoccupa quasi solo dell´organizzazione interna della parrocchia. Le grandi questioni vi entrano con una frase che costituisce una commissione o una equipe di pastorale: pastorale della terra, della sanitá, pastorale carceraria, dei migranti, educazionale, missionaria, eccetera. Noi ci sentiamo in un´isola felice perché stiamo quasi tutto il tempo dentro al nostro ambiente: ma attorno a noi, mentre la richiesta religiosa aumenta, la fiducia nelle Chiese diminuisce.
Abbiamo dei fedeli che amano moltissimo pregare. Sotto l´aspetto spirituale vedo una crescita ammirevole, soprattutto tra i giovani, che dovrá pure dare buoni frutti. Ma in generale, per ora, percepiscono il mondo come un ambiente pericoloso da cui fuggire e da ignorare. Come se dovessimo salvare solo l´anima.
Egon Dionísio Heck - Assessor do Conselho Indigenista Missionário (CIMI) Mato Grosso do Sul - Adital - IL DOLORE DEI CORPI RUBATI.
Il 31 ottobre 2009 - I Kaiowá-Guarani accampati nel tekohá Ypoí vengono attaccati. Diversi indios sono feriti, le capanne sono distrutte. I professori Guarani Jenivaldo e Rolindo vengono portati via dagli assassini. Il corpo di Jenivaldo fu poi trovato nel fiume Ipo’y, sette giorni dopo il rapimento. Il corpo di Rolindo a tutt´oggi non é stato localizzato.
Dicembre 2009 - Il gruppo del tekohá Mabarakaí, comune di Iguatemi, é tornato per la seconda volta al suo Tekohá. Pochi giorni dopo sono stati attaccati di pistoleiros, provocando diversi feriti, tra i quali Arcelino Texeira, di 22 anni. Sua madre, nella deposizione, afferma che vide il corpo del figlio steso a terra. Piangendo, la madre narra gli avvenimenti.
18 novembre 2011 - Il cacique Nísio, del tekohá Guaiviry, viene ucciso con tre colpí di fucile, davanti a persone del suo gruppo. Il suo corpo viene trascinato e gettato su una camionetta. Fin´ora non si ha notizia del corpo.
Non esiste dolore piú grande di quello di non potere seppellire i corpi delle persone care, perché il loro spirito possa stare in pace e ristabilire la tranquillitá della comunitá. Finché questo non accade tutti i membri del gruppo rimangono il stato permanente di tensione e afflizione. Per questo i familiari di Rolindo, Arcelino e Nisio gridano chiedendo la localizzazione e la consegna dei corpi per realizzare i rituali necessari alla pace delle loro comunitá.
João Paulo Cunha - Editor de Cultura do Jornal Estado de Minas - Dandá, occupare e invadere.
"Le parole non sono indifferenti, portano in sé una carica emozionale e politica, traducono visioni del mondo. Il recente movimento Occupy Wall Street sembra avere dato un nuovo senso alla parola occupazione. Se in un paese che é sempre stato modello ideologico di libertá, la popolazione - specialmente i giovani - si trovano nelle vie ad occupare piazze e centri simbolici del potere economico, c´é qualcosa che bisogna capire meglio. Prima di tutto, la libertá che serve agli scopi economici non ha la stessa traduzione quando si tratta di manifestazione politica. Inoltre, l´assenza di uno standard di convivenza con le persone che vanno in strada mostra che la dimensione pubblica non é una consuetudine comune nella societá in cui la privatizzazione é considerata una forma positiva. Infine, l´esposizione pubblica del dissenso passa da alcuni punti marginali al cuore stesso del sistema. Non é piú possibile aspettare lo spettacolino della prossima elezione presidenziale.
Ció che i giovani di varie parti del mondo hanno mostrato é che l´illusione di un futuro é andata a pezzi. La crisi nelle economie ricche, con la riduzione della crescita, sembra mostrare che le basi dell´economia mondiale non reggono piú. Le persone hanno capito che, anche facendo tutto secondo le regole, niente é garantito. La multi-polarizzazione del mondo impedisce che le difficoltá siano oggi esportate. Per decine di anni, le regole del mercato non davano ai paesi periferici condizioni di uguaglianza, e questo faceva di loro delle valvole di scappamento dai disturbi centrali. Oggi, coi mercati interni forti e alleanze che passano al largo dalle grandi economie, i paesi poveri e in via di sviluppo devono prendere consapevolezza delle proprie aspettative di crescita e libertá.
Un altro fatto che sta diventando sempre meno accettato é la traduzione finanziaria dell´economia, come se la garanzia da assicurare alle banche e alle istituzioni insolventi fosse indispensabile alla salute di tutto il sistema. Le banche hanno cominciato ad essere viste come sono di fatto: venditrici di credito e riscuotitrici di interessi. E molte volte incompetenti, quando non delinquenti, nelle due operazioni: vendono ció che non hanno e si fanno pagare oltre il ragionevole. Se per molto tempo le persone hanno progettato di depositare il denaro per farlo rendere a proprio favore, oggi sanno che niente sostituisce la produzione. Non per nulla il posto di lavoro e l´istruzione sono diventate le grandi voci attive della fiducia nel mondo della liquiditá finanziaria.
Un altro mito che cade a terra con la crisi economica é l´attrazione magnetica tra democrazia e sviluppo. Il mondo occidentale ha patrocinato le piú cruente dittature contemporanee per preservare la propria struttura di guadagni. Ha schiavizzato popolazioni per preservare le riserve di petrolio e, quando la crisi ha estrapolato la dimensione puramente energetica e si é rivelata contromano rispetto ai movimenti interni di rivendicazione della libertá, ha commemorato la liberazione dai "propri" dittatori e si é pure inventata che tutto é stato possibile per causa di Facebook. Le democrazie occidentali sono all´origine delle dittature dell´Oriente Medio e del Nordafrica, e non della loro fine.
Quando i giovani americani ed europei occupano piazze e strade, stanno facendo un passo avanti, ma non inventano nulla in termini di atteggiamento politico. Nel sud del pianeta, le occupazioni sono strategie di sopravvivenza e contestazione al modello di concentrazione economica. E non da oggi. Per questo é interessante capire la dialettica che sembra opporre parole come occupazione e invasione. Dietro queste parole ci sono visioni del mondo e interessi che puntano il dito indice verso diverse e differenziate forme di praticare la politica e il protagonismo sociale. Tra i gringos di Nuova York e i senzatetto di Belo Horizonte, c´é lo stesso gesto di contestazione: solo la rappresentazione non basta. Al limite, la possibilitá di convivere con la partecipazione diretta é l´indice di democrazia di uno Stato liberale.
In Brasile, il significante "invasione” si riferisce al delitto, con la violazione della proprietá privata, l´appropriazione di un bene contrassegnato nella sua proprietá e nel suo senso economico. Gli invasori prendono ció che non appartiene loro, distruggono la produzione, impediscono l´applicazione della legge e sovvertono la nozione di Giustizia. L´invasore é l´elemento che distruttura ció che é funzionale: taglia piante d´arancio, vuole scambiare milioni di tonnellate di grani con un mercatino di prodotti organici, stabilisce standard di produzione che non rispondono alle necessitá del mercato estero.
La forza della parola invasione trova, tuttavia, il proprio limite nella stessa interpretazione della legge che difende, costituzionalmente (perció al di sopra di qualsiasi norma inferiore), il valore sociale della proprietá. Inoltre, la produzione estensiva di carne e di grani in Brasile é in conflitto non solo con la logica della necessitá di alimentare la popolazione (cosa che la soia transgenica non fa, poiché nessuno si alimenta di soia, eccetto i montoni e i porci), ma con la stessa scienza contemporanea e le direttive di sostentabilitá.
É stato per questo che i movimenti sociali, preoccupati con la dimensione simbolica delle parole e della loro traduzione nella vita sociale, si sono presi la parola "occupazione" invece che "invasione". Chi occupa ha come fondamento del proprio atto la legalitá, la moralitá, la scienza e la politica, tutte nel loro senso piú elevato: legalitá costituzionale, moralitá pubblica, scienza contemporanea e politica come espressione di libertá, perfino con la capacitá di assumere nuove forme di rapporti e prestazioni di servizio (come l´istruzione, che é una prioritá negli assentamentos dei senza terra). I senza terra brasiliani praticano giá il movimento "Occupa" da molti anni, e, se cosí non fosse, la struttura inflessibile delle relazioni nel mondo rurale non si sarebbe mossa di un centimetro.
Nella nostra cittá, Belo Horizonte, c´é un movimento di occupazione che merita sottolineatura. Nella regione della Nova Pampulha, il Dandara riunisce circa 4 mila persone, che vivono in una occupazione "agro-urbana”, in un´area disprezzata da 40 anni, e che solo ora ha risvegliato l´interesse di un´impresa edile, che ne reclama il possesso dopo averla lasciata abbandonata senza nessuna protezione. Organizzata, con diversi progetti fondati sulla solidarietá, la comunitá reclama il deficit abitazionale della cittá, che oggi si aggira intorno alle 200 mila case (circa 55 mila famiglie). La cittá ha 80 mila immobili disoccupati. L´esproprio del Dandara costa meno di un decimo delle opere della Coppa del mondo. E non dovrebbe costare nulla. Il movimento viene trattato con violenza dalle autoritá, perché é sottoposto a ricorrenti strategie di minaccia di uso della forza.
Una delle originalitá dell´occupazione é l´unione dei principi delle Riforme agraria e urbana nella medesima area. Oggi, la riforma agraria va oltre la lotta per il possesso della terra e rivendica un nuovo modello di produzione degli alimenti, sostentabile ed ecologico, orientandosi verso ideali di lotta universali. Allo stesso modo, i movimenti per la casa sono diventati attenti alla critica della configurazione urbana e della speculazione edilizia. Ricorrendo a un progetto collettivo, con sostegno nell´economia solidale e nel rapporto organico con altre forme di esercizio della cittadinanza (compreso un progetto culturale), l´occupazione Dandará puó dare lezioni ai ben-intenzionati giovani di Wall Street.
Le famiglie nell´occupazione Dandara sanno ció che vogliono, ma vivono in una situazione di penuria. Sembra che manchi l´occupazione delle coscienze dei responsabili della questione, come i consiglieri comunali e il sindaco della cittá, sempre pronti a discutere la verticalizzazione ma ciechi con tutto ció che sta raso terra".
[Publicado no Jornal Estado de Minas, Caderno Pensar, 19/11/2011, p. 2].
15 novembre 2011
SPREAD, BOND, APOCALISSE
Foto: frutto di stagione. Il pequi (Caryocar brasiliense; Caryocaraceae) é un albero tipico del cerrado brasiliano. Il frutto, benché molto utilizzato in cucina nel nordest, é considerato piatto forte in Goiás. Dal esso si estrae un olio, ma i suoi frutti sono consumati anche cotti assieme a riso e pollo. Il suo nocciolo é dotato di molte spine all´interno, per cui bisogna roderlo senza affondare i denti. É ricco di vitamine A, C e E, e di sali minerali (fósforo, potássio e magnésio) e ancora di carotenoidi che evitano la formazione di radicali liberi, prevenendo tumori e sviluppo di malattie cardiovascolari.
Oggi, 15 novembre, quí in Brasile é festa nazionale: si commemora la proclamazione della Repubblica Federativa del Brasile, nel 1889. Sono quelle feste in cui noi preti non abbiamo impegni. Io mi faccio sempre prendere alla
sprovvista. Ma i giorni di festa possono essere utili anche per "andare per pequi!". É simile ad andare per funghi, col vantaggio che il cerrado é un bosco assai piú accessibile e le piante di pequi si vedono da lontano. Perfino le qualitá del pequi imitano quelle dei funghi: gusto, aroma, e molti nutrienti.
Le dimissioni di Silvio Berlusconi in Italia fanno notizia in tutto il mondo. É considerato un ritorno dell´Italia nella normalitá democratica.
Permettiamoci un pizzico di soddisfazione. Tuttavia c´é chi fa osservare che
nel mondo, oggi, la normalitá democratica non é molto democratica: non sono
i popoli a dettare legge, ma i signori della finanza. Lo sostiene David
Brooks, corrispondente del giornale La Jornada nos EUA, in un articolo dal
titolo "Stati uniti, democrazia solo di nome", tradotto e pubblicato dal
sito Adital.
"Negli Stati Uniti, il denaro é concentrato in mano di pochi e questa distribuzione di redditi e ricchezza "minaccia di farci diventare una
democrazia solo di nome", avverte l´economista Premio Nobel Paul Krugman. "I
nostri politici sono poco piú che lavatori di denaro nel traffico del potere
politico; a poco meno di sei gradi di distanza dallo spirito e dalle
tattiche di Tony Soprano", afferma il grande giornalista veterano Bill
Moyers. Aggiunge che "non é mistero per nessuno il perché il Parco Zuccotti
(Piazza della Libertá) é pieno di folla. I giornalisti continuano a
strapparsi i capelli e a chiedere 'perché stanno qui?'. Tuttavia, é chiaro
che stanno occupando Wall Street perché stanno occupando il paese".
"Portiamo avanti elezioni sapendo che é poco probabile che produrranno le
politiche che la maggioranza degli statunitensi favoriscono. Ci esprimiamo,
scriviamo, avvochiamo; peró quelli che sono al potere si mantengono sordi e
ciechi alle nostre aspirazioni piú profonde. Sollecitiamo, insistiamo, e
perfino preghiamo, ma il mondo, che é la nostra terra comune e dovrebbe
essere passato in buone condizioni alle prossime generazioni, continua ad
essere saccheggiato" dichiara Moyers. Le maggiori banche sono ancora piú
gigantesche oggi di quando Obama arrivó alla presidenza e stanno recuperando
i livelli di utili di cui godevano prima della recessione del 2008, mentre
le case finanziarie di Wall Street sono riuscite a generale piú utili nei
primi due anni e mezzo di Obama che durante gli otto anni di presidenza di
George W. Bush, ha divulgato il Washington Post in questo fine settimana".
Suppongo e immagino che, nonostante le dimissioni di Silvio, politica-economia-finanza continueranno per la loro strada fino alla rovina. La situazione evoca immagini apocalittiche: "E adorarono il Dragone che aveva dato il potere alla Bestia; e adorarono la Bestia dicendo: "Chi é come la Bestia? E chi potrá lottare contro di essa?" (Apocalisse, 13, 4). "E fará in modo che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, abbiano un segno nella mano destra o sulla loro fronte; e che nessuno possa comprare o vendere se non colui che ha il segno o il nome della Bestia, o il numero del suo nome" (Apocalisse, 13, 16-17).
Ragion per cui, a noi vengono buone le parole di un anonimo del secolo II che erano nell´ufficio divino di questi giorni: "Rimaniamo, dunque, giusti e santi nella nostra fede e preghiamo con fiducia in Dio che affermó: "Non avrai ancora finito di parlare che io ti risponderó: "Eccomi quá..."
6 novembre 2011
DIARIO DELLA SETTIMANA
Foto: Brosimum gaudichaudii, un frutto silvestre commestibile. Ho raccolto questi frutti ieri, mentre andavo tra boschi e valli d´or a celebrare una messa. La pianta, e anche il frutto, sono famosi per contenere un principio attivo che cura la vitiligine. Ma la vitiligine si cura? (Ho scritto che é commestibile, ma non provate a mangiarlo: é quasi schifoso).
Non ci sono novitá? Ce ne sarebbero tante. Ma io sono dentro all´ingranaggio della “quotidianitá parrocchiale” che, se pure non mi assorbe tutto il tempo, mi tiene occupata tutta la mente.Le parrocchie sono nel mondo, ma in questo periodo hanno un orizzonte un pó ristretto. Tante cose accadono lá fuori, di cui quí dentro nemmeno si parla. Quí c´é odore di santitá. Tutto sta a vedere se é proprio autentica. Cantiamo propositi e preghiere cosí belle da strappare le lacrime.
C´é un inno bellissimo che prende lo spunto dall´episodio di Zaccheo: “Entra nella mia casa – entra nella mia vita – cambia la mia struttura – sana tutte le ferite – insegnami ad essere santo – voglio amare solo Te”. Pare che l´autore abbia dimenticato una parte: quella in cui Zaccheo dice: “Restituiró tutto ció che ho rubato e daró la metá dei miei beni ai poveri”.
Quando mi trovo davanti una notizia che meriterebbe essere registrata, mi perseguita il dubbio che sia di scarso interesse per chi la legge dall´Italia di oggi. L´Italia trasuda e traspira angoscia, rabbia, sgomento. Grida, si agita, scalcia e si dispera come una fanciulla in preda al branco. Cosí é, almeno, come la descrivono le pagine dei giornali online. Speriamo che riesca a liberarsi. Se, dopo aver perduto la verginitá, avrá imparato ad essere piú cauta, sará comunque un passo avanti.
Due cose che mi hanno fatto riflettere: i santi e i defunti. Due giornate che, dal punto di vista religioso, trattano la stessa materia: dove andremo a finire? Nella fila che ha seguito le beatitudini o in quell´altra? Cosa c´é dopo la morte? Scenderemo nella valle buia e fredda dell´Ade? Nelle terribile fiamme del fuoco eterno? Saliremo nella Gerusalemme celeste, tra la moltitudine dei biancovestiti che hanno lavato le vesti nel sangue dell´Agnello? Qui non ci sono feste di precetto, quindi celebriamo la festa dei santi la prima domenica di novembre, oggi. Il vangelo descrive la strada della santitá. Secondo il Vangelo di Matteo, é un percorso democratico: la povertá di spirito é disponibile. l´afflizione, prima o poi, é concessa a tutti. La fame e sete di giustizia sono abbastanza diffuse. Si puó sperare bene! Suor Faustina, quando sognó la temperatura terrificante del fuoco infernale, forse aveva digiunato un pó di troppo. Penso cosí, ma in realtá non so nulla quanto al clima dell´aldilá. Sto al detto del Nuovo Testamento: Gesú é andato a preparare un posto per noi. Confidiamo nella misericordia del Padre buono che fa festa per il rientro del figlio prodigo che ha sprecato l´ereditá.
Uno dei brani che mi piacciono di piú nell´Apocalisse, é quello in cui si descrive il fiume della cittá di Dio: “L´angelo mi mostró un fiume di acqua viva; brillava come un cristallo; sgorgava dal trono di Dio e dell´Agnello. In mezzo alla piazza, da ciascun lato del fiume, crescono alberi della vita; essi producono frutti dodici volte all´anno, ogni mese; le loro foglie servono a curare i popoli” (Apocalisse 22, 1- 2). Quando abitavo al Ponte Borlenghi, nel nostro podere c´era un bosco di piante native: quercioli, sorbi, prugnoli, cornioli, nespoli, meli e peri selvatici, olmi e aceri, ginepri e altre piante del genere intrecciate a cespugli di rose canine e macchie di rovi e ginestre. Nel sottobosco crescevano pungitopi, asparagi selvatici, fragoline, peonie, orchidee terrestri e anemoni. A primavera vi nidificavano i tordi. Quello era uno dei miei paradisi. Molte volte camminavo lí in mezzo per ore ed ore, scalzo e da solo, a raccogliere fiori e frutti selvatici o semplicemente a osservare. Mi divertivo da pazzo. Bisognava vedere con quale passione, in autunno, facevo scorta di sorbole e nespole, le sistemavo nella paglia, e controllavo ogni mattina per poi distribuire in casa i frutti succulenti giunti a maturazione. Se il Signore mi dará un posticino in mezzo ai sassi e a quelle piante in riva al fiume, per me sará anche di troppo. Non pretendo di frequentare da vicino il trono descritto dall´Apocalisse, circondato da tutte quelle pietre preziose: non sono il mio genere.
Ma ora passo ad un argomento piú serio: l´ecumenismo. In Brasile alcune associazioni e movimento ne discutono. L´agenda delle diocesi e parrocchie lo ignora. Si sta avvicinando una data molto importante che merita attenzione e riflessione.Vi passo qualche paragrafo di ció che scrivono gli orientatori del Centro di Studi Biblici (CEBI), che é un gruppo interconfessionale e quindi, per antonomasia, ecumenico.
“Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero attaccó 95 tesi alla porta del castello di Wuttemberg, mettendo in moto il movimento della Riforma che cercava “rinnovamento del cristianesimo occidentale”. Alla fine di quel processo il cristianesimo si divise in confessioni religiose, ciascuna con la propria confessione di fede: Confessione di Augsburgo (luterani), Confessione Elvetica (zwingliani), diverse confessioni calviniste/riformate e la Confessione di Fede Tridentina (cattolico-romana)”, spiega Martin Dreher, professore di Storia della Chiesa, in un´intervista ad IHU On-Line, per posta elettronica.
Il 31 ottobre 2017 prossimo, gli evangelici dovranno celebrare i 500 anni della Riforma, e in America Latina si stanno giá preparando.
Riguardo allei commemorazioni, il teologo Walter Altmann sottolinea che "ogni celebrazione dev´essere accompagnata da riflessione sul modo di vivere autenticamente la fede oggi”. “Ossia, non puó consistere in un ritorno al 1517, ma al contrario, evocando l´avvenimento di quell´anno, ci si dovrá proiettare in avanti, con un impegno rinnovato”. Per Dreher, dal 2011 al 2017, i luterani devono domandarsi cosa significa quel “solus Christus” nel contesto di oggi in cui il nome di Dio é mercato, in cui l´obiettivo dell´etica non é preservare il buon creato di Dio, in cui concetti come ‘grazia’, ‘fede’, ‘scrittura’ hanno bisogno urgente di essere recuperati e in cui dobbiamo interrogarci sul volto di Dio”.
Fu contro la vendita delle indulgenze che scattó, per la prima volta, la scintilla dello scisma protestante. Raccontano che Martin Lutero, nel 1917, dopo aver confessato un penitente, si sentí dire: “Padre, non ho bisogno di fare la penitenza. É in vendita una indulgenza plenaria che basta pagare una certa somma per essere perdonati!”. Lutero rimase indignato e scrisse le sue tesi. Lo sviluppo dello scisma avvenne contro la sua volontá (non aveva capito tutti gli interessi politico-economici colpiti dalle sue argomentazioni teologiche).
Se tornasse al mondo oggi troverebbe molte Chiese evangeliche pentecostali che ammucchiano soldi vendendo miracoli e assoluzioni di ogni genere. Una scena normale nelle loro celebrazioni e programmi televisivi é presentare persone che buttano via le stampelle a un cenno del pastore, e altri che ringraziano Dio accompagnati dal frastuono degli alleluia: “Dopo che mi sono consegnato a Gesú in questa Chiesa la mia vita é cambiata: ho ristrutturato e ampliato la casa, ho comprato una bella macchina, ho aperto una ditta per mio conto!”. Ci sono pastori con la faccia di bronzo che dichiarano: “Quando maggiore é l´offerta in denaro, piú grande sará il miracolo”.
Esattamente come alcuni banditori di indulgenze del passato che predicavano, si dice: “Quando tintinna una moneta nel piatto, un´anima del purgatorio sale in cielo”.
Tristezze della storia e miserie umane. Lo spirito ecumenico é, in definitiva, la grandezza d´animo di sentirci in comunione pur nelle differenze, riconoscendoci “corpo” dello stesso Gesú Cristo.
In questi giorni, a pranzo in una famiglia che celebrava il compleanno di un figlio, la mamma mi ha presentato la sua prole e i nipotini e mi ha detto: “Ho anche altre due figlie, ma purtroppo non vengono piú a casa mia, perché sono passate ad una Chiesa evangelica e non sopportano che noi preghiamo e chiediamo la benedizione della mensa”. In compenso, molti credenti sinceri, di qualunque Chiesa, sono ecumenici senza saperlo. In ospedale, durante una visita ad un paio di parrocchiani, ho chiesto a tutti gli ammalati presenti se c´era qualche evangelico che non gradiva che facessi la preghiera a voce alta”. Un anziano mi ha fatto un cenno e poi ha detto chiaro e tondo: “Io sono evangelico, ma per me ogni preghiera rivolta a Dio Padre é gradita e benedetta”.
Mi arriva ogni settimana un rapporto sulle iniziative ecumeniche in Europa redatto da un gruppo che si denomina “il dialogo”: leggo solo qualche pezzettino perché c´é troppo materiale. I teologi dialogano, le singole Chiese partecipano a qualche incontro, ma é un percorso di cui non si intravvede la conclusione. Sono convinto dell´utilitá di questi scambi di studiosi e di autoritá, ma probabilmente l´ecumenismo sboccerá dal basso, dalla maturitá della fede vissuta dai fedeli.
Se proprio evangelici vogliamo essere, ognuno di noi e ogni Chiesa si specchi nel brano di vangelo di domenica 28/10, dove Gesú criticava molto severamente i farisei (Matteo 23, 1-12): “Sono seduti alla cattedra di Mosé. Perció fate quello che dicono ma non imitate le loro opere, poiché dicono ma non fanno!”
“Il gruppo dei farisei nacque nel secolo II A.C con la proposta di una osservanza piú perfetta della Legge di Dio, soprattutto delle prescrizioni sulla purezza. Essi erano piú aperti alle novitá che i sadducei. Per esempio accettavano la fede nella resurrezione e quella negli angeli, cosa che i sadducei rifiutavano. La vita dei farisei era una testimonianza esemplare: pregavano e studiavano la legge per 8 ore al giorno, lavoravano 8 ore per la propria sopravvivenza, e per 8 ore dormivano o si divertivano. Per questo godevano di grande autoritá presso il popolo. Di fatto avevano svolto un eccellente lavoro popolare e aiutato la gente a conservare la propria identitá e non perdersi nel corso dei secoli. Col tempo, peró, si aggrapparono al potere e non ascoltavano piú gli appelli della gente né la lasciavano parlare. La parola “fariseo” significa “separato”. Si erano distanziati dalla gente”.
Nella Chiesa siamo seduti alla cattedra di Gesú. Imponiamo fardelli pesanti sulle spalle degli altri evitando di caricarli sulle nostre spalle? Usiamo la nostra autoritá e sapere teologico per alleggerire il carico delle persone o per appesantirlo? Facciamo di tutto per essere visti e ammirati? Usiamo vestiti speciali per farci considerare superiori agli altri? Cerchiamo i posti d´onore e di essere salutati in piazza pubblica? Ci facciamo chiamare “dottori”, Padri, Guide, o maestri? Se é cosí, contribuiamo ad alimentare le distinzioni di classe e la subordinazione degli umili.
Scrive ancora il CEBI: “Oggi, nella Chiesa, i sacerdoti sono chiamati “Padre”. Molti studiano nelle universitá e conquistano un titolo di “Dottore”. Molta gente fa direzione spirituale e chiede consiglio a una persona che é chiamata “Direttore Spirituale” (guida). Ció che importa é che si osservi il motivo che portó Gesú a proibire l´uso di questi titoli. Se sono usati per affermare il proprio potere, chi li usa sbaglia e cade sotto la critica di Gesú. Se sono usati per alimentare e approfondire la fraternitá e il servizio, non cade sotto la critica di Gesú” (Estratto dal libro “Travessia” di Carlos Mesters, Mercedes Lopes e Francisco Orofino).
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