Foto: un melograno nano, alto una spanna, che produce frutti sproporzionati.
1 - Nell´attuale clima brasiliano di pré-campagna elettorale continuano a proliferare veri e propri "inni a Lula" che enumerano ed esaltano i successi del governo: ed io, in diversi post, ve ne ho dato un saggio. Non cosí uno degli uomini che ha contribuito di piú alla democratizzazione del Brasile, al sorgere di movimenti e partiti dal basso, e indirettamente al percorso politico e al successo di Lula. Egli, in questo momento, non é disposto a celebrare! Sto parlando di Dom Tomás Balduino, mio ex-vescovo nella Diocesi di Goiás e attuale presidente nazionale della Commissione Pastorale della Terra. Pienamente lucido nei suoi 86 anni, non risparmia critiche all´attuale governo. In una recente intervista concessa in Svizzera l´8 maggio scorso al reporter Geraldo Hoffmann e pubblicata su Adital, afferma che "fin´ora, ció che esiste di Riforma Agraria in Brasile é la conquista della terra": che, in altre parole, significa: la Riforma Agraria é stata fatta solo dove i lavoratori hanno occupato e costretto il governo a espropriare e distribuire. E aggiunge che l´attuale riforma agraria del governo é una anti-riforma:"É una anti-riforma agraria perché mette in azione tutti i meccanismi che favoriscono il latifondo, il passaggio della terra in grande quantitá alle grandi imprese, soprattutto a quelle di esportazione dell´etanolo, cellulosi, soia, ecc....Il piano del governo ignora gli appelli di 5 milioni che vogliono la terra per vivere e lavorare".
Quando il reporter gli ricorda che "dall´inizio della ridemocratizzazione nel 1985 sono state sistemate 1 milione e 118 mila famiglie - secondo l´Incra, quasi la metá di questo totale tra il 2003 e il 2008", dom Tomás risponde:"la Riforma Agraria si fa, ma non da parte del governo. Il governo si trova davanti al fatto consumato. É una politica di compensazione, di andare lá dove esistono conflitti e cercare di risolverli attraverso i meccanismi di governo". Poi aggiunge: "Durante la campagna elettorale Lula chiese al Forum Nazionale chiese di chiudere un pó quella propaganda a favore dell´inclusione nella Costituzione dell´obbligo della funzione sociale della proprietá, con l´impegno di continuare, se fosse eletto, il progetto di mettere un limite alla proprietá della terra. Il Forum accettó, e Lula non ha mantenuto la promessa".
Segue il resto dell´intervista. "La Chiesa chiede la riforma agraria, ma essa metterebbe a disposizione le sue terre a questo scopo o lo ha giá fatto? - chiede il reporter. Dom Tomás Balduíno risponde: Nel 1996, la CNBB chiese al Ceris (Centro di Statistica Religiosa e Investigazioni Sociali) un sondaggio sulle terre della Chiesa per vedere che cosa c´era di terra disponibile - le chiese in passato avevano molta terra, tutte le diocesi erano latifondiste. Risultato: oggi non ne hanno. Sono 260 diocesi. Il totale che sarebbe disponibile é di circa 400 mila ettari. É quanto una fazenda dei Marchesi nella mia diocesi di Goiás ha in proprietá. Nella pubblicazione della ricerca i vescovi delle diocesi che avevano terra disponibile si impegnarono a consegnarla all´Incra per la riforma agraria".
Reporter: "Uno dei lider dell´MST, João Pedro Stédile, ha detto alla rivista Epoca che il progetto di riforma agraria difeso per 20 anni dall´MST si é esaurito, e che il Brasile ha perso diverse opportunitá storiche di fare la riforma agraria. I senza-terra lottano per una causa persa?
Dom Tomás: Ha perso dal punto di vista ufficiale, non dal punto di vista della lotta, che continua in diverse forme. Questo é un fatto che non retrocede nella politica dei movimenti. La riforma agraria nel senso di mettere la gente sulla terra, e poi dimenticarla senza infrastruttura di strada, ambulatorio medico e scuola, é forzare la gente alla "favelizzazione". La favelizzazione viene dall´alto al basso, imposta dal governo. É chiaro che ogni sistema sociale gigantesco, come la riforma agraria, suppone mezzi. Non é cosí che il governo alimenta con la Banca Nazionale per lo Sviluppo la cellulosi e l´etanolo? Vai a vedere i miliardi che mette a disposizione a favore di questo e le briciole che spende a favore della riforma agraria. Come puó non esserci la favela? Ma chi é l´autore della favela? L´autore si chiama Lula.
Reporter: Secondo uno studio dell´Universitá Statale Paolista, per ogni persona che entra nella terra attraverso i progetti di riforma agraria, due ne escono. Non avrebbe piú senso dare un posto di lavoro invece di terra ai senza-terra?
Dom Tomás Balduíno: Questo argomento é giá stato usato per risolvere il problema dei popoli indigeni. Mario Andreazza (ex-ministro dei trasporti responsabile della costruzione della Transamazzonica) propose di mettere gli indios in appartamenti e pagare loro uno stipendio invece di cercare terre per loro. Questa é una miopia. É guardare solo la soluzione del problema alla faccia di chi é affamato ed é trattato come sub-humano. La questione della riforma agraria é una questione di Progetto Brasile. La Terra é di piú che terra. Non é solo il pezzo di terra per viverci e lavorare. Terra é ecologia, salute dell´acqua, del suolo, del sottosuolo, dei micro-organismi. Questo é distrutto dall´agro-business. E il governo chiude gli occhi a questa distruzione.
Quando il reporter chiede: "Che cosa si aspetta dal governo dopo Lula, circa la riforma agraria?" - Dom Tomás Balduíno risponde: "Se la successione di Lula ripulirá il governo dalla presenza delle organizzazioni popolari ci sará un´avanzata brutale della grande destra. Allora finisce tutto, é tabula rasa. E il Brasile si trova in una posizione ottima per attirare l´ingordigia internazionale. É un buon affare per chi si trova al governo. Oggi il governo é il maggior capitalista del paese. É l´alleato di tutti i capitalisti. É il capo che ha la chiave della cassaforte. Mi sembra che la successione di Lula passi per la Dilma (Roussef). E le relazioni dei movimenti popolari con quella donna, quando era ministra delle Miniere ed Energia, non furono buone. In ogni caso non é il disastro che ci si aspetta se, per esempio, José serra sará eletto presidente della Repubblica.
2 - É accaduto ad Itaici (SP), il 12 maggio scorso, nell´Assemblea annuale della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani. I vescovi hanno approvato la pubblicazione di un documento di sostegno alle Comunitá Ecclesiali di Base (Cebs). Non vi pubblico il documento quí, perché é un pó lungo: ma vi traduco l´annuncio entusiastico che abbiamo ricevuto dall´assessore nazionale delle Cebs.
"Amici e amiche della "Caminhada", oggi, 12/05, é avvenuta la votazione finale del messaggio della CNBB sulle CEBs. Dopo aver analizzato circa 65 emendamenti e aver affrontato diverse modifiche al testo, siamo giunto a questa versione finale. Ma per arrivare a tanto i vescovi hanno dovuto rispondere, in votazione segreta, a questa domanda: "In conformitá con l´art. 75 del regolamento interno della CNBB, il messaggio al Popolo di Dio sulle Cebs puó essere approvato come un documento ufficiale della Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani? Su 266 votanti, il risultato é stato: sí 228; no 36; in bianco 2. Con questo, gente, il testo é sí un documento della CNBB. Quasi 30 anni dopo il documento 25 abbiamo ora un testo che puó dare animo ancora di piú alla "caminhada" delle comunitá ecclesiali di base in Brasile. Divulgatelo. Spandetelo per le comunitá! Leggetelo nelle celebrazioni! Riproducetelo a volontá! Mettetelo in Internet! Un forte abbraccio a tutti voi, Sérgio Coutinho - Assessore del settore CEBs-CNBB".
Condivido la gioia di Sergio Coutinho per questo riconoscimento, anche se non sono cosí sicuro dell´effetto. In ogni caso é una boccata d´aria, e bisogna avere fede.
Voglio dire che mi fa piacere che i vescovi insistano sul cammino delle Cebs, ma le Cebs sono nate come comunitá di poveri che guardano la vita sociale alla luce del Vangelo e si impegnano, come conseguenza logica della conversione personale a Cristo e della crescita della propria spiritualitá, alla trasformazione delle strutture ingiuste. Di tutto questo mi pare che non resti molto. É cresciuto l´impegno religioso (liturgico e cultuale, soprattutto: che é una cosa ottima ma non dev´essere una anestesia). Nel sociale fanno poco o niente. I movimenti popolari che sono nati dalle Cebs, oggi o continuano per proprio conto slegati dalla Chiesa o languiscono. Esistono ancora parecchie iniziative sociali nelle parrocchie, ma generalmente si limitano ad opere assistenziali e non sono piú svolte in forma di volontariato. In contropartita, in Brasile si stanno spandendo sempre piú organizzazioni (e televisioni) di un cattolicesimo di tipo pentecostale e integralista abbastanza aggressivo che, in via di massima, si occupa di moralizzazione: contro l´alcool, la droga e (almeno nelle intenzioni) e per il rafforzamento della famiglia. É lo spirito del tempo: si ha piú cura della salute, non si fuma, non si beve, e si cerca di convincersi a vivere una vita tutta casa e chiesa: costruire democrazia e cittadinanza ed una economia rispettosa della dignitá delle persone, le differenti culture e l´ambiente, non sembra appassionare molto i cattolici di oggi (per non parlare dei pentecostali evangelici). In altre parole, essi tendono a chiudersi nell´orizzonte religioso, e si rivolgono al mondo solo per portare qualcuno in piú in chiesa. Quale sará dunque il risultato del richiamo dei vescovi? Probabilmente dará un pó piú di coraggio a quelle chiese che praticano ancora la coscientizzazione tramite le omelie, gli incontri di formazione e le letture bibliche, oppure con eventi celebrativi come le "romarias": della terra, dei martiri. Come la nostra chiesa diocesana. Non sará una passeggiata: vedremo!
3 - É rispuntato Dom Luiz Flávio Cappio, il vescovo coraggioso che un paio di anni fa fece lo sciopero della fame contro la trasposizione del Rio São Francisco. In questi giorni é andato anche lui, come dom Tomás Balduino, a Berna, in occasione della consegna di un premio internazionale ad un attivista brasiliano e celebrazione dei 5 anni della firma della Dichiarazione Ecumenica dell´acqua come Diritto Umano e Bene Pubblico. Nel suo discorso ha salutato i partecipanti e ha letto:"Questa dichiarazione riconosce l´acqua come un bene fondamentale per la vita e che l´accesso ad essa é un diritto umano. Con questo, la dichiarazione esige che l´Acqua sia trattata come un bene pubblico e siano definite prioritá di legge per il suo uso. I firmatari si impegnano a "invitare tutte le comunitá ecclesiali, enti ecumenici e organizzazioni sociali a sostenere questa dichiarazione" ed esigono pure che i "paesi si impegnino a farsi carico del diritto umano all´acqua come un bene pubblico attraverso una legislazione adequata, e moltiplicare gli sforzi e impegnarsi per la creazione di una Convenzione Internazionale dell´Acqua in ambito ONU".
Ed ora vi passo abbondanti stralci del resto del discorso.
"Signore e signori, l´essere umano si trova in un momento storico mai vissuto prima. Questo pianeta azzurro dentro ad un universo divino, stella del firmamento, privilegiato in bellezze e ricchezze, che sempre ci ha offerto sostentamento e conforto, sta agonizzando da lunga data, di fronte all´insano sfruttamento umano. Il momento é grave e chiede la nostra riflessione con molta serietá e responsabilitá. Il momento esige coscienza per lottare contro la distruzione dei nostri fiumi, delle nostre foreste, della nostra gente e contro l´arroganza e l´aviditá di quelli che vogliono trasformare tutto in mercanzia e moneta di scambio a fini economici".
"Tutti i beni creati furono affidati dal Creatore al servizio e alle cure dell´essere umano. Dobbiamo servirci e avere cura di questi beni. Dell´aria pura, delle sorgenti, delle foreste, delle riserve minerali: con coscienza e rispetto. Inquinare l´aria col diossido di carbonio, tagliare i fiumi con dighe, distruggere foreste e inquinare le acque con scarichi e agrotossici, piantare per non produrre alimenti, sono stati compiti imposti come "necessari per lo sviluppo". Ma che sviluppe é questo? Sviluppo non sostenibile é un conetto sbagliato e superato. Il vero sviluppo dev´essere sostenibile socialmente ed ecologicamente, e richiede una correzione alle aggressioni giá commesse. Questa riflessione che condivido con voi, non la faccio da specialista ma da pastore delle rive del fiume. Vivo da quasi 40 anni in riva al Rio São Francisco, il Vecchio Chico. Ció che dico lo dico partendo da ció che vivo, insieme al povero e buon popolo dei margini, isole, lagune, allagamenti e foreste di questo fiume benedetto da Dio e rovinato da mani umane".
"Il São Francisco é il maggior fiume completamente brasiliano e storicamente il piú importante, chiamato "fiume dell´unitá nazionale", perché fu la strada dei colonizzatori per entrare all´interno dell´immenso territorio nazionale e lo collegó da nord a sud. Con quasi 3.000 km, il 18º fiume del mondo, é piú lungo del Danubio, piú del doppio in grandezza del Reno, e drena un bacino idrografico di 640 mila km2 (8% del territorio nazionale), piú della Francia e Portogallo messi insieme. In esso vivono circa 16 milioni di persone (9,6% della popolazione brasiliana). Sfruttato intensamente dagli anni 40 per la produzione di energia elettrica, irrigazione di frutta, grani e agrocombustibili (canna da zucchero per l´etanolo), allevamento di bestiame e rifornimento domestico e industriale, in poco tempo é diventato malato e moribondo. Disboscato, eroso, inquinato, la sua portata media che un tempo fu di 3.000 m3/s, nel 1929, quando cominció ad essere misurata, maggiore del Nilo, e ridotta a 2.000 m3 nella seconda metá del secolo, attualmente é di 600 m3/s. Studi recenti fatti da ricercatori degli Stati Uniti hanno concluso che la sua portata é caduta del 35% in questo mezzo secolo. Potrá perdere fino al 20% di quella che resta, secondo studi basati in ricerche dell´ONU sui cambiamenti climatici".
"Di fronte all´insensibilitá del governo brasiliano alle voci critiche della scienza, della Chiesa, della societá e dei movimenti e organizzazioni popolari, e per provocare la sospensione dei lavori (di trasposizione, ndt) e il dibattito e approfondimento degli studi in cerca della veritá sul fiume, ho fatto due digiuni: uno di 11 giorni nel 2005 e l´altro di 24 giorni nel 2007. Fu grande e perfino sorprendente il sostegno ricevuto, tra l´altro anche da qui, dalla Svizzera, a cui colgo l´occasione per ringraziare - Dio vi ripaghi! Ma non bastó a smuovere le autoritá e far retrocedere i piú potenti interessi dietro al progetto. Gesú diceva che certi tipi di demoni si cacciano solo col digiuno e la preghiera (Mt 17,21)....Dev´essere mancata la fede, perché non li abbiamo ancora cacciati".
"In realtá, il Progetto di Trasposizione del Rio São Francisco, le immense monoculture di eucalipto, e ora il terribile progetto della diga di Belo Monte in Amazônia non sono pensati per migliorare la vita delle popolazioni, ma progetti da furbastri per aumentare la fortuna dei piú ricchi, nonostante provochino la distruzione della natura, la disoccupazione, la miseria e la sete. Prendono vita dai sentimenti primitivi del "lupo" che abita in noi: avarizia, egoísmo, superbia. Produrre ricchezza a qualsiasi costo, pure causando danni alla natura e alle popolazioni".
"Secondo la Costituzione Brasiliana del 1988, la prioritá per gli investimenti pubblici in progetti idrici dev´essere il dissetamento umano e animale. E i mega-progetti di Trasposizione del Rio São Francisco e Barragem de Belo Monte nel Rio Xingu hanno come scopo la sicurezza idrica dei progetti di agro-business e la sicurezza energetica per i grandi progetti minerario-industriali dell´Amazzonia, oltre a violare i territori dei popoli tradizionali, indigeni, abitanti dei quilombos e contadini raccoglitori (di caucciú e mandorle del Pará, ndt). In questo senso i progetti sono incostituzionali e aggrediscono diritti fondamentali della popolazione".
"Questi progetti faraonici costringeranno il popolo, principalmente delle cittá, a sussidiare gli usi economici dell´acqua, come l´irrigazione di frutta nobile, allevamento di gamberetti in cattivitá, produzione di acciaio e le mega-monoculture per la produzione di combustibili. In Brasile il costo dell´energia é assai piú basso per le imprese e piú caro per il popolo. I progetti sono finanziati con denaro pubblico ed é la gente che paga il conto dell´uso da parte delle imprese. Di nuovo é il povero che imbandisce la tavola dei ricchi e si accontenta delle briciole che cadono da essa.Di fronte all´attuale crisi dell´acqua, sono certo che abbiamo l´opportunitá - forse l´ultima - di renderci conto del piú grave bivio dell´umanitá: la vita, di cui l´acqua é l´´ espressione piú completa, o la morte. Corro il rischio di dire che il futuro dipenderá da ció che faremo come soluzione per questa crisi, di ció che faremo con l´acqua".
"Il pianeta é questo campo immenso, la nostra casa. Il popolo, il grande gregge del Buon Pastore che, a sua volta, si trasforma in pastori e pastore per prendersi cura con amore di questa casa e di questa famiglia che ci sono state affidate. "Perché Dio - disse Bernanos - non ha altre mani per lavorare se non le nostre. Molte grazie. Pace e Bene".
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