9 maggio 2010

DENGUE, POLITICA, RELIGIONE, MISSIONE

Foto: il nuovo quartiere "Lago Primavera".

1) La dengue: é il fatto che mi tocca piú da vicino. Nel mio quartiere, infatti, uno dopo l´altro si finisce a letto con febbre alta, vomito e dolori tremendi in tutto il corpo. Il tempo minimo per uscirne é di sei giorni, qualcuno arriva anche ad un mese. I malati perdono il gusto del cibo: tutto quello che mettono in bocca é amaro. Cosí afferma Arcangelo, il piú vicino dei miei vicini, che per una settimana ha passato le notti dormendo poco e male e le giornate girovagando tristemente per casa sconsolato. Gli ha fatto compagnia suo figlio Francisco, pure lui ammalato. Ha 16 anni, é un appassionato di sport, frequenta una scuola di calcio nella capitale ed é solito giocare in strada con gli amici davanti a casa mia, ma la zanzaretta lo ha messo a terra ugualmente. Cosí pure é stata colpita la Grazia: non quella di Dio ma la Maria das Graças, che mi fa le pulizie e lava e stira. Cosí, fino ad ora io non ho avuto niente e sto bene (grazie), ma la casa é piuttosto sporchina.

Per la dengue non c´é cura. Si evita solo con la prevenzione. La gente dá la colpa a uno dei nostri vicini, che si é costruito una palazzina in mezzo alle nostre umili casette e ci ha fatto pure la piscina. Dicono che la trascura, non ci mette il cloro, e perció alleva le zanzare. Chi di voi ha la piscina dietro casa, pratichi una accurata profilassi settimanale. Gli specialisti sostengono che per allevare zanzare "aedes aegipti" ci vuole acqua ferma e pulita, come é il caso della piscina. Il mio piccolo deposito d´acqua non c´entra, perché ci sono i pesci. L´ho chiesto agli ufficiali sanitari del comune, e mi hanno assicurato che tutti i pesci sono ghiotti di larve di zanzara. Ci fanno una festa. A proposito, il comune sostiene che non c´é epidemia, e che fin´ora ci sono stati solo dei casi isolati: 16 in tutto ad Itaberaí, é stato pubblicato su un giornale. Di diverso parere, una dottoressa sostiene di averne accertati con esami di laboratorio, lei sola, 140. Ma basta guardare negli ospedali, che sono pieni di ricoverati con la dengue e ogni giorno hanno la coda di pazienti sospetti di contagio. Mi viene in mente il confronto tra la pubblicitá smisurata alla febbre suina e le spese enormi per vaccinare, mentre di questa che é cattiva davvero quasi non ne parlano, e nemmeno stanziano denaro per disinfettare la zona.

La zanzara aedes é piccolina, ma si vede e si riconosce dai colori. É a striscie bianche e nere come una piccola zebra. Molto piccola, peró furba e vigliacca. Lei non fa come le altre, che si attaccano alle pareti e si puó eliminarle con uno schiaffo. Si nascondono di preferenza sotto la sedia o il tavolino. Sfruttano bene l´informatica e il televisore. Si posano nelle vicinanze, e quando voi siete completamente assorti in internet o nel telegiornale ....zacchete, infilano il loro spillo, a tradimento, nelle parti scoperte. E vi succhiano. Di preferenza sul collo, in gola o intorno alle caviglie. E giá che sono in vena di descrivervi questa malattia, ecco cosa scrive un sito medico di internet a proposito di questa malattia: "La dengue, chiamata anche febbre delle ossa rotte, è una grave malattia infettiva tropicale, qualche volta mortale, causata da un virus che si trasmette da una persona all'altra attraverso zanzare del genere Aedes. E’ endemica in alcune zone dei tropici, soprattutto in Asia (dove sia il clima caldo che l’abitudine di conservare l’acqua dolce in serbatoi o in qualunque altro contenitore comportano il mantenimento di una vasta popolazione di zanzare Aedes aegypti), ma è comparsa in forma epidemica sia in paesi tropicali del Centro e Sud America che temperati". (Quindi siete in pericolo anche in Italia).

2 - In politica il Brasile é in stato di grazia. Vi traduco un testo (propagandistico e superficiale, ma abbastanza indicativo degli umori diffusi) che sta circolando in internet, cosí potrete confrontarlo con le notizie dei vostri giornali: mentre crolla la Grecia, tremano i paesi della UE e stanno male gli Stati Uniti, questo paese governato, per la prima volta nella sua storia di 500 anni, da un ex-elettricista di fabbrica, continua ad andare a gonfie vele, anzi accelera. Tutta fortuna, come dicono alcuni? Probabilmente no. Esiste la possibilitá che un governo nato dalla lotta di popolo stanco di oppressione e di prese in giro, sia meglio di un altro formato da politici di mestiere e votato distrattamente da annoiati spettatori televisivi e consumatori. Anche qui vale il principio de Edmundo (che citeró in seguito), che chi soffre pensa di piú e meglio. Dietro, ci sono sicuramente due visioni opposte: un popolo unito che guarda avanti e vuole costruire, sia pure in mezzo a tante contraddizioni; e un altro, non-popolo di individui rancorosi, spaventati dalla prospettiva di doversi scomodare per fare qualcosa insieme, e che rimpiangono un passato che, per diversi aspetti, é degno di essere dimenticato, ma che essi idealizzano come il paradiso perduto.

6 maggio 2001: a) Il Brasile vive la crisi drammatica dell´energia elettrica e attende il pronunciamento del Presidente Fernando Henrique Cardoso che annuncerá alla Nazione il razionamento.
b) Gionale Folha Online: "Oltre a soffrire per l´aumento delle bollette di energia elettrica, il brasiliano dovrá pure spendere di piú per accendere una candela, in caso di blak-out. Il prezzo sará riaggiustato a causa dell´aumento di 5,5% del costo della paraffina, venduta piú cara dalla Petrobras (ente nazionale del Petrolio, ndt) dall´ultimo primo di maggio.
c) Un incidente nella piattaforma P-36, che é esplosa e affondata nel Bacino di Campos il 20 marzo scorso, ha causato 11 morti e ha ridotto la produzione nazionale di petrolio ad 84.000 barili al giorno. L´Agenzia Nazionale del Petrolio afferma che l´incidente é stato provocato dalla "non conformitá nei procedimenti operazionali di manutenzione del progetto" da parte della Petrobras.


d) Folha On line: "Se gli aumenti delle bollette non basteranno a ridurre il consumo di energia elettrica, i brasiliani potranno rimanere senza energia fino a 4 ore al giorno al buio".

6 maggio 2010: a) Il governo annuncia il Plano Nacional da Banda Larga per garantire l´accesso all´alta velocitá di internet a 40 milioni di abitazioni entro il 2014; la statale Telebrás é capitalizzata per farsi carico del comando della rete di trasmissione.
b) Il governo crea la Eximbank per stimolare le esportazioni e definisce gli incentivi fiscali con restituzione rapida di contributi per spingere le vendite brasiliane all´estero.
c) L´industri di macchine ed equipaggiamenti registra il suo record storico in marzo, con un fatturamento di 7,2 miliardi di reali.
d) IBGE: la crescita del 18% della produzione industriale nel primo trimestre, rappresenta la maggiore espansione trimestrale dall´inizio di questa serie storica, nel 1991.
e) La Petrobrás si prepara a realizzare una mega-capitalizzazione destinata a investimenti dell´ordine di 174 miliardi di dollari nello sfruttamento delle riserve di petrolio brasiliane del pré-sale, la principale scoperta di petrolio del mondo degli ultimi decenni.
f) L´opposizione al Congresso boicotta la votazione di regole destinate a garantire la sovranitá nazionale nel controllo dei nuovi giacimenti.
g) José Serra, ex- ministro della Sanitá e della Pianificazione Economica durante il governo di FHC, si presenta di nuovo come candidato delle forze anti-Lula alla Presidenza della Repubblica, questa volta con una dimensione regionale: il tucano (affiliato al PSDB, ndt), afferma che il Mercosul é una farsa; vuole impedire l´adesione del Venezuela al blocco e mostra segni di ritorno alla diplomazia di FHC di allineamento con gli Stati Uniti d´America.

P.S: Un´altra notizia politica di questi giorni, che ci interessa, é il dibattito parlamentare sulla proposta "scheda pulita", per la quale due anni fa la Chiesa brasiliana fu promotrice di una campagna nazionale di firme (ne furono raccolte un milione e mezzo), e che ora i deputati e senatori stanno vanificando. Bisognerebbe andare tutti a Brasilia a fare sit-in davanti al Congresso, ma chi lo fa? Sono tempi di scarsa passione politica e democratica. La mania nazionale, adesso, é la camminata a piedi...per vivere piú a lungo! Anch´io mi sono adeguato, e la faccio un paio di volte la settimana.

3 - La Chiesa brasiliana celebra il Congresso Eucaristico Nazionale. Si svolgerá a Brasilia dal 13 al 16 maggio prossimo. Coincide con il cinquantesimo di fondazione della cittá di Brasilia. Il primo giorno sará dedicato alla "giornata sacerdotale", in osservanza dell´anno sacerdotale proclamato dal papa. Sono attesi almeno 5 mila preti. Parlerá il cardinale Dom Claudio Hummes, prefetto della Congregazione del clero, che é un brasiliano e di sicuro parlerá al clero anche di sacerdozio. Io non ci vado perché queste manifestazioni di massa mi stancano da morire: ma sul "sacerdozio" é ora di riflettere parecchio, nei congressi e anche collegialmente. La memoria delle virtú fondamentali del Curato d´Ars sono sempre valide, ma il mondo é cambiato e bisogna fare una rilettura del modello di prete per il nostro tempo.

Le letture della messa confermano questa vocazione della Chiesa alla collegialitá e a trovare le risposte ai problemi del proprio tempo. Basti pensare che stiamo scorrendo i vangeli del tempo pasquale, quei capitoli di Giovanni in cui Gesú insistentemente richiama i suoi discepoli ad immedesimarsi nel progetto del Padre, a fare della propria vita un dono totale e ad accettare un cammino tra conflitti e contraddizioni affidandosi allo Spirito del Padre e alla comunione fraterna: "amatevi come il Padre ha amato me ed io ho amato voi". "Lo Spirito vi insegnerá quello che dovete fare". E poi c´é il testo degli Atti degli Apostoli: sorge una conflitto nella comunitá di Antiochia, i giudaizzanti litigano coi pagani convertiti per via della circoncisione, e Pietro e Paolo riuniscono la comunitá a Gerusalemme e decidono: "abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi...." É un programma che richiede una Chiesa collegiale e un "sacerdozio" in cammino in mezzo alla gente, non chiuso nei suoi dogmi e autoritá di magistero. Attento allo Spirito e ai segni dei tempi, aperto alla conversione e al cambiamento dove e quanto ne risulti il bisogno. In definitiva, siamo chiamati a vivere e testimoniare l´amore, che é il "nuovo comandamento". Vi cito anche il postino, che lo descrive meglio di me:

"Vi do un comandamento nuovo, ultimo, definitivo: amatevi gli uni gli altri. Non in qualunque modo, ma “come io ho amato voi”. Nel dono quotidiano, fino ala morte. Così, ogni volta che qualcuno è portato a disperarsi per le sue infedeltá, ecco che gli torna all’udito del cuore l’invito: Ama, perdona, come io ti ho già perdonato. Giuda era appena uscito e, dice il Vangelo, era notte. La notte è quella del tradimento nostro nei confronti del significato di Gesù, quando lo svendiamo per racimolare le nostre trenta monete d’argento; chissà, qualche pezzo di potere, un beneficio o un finanziamento in più per la nostra chiesa, il nostro movimento, la nostra comunità, o anche solo, a livello personale, il nostro gustare una rivincita, coltivare un risentimento e crogiolarci in esso. Snaturando, così, la nostra fede e la testimonianza del Vangelo. Notte anche di Dio, abbandonato e angosciato, nell’abbandono e nell’angoscia dei suoi poveri. Notte, se lo vogliamo, della ritrovato intimità con Lui, che si dispone a rivelarci il suo segreto: la sua croce e la sua morte imminente come culmine della gloria di Dio. Momento, in cui tutto, anche il tradimento di Giuda, la durezza di cuore dei sacerdoti, la crudeltà di Pilato e dei soldati romani, la viltà dei discepoli, tutto cospira a farci conoscere Dio come è: assoluto e incondizionato amore. In quella notte Gesù ci affida questo comandamento, che in realtà è un dono: testimonare, nel nostro amore e perdono vicendevole, il “come è di Dio” il “come dovrebbe essere il mondo. Noi, lo vorremo deludere, scegliendo altro?"

É poca la gente che sa dire o scrivere queste cose, ma ci sono quelli che le sentono per intuizione o per istinto, e le vivono. Di solito sono i poveri e i sofferenti. Per questo motivo ci ricevono, spesso, come un dono dal cielo per aiutarli a risorgere dopo la "morte" del dolore, della perdita, o di una vita quotidiana dura o insignificante. Argelina (i nomi sono tutti fittizi) abita in campagna. Ha perduto una figlia sei mesi fa e un figlio, suicida trenta giorni fa. Lui ha bevuto una miscela di erbicida e veleno per formiche. Accogliendo la gente per la messa, che lei ha chiesto, in casa sua, ha detto: "Ringrazio il padre e tutti voi, é la prima volta che si celebra la messa da me, ed io sono felice, provo una grande gioia, un conforto che voi non immaginate nemmeno, dopo tutto quello che ho passato. Ho sentito il cuore pieno di tenebra e dolore, ma ora vedo una luce perché voi mi mostrate che esiste l´amore!" E un´altra giovane signora, che ha voluto accompagnare me e altre persone in una comunitá rurale per celebrare l´Eucaristia, afferma: "Mi piace la messa in campagna, é tutto cosí vero e cosí vicino a me!" Prima mi aveva raccontato che guadagna la vita vendendo iogurt di porta in porta, sempre a piedi, ad Itaberaí e nelle cittá vicine. "Facciamo cento vendite al giorno, o anche piú. Vendiamo a litri, un litro sono venti iogurt". Probabilmente non ha quasi mai tempo per andare a messa. Pensate un pó che vite, e quanto bisogno hanno di sentirsi amate da Dio.

E poi c´é Edmundo, un camionista che, di tanto in tanto, ha delle rivelazioni direttamente dallo Spirito Santo. Partecipa ad un incontro che noi chiamiamo "Scuola della fede", a cui partecipano pochissime persone (l´ultima volta erano quattro). Lui mi ha raccontato l´ultima lezione che ha avuto dallo Spirito: "Dio vuole perfezionare l´essere umano, ed é per questo che lo ha creato in mezzo alle difficoltá e gli ha messo accanto il male. Perché noi impariamo nel dolore e nella sofferenza. Siamo come le pietruzze, che sfregando tra di loro perdono dei frammenti e si arrotondano. Quando invece si trovano nella terra soffice o accanto al legno rimangono sempre piene di spigoli. Qualche volta Dio ha pietra di noi perché ci mettiamo a piangere e sgambettare, e ci libera da quella prova troppo dura: ma é un favore che si trasforma in un danno per noi, perché significa che non siamo ancora maturi per crescere forti come il suo Figlio Gesú".

4 - La missione: L´altra sera ero ad un incontro in un piccolo gruppo biblico di un quartiere ancora in formazione. Gli abitanti provengono da svariate localitá del paese, da aree agricole o da cittá vicine o lontane, mossi dall´unica ragione della ricerca di un posto per lavorare e di uno spazio per abitare. Si trovano raggruppati lí come per caso. L´integrazione é lenta. La panoramica e la posizione del quartiere sono bellissime, ma per il momento é un luogo desolato che non sembra nemmeno appartenere alla cittá. Le vie senza asfalto e scavate dalle pioggie riversano, ad ogni veicolo che passa, nuvole di polvere rossa sulle case e "dentro". Nel periodo delle pioggie diventano ruscelli o piste di fango. Di notte si ha una bella visione dall´alto di Itaberaí illuminata, ma l´area intorno é quasi buia per via degli ampi spazi ancora incolti tra l´uno e l´altro dei rari lampioni. La comunitá ecclesiale é incipiente. Si riuniscono al massimo quindi o venti persone, in maggioranza donne e ragazzetti. Con loro non si sa che linguaggio parlare e da quali temi partire perché hanno alle spalle esperienze di vita, situazioni, abitudini e culture diversissime anche dal punto di vista religioso.Quella sera erano solo dieci. Abbiamo letto un vangelo delle domeniche di Pasqua, quello di Luca 24, dove Gesú, dopo la risurrezione, mangia pane e pesce coi suoi discepoli sulle rive del lago. Sono rimasti per parecchi minuti in assoluto silenzio.

Oltre a pensare al brano di Vangelo, io li osservavo. C´era la Neusa, che immaginavo afflitta dal pensiero del marito che ha subito un trapianto di rene nei giorni scorsi ed é ancora in osservazione: e dei suoi ragazzi, 12 e 14 anni, ambedue minacciati dal diabete. Poi la Felicita che ha il marito in prigione perché, accecato dalla rabbia perché il genero picchiava sua figlia e la trattava come una bestia, lo ha ucciso a colpi di rivoltella. La Maria, sempre preoccupata perché il suo uomo é sempre in giro per le strade col camion, e lei sola e in ansia, a casa, ad occuparsi dei tre figli. La Joelma, piccola di statura e troppo magra per il peso che deve portare lavorando nelle pulizie dalle sei del mattino fino a tarda sera. E tutte le altre ognuna con la sua croce, perfino i ragazzi. Mi sono chiesto che cosa ci facevano quelle persone lí, e che cosa ci facevo io cosí lontano dal mio mondo? Il primo intervento é stato proprio di un ragazzino, Antonio, che ha commentato: "Mi piace quella frase "le reti non si spezzavano". Avevano preso 150 pesci grandi ma le reti non si sono spezzate. Proprio come noi, che portiamo grandi pesi nella vita ma resistiamo". La signora Neusa ha detto: "Io sono quí perché la comunitá é importante per me, ma non chiedetemi di dire cose sul Vangelo perché una volta ho parlato in una comunitá e quelli che credono di sapere tutto hanno riso di me". Un´altra ha spiegato che Gesú spezzava sempre il pane, gli piaceva mangiare assieme agli altri. La conversazione é caduta presto sulla situazione del quartiere, la gente che non si conosce, le coppie che non osano venire perché sono conviventi, quelli che si visitano e promettono di partecipare ma poi non vengono, chi é cattolico ma non sa nemmeno cosa siano Natale e Pasqua, chi non é stato battezzato, chi é evangelico, e chi non si sa cosa sia ma é sempre pronto ad aiutare il prossimo.

Non si capisce tutto, ma é molto chiaro perché quella gente, che é tornata dal lavoro alle sei di sera e ha fatto il bagno e cenato in fretta, trova poi tempo e forza per andare a leggere il Vangelo in comunitá. C´é un vuoto da colmare, una vita a cui dare un senso, e la ricerca del piacere di stare con gli altri, conoscere i vicini, non restare soli, e rinnovare la speranza e la gioia di vivere. E non é per aiutare questa gente a restare unita vivere nonostante tutto, che Gesú é venuto al mondo? É il senso del Vangelo e della missione.

É anche il senso della vita (la mia e di tanti altri) e della mia presenza qui. Di fatto, oltre all´anomalia di essere ritornato con il permesso dei due vescovi su mia richiesta ma senza un invito e un invio ufficiale, secondo la "logica e ingegneria ecclesiale" quí non c´é piú bisogno di missionari perché questa Chiesa é autosufficiente: ha una trentina di preti, che bastano a "coprire" tutte le parrocchie. (Anche se, dobbiamo dirlo, non sempre questa logica é aderente alla realtá, perché di fatto le comunitá hanno la messa, quando va bene, ogni due mesi e i preti, anche quelli come me che si sforzano di andare nei quartieri piú poveri, hanno pochissimo tempo per farlo). Peró mi sento in perfetta armonia e sintonia con l´invio che leggeremo sui vangeli nei prossimi giorni: "Andate in tutto il mondo. Il Vangelo sará predicato a tutte le nazioni. Lo Spirito Santo, che il Padre vi invierá, vi insegnerá cosa dovete fare".

La notte dopo quella riunione mi é tornato in mente il tempo del seminario, quando cominciai a sognare le missioni e ho provato una sensazione di compiacimento: ho sentito che mi trovavo esattamente in una delle situazioni che sognavo a quindici anni. A quei tempi leggevo libri sulle missioni, guardavo film, ascoltavo missionari che venivano a raccontarci le loro vicende e descriverci i loro popoli, e pensavo: "Seguire Gesú che va verso quelli che cercano la salvezza e che sentono e vivono di piú il bisogno di lui". L´essenza della missione é questa: quella di Cristo, della Chiesa, la nostra, sono per il mondo intero, per tutta l´umanitá. Quelle dieci persone sono state, quella sera, la mia parte nella missione. Anche se la visione di cinquanta anni fa era un pó diversa, e se la Chiesa non ha raggiunto l´obiettivo che si proponeva, di essere pienamente una comunitá "popolo di Dio", di vivere la collegialitá e lo stile evangelico, di incarnarsi nelle lotte dei poveri, di liberarsi dallo spirito mondano, dal carrierismo, dalle diplomazie e alleanze ingombranti coi poteri statali. E anche se, personalmente, ho attraversato diversi periodi di dubbio e ripensamenti, ringrazio lo Spirito Santo, perché a quanto pare mi ha mantenuto dentro ai parametri e al percorso sognato nella mia adolescenza, imparato in seminario e fondamentato nella vita, morte e risurrezione di Gesú Cristo.

5 - ANCORA MISSIONE: ora vi offro la traduzione dell´ultimo capitolo di Yung Mo Sung, che é davvero importante. Vale la pena leggerlo: anch´esso tratta, da un angolo diverso, il tema "missione".

Economia e Vida (XII): Fé, economia e formação - Jung Mo Sung - dal sito Adital.

In quest´ultimo articolo della serie "Economia e vita" voglio proporvi alcune riflessioni sui contributi che la fede cristiana e la teologia possono dare nella costruzione di un sistema socio-economico e socio-politico capace di rendere possibile una vita degna per tutte le persone.
In primo luogo, bisogna avere chiarezza sui limiti della fede e della teologia. La fede é, soprattutto, una scommessa su un modo di vivere e vedere la vita. Essa ci dá il senso al vivere e una prospettiva per capire la vita e il mondo. La Teologia cristiana é una riflessione critica e sistematica sulla vita e sul mondo a partire dalla fede che nella persona di Gesú di Nazaret ci é stato rivelato il "volto" di Dio. Nella misura in cui l´oggetto della riflessione teologica é la vita umana e il mondo - nella prospettiva di cui la fede si fa carico - siamo sempre tentati di trattare tutte le questioni con argomenti religiosi o teologici, senza necessitá di aiuto delle altre scienze. Questo si manifesta, tra gli altri casi, quando vediamo persone di fede che criticano o fanno proposte di economia usanto solo argomenti etici o teologici, senza mostrare un minimo di conoscenza delle scienze economiche. É come se l´economia potesse essere capita solo con il buon senso, le esperienze economiche della vita quotidiana e qualche conoscenza teologica.

Immaginiamo questo problema da un altro angolo. Se un gruppo di economisti emettesse opinioni sul cristianesimo basandosi solo sulle loro esperienze religiose quotidiane e il senso comune sulla religione, senza un minimo di conoscenza, per esempio, della differenza tra linguaggio analitico-descrittivo e linguaggio simbolico, di come la Bibbia fu scritta nel corso di mille anni e della complessa storia dei duemila anni del cristianesimo e altre cose del genere, la comunitá teologica non prenderebbe sul serio quel gruppo. Per capire la tradizione biblico-cristiana bisogna conoscere almeno un poco gli strumenti teorici che ci danno una visione adequata dell´argomento, al di lá della conoscenza immediata o del senso comune. La stessa cosa vale per l´economia.

Questo non significa che le persone di fede che non hanno conoscenza delle scienze economiche non possano o non debbano emettere nessun commento o giudizio sull´economia. Al contrario, La fede deve incidere su tutti gli aspetti della vita, anche in campo economico, e per questo essa deve spingerci a difendere i diritti e la giustizia a favore dei poveri. Mostrando cosí che il senso della vita consiste nel vivere in una comunitá in cui c´é posto per tutti e tutte, non nell´accumulazione delle ricchezze. É questo il contributo principale che possiamo dare. Peró, dobbiamo riconoscere che la fede ci dá lo spirito di questa lotta, ma non ci offre le strategie concrete o le risposte adeguate per le questioni operative dell´economia o della politica. Se non distinguiamo bene le specificitá della teologia e delle scienze economiche e sociali, corriamo il rischio di trasformare la teologia in una sociologia di seconda categoria. Per evitare questo rischio e anche per separare la fede e la teologia dai problemi concreti e reali delle persone e della societá, la teologia deve dialogare con l´economia e le altre scienze del sociale e della vita. Questo é il secondo punto.

In terzo luogo, affinché i leader cristiani, operatori pastorali e teologi/teologhe, possano esercitare in modo piú efficiente la missione di annunciare la buona novella ai poveri, abbiamo bisogno di superare la tendenza che esiste nell´area di formazione, di chiudersi "dentro" al campo religioso, per l´affermazione delle dottrine religiose (compresa la dottrina sociale) della Chiesa. Bisogna assumere la formazione teologica-pastorale come un mezzo (indispensabile, ndt) per la missione nel mondo. E per attuare e dialogare col mondo, lo studio delle scienze economiche e sociali deve far parte della formazione teologica-pastorale e dell´educazione permanente. Non per formare economisti o sociologi, ma per formare operatori pastorali e teologi-teologhe capaci di pratiche e di riflessioni teologiche rilevanti e pertinenti nel mondo di oggi.

In veritá, questa logica é giá esistente da molto tempo in altre aree della formazione teologica. Per capire la dottrina cattolica della transubstanziazione, che accade nella consacrazione eucaristica, gli studenti di teologia imparano anche il pensiero filosofico sulla sostanza e l´accidente, cosí come per studiare e praticare la direzione spirituale é necessario imparare le nozioni basiche della psicologia. La sfida posta dalla Campagna della Fraternitá di costruire un sistema economiche che renda possibile una vita degna per tutti e tutte non dev´essere una proposta in piú fra tante altre, che per il fatto di essere troppe finiscono per essere dimenticate o riposte in secondo piano. La vita é il piú grande dono che abbiamo ricevuto da Dio, e "la vita in abbondanza per tutti e tutte" é l´obiettivo piú importante della missione di Gesú e della sua Chiesa.



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