30 novembre 2014

CI SVEGLIEREMO?

Alcune immagini della Chiesa Parrocchiale ristrutturata, che sará re-inaugurata domenica prossima.
Che bel mese di novembre abbiamo avuto in Goiás! Le piogge frequenti hanno mitigato il clima, dopo due mesi terribili sfiorando i 40 gradi. Le nostre belle campagne facevano paura di tanto riarse che erano diventate, dopo 6 mesi di secca: ed ora si sono rivestite di un verde fresco e rigoglioso. Si sta riprendendo perfino la metropoli di San Paolo che era rimasta senz´acqua. Il razionamento dell´acqua nelle cittá grandi è presagio di un futuro squallido, se i governi non corrono ai ripari con misure drastiche. Ci sono giá alcune ditte che hanno messo in vendita, per i condomini, rubinetti e bagni a tempo: si schiaccia un bottone e scende l´acqua per un minuto. Si puó schiacciarlo al massimo tre volte: una per bagnarsi, la seconda per insaponarsi, la terza per sciacquarsi! Il tempo in cui si lavavano con la gomma le macchine, i pavimenti delle case e i marciapiedi, come è ancora pratica comune a Itaberaí, nelle cittá grandi è un ricordo del passato.
L´agenda delle prossime settimane è piena di festeggiamenti. Festa (con novena) di Nossa Senhora das Graças, nel settore Fernanda Park. Memoria del decimo anniversario dell´asilo San Francesco. Riconsacrazione della chiesa parrocchiale ristrutturata – il 7 dicembre, in coincidenza con la festa dell´Immacolata. Festa di Santa Lucia nell´omonima cappella. Diverse prime comunioni e cresime. Novena di Natale. Festa di Nossa Senhora da Boa Esperança, nel quartiere omonimo. Eccetera. Poi Natale, cosí finiamo in gloria. La venuta di Gesú ha cambiato il mondo. Ce n´è per tutti i gusti. Ma la parte piú importante sono le domeniche di avvento. Cominciano oggi, con il Vangelo di Marco.
Commento di José Antonio Pagola: “Le prime generazioni cristiane erano ossessionate dal rapido ritorno di Gesú. Erano talmente attratti da lui che volevano incontrarlo il piú presto possibile. I problemi iniziarono quando videro che passava il tempo e la venuta del Signore tardava. Presto si resero conto che questo ritardo era un pericolo mortale. Il primo ardore poteva spegnersi. Con il passare del tempo, quelle piccole comunitá potevano cadere poco a poco nell´indifferenza e dimenticanza. Erano preoccupate di una cosa: «Che Cristo, quando arriva, ci trovi addormentati”. La vigilanza divenne la parola chiave. I Vangeli la ripetono costantemente: “Vegliate”, “state pronti”, “rimanete svegli”. Secondo Marco, l´ordine di Gesú non é solo per i discepoli che lo ascoltano. “Ció che vi dico lo dico a tutti: vegliate”. Sono passati 20 secoli di cristianesimo. Che ne é stato di questo comando di Gesú? Continuiamo svegli? La nostra fede si conserva, o si é spenta man mano nell´indifferenza e nella mediocritá? Non vediamo che la Chiesa ha bisogno di un cuore nuovo? Non sentiamo la necessitá di scuotere l´apatia e l´auto-inganno? Non ci mettiamo a risvegliare il meglio che c´é nella Chiesa? Come possiamo continuare a parlare, scrivere e discutere tanto su Cristo, senza che la sua persona ci appassioni e trasformi un pó di piú? Non ci accorgiamo che una Chiesa addormentata che Gesú non seduce e a cui non tocca il cuore, é una Chiesa senza futuro?”
Negli articoli degli analisti che analizzano tutto, si dice che la crisi dell´acqua è una conseguenza della privatizzazione. Nei decenni scorsi c´è stata un´onda crescente di proteste contro il servizio pubblico che rincarava i prezzi e funzionava male. Gli amministratori e i governi, un pó ovunque, hanno privatizzato l´erogazione dell´acqua. Si sa che le imprese private tendono a distribuire i danni e incassare i guadagni. L´impresa che ha comprato il servizio dell´acqua a San Paolo, in seguito è stata comprata da banche. Ora chiedono 3 miliardi e mezzo (di reali) al governo per ristrutturare tutto il servizio, per salvare i guadagni degli azionisti: una somma ingente. Ma tutti quei bar e ristoranti che hanno avuto danni (qualcuno, addirittura, è stato costretto a chiudere) perché riceveva acqua solo a singhiozzo, non saranno rimborsate. E nemmeno i cittadini, che hanno pagato caro per un servizio che c´è solo ogni tanto. Allora, esiste una soluzione? Credo di sí: sarebbe la gestione pubblica, con i dovuti controlli per evitare la corruzione, e con il concorso dei cittadini che dovrebbero sentirsi corresponsabili, vigilare ma anche collaborare al risparmio. Ci vuole una educazione alla responsabilitá per il bene comune. Ma non c´é. Si spreca, si arraffa il piú possibile, e si reclama. Per esempio noi in Goiás abbiamo acqua in abbondanza, peró in cittá comincia giá a scarseggiare. Alcuni fazendeiros si fanno i loro laghetti, monopolizzano fiumi e ruscelli, li avvelenano con i difensivi chimici immessi nell´impianto di irrigazione. Quando si rompe una diga, qualcuno paga i danni? Nemmeno per sogno. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato.
La Chiesa ha dichiarato il 2015 come “anno della vita consacrata”. Un invito a riflettere sulla vocazione religiosa. Ma dovremmo dichiararlo anche “anno dei diritti umani e della Madre Terra”, vista la gravitá e l´urgenza del problema ecologico. I diritti della terra sono anche i nostri diritti! Si calcola che in Brasile ogni cittadino mangia, ogni anno, circa 5 litri di veleno contenuto negli alimenti prodotti dalla nostra terra. Produzione finanziata dallo Stato e dalle Banche soprattutto per esportare commodities e importare valuta.

15 novembre 2014

PENSIERI DEL MOMENTO

1) Oggi è festa nazionale in Brasile. È la festa della Repubblica. Ci facciamo gli auguri. Sono anche giorni di gioia per la gente, perché ha cominciato a piovere con frequenza. I goiani ringraziano Dio in continuazione. La pioggia è una benedizione. In Italia pare che quest´anno non lo sia affatto. Siete vittime di alluvioni e frane? Ci sono anche quí, specialmente nelle grandi cittá. Peró bisognerebbe anche agire di conseguenza. Si costruisce spesso ignorando la forza della natura, pensando solo ai nostri interessi. La natura è la prima vittima. Non direi che sia vendicativa. É che ha le sue leggi, e se non le rispettiamo è un disastro.
2) Ormai è ufficiale. Il vescovo ha trasferito i miei colleghi di parrocchia, Padre Severino e Padre Luís. Il primo febbraio faranno l´ingresso nella parrocchia di Ceres. A me è stato concesso di rimanere qui in vista del mio prossimo rientro in diocesi di Modena. Sapevamo che doveva accadere prima o poi. Sono tempi di saluti, di omaggi e di qualche lamentela. Il distacco è quasi sempre un pó doloroso per il cuore e i sentimenti. Tuttavia questi cambiamenti fanno bene alle parrocchie. In Brasile sono frequenti: non esiste quasi piú la figura del parroco inamovibile. Le comunitá si rinnovano, prendono nuovo impulso, escono dall´abitudinario. La parabola del Vangelo di questa domenica calza a pennello con la disponibilitá ad affrontare questi scossoni. C´è un servo che ha ricevuto un talento e, preoccupandosi solo di evitare problemi e fare una vita tranquilla, lo va a seppellire per restituire poi il talento quando il padrone ritorna. Ma il padrone non è soddisfatto: voleva che il servo facesse produrre frutti a quel talento. La missione della Chiesa non è appena di conservare usanze, precetti e abitudini, ma di portare la testimonianza del Vangelo nelle situazioni sempre nuove, senza paura della provvisorietá. Alla fine non conterá se abbiamo conservato bene i doni di Dio, ma se li abbiamo fatti fruttare.
3) Sono entrato in una chiesa ed ho ascoltato l´omelia di un giovane prete brasiliano, che ha fatto un viaggio di due settimane in Italia. Per inciso, ha accennato alle impressioni del suo viaggio. Ha detto che in Europa le chiese sono deserte, hanno perso la fede: e il cristianesimo ora fiorisce qui. Le impressioni superficiali di un turista non è da prendere troppo sul serio, tuttavia questo tipo di opinioni si sta diffondendo. Secondo me sono corbellerie, ma diventano opinione pubblica. È vero: c´è un calo notevole di praticanti, le statistiche lo confermano ed è un dato visibile. Non c´è piú tanta gente a messa come un tempo. Peró non vi ho mai visto una chiesa deserta. Io sono convinto che oggi la fede sia piú forte che in tempi passati. Soprattutto piú sincera. Vanno a messa quelli che hanno fatto una scelta, e seguire Gesú è diventato il loro programma di vita. Quelli che andavano a messa per altre ragioni hanno scelto di impiegare la domenica diversamente. Inoltre, il non andare a messa non significa sempre un abbandono della fede. Molti hanno perduto la fiducia nella Chiesa, seguono il Vangelo per conto loro. Possiamo dire senz´altro che è una decisione rischiosa e incorretta, ma possono avere anche alcune buone ragioni. Nel caso che siano persone oneste, Io indicherei di giudicarli secondo il suggerimento di Gesú riportato dai Vangeli: “Chi non è contro di noi, è con noi”. Esiste pure la la situazione opposta: in questo brasile che pullula di chiese cattoliche ed evangeliche sempre zeppe di fedeli, risulta che avvengono ogni anno piú di 140 mila stupri. Una media di uno stupro ogni dieci minuti. Tanto per fare un esempio. La parabola evangelica della zizzania ci avverte che il bene e il male, in questo mondo, saranno sempre mescolati. Le persone devono fare una scelta interiore e rinnovarla ogni volta. Questo dimostra quanto è importante promuovere una adesione piú vera e sincera a Gesú Cristo.

1 novembre 2014

UN CUORE NUOVO

Foto: stagione del mango, una frutta di produzione abbondante senza potature e protezioni chimiche.
Oggi è la festa di tutti i santi. Qui in Brasile non è di precetto. Li metteremo tutti insieme, domani, nella giornata dedicata ai defunti. Quasi tutti i giorno Francesco, il papa, ci rinnova l´appello a tornare al Vangelo. Vale la pena leggere e rileggere almeno qualche brano dell´esortazione “Evangelii gaudium” (Allegria del Vangelo), da lui pubblicata un anno fa. Commento di José Antonio Pagola, in un suo nuovo libro in lingua spagnola, dal titolo “Volver a Jesus”: “Il papa non pensa appena ad un “aggiornamento¨ della Chiesa al tempo di oggi. Meno ancora si limita al ricupero dell´orizzonte, dello spirito e delle linee di forza del Vaticano II. Francesco ci chiama ad una conversione piú radicale: “Tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo” e tornare a Gesú Cristo, che “puó rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo rinchiuderlo e ci sorprende con la sua costante creativitá” (E.G. 11). Inoltre indica con molta fermezza la “opzione preferenziale per i poveri” come “una categoria teologica, piú che culturale, sociologica, politica o filosofica”. (EG. 197). E incita ad “ascoltare il clamore dei poveri come impegno essenziale di chi si fa discepolo di Gesú e vuol seguire la via del Vangelo. Scrive: “È un messaggio cosí chiaro, cosí diretto ed eloquente, che nessuna ermeneutica ecclesiale ha il diritto di relativizzarla” (E.G. 194). “Ogni cristiano e ogni comunitá sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione dei poveri, affinché essi possano integrarsi pienamente nella societá” (E.G. 187). È un testo vibrante, scitto con il cuore di apostolo.
Mi piace leggere queste parole che ora sono pronunciate dal papa. Questa è la strada che la Seconda Assemblea delle Chiese Latino-Americane (Medellin, 1968) indicarono, e che mi entusiasmó in gioventú, negli anni 70, quando, assieme al vescovo e all´Assemblea Diocesana, ci dedicammo all´ascolto del clamore dei poveri e iniziammo la “caminhada” dei Gruppi di Vangelo. Bisogna ricordare che Gesú, che ha aperto questa strada, fu crocifisso dai sacerdoti del Tempio, dai dottori della Legge e dalle autoritá romane. Come ai tempi di Gesú, anche per noi ci furono incomprensioni e sofferenze, e ce ne saranno anche per il papa. Oggi gli antichi Gruppi di Vangelo si chiamano Comunitá Ecclesiali di Base: tradotto in Cebs, una sigla incomprensibile per la maggior parte della gente. Oltre a questo nome tecnico e dottrinale, hanno ricevuto dall´alto piani pastorali farraginosi e complicati, in cui si impone molta organizzazione e si tende a dimenticare l´essenziale, che è avere un cuore nuovo trasformato dal Vangelo. Cosí le parrocchie diventano reti di comunitá ecclesiali di base esecutrici dei programmi elaborati dagli "specialisti" della Conferenza Episcopale Nazionale e continuano a dipendere dagli umori del parroco come galoppini. La gente dei quartieri ha bisogno di confrontarsi alla luce del Vangelo con le questioni della propria vita quotidiana per fare le proprie scelte. Per essere vere comunitá ecclesiali devono si agire insieme al parroco e lasciarsi coordinare, ma sentirsi Chiesa per scelta personale. Le parrocchie, anche in Brasile, complessivamente non parlano quasi piú di “scelta preferenziale per i poveri”, o ne parlano ma non la praticano. Come diceva un prete recentemente, “sono cose di altri tempi”. Tuttavia alcune comunitá si sforzano di vivere lo spirito del Vangelo, e solo grazie ad esso camminano ancora. Se no diventano gruppi di devoti individualisti oppure associazioni di filantropia.
Scrive José Antonio Pagola: “Abbiamo bisogno che nelle nostre parrocchie e comunitá si possa vivere una esperienza nuova di Gesú. Si tratta, concretamente, di camminare nei prossimi anni verso un livello nuovo di vita evangelica: passare a una nuova fase di cristianesimo piú ispirato e motivato da Gesú, meglio strutturato per annunciare la sua Buona Notizia, e collaborare con lui nell´aprire strade al Regno di Dio. La cosa decisiva è non rassegnarci a un cristianesimo senza conversione. Non importa la nostra etá, il luogo o la nostra responsabilitá all´interno della comunitá ecclesiale. Possiamo fare in modo che la Chiesa sia piú di Gesú e che abbia un volto piú simile al suo. Niente è piú forte di lui per trasformarci.” (J.A. Pagola, Volver a Jesus, 2014).