6 febbraio 2013

I POVERI NEL VANGELO DI LUCA

Amici, vi seguo sui giornali on-line e so che vi trovate di fronte a scelte fondamentali. Ci sono le elezioni. State ascoltando promesse mirabolanti, di restituzione in contanti delle tasse e di rifare l´Italia dall´a alla zeta. Tentazioni. Dovete anche decidere, nel cinquantesimo del Concilio, come sistemare l´ambone e i banchi in chiesa. In questo blog vi propongo un articolo di Gilvander Luis Moreira, un frate carmelitano, operatore della CPT e del CEBI, specializzato in esegesi biblica (fonte adital): come il vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli vedono i poveri? Quest´anno il vangelo di Luca sará letto nella liturgia del te mpo comune, quindi a qualcuno dovrebbe interessare. L´ho tradotto alla lettera. Anche questo combina bene con il cinquantesimo del Vaticano II. Le foto sono scatti della nostra festa parrocchiale.
No vangelo di Luca i poveri non sono spiritualizzati come puó suggerire, a prima vista, il vangelo di Matteo, ma hanno una connotazione concreta. Sono carenti economicamente, emarginati ed esclusi socialmente. Não hanno rilevanza sociale. Gli Atti, 2º volume dell´opera di Luca, approfondiscono di piú questa radicalitá. L´apostolo Pietro, ad esempio, si dichiara assolutamente povero, senza oro né argento, ma soltanto la Parola che rinvigorisce e rianima gli stanchi (At 3,6). Il contrasto tra ricchi e poveri trascende la dimensione socio-economica. La categoria povero comprende prigionieri, ciechi, oppressi (Lc 4,18), affamati, desolati, odiati, diffamati, perseguitati, emarginati (Lc 6,20-22), storpi, lebbrosi, sordi e perfino morti (Lc 7,22). Per l´ideologia egemonica, che é sempre quella della classe dominante, i poveri sono scoria, rifiuti e immondizia della societá. Sono usati e non amati. la ricchezza é, quasi sempre, una trappola mortale per la persona umana, poiché, molte volte, coinvolge la persona in un processo di disumanizzazione, promettendo stabilitá, rafforzando l´autosufficienza e causando molte ingiustizie.
Nel vangelo di Luca le beatitudini hanno un orientamento sociale (Lc 6,20-23). Sono dirette ai discepoli come a persone realmente povere, affamate, afflitte, vittime di ingiustizie ed esclusi dal mondo in cui c´é organizzazione a favore di una minoranza e caos per la maggioranza. Luca non intende spiritualizzare la condizione dei suoi discepoli, come fa a prima vista Matteo nelle sue beatitudini (Mt 5,1-12). Le prescrizioni che Matteo aggiunge – poveri in spirito, fame e sete di giustizia – rispettano la condizione di diversi membri della comunitá mista a cui la narrazione evangelica é diretta. In Luca la povertá, la fame, l´afflizione, l´odio e l´esilio caratterizzano la situazione concreta ed esistenziale dei discepoli e delle discepole di Gesú Cristo, che sono quelli che Gesú dichiara beati.
Nel vangelo secondo Luca appare nitidamente una opzione per i poveri contro la povertá. I ricchi non sono esclusi a priori, ma sono invitati ad abbandonare l´idolatria del capitale e del potere e farsi poveri. Il servo sofferente padre Alfredinho diceva: "Il mondo diventerá un paradiso nel giorno in cui i ricchi desidereranno patire la fame”. Luca é duro contro i ricchi e la ricchezza (Lc 6,24).
"Abbiate cura degli indeboliti!” (At 20,35). Ecco un appello forte dell´Apostolo Paolo nel suo testamento spirituale, scritto da Luca, che conservava nella memoria e nel cuore l´immagine di Paolo como uno che dava un´attenzione speciale agli impoveriti. É probabile che nelle comunitá di Luca, alla fine del primo secolo, um grande desiderio di fedeltá al passato stesse provocando la dimenticanza degli impoveriti e degli esclusi. Questi non sempre possono rispettare le regole della comunitá. Per Paolo, il segno per eccellenza dell´autenticitá del ministero era l´amore disinteressato e gratuito verso i poveri. Questa opzione appare in modo molto eloquente quando Paolo dice alle comunitá di Antiochia che l´unica cosa che l´Assemblea di Gerusalemme si premura di avvertire é: "Noi dovremmo ricordarci dei poveri...” (Gálatas 2,10). Nel discorso ai presbiteri, in At 20,17-35, Luca richiama alla cura verso i poveri, perché probabilmente i presbiteri si stavano preoccupando meno con quelli e agivano come mo "i falsi pastori che pascolano sé stessi e divorano le pecore” (Ezechiele 34,8-10). Sará che spendevano piú energie nei riti che nella promozione umana degli esclusi e la lotta per la giustizia?
La teologia di Luca propone una mistica evangelica che sia una Buona Notizia per i poveri, cioé ciechi, sordi, muti, carcerati, alienati, malati e peccatori; infine, per gli emarginati ed esclusi. Luca é molto realista, perché si accorge che la Buona Notizia per i poveri é, normalmente, pessima notizia per gli oppressori e violentatori dei poveri. Luca non difende ogni e qualsiasi notizia, ma appena quella che trae qualitá di vita per tutti e per tutto, a partire dagli oppressi. Gesú di Nazaret, secondo Luca, si trova tra i poveri e si impegna con loro. La sua vita, che conosciamo anche dalle sue prese di posizione e insegnamenti, é caratterizzata da incontri con persone del suo circolo di amicizie e persone del mondo degli esclusi. Gesú fu sempre un anticonformista nei confronti delle ingiustizie e dei sistemi ingiusti, um sognatore che coltivava la bella utopia del Regno di Dio in mezzo a noi. Gesú aveva i piedi per terra, ma il cuore nei cieli. Era un profeta, uno sensibile, capace di percepire i bisbigli e gli appelli di Dio dentro le viscere dei fatti storici. Il Galileo fu un testimone, un martire, che non solo disse delle veritá, ma donó la vita per le veritá che difendeva.
Gesú e il suo movimento, con una scelta di posizione altamente irriverente, si lasciano coinvolgere, appassionare, muovere a compassione dal popolo sofferente e rivelano un grande sforzo di trasformazione. Demistificano ció che é mistificato dal senso comune. Dis-idolatrano dei e idoli che concorrono con um chiasso immenso a favore di progetti schiavizzatori. Dissacralizzano il potere, smascherando il potere religioso, quello politico ed economico che, divinizzati, promuovono grandi atrocitá. Dis-dualizzano la forma di affrontare la realtá – con Gesú “il velo del Tempio si strappa” (Lc 23,45) e "nessuno deve chiamare impuro ció che Dio ha creato” (At 10,15). Non c´é piú separazione tra puro e impuro, tra santo e peccatore, tra trascendenza e immanenza, tra dentro e fuori, tra sacro e profano, tra cielo e terra, tra umano e animale, etc. Tutto e tutti sono bagnati dalla dimensione divina e trascendente della vita. In ciascuno e ciascuna di noi ci sono il femminile e il maschile, il bene e il male, il sacro e il profano.
Infine, magari questa rapida retrospettiva sul rapporto di Gesú e dei suoi discepoli(e) con i poveri ci ispirassero nella costruzione di una societá oltre il capitalismo e oltre i capitale. Belo Horizonte, MG, Brasil, 04 de fevereiro de 2013.

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