1 settembre 2012

RICORDARE, ASCOLTARE

In attesa delle foto di don Angelo Cocca, che assieme al nipote Marco é passato in visita ad Itaberaí - para matar a saudade!
“Não temais os que matam o corpo – não temais os que armam ciladas – não temais os que vos caluniam – nem aqueles que portam espadas. – Não temais os que tudo deturpam – prá não ver a justiça vencer”. “Non temete quelli che uccidono il corpo – non temete quelli che preparano agguati né quelli che portano spade – non temete quelli che deturpano ogni cosa per evitare che la giustizia trionfi”. E conclude: “Temete piuttosto la paura di chi mente per sopravvivere”.
É la prima strofa di un inno intitolato “la veritá vi fará liberi”. Essa ha avuto un ruolo importante 25 anni fa, nei giorni che seguirono l´attentato a don Francesco Cavazzuti (27 agosto 1987), che fu accecato con una fucilata a pallini da un killer, pagato da latifondisti per ucciderlo. In quei giorni, appunto, nelle chiese di Mossamedes e Sanclerlandia dove don Francesco (Chicão) era parroco, questo inno fu cantato ininterrottamente in chiesa da una folla orante ma anche molto indignata: quasi come un inno di guerra.
Sono altri tempi. Allora, bisognava scegliere da che parte stare perché il clima era di battaglia. Al grido “Riforma Agraria” rispondevano col fucile. Oggi chi vuole un pezzo di terra fa domanda scritta e aspetta. I beneficiari della Riforma sono ben visti. Sono tra i pochi che fanno ancora produzione agricola tradizionale, che va a ruba nei mercati di paese. Gli eroi del passato sono ricordati come uno stimolo ad affrontare i problemi di adesso, che sono del tutto diversi. Il muro su cui sedevano quelli che “mentono per sopravvivere” non esiste piú. Ne hanno costruiti altri. Don Francesco é venuto a Goiania a ricordare, e il principale giornale della capitale gli ha dedicato l´intera prima pagina, con una foto grande e un´intervista.
La sera del 27 agosto scorso, durante l´incontro diocesano di Goiás, abbiamo celebrato insieme la messa in memoria. Don Francesco ha presieduto. Sono passati 25 anni! Chicão ha fatto notare nell´omelia che per lui sono stati 25 anni di cecitá sí....ma di vita, comunque. ‘Dio ha lasciato al killer la libertá di spararmi, ma non gli ha permesso di togliermi la vita”. Alla fine della messa diverse persone, tra quelle convenute anche da assai lontano per incontrarsi con lui, hanno confermato e completato il suo discorsi affermando: 25 anni di vita in cui ha continuato ad essere importante per la nostra vita. “Lui, cieco, ha fatto aprire gli occhi a me” – é stata una delle testimonianze.
Nel frattempo noi, nell´incontro diocesano di Coordinazione, abbiamo abbordato i principali documenti del Vaticano II per dare inizio alla celebrazione dei 50 anni del Concilio. L´avevo giá annunciato su questo blog. La diocesi si propone di continuare la commemorazione fino al 2015, a tappe. Il Vaticano II é importante: le sue proposte di come essere Chiesa, come celebrare, come leggere e pregare la Bibbia, come fare pastorale, ci permettono ancora oggi, come Chiesa, di “guardare intrépida para o futuro” (parole di Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio), perché le strade sono state aperte.
Il Vaticano II ha dato la parola a tutte le voci del mondo: alle Chiese, alle religioni e a quelli che non hanno “fede” ma cercano la veritá e la giustizia. La Chiesa, nel Concilio, ha ascoltato! Ci ha indicato che la via della pace e ascoltarci l´un l´altro. Di solito facciamo il possibile per far tacere l´altro, interromperlo mentre parla, anticipare le sue parole per fargli dire qualcosa che lo condanni. Scribi e dottori facevano cosí con Gesú.
Ultimissima: Carlo Maria Martini ci ha lasciato. Continuerá presente tra noi come Gesú: nel grande Mistero del Corpo di Cristo. Perché é stato un suo discepolo esemplare.

Nessun commento:

Posta un commento