10 settembre 2012

PERCHÉ ABBIAMO PAURA ?

Il 7 settembre, anniversario dell´Indipendenza del Brasile, per me é quasi una tradizione visitare il compaesano Nello (nato a Polinago). Ha 88 anni, é un pó dimagrito, ma continua testardo e indipendente. Lucidissimo e facondo nella sua lettura della storia, da come parla sembra appena uscito da un romanzo di Bernanos. La radio locale di Itapuranga gli ha concesso a vita mezz´ora di trasmissione col diritto di dire ció che vuole. La sua interpretazione del mondo riflette sentimenti assai diffusi, ma che solo lui ha il coraggio di esprimere cosí apertamente: perció l´indice di ascolti é garantito. Pure la sua vita reale é un discorso. Vive in un tugurio, non accetta medici e ospedali, va dai vicini ad assistere le partite di calcio. Nessuno dei poveri che lo circondano gli negherá una mano per aiutarlo a morire quando sará ora, perché gli vogliono bene. Registro una sua frase come se fosse il suo testamento (ognuno lo decifri come vuole).
“Chico, nel tempo in cui sono stato prete, io non ho mirato a carriere, ricchezze o interessi. Ho scelto la povertá e i poveri, e rimango tutt´ora uno di loro. Sono contento di ció che ho fatto dietro ispirazione di Gesú. Oggi viviamo nella menzogna, si falsificano i pesi, le misure, i contratti, le notizie e anche il Vangelo. Gesú, é stato legato con tre camicie di forza: la civiltá e cultura greco-romana, il sistema religioso-gerarchico e il capitalismo. Se tornasse tra noi sarebbe crocefisso di nuovo, subito”.
Carlo Maria Martini é un altro anziano partito da questo mondo nei giorni scorsi. Cardinale di santa romana Chiesa, arcivescovo emerito di Milano e gesuita, non ha usufruito del privilegio di farsi un palazzo. Amatissimo dai milanesi e apprezzato in tutto il mondo, il suo testamento spirituale é una domanda imbarazzante finita sulle prime pagine dei giornali: “Perché abbiamo paura?” Biblica. La si riscontra nei Vangeli: “Gente di poca fede, perché dubitate?” (Mt. 14, 22-23). E poi nell´Esodo, nelle lettere di Paolo, eccetera. Pietro scriveva: “Si deve obbedire prima a Dio che agli uomini” (Atti, 5, 29). E Paolo: “La debolezza di Dio é piú forte degli uomini” (1 Cor. 1, 25). Giovanni XXIII fu un esempio di coraggio, convocando un Concilio Ecumenico “per ascoltare la voce di tutte le Chiese e i popoli del mondo” e chiedendo ai cristiani di guardare intrepidi verso il futuro”. Don Abbondio invece, interrogato a Milano da un predecessore di Martini, aveva risposto con una sentenza altrettanto famosa ma assai piú prosastica: “Il coraggio uno non se lo puó dare!”
La domanda del cardinale riguarda problemi concreti e attuali (come la comunione ai praticanti risposati, e il celibato obbligatorio dei presbiteri che lascia centinaia di migliaia di comunitá senza la messa per un comandamento che Dio non ha mai dato), e le riforme strutturali per organizzare la Chiesa come “Popolo di Dio”, nel modo indicato dal Vaticano II e giá praticato dalle prime chiese locali cristiane. C´é tutto il capitolo II della Lumen Gentium da realizzare. Ne parlano apertamente, ormai, i giornali e la teologia di tutto il mondo. Riforme complesse, che non piacciono a tutti e che spaventano chi é abituato ad amministrare lo status quo. Per ora si risponde imponendo il silenzio. Purtroppo il mondo non si ferma ad aspettare. I responsabili dovranno pur trovare una soluzione collegiale e onesta, pensando al Popolo che Dio vuol salvare.
Anche il nostro vescovo emerito novantenne, don Tomás Balduino, in una recente intervista concessa a Padre Ermanno Allegri direttore di Adital, ha sottolineato l´importanza di attuare il Concilio: “Sono 20 anni che penso e tento trasmettere. Per prima cosa che il futuro é nelle mani del laicato della Chiesa, non della gerarchia. Una pianta di banane che ha giá prodotto il casco non serve piú. Ha la sua funzione, ma la forza della Chiesa é il laicato. E il Concilio é andato avanti un pó timidamente su questo, ma il cammino per superare queste dipendenze, queste mille dipendenze dalla parrocchia oppure dal Vescovo, una linea per creare una autonomia é la scuola di teologia, la scuola biblica”.
Personalmente condivido queste posizioni (quelle che conosco!) e ho fatto del mio meglio, nella pastorale, per far crescere il laicato. Anche con qualche esito. Tuttavia temo che siamo rimasti indietro anche noi. Molta gente ha giá trovato le proprie soluzioni: c´é chi si é allontanato del tutto, chi ha scelto altre chiese cristiane forse perché piú piccole e semplificate della nostra, e c´é un numero sempre in crescita di chi si rivolge alle devozioni, alle preghiere di cura e ad altre forme che forniscono emozioni piú forti. I problemi piú sentiti non sono, forse, quelli dell´organizzazione ecclesiastica, ma quelli della salute, della famiglia, delle difficoltá economiche e di lavoro.
Cosí ci sono preti che incantano milioni di telespettatori con lunghissime ed emozionanti benedizioni a bicchieri d´acqua posati sulla tavola dagli utenti televisivi, che poi bevono l´acqua benedetta per avere la cura. E raccolgono fior di quattrini per costruire nuovi templi. In questi giorni, in tv, vedo un pastora che fa successo vendendo federe per i cuscini: “le federe dei buoni sogni”. Le immagini di madonne e santi vanno a ruba, e affollano sempre piú chiese e cappelle. A Itaberaí prosperano il “rosario per uomini”, la “novena del perpetuo soccorso”, il “rosario della misericordia”, la “rosa mistica”. Soltanto Dio sa che cosa ne verrá fuori da tutte queste novitá. Gesú non respinse i devoti che avevano bisogno dei miracoli. Ma le sue cure non utilizzavano i poveri e sofferenti per raccogliere fondi per la sua congrega: e curavano soprattutto la societá religiosa e civile dalla malattia delle esclusioni. É consolante che in tante comunitá la messa piace ed é celebrata e partecipata con intensitá e ascolto attentissimo della Parola.

1 commento:

  1. Bello quanto ha scritto,ma non ho trovato risposta sul perchè abbiamo paura? Io posso esprimere la mia di paure,ed è che non vedo nella gerarchia,che ha la pretesa di rappresentera Gesu,l'intenzione di seguire gli insegnamenti di cristo.Lo dimostra il fatto che se nella chiesa c'è qualquno che predica e mette in atto il vangelo lo emarginano subito.Vedi cardinal Martini,don Gallo,don ciotti ecc.ecc.salvatosi solo perchè molto notì ai media.Chi non ha questa possibilità è spacciato.Viene abbandonato a se stesso,deriso da tutto il clero che conta,salvo poi santificarli dopo morti per trarne il massimo profitto,sia in denaro che in prestigio.Vedi padre Pio da pietralcina ,Francesco d'Assisi Don Milani non ancora riabilitato.Chiedo scusa dello sfogo ma proprio queste cose mi stanno sul...cuore.Saluti , Olga Sassuolo.

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