25 agosto 2009

CHIESA BRASILIANA: ASCOLTA E SPERA

L´analisi pubblicata in occasione della 16a riunione del Consiglio Episcopale di Pastorale (CONSEP) del Brasile (dal 16 al 20 agosto, cioé la settimana scorsa), contiene una pagina dedicata a fare il punto sul percorso del Presidente americano Obama. Le valutazioni ivi contenute non sono una posizione ufficiale dell´episcopato brasiliano, ma sono preparate da una commissione nominata da loro, quindi in grado di indicare con notevole approssimazione come i Vescovi vedono e che cosa sperano dal Presidente degli Stati Uniti. La loro osservazione e riflessione é soprattutto un ascolto: di "una serie di discorsi di Barack Obama in cui egli espone i grandi principi della sua politica estera e dal contrasto evidente tra i suoi pronunciamenti e quelli del predecessore Bush. "Un tono nuovo apre una nuova pagina", sottolinea il testo ufficioso della CNBB.

"Sono stati quattro i discorsi importanti: a Praga, al Cairo, a Mosca e ad Accra, a cui possiamo aggiungere il discorso di apertura della Conferenza Bilaterale EUA - China, a Washington (27/07). I tratti fondamentali sono quelli di un moralista che stimola ognuno a prendersi le sue responsabilitá e di un realista convinto che il rispetto della sovranitá degli Stati sia una questione-chiave dell´ordine internazionale. In questi primi 6 mesi di amministrazione, il Presidente Obama ha mostrato con chiarezza la sua intenzione di cambiare strada nella presenza del suo paese sulla scena internazionale. La sua proposta é "la lideranza morale é piú potente di qualsiasi arma". "E in ogni suo viaggio - enfatizzano i Vescovi, - il Presidente ha fatto questione di visitare un paese meno potente e si é rivolto ai giovani, per dire loro che i cambiamenti sono nelle loro mani". "Il futuro non appartiene a chi mette insieme eserciti in un campo di battaglia e sotterrano missili; il futuro appartiene ai giovani che si trovano armati di una educazione e immaginazione creativa".

"Per il Presidente Obama, la cooperazione deve sostituire le tensioni e i conflitti. "Nel 2009, una grande potenza non mostra la sua forza dominando o demonizzando altri paesi (....), il progresso dev´essere condiviso. A Praga (05/04), Obama ha fatto proposte concrete per un mondo senza armi nucleari, riconoscendo che questo obiettivo non sará facile da raggiungere, "forse non mentre io sono vivo". Ha avuto il coraggio di ammettere che gli USA sono l´unico paese che ha lanciato la bomba atomica". "E non ha avuto paura di parlare degli errori commessi dal suo paese nei campi della de-regolamentazione finanziaria e dell´inquinamento".

"Al Cairo (04/06), nell´universitá mussulmana di El Azhar, ha avuto parole significative". É bene leggere tutto il suo discorso - consigliano i Vescovi - perché é uno di quelli che il presidente ha lavorato piú personalmente". "Si tratta di ristabilire la fiducia tra Occidente e mondo mussulmano. Sono stati anni e decadi di diffidenza. "USA e Islam non sono esclusivi e non hanno bisogno di vivere in competizione". La proposta degli USA é di un "nuovo inizio", basato sull´interesse da parte a parte e sul rispetto reciproco". Accettando il rischio di essere considerato ingenuo e idealista, il presidente ha fatto un´analisi in sette punti: 1) la violenza estremista; 2) la guerra in Palestina; 3) le armi nucleari; 4) la democrazia; 5) la libertá di religione; 6) i diritti delle donne; 7) lo sviluppo economico e le opportunitá. Riconosce le responsabilitá del suo paese per l´incomprensione e la diffidenza che predominano nelle relazioni. (...) E chiede a Israele - e l´ha ripetuto in varie occasioni - di fermare la colonizzazione dei territori occupati e accettare la creazione di uno Stato Palestinese".

"A Mosca (07/07), davanti agli studenti della Nuova Scuola Economica, Obama ha difeso la fine dell´antagonismo USA-Russia, il ristabilimento della fiducia e il ritorno al punto zero nelle relazioni tra i due paesi. "Gli USA vogliono una Russia forte, pacifica e prospera". Anche qui, il presidente ha saputo riunire visione larga e pragmatismo. La Russia non pesa molto nell´economia mondializzata (meno del 2%), ma é una parte centrale nel complesso gioco geopolitico. L´obiettivo é stabilire rapporti con la Russia come partner e non avversario".

Il discorso agli africani, ad Accra (capitale del Gana, 11/07), ha entusiasmato quelli che vogliono contribuire alla trasformazione di quel continente. É stato un discorso di fiducia e speranza. Obama ha insistito sulle capacitá dell´Africa di farsi carico delle sue responsabilitá nei confronti del suo futuro. (....) "Secondo il Presidente, le scuse del colonialismo, del neo-colonialismo, dell´oppressione occidentale o del razzismo non giustificano tutta la situazione. "Credo fermamente che gli africani sono responsabili per l´Africa". (....) Ammette, tuttavia, l´influenza occidentale negativa sulle politiche commerciali e sullo sfruttamento delle ricchezze naturali. Oggi, deve aggiungere lo sfruttamento devastante della Cina. Invocando la "responsabilitá morale" dei paesi ricchi, Obama ha proposto un nuovo meccanismo di aiuto: "Creare condizioni che permettano di non aver bisogno di aiuto". Il progetto di 20 miliardi di dollari in 3 anni "si prefigge di dare un contributo agli agricoltori per costruire l´infra-struttura e commercializzare i loro prodotti". É una visione, indubbiamente, ottimista. Per superare i blocchi (debiti, accordi commerciali) il presidente invita a una maggiore trasparenze e cooperazione tra la societá civile e il settore privato".

"A Washington, il 27 luglio, nel vertice cinese-americano, il presidente Obama ha continuato a ridisegnare le linee della sua diplomazia. Mentre nel tempo di Bush le relazioni tese prendevano in considerazione solo l´economia, questa volta il menu dei negoziati é stato assai piú ampio: economia, riscaldamento climatico, proliferazione nucleare e minacce transnazionali (terrorismo, pirateria o epidemie). "Le relazioni tra USA e Cina modelleranno il secolo XXI", ha detto il presidente. Come al solito, Obama ha invitato a superare i nazionalismi. Ha tentato di convincere i dirigenti cinesi che la cooperazione é la migliore risposta alle sfide comuni. Ha chiamato a superare la "diffidenza" per fare di questo secolo quello della "cooperazione e non del confronto".

I vescovi concludono questa osservazione-ascolto, attento e apertissimo alla speranza, con un interrogativo: "In che misura gli interessi finanziari, economici, militari e ideologici permetteranno al nuovo presidente di trovare le strade per dare piú concretezza a questa nuova "filosofia diplomatica"?

La foto: i preti di Itaberaí e il visitante, don Paolo Boschini.

22 agosto 2009

VISITE E FESTE

Due mesi di pausa del blog (salvo qualche edizione straordinaria) sono passati. Mi ero ripromesso di cambiare lo stile dei post ma non mi é venuta nessuna idea buona. Abbiamo avuto un luglio e agosto di notti fredde e giorni moderatamente caldi, siccitá, polvere rossa e sottile che vola col vento e ricopre ogni cosa. Feste religiose che attirano migliaia di fedeli, bancarelle e stand.Visite di gruppi italiani. É impossibile ricordare tutte le cose importanti (di importanza itaberina e goiana) accadute in questo periodo: ma la festa, da sola, merita una pagina speciale, perché é un fenomeno che rispecchia la cultura locale coi suoi valori estetici ed etici, la sua filosofia e teologia. Dedicheró un cenno anche alle visite, particolarmente gradite ed esemplari, di un gruppo di milanesi e un altro di modenesi guidati da amici miei.

Cominciamo dalle visite: posso parlarne senza riserve, perché sono state tutte in positivo. Giuseppe e Giovanna Ripamonti, di Varese, fecero una esperienza di due anni di volontariato qui con noi, ad Itaberaí, nel lontano 1968-70. Tornati in Italia, non hanno mai dimenticato né perso il contatto. Ora, insieme ad alcuni loro amici milanesi, sono tornati: una visita di affetto e solidarietá alle persone e ai luoghi dei loro ricordi piú cari. Don Paolo Boschini parroco della BVA di Modena, assieme ad Emanuela del CSI e Claudio, Elisa e Daniele, sono venuti ad offrire una conoscenza teorica e pratica di giochi ed esercizi educativi per bimbi e ragazzi: alle maestre dell´asilo e ad alcune comunitá. Si sono davvero distinti e hanno toccato i cuori. Alcuni commenti presi a caso, che ho raccolto nei giorni seguenti: "É il primo gruppo di giovani italiani che ho visto mescolarsi a noi senza nemmeno un pizzico di arie di superioritá!" "Abbiamo imparato molto sullo stile delle relazioni coi ragazzi, e su come dare ai giochi un contenuto educativo!". "Abbiamo imparato soprattutto a programmare le attivitá coi ragazzi in maniera piú organizzata".

Poi abbiamo avuto la grande sagra del paese in onore (e onere) di Nossa Senhora da Abadia dal 6 al 15 agosto. Don Paolo Boschini ha potuto celebrare la messa di una delle novene, e ha fatto pure l´omelia. I temi erano tutti ispirati al sociale a partire da brani biblici: la pace é frutto della giustizia. La festa é un fenomeno. Porta dentro de sé la cultura e la forma di societá di tempi ormai lontani, ma resiste o addirittura cresce senza cambiare piú di tanto. La societá contadina non esiste piú; decine di culti diversi hanno cancellato la mentalitá coloniale, quando si era cattolici o non si era niente; siamo, como direbbe il papa, nell´era del relativismo. Nonostante questo, per dieci giorni la cittá é catalizzata dalla sua Madonna e una folla si é accalcata davanti alla sua chiesetta! Penso che la festa contenga, in piccolo, tutti gli aspetti di quella "pienezza di vita" che fu, almeno stando alle scritture, il progetto di Dio quando creó l´umanitá, e fu anche la sua promessa, lo scopo della Redenzione, una (sia pure assai modesta) anticipazione del "Regno dei cieli": riunirsi, condividere, essere felici insieme.

Peró, con tutte le contraddizioni, che sono davvero tante. Mercato di cose inutili, grande occasione per i borsaioli, sprechi consistenti (i fuochi d´artificio) alla faccia dei poveri. Dall´altare si moltiplicano gli appelli di Dio a ripartire dalla conversione a Cristo: credo che molti siano toccati profondamente dal messaggio, ma la limitatezza degli esseri umani é profonda e non é facile superarla. Ci sono le esclusioni. Poveri che non vanno alla festa perché bisogna essere ben vestiti o semplicemente perché si sentono fuori luogo. Il leilão (asta delle donazioni) é una gara tra i piú ricchi. Un cesto di frutta e un pollo arrosto possono essere aggiudicati a un prezzo quintuplo rispetto al prezzo di mercato, e ai poveri non rimane che stare lí a guardare e sorridere di chi vince la disputa. Nella festa si esibiscono le persone piú importanti e fortunate. Mi dice Elio: "I cantori vogliono dare spettacolo, i ministri si esibiscono al meglio, i lettori sono perfetti: ma io, a Messa, mi sento meglio nelle piccole e umili comunitá di campagna, dove c´é gente come me che canta malamente, si veste in modo normale e legge con qualche difficoltá". Purtroppo, in margine (e non certo per colpa della festa) sono accaduti perfino dei delitti. Un giovane é stato sequestrato e avvelenato, e uno dei tanti José nostri compaesani é stato sbudellato a coltellate. Tanto per ricordarci che cattiveria, odio, dolore e morte sono sempre dietro l´angolo.

Una delle letture della festa era la parabola di Lazzaro (Luca, 16, 19-31): "Tra noi e voi c´é un abisso": Riccardo, un giovane diocesano con appena due anni di prete, ha colto nel segno, conducendo la riflessione su questo punto. Quanti abissi o quanti muri dividono l´umanitá? Disuguaglianza tra paesi, lotta di classe, emarginazione, rifiuto degli immigranti e dei diversi, odio tra religioni, sfruttamento lavorativo e sessuale, schiavitú e fame. Colmare gli abissi e abbattere i muri é la maggiore sfida dell´evangelizzazione.

La Chiesa cammina in questo mondo reale, coi piedi per terra: se la volessimo fatta di gente perfetta, dicono, non esisterebbe. Celebrazioni, riti, ristrutturazione di chiese? Puó servire anche quello, se ci educa alla gratuitá e alla condivisione, o a gestire il denaro secondo i criteri di Gesú! Ma riconoscere Lazzaro é determinante per riconoscere Dio ed essere riconosciuti da Lui. Noi, uomini e donne, nella nostra umanitá istintiva ci troviamo giá "per natura" in un abisso. Solo in Dio possiamo salvarci, e se non riconosciamo Lazzaro (che equivale a riconoscere Dio) andiamo sempre piú a fondo. (Io penso cosí, ma le apparenze sono ben diverse: ad occhi umani va a fondo chi segue piú radicalmente il Vangelo. Le persone che ho piú ammirato e da cui ho imparato di piú, le vedo oggi invecchiare isolate e dimenticate: salde nella fede, certo, e "gioiosi" perché i loro occhi hanno giá visto la salvezza. Ma non per il mondo, che magari offre qualche placca di riconoscimento, inventa premi per loro, e gira alla larga).

Attenti a come trattiamo gli immigrati. Preoccupati con la nostra identitá? Se escludiamo Lazzaro, che é anche escludere Dio, non siamo niente. Ci sono buone ragioni di temere per i popoli, le societá e le istituzioni che, per preservare la propria identitá, fanno vista grossa sullo sterminio dei poveri.

Le sacre scritture ci dicono che il progetto divino, di fare di noi una "nuova creatura" e dell´umanitá un "popolo di Dio", esiste fin dalla creazione. Ma la trasformazione é un processo lentissimo ed aleatorio, perché dipende anche dalla volontá umana. L´esito finale positivo é sicuro solo dopo la risurrezione dei morti: questa é la fede cristiana. Ma in questo mondo? "Tutto il creato geme e soffre i dolori del parto fin´ora. Il creato aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio" (Romani 8, 22 e 19). Che cosa vorrá dire? Grande mistero. Per ora, forse, ci basta sapere che l´amore suscita amore, quindi ogni piccolo gesto tra di noi é un ponte per oltrepassare l´abisso.

La foto: i visitanti modenesi, in strada ad Itaberaí, vestiti da pagliaccio.

10 agosto 2009

MODENESI AD ITABERAÍ

Sono arrivati giovedí 6 agosto: Don Paolo Boschini con Daniele, Claudio, Elisa ed Emanuela. Si sono adattati al primo colpo ad un pranzo in casa mia, con riso e fagioli (e un umido di lombo di porco, per combattere la febbre suina). Hanno visitato accampamenti, fazendas di comunitá insediate dalla Riforma Agraria, e soprattutto stanno facendo giocare i bimbi dell´asilo e gruppi di adolescenti e pre-adolescenti di diverse comunitá. Insegnano alle maestre e agli animatori e animatrici di comunitá ad educare attraverso il gioco. Un successo! Don Paolo ha celebrato solennemente, domenica sera, nell´antica chiesa di Nossa Senhora da Abadia, titolare della parrocchia, che in questi giorni sta celebrando la novena che si concluderá il 15 agosto, con la Sagra Parrocchiale.

Il gruppo ha dedicato un giorno intero alla scuola PETE di Goiania, fondata e diretta da Anna Maria Melini. Nella foto potete vedere don Paolo Boschini con alcune delle sue ragazze all´entrata della scuola. Anna Maria mi ha fatto inviare una e-mail per ringraziare e dire "que a presença deles aqui com os nossos meninos foi maravilhoso. Eles ficaram encantados com os trabalhos daquela tarde. Nosso muito obrigado! (che la loro presenza qui con i nostri bambini é stata meravigliosa. Essi sono rimasti incantati coi lavori di quel pomeriggio. Il nostro "molte grazie!").





Visita alla "Chácara" della parrocchia, guidati da don Eligio. Lí hanno passato una mezza giornata di svago facendo il bagno nel fiume Rio das Pedras. La "chácara", acquistata quando don Eligio era parroco di Itaberaí e di recente ristrutturata dal nuovo parroco Padre Severino, é un luogo di incontro tranquillo per gruppi della parrocchia, della Diocesi di Goiás, e di altri gruppi diocesani o di movimenti di tutto il Brasile.







Visita all´accampamento Paulo Farias, incontro coi Sem Terra. Lí i nostri hanno pure giocato al calcio con alcuni ragazzi e ragazze dell´accampamento (scalzi in mezzo alla polvere).










La maggior parte del tempo della loro permanenza quí, peró (9 giorni), i nostri l´hanno dedicata all´asilo parrocchiale San Francisco e alla comunitá della Vila Esmeralda (diretta dalle suore Venezuelane suor Katiuska, suor Pacha e suor Carmen. Quí ne vedete alcuni occupati a dialogare coi bambini dell´asilo durante il pranzo.