3 gennaio 2015
CON GLI AUGURI DI BUON ANNO
L´inizio di un nuovo anno ispira e provoca ogni volta sensazioni diverse: per esempio, l´immagine del tempo che scorre come l´acqua di un fiume, e non ritorna mai piú. La vita presente è effimera. Avvenimenti lieti e gioie che durano alcuni istanti e fuggono, talvolta diventando ricordi indimenticabili. Dolori, delusioni, difficoltá che ci lasciano la soddisfazione di averli superati, di essere ancora in piedi e piú forti di prima, oppure di avere imparato qualcosa. Il futuro, per noi, è inesistente: ma è anche un progetto, una utopia che volentieri portiamo con noi, perché dá senso alla nostra vita. Noi siamo piccolissimi se ci confrontiamo con il fenomeno dell´esistenza: siamo arrivati, dicono, dopo 14 miliardi e mezzo di anni dallo spuntare dell´Universo creato, come microbi quasi impercettibili nell´immensitá dello spazio e prigionieri del tempo. Ogni volta che mi soffermo e prendo le distanze per pensare come dall´esterno a questo fenomeno nel suo insieme, rimango confuso e sbalordito che dentro di noi ci sia una coscienza e un progetto al quale possiamo cooperare. Ma cosí é. Anche quest´anno, poco prima di entrare in un nuovo ciclo dei 365 giorni del sole, la liturgia cristiana ci ha ricordato che la Luce si è fatta carne ed è venuta ad abitare tra noi.
Il Giusto è piovuto dal cielo, per condurci a riscattare la dignitá di ogni essere umano Figlio di Dio, a fare regnare Dio in questo mondo; a soccorrerci e farci soccorrere gli smarriti nelle tenebre. I primi ad arrivare accanto a Gesú Bambino furono i piú umili, i pastori. È appena un suggerimento, ma chiaro e lampante, incontestabile: ci dice che non usciremo dalle tragiche crisi economiche e morali della nostra storia anche attuale seguendo i criteri e i percorsi del mondo. Per questa via i disastri sono inevitabili. Le letture del primo gennaio ci hanno detto: “Siate una benedizione per tutti coloro che incontrate sul vostro cammino”. Abbiamo un progetto che è una utopia, un grande poema per l´anno 2015. L´anno scorso solo la guerra di Siria ha ucciso 70 mila persone. La pace del Brasile ha ucciso 40 mila persone con armi da fuoco, e compiuto 70 mila stupri. Molte migliaia di persone sono morte nelle file degli ospedali per mancanza di cure e i deputati si sono aumentati lo stipendio. Miliardi di dollari sono stati guadagnati dall´esportazione di commodities: ma ampliando l´aggressione ambientale con l´agrobusiness, e di questo lucro accumulato molto poco sará distribuito per migliorare la qualitá di vita dei cittadini. Di buio, e di giustizia e pace da costruire ce n´è ancora tanta. Tuttavia in questo cielo grigio c´è sempre qualche squarcio di azzurro e qualche fascio di luce.
Anche papa Francesco scrive che nessuna interpretazione ecclesiale o ecclesiastica si puó permettere di indebolire o relativizzare il messaggio chiaro, diretto, semplice ed eloquente del Vangelo. Evangelii Gaudium, 191 e 192: “In ogni luogo e circostanza i cristiani, incoraggiati dai loro Pastori, sono chiamati ad ascoltare il grido dei poveri, come hanno affermato così bene i Vescovi del Brasile: « Desideriamo assumere, ogni giorno, le gioie e le speranze, le angosce e le tristezze del popolo brasiliano, specialmente delle popolazioni delle periferie urbane e delle zone rurali – senza terra, senza tetto, senza pane, senza salute – violate nei loro diritti. Vedendo le loro miserie, ascoltando le loro grida e conoscendo la loro sofferenza, ci scandalizza il fatto di sapere che esiste cibo sufficiente per tutti e che la fame si deve alla cattiva distribuzione dei beni e del reddito. Il problema si aggrava con la pratica generalizzata dello spreco ». “Desideriamo però ancora di più, il nostro sogno vola più alto. Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un « decoroso sostentamento », ma che possano avere « prosperità nei suoi molteplici aspetti ». “Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune”.
Alcuni criticano il papa perché, dicono, non sembra un papa. Di fatto l´argentino ha un altro stile. Di solito i papi erano criticati per assomigliare troppo poco a Gesú e ai primi apostoli. Con Francesco accade il contrario, quindi la critica puó anche essere intesa come un elogio.
Sono tornato dopo tanti anni a Rio ad accompagnare una coppia di miei ex-parrocchiani di montagna. A Un taxista di Rio di Janeiro mi ha insegnato, mentre affrontava il traffico caotico di Rio a fine anno, e tra una risata e l´altra, come fare per non lasciarci mai stressare: “Bisogna che cambiamo la nostra mente: invece di pensare per conto nostro, dobbiamo pensare come Dio, amare ció che Dio ama e non dare valore alle cose a cui Dio non dá valore. Quando perdiamo o non riusciamo ad ottenere una cosa che per Dio non vale niente, dobbiamo fare una bella risata, non arrabbiarci. Perfino del dolore possiamo ridere, sapendo che stiamo con Lui e Lui sta vicino a noi”. In effetti, molto di ció per cui lottiamo e ci affanniamo nel vita non ha nessun valore: il valore è nella vita in sé. Nell´amare ed essere amati. Nel camminare verso il Regno di Dio e lavorare perché Dio regni nel mondo.
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