22 dicembre 2011

BUON NATALE 2011

Vilmar, detto Rapadura perché suo padre un tempo fabbricava e vendeva rapadura, ha organizzato la costruzione della casa per una famiglia povera del quartiere. Sono andati in giro a chiedere materiale da costruzione e mano d´opera volontaria, e alla fine della novena hanno dato una festa per la consegna della casa. Questo é un esempio. Quasi tutte le comunitá hanno fatto della novena un´occasione per aiutare persone in difficoltá e prendersi cura gli uni degli altri. Al minimo, almeno una cesta di alimenti per un mese. La comunitá rurale Sitio Novo ha distribuito una montagna di alimenti. Il mistero del Natale é svelato. Dio Regna dove e quando il suo amore é vissuto.
Auguri di Buon Natale e felice anno nuovo con le parole di Dom Pedro Casaldáliga, novantenne vescovo emérito di São Félix do Araguaia, sulle rive del grande fiume dove vive tutt´ora.
Mentre voi leggete la poesia, San Giuseppe, da bravo falegname, potrebbe dare una aggiustata alla capanna, che é parecchio malandata. Sciatteria non é bello!
Natale, un Natale diverso:
per scoprire, accogliere e annunciare
il Dio con noi, oggi, qui;
secondo Matteo, capitolo 25.
Chi se la intende coi poveri
puó intendersela con Dio.
Solo cosí, come bambino,
come Dio venuto a meno,
potremmo incontrarti,
quotidianamente nostro,
tra Betlemme e Pasqua,
Gesú, quello di Nazaret.
Anno Nuovo, Tempo Nuovo,
alternativo
in Política, nell´Economia, nella Religione.
Contro i grandi progetti di morte,
il grande progetto della Vita.
Contro il consumismo predatore
tra le armi e gli agro-tossici,
consumiamo indignazione
con tenerezza e mobilitazione.
Viviamo in Sumak Kawsay.
Terra e Pace per il Popolo Palestinese,
per il popolo Kaiowá Guarani,
per tutti i popoli indigeni e dei Kilombos,
per tutte le migrazioni del mondo,
per il miliardo di gente umana
condannata alla fame.
Nonostante tutte le crisi,
se possiamo cullare Dio
sulle braccia di Maria e Giuseppe,
non c´é motivo per avere paura.
Dio é alla portata
della nostra Speranza.

16 dicembre 2011

BUON NATALE...DAL CARCERE

Si preannuncia il Natale con il racconto dell´annunciazione dell´angelo Gabriele a Maria: esso é "l´annuncio che il Messia (l´atteso salvatore) é in arrivo e, con lui, Dio entra nella storia umana e tutto cambia (Lucas 1,26-38). Dio non agisce attraverso persone e programmi grandiosi. Le prospettive del Regno di Dio sono assai diverse dalle nostre: ció che per noi é grande per Lui é piccolo. Ció che per noi é senza valore, per Lui é il germoglio dell´umanitá salvata. Quando apro i nostri grandi giornali mi accorgo che ancora non é cosí. Bisogna guardare nel piccolo, nella vita di tutti i giorni, per trovare i segni di questa trasformazione.
Expedito ha perduto i genitori quando aveva 4 anni. É stato allevato da nonni e zii, e fin da piccolo ha cominciato a lavorare in casa d´altri, quá e lá, per guadagnarsi il cibo. Non é andato a scuola. Ha vissuto fuori dalla normalitá della nostra vita borghese. A 30 anni é stato arrestato perché gli hanno trovato in casa una quantitá di droga sufficiente per arrestarlo. Sará processato e si prenderá qualche anno di galera. La sua compagna, Cely, con la quale conviveva da sette anni, é stata qualche giorno in prigione e poi liberata. Per consolidare il loro amore, che é l´unica cosa che li solleva dalla disperazione in questi giorni terribili, hanno deciso di sposarsi. Abbiamo celebrato il matrimonio in carcere.
La prigione di Itaberaí é un presidio di sicurezza: ma per una volta hanno fatto eccezione. Cely si é concessa tutto ció che ha sempre sognato e non ha mai potuto realizzare: é arrivata in prigione con l´abito bianco da sposa. Una delle guardie ha fatto il fotografo.
Io sono l´unico coi vestiti fuori ordinanza. La Chiesa qui si presenta piú modestamente.
Ai lettori di questo blog invio gli auguri di buon Natale con alcune immagini di questo matrimonio.

3 dicembre 2011

MINACCIA ALLE FORESTE

Foto: Rio Araguaia e Rio Amazonas. In mezzo due foto degli anni 70.
Non c´é bisogno che io scriva niente quando c´é una montagna di articoli e notizie importanti pubblicati che riguardano i problemi piú dibattuti e piú urgenti, per noi del Brasile in questo momento, che sono: il Natale, il nuovo codice forestale brasiliano in processo di approvazione, il dialogo interreligioso, la Conferenza di Durban sul Cambiamento Climatico, il cammino delle Cebs, la preparazione al cinquantesimo del Vaticano II, e non ultimo il quarantesimo della nascita della Teologia della liberazione. Ho scelto tre articoletti tra i tanti pubblicati su adital.com.br e li ho tradotti per voi. Per chi capisce il portoghese segnalo pure un articolo di Marco Sassatelli, di Monchio, su un incontro importante delle Comunitá Ecclesiali di Base, e uno molto forte di Ivo Poletto, nostro ex-collega in Goiás ove fu uno dei principali fondatori della CPT e attualmente segretario nazionale della Caritas Brasiliana. Ivo tratta la questione del Codice Forestale nuovo, un attentato a ció che resta delle foreste brasiliane.
PS - Per il nuovo codice forestale manca solo la firma della Dilma. Abbiamo fatto una sottoscrizione. Se firma, tradisce i suoi elettori, e faremo un referendum.
01 de Dezembro de 2011
Nota della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) sul Codice Forestale.
Il Consiglio Episcopale Pastorale (CONSEP) della CNBB, riunito nei giorni 29 e 30 novembre 2011, viene a manifestare la sua preoccupazione per la possibilitá di approvazione, da parte del Congresso Nazionale, del progetto di riforma del Codice Forestale brasiliano. Giá approvato nelle debite Commissioni del Senato Federale, il nuovo Codice Forestale, tanto necessario in Brasile, nonostante alcuni passi avanti lodevoli nella parte della Commissione Ambientale, come un capitolo specifico dedicato all´agricoltura familiare, ha ancora bisogno di correzioni.
Il progetto, nel salvare l´occupazione di areee disboscate illegalmente (Articoli 68 e 69) e nel permettere il recupero solo della metá del minimo indispensabile per proteggere i fiumi e la biodiversitá (Articoli 61 e 62), condanna intere regioni del paese a convivere con fiumi agonizzanti, sorgenti sepolte e specie in estinzione. Col pretesto di difendere interessi dei piccoli agricoltori, questa proposta definisce regole che amplieranno l´amnistia a quasi tutti i proprietari del paese che hanno disboscato illegalmente.
Il progetto indebolisce la protezione delle foreste oggi conservate, permettendo l´aumento del disboscamento. Le lagune saranno aperte all´allevamento dei gamberetti in larga scala, danneggiando i pescatori artigianali e i piccoli estrattori. Le colline perderanno la loro protezione, sottoposti a nuove occupazioni di allevamenti agro-pastorili, che hanno giá dato prova di essere un equivoco. La foresta amazzonica vedrá diminuita la sua protezione, con le sue immense valli alluvionali aperte a qualunque tipo di occupazione, con danno per quelli che oggi le utilizzano in maniera sostentabile. Rimanendo cosí com´é, esso privilegerá gli interessi di gruppi specifici contrari al bene comune.
Diversamente da quanto si sta divulgando, questo progetto non rappresenta un equilibrio tra conservazione e produzione, ma una chiara scelta di un modello di sviluppo che non rispetta i limiti dell´azione umana. La tanto necessaria protezione e la differenziazione per mezzo di incentivi economici, che sarebbero diretti a chi effettivamente ha protetto le foreste, soprattutto gli agricoltori familiari, sono stati contemplati nel testo come promesse vaghe, senza indicare concretamente che saranno efficaci.
Insistiamo che, nel nuovo Codice Forestale, ci sia equilibrio tra giustizia sociale, economia ed ecologia, come forma di garantire e proteggere le comunitá indigene, quelle delle rive dei fiumi e i quilombos*, e di difendere i gruppi che sanno produrre in interazione e rispetto con la natura. La cura per la natura significa cura verso l´essere umano. É l´attenzione e il rispetto verso tutto ció che Dio ha fatto e ha visto che era molto buono (cfr. Gen 1,30).Il nuovo Codice Forestale, per essere etico, deve garantire la cura dei biomi e della sopravvivenza delle differenti popolazioni, oltre a preservare il buon uso dell´acqua e permettere un futuro di salute per l´umanitá e l´ecosistema.
Che il Signore della vita ci illumini affinché le decisioni da prendere siano dirette verso il bene comune. - Brasília-DF, 30 de novembro de 2011
40 anni della Teologia della liberazione - Benjamín Forcano - 25 de novembro de 2011
40 anni fa cominciava un nuovo modo di fare teologia, che ha influito parecchio nella societá e nella Chiesa. Dopo 40 anni, alcuni la danno per finita; altri, le fanno le congratulazioni per il compito svolto e per le sfide che presenta in vista del futuro.
Tuttavia, la Teologia della Liberazione (TdL) non é cominciata negli anni 70. Nel 1492 accade il cosiddetto "scoprimento" dell´America Latina; e, nel 1511, un frate domenicano, Antonio de Montesinos, a nome della sua comunitá e davanti alle autoritá dell´Isla La Española (oggi República Dominicana), disse, riferendosi agli indigeni e al trattamento che ricevevano: "Per caso non sono esseri umani?". Fu la prima domanda di una storia di liberazione, come ha spiegato molto bene il professore Reyes Mate, in una conferenza su questo tema. Possiamo, quindi, dire che la storia della TdL é iniziata 500 anni fa, l´11 dicembre 1511.Senza dubbio, non sono mancati cristiani che da sempre e partendo dalla loro esperienza di fede, vedevano la teologia subordinata ad alcuni dettami colonizzatori oppressivi. Peró la loro esperienza non era formulata in nuove categorie teologiche e, tantomeno, divenne pubblica nella societá.
Dagli anni 60 in poi, grandi attese di cambiamento nascono nel mondo; tuttavia, i cristiani sembravano privi di creativitá e non incisivi sul cambiamento con offerta di alternative proprie di trasformazione. É in quell´epoca che Gustavo Gutiérrez lancia un contributo teologico nuovo a partire dal contesto latino-americano: "Come presentare Dio in un mondo bipolare formato da ricchi e poveri, in cui, secondo la logica, le relazioni sono di ingiustizia ed esclusione; e come la fede é capace di provocare cambiamenti radicali? Tali cambiamenti richiedono che i poveri, gli esclusi, i discriminati cessino di esserlo, cosa che non é possibile senza una trasformazione del sistema.
Se i cristiani (noi) abbiamo come base e misura il Vangelo, troviamo in esso una dichiarazione che suona come un Manifesto, nella parabola del Buon Samaritano. In essa si fanno presenti tutti gli schemi delle vane teologie e si marchia lo stile da seguire. Chiede Gesú: "Quale dei tre personaggi ti sembra che fu il prossimo, per l´uomo che era stato vittima degli assaltanti?".
- "Colui che ebbe compassione di lui". - "Perfetto; va e fa la stessa cosa". (Lc 10, 30-37).
Sentire compassione e agire di conseguenza é previo per chi vuole fare TdL. Prima che una riflessione fredda e astratta, la TdL é una cosa vissuta, una pratica di amore dentro la quale germoglia naturalmente un nuovo modo di fare teologia.
Ovviamente, la TdL non é fine a sé stessa; non si limita a dare spiegazioni su ció che accade; ma avanza per realizzare pratiche di cambiamento e liberazione. Spiegare la realtá contraddittoria esistente e lasciarla com´é non é teologia liberatrice. La realtá, ingiustamente interpretata e configurata, ha bisogno di essere cambiata perché difenti conforme al progetto di Dio, che Gesú chiamava Regno di Dio e che si costruisce sulla base dell´uguaglianza, giustizia, fraternitá e libertá.Vivere la liberazione con cambiamenti e pratiche liberatrici é un imperativo per il cristiano che vuole essere fedele al Dio Liberatore.
Per il cambiamento della realtá, i cristiani devono poter contare su una analisi di questa realtá tessuta attorno al binomio ricchezza-povertá, Nord-Sud, e che dimostrerá che questa situazione non é frutto del caso, né della volontá degli déi; ma esprime l´ingordigia degli uomini; del dominio che i piú forti stabiliscono sui piú deboli e bisognosi.
Questa analisi é necessaria per scoprire le cause reali dell´oppressione e i suoi soggetti responsabili, e per evitare l´idealismo. Il marxismo, non come filosofia o visione globale della realtá, ma come scienza, puó aiutare molto nella conoscenza di tali cause e delle loro funeste conseguenze. Ha valore fino a che la sua analisi si mostra veridica nell´indicare la genesi e gli effetti del capitalismo. Mai i teologi della liberazione hanno accolto il marxismo come visione filosofica della realtá e mai l´hanno utilizzato in modo acritico.
Precisamente perché la TdL é protesa verso il cambiamento dell´oppressione e dell´ingiustizia, é stata attaccata in modo calunnioso. Questa teologia reclama dall´intera Chiesa il proprio luogo che le é destinato dalla sua fede fin dal discipolato di Gesú: essere povero; vivere coi poveri e prendersi un impegno con la loro liberazione.
Questa riposizionamente della Chiesa é pericoloso per gli oppressori e per una Chiesa-Potere, abituata a vivere in alleanza coi potenti. Non accade nulla in questa teologia che non traduca fedelmente il messaggio radicale di Gesú e del suo Vangelo. Tuttavia, chi si sente "messo in discussione" dalla TdL, il loro potere di dominio ed i loro "mezzi giganteschi" si incaricarono di diffondere che la TdL era eterodossa per la sua infiltrazione marxista; per la sua separazione dal magistero ecclesiastico; per il suo incentivo alla guerriglia; per il suo concetto meramente temporale della salvezza; per la riduzione del Gesú storico a leader terreno...
Posteriormente, non pochi andavano associando il destino della TdL al socialismo reale. La caduta di questo, fece loro credere che anche la TdL sarebbe caduta. Doppio inganno: perché il socialismo non si identificava con il socialismo di Stato e la TdL non gli era subordinata; mas aveva origine e base proprie nel Vangelo. Come disse molto bene il vescovo Pedro Casaldáliga: "A TdL non ha come padrino Marx, ma Dio, Padre di Nostro Signore Gesú Cristo".
La caduta del socialismo reale non canonizzava la cattiveria intrinseca del capitalismo, ma incitava ad approfondirsi nelle cause della sua oppressione, oggi globalizzata. Come sempre, le strutture economiche fanno affidamento sulla marcia della societá e, senza di loro, non si puó capire il funzionamento del sistema neoliberale. Peró non sono determinanti, né cancellano l´influsso di altri fattori della societá; primo fra tutti: il protagonismo dei cittadini.
La coscienza attuale puó rovesciare la visione eurocentrica dominante che, da piú di 400 anni, governa il pianeta Terra. Davanti alla Terra, l´uomo non é padrone e dilapidatore, e non puó continuare a sfruttarla in modo illimitato e privo di solidarietá.
Oggi la TdL attua sui fronti che hanno piú bisogno di liberazione: donna-uomo; religioni che si affrontano; indigeni incantonati; popoli secolarmente soggiogati... Il nuovo paradigma della TdL va oltre tutte le subordinazioni del mondo moderno plasmate nella societá e nel sistema capitalista. La societá attuale, con il protagonismo dei cittadini - cosí come appare nel movimento M-15, degli indignados- sta segnando un nuovo giro di fronte al rapporto di dominio, stabilito da secoli. É un fatto che la TdL non sembra avere dalla sua parte, come negli anni precedenti, pensatori eminenti. Sicuramente perché la sua linfa viva e trasformatrice ha circolato sotto, ma orizzontalmente, permeando e spingendo direttamente il pensiero e l´azione dei "senza voce". Benjamín Forcano - Sacerdote e teólogo da Igreja Católica Romana - Fonte: Adital
02.12.11 - Mundo
Voci religiose difendono la giustizia climatica a Durban - CMI - Conselho Mundial de Igrejas - Adital
“Questa é l´unica casa che abbiamo”. ha detto l´arcivescovo Desmond Tutu in riferimento all´importanza cruciale del nostro pianeta e della sua sopravvivenza, durante un incontro inter-religioso nel quale si é esortata la Conferenzia delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico ad arrivare ad un accordo giusto, ambizioso e vincolante, che permetta di affrontare in modo efficace il cambiamento climatico. La 17ª Conferenza delle Parto (COP17) della Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (Cmnucc) é iniziata il 28 novembre 2011, a Durban, Africa del Sud. L´incontro inter-religioso, celebrato nello stadio di Kings Park il 27 novembre, é stato il primo evento organizzato a Durban dalle comunitá religiose, che, da piú di un anno, si preparano per il COP17.
"Abbiamo fede!”, ha proclamato il vescovo Geoff Davies, direttore dell´Istituto Ambientale delle Comunitá Religiose dell´Africa Meridionale, uno dei principali organizzatori dell´incontro. "L´Africa é un continente di fede e rappresentanti di diverse tradizioni religiose ci siamo riuniti qui per fare un richiamo morale e spirituale a favore di un cambiamento di paradigma. Chiediamo che si instauri la giustizia climatica subito!” – ha dichiarato Davies. Durante l´evento, l´arcivescovo Tutu ha inviato pure una petizione di sostegno firmata da 200.000 persone, intitolata "Abbiamo fede”, alla nuova presidente della COP17, Maite Nkoana-Mashabane, Ministra Sud-africana delle Relazioni Internazionale e Cooperazione, e anche a Christiana Figueres, Segretaria esecutiva della Cmnucc. Manifestando il proprio sostegno al documento, Mashabane ha detto: "La sua petizione sará presa sul serio”, mentre Figueres ha raccomandato al movimento religioso di “non perdere la fede, né la speranza”, comunque siano i risultati della COP17.
La petizione, con enfasi sull´Africa, si ispira alla campagna "Giustizia Climatica subito”, alla quale le Chiese hanno partecipato per diversi anni. Nell´incontro inter-religioso, dirigenti mussulmani, giudei, cristiani e indú (del movimento Brahma Kumaris) hanno espresso la preoccupazione comune riguardo alla cura verso il creato in una prospettiva religiosa. Allo stesso modo, artisti africani famosi come Gcina Mhlope e Ladysmith Black Mambaso hanno reso omaggio alla Premio Nobel della Pace, Wangari Maathai, morta recentemente, e hanno interpretato varie canzoni.
Anche Mary Robinson, ex presidente dell´Irlanda e antica Alta Comissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, si é rivolta al pubblico con un appello a favore che le questioni relative al genere, all´agricoltura, ai diritti umani e alla giustizia climatica occupino un posto centrale nei negoziati della COP17. Il Segretario Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, Ver. Dr. Olav Fykse Tveit, ha pure trasmesso i suoi saluti a nome delle Chiese, e un messaggio incisivo alla Conferenza di Durban, rivendicando "Giustizia Climatica subito